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Autore: Alexys_Tenshi    09/08/2012    4 recensioni
Nell’appartamento regnava il silenzio assoluto, beh rotto solo dal rumore del ticchettio dell’orologio appeso alla parete, dal ronzio del computer acceso e dai sospiri degli inquilini.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Killu e Pako'
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Du bist meine Sonne

(Tu sei il mio sole)

Naturalmente questa fic va dedicata a Pako, che ha chiesto di scrivere qualcosa per lui.
Ed anche perché, in verità, avevo già pensato di scrivergli qualcosa.
Picciolo Pako Lemure Impazzito Quaqquaraqquà ti adoro!
Da Killu.

Nell’appartamento regnava il silenzio assoluto, beh rotto solo dal rumore del ticchettio dell’orologio appeso alla parete, dal ronzio del computer acceso e dai sospiri degli inquilini.

La ragazza era sdraiata sul grande divano blu. I piedi scalzi che uscivano da un lato, un braccio che sfiorava il pavimento e l’altro posizionato dietro la testa. La temperatura era alta, visto che il ventilatore era rotto, così la giovane moriva di caldo anche con i pantaloncini e la canotta che stava indossando.

Si girò a pancia in giù e portò i suoi occhi verdi sulla scrivania, sul computer acceso, sulla pagina bianca di Word. Il solito riccio ribelle le ricadde sull’occhio destro e lei cercò di sistemarlo inutilmente.

Dietro di lei si facevano sempre più pesanti i passi del suo amico. Con la coda dell’occhio lo vide dirigersi verso la scrivania, spostò la sedia e si sedette. Si portò l’indice ed il medio della mano destra alla fronte e restò così per dieci secondi.

<< Stai pensando? >> chiese la ragazza mentre cercava di alzarsi dal divano.

<< Sembra di sì. Tanto non riesco a scrivere nulla. >> rispose il ragazzo abbassando la mano.

La ragazza si avvicinò alla scrivania e si sedette su uno sgabello. Nonostante la differenza d’età di ben quattro anni, non poteva competere con la differenza di altezza. Lei era più grande di lui ma non si poteva certamente dare a vedere. Da quando si erano conosciuti, anni prima, era sempre stata una loro caratteristica. La differenza.

<< Pako.  >> lei poggiò un gomito sulla scrivania e poggiò la testa sul palmo della sua mano.

<< Dimmi Killu. >> rispose il ragazzo guardandola con i suoi occhi neri.

<< Mi stavo chiedendo… >> cominciò l’amica mentre gli aggiustava i capelli scuri << … ma non è che ti trovi meglio a scrivere in mutande? >> terminò la frase ridendo.

Il sopracciglio del ragazzo si alzò, un’espressione non poco sconvolta prese forma sul suo viso.

<< Certo che no! >> sentenziò. Killu non smetteva un attimo di ridere, amava dare fastidio al suo coinquilino. Era da qualche mese che non riusciva più a scrivere, la sua carriera di scrittore era sempre andata bene, ma ora la giovane stava seriamente cominciando a preoccuparsi per lui.

<< Non puoi stare tutto il giorno con quella pagina bianca avanti agli occhi. >> gli disse mentre aveva preso una penna e cominciava a scarabocchiarsi la mano.

<< Lo so che è difficile, ma almeno prova a non pensarci. Pensa positivo e scrivi qualcosa di decente. >> la penna venne spostata sul braccio del ragazzo, che guardava imperterrito lo schermo del computer. Con la punta fredda Killu gli disegnò un cuore ed una frase.

Da quando il suo coinquilino, nonché suo migliore amico, si era lasciato con la sua ragazza ed aveva litigato con il suo gruppo di amici, era diverso. Forse era per questo che Killu aveva pensato che fosse stato quello il problema.

Pako si alzò dalla sedia ed andò in cucina. << Prendi il The. >> urlò Killu. Dopo qualche minuto Pako tornò con due lattine di The a limone e della cioccolata. Killu ne prese un pezzo e bevve, quasi avidamente, dalla sua lattina.

<< Potresti scrivere una specie di autobiografia. >> disse improvvisamente avvicinandosi all’amico.

<< Può essere una buona idea. >> rispose riflettendoci qualche minuto.

Killu saltò dallo sgabello, al settimo cielo. Almeno aveva risolto un problema, ora mancava solo un piccolo particolare. Prese il telefono di Pako, che si trovava accanto a se vicino alla lampada, e glielo lanciò.

<< Chiamala o mandale un messaggio, ma almeno risolvete la questione. >> andò verso la sua stanza e, prima di chiudere la porta, guardò il suo amico. << Dopo vestiti che scendiamo. >>

Pako si voltò, ancora con il telefono tra le mani, e la guardò stranito. << Dove andiamo? >>

<< Non lo so. Ma almeno vedrai un po’ il sole ed il cielo dopo tanto tempo. >> rispose chiudendo la porta.

Il ragazzo, ormai solo, digitò il numero e si portò il telefono all’orecchio. Killu avrebbe benissimo potuto ascoltare ma, forse, era meglio non sapere. Si avvicinò alla finestra, e vide che il sole stava sparendo dietro alcune nuvole.

La ragazza aprì l’armadio in cerca di qualcosa di comodo da mettere. “ Non fa niente se il sole sparisce. Ci sarà sempre un sole personale.”

E mentre Killu si stava preparando, Pako notò solo in quel momento la scritta sul suo braccio.

Du bist meine Sonne.

   
 
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