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Autore: yllel    09/08/2012    4 recensioni
"si aggrappa alle sbarre del ponte e chiude gli occhi, sentendoli bruciare forte. lui non piange mai, non lo fara' neanche ora." e' notte su un ponte lungo il Tamigi... e non e' una notte felice.
un'altra delle mie storie, segue "il matrimonio di Sherlock Holmes e Molly Hooper" e tutte le altre ancora prima. post seconda stagione.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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Grazie a SvaneH e Bored94, commentatrici puntualissime!
Ecco il secondo capitolo, buona lettura.
 

VENDETTE
CAPITOLO 2

 
Sherlock sedeva sulla sua poltrona, in completo silenzio e totalmente immobile. Il sole era da poco sorto e la stanza stava pian piano uscendo dall’oscurita’.
Dopo essere tornati dal loro sopralluogo all’appartamento della vittima, John era andato da Mary e lui si era messo a pensare, cominciando a catalogare tutte le informazioni che aveva collezionato in quelle ore.
L’appartamento di Andrew Stern non aveva rivelato nulla di significativo, se non si considerava la propensione ad accumulare avanzi di take away, nel lavandino e sul tavolino in salotto. Non c’erano tracce di una relazione stabile, nulla in bagno o in camera che presupponesse la presenza fissa di un’altra  persona.
La sua crociera ai caraibi era stata un regalo del fratello minore e della moglie, che all’ultimo momento avevano scoperto di aspettare un bambino e avevano preferito regalargli il biglietto. Stern, tuttavia, ci era andato da solo.
Dalla sua valigia e dalle foto scaricate sul portatile, Sherlock aveva dedotto con quante donne la vittima si fosse intrattenuto (quattro. Considerevole, visto che la crociera era durata dieci giorni), ma nulla di piu’.
Sul computer non risultavano file criptati o compromettenti. Persino John, in passato, aveva visitato siti piu’ spinti e Sherlock non si era astenuto dal commentarlo ad alta voce, guadagnandosi un’occhiataccia.
I suoi conti non presentavano nessuna anomalia.
Quel tizio sembrava essere un normale uomo con una normale vita e questo era impossibile, visto che lo avevano ucciso con una vera e propria esecuzione.
Sherlock accantono’ tutte quelle informazioni, in attesa di recarsi a Scotland Yard dove avrebbe analizzato l’omicidio di quarant’anni prima, alla ricerca di qualche connessione.
Era davvero una seccatura che Lestrade si rifiutasse di cominciare il suo turno in anticipo di qualche ora.
Molly scelse quel momento per entrare in cucina, distraendolo dai suoi pensieri: si stava spazzolando i capelli, mentre con una mano si infilava una scarpa e poi l’altra, pericolosamente in bilico su una gamba alla volta, per mettersi poi a rovistare nella borsa alla ricerca di chissa’ cosa. Alla fine estrasse un laccio e si lego’ i capelli a coda di cavallo. Subito dopo afferro’ un biscotto dal recipiente sul tavolo, recuperando degli articoli di giornale scientifici che doveva utilizzare in laboratorio e un libro da riportare alla biblioteca.
In ritardo. Si e’ di nuovo riaddormentata dopo aver spento la sveglia che aveva suonato.
Per un attimo rimase ad osservare sua moglie, che si era messa a cercare qualcosa d’altro per la stanza.
Abituarsi alla sua presenza a Baker Street non era stato difficile, per la verita’ era alquanto piacevole ritornare e trovarla ad aspettarlo, oppure uscire insieme la mattina. La condivisione degli spazi non era stata affatto un problema, anche se Sherlock aveva dovuto imparare ad essere un po’ piu’ ordinato con gli esperimenti. Si era abituato a trovare le cose di Molly per l’appartamento e ad averle vicino alle sue.
Tuttavia, il grande e unico consulente investigativo al mondo doveva ammettere che a volte, capire sua moglie era veramente un’impresa. Gia’ in passato, John gli aveva pazientemente spiegato che non sempre quello che lei diceva, era veramente quello che lei chiedeva: magari si aspettava che lui lo capisse da solo (il che, secondo Sherlock, era un inutile perdita di tempo, anche se pur sempre un allenamento per le sue capacita’ di deduzione), a volte lo aggiungeva alle liste oppure non riusciva a chiederglielo, nel timore di metterlo troppo alla prova.
Natale era stato quasi un disastro, finche’ John qualche giorno prima della festa non aveva preso Sherlock di petto e l’aveva minacciato di picchiarlo, se non si fosse deciso a renderlo un po’ speciale per Molly.
Per la prima volta in vita sua, Sherlock Holmes aveva decorato un albero e partecipato a un pranzo di famiglia dopo molto tempo.
Per la verita’ non era stato cosi terribile, ma lui non lo sentiva come necessario. L’aveva fatto per Molly e lei lo aveva apprezzato (l’esperimento che aveva condotto con i pezzi di cadavere che gli aveva procurato, era stato uno dei piu’ soddisfacenti della sua vita).
Gli aspetti piu’ fastidiosi non erano niente, in confronto ai momenti in cui stavano bene insieme.
C’erano i suoi sorrisi meravigliosi al mattino appena sveglia.
C’erano i momenti tranquilli sul divano in cui il silenzio non era noia, ma semplice condivisione di serenita’.
C’erano i momenti in cui lui e John discutevano e lei stava ad osservarli, trattenendo a stento una risata.
C’erano straordinari momenti di intimita’, molto piu’ divertenti e fantasiosi quando John non era in casa.
E a supporto di tutto questo, c’erano le bugie funzionali.
Se qualcuno gli avesse spiegato come un matrimonio si potesse basare anche su delle bugie, gli sarebbe sembrata una grossa contraddizione.
Ma aveva scoperto che a volte mentire era davvero necessario, per preservare la serenita’ e la felicita’ di sua  moglie.
Come quando il giorno precedente, lei l’aveva chiamato mentre quell’uomo gli sparava addosso.
Era stato assolutamente normale non allarmarla.
Come quella volta che era andata dal parrucchiere e aveva spuntato i capelli, salvo poi pentirsene e lui le aveva detto che non si notava molto, quando invece quei pochi centimetri gli bruciavano proprio e riteneva, che il parrucchiere avesse fatto un pessimo lavoro.
Come quando accettava di fare la spesa, o (unica volta) ritirare la roba in lavanderia.
O come quando si sedeva con lei a cena senza pero’ mangiare, solamente per farle compagnia.
La quotidianita’ aveva fatto irruzione nella vita di Sherlock in maniera massiccia e lui, a volte, doveva proprio sforzarsi, ma sapeva che la cosa era reciproca.
Il matrimonio era una sfida continua, ogni giorno qualcosa da chiarire o contrattare.
Lui amava le sfide. In particolare, amava questa.
L’oggetto dei suoi pensieri intanto si stava muovendo per la stanza, ignara di essere osservata e ancora alla ricerca disperata di qualcosa.
Sherlock decise di intervenire.
“La tua sciarpa rossa e’ attaccata alla sedia in cucina, dove l’hai lasciata quando sei rientrata tardi questa notte. Eri cosi stanca che non hai neanche cenato e non capisco perche’ tu debba di nuovo tornare al lavoro a quest’ora. Non avevi il turno piu’ tardi, oggi? Oh, a proposito... buongiorno”
Lei si volto’ di scatto e gli sorrise.
Sherlock non pote’ fare a meno di ricambiarla.
“Ciao! Allora sei a casa! Sono in tremendo ritardo!”
“Questo perche’ non hai riposato un adeguato numero di ore, di conseguenza hai prolungato il tuo sonno quando invece ti saresti dovuta alzare... Di nuovo, perche’ il tuo turno comincia in anticipo?
Molly fece una smorfia.
“E’ inverno, Sherlock. I colleghi si ammalano.”
Lui sospiro’.
“Capisco. Speravo avessi tempo per un caffe’”
Il viso di lei si illumino’.
“Oh tesoro, grazie! Mi ci vuole proprio per svegliarmi stamattina e non ho voglia di aspettare di arrivare all’ospedale! Finisco di vestirmi e arrivo subito”
Sherlock rimase ad osservarla interdetto dirigersi verso la loro camera.
Lei si arresto’ sulla soglia e si volto’, lo sguardo improvvisamente incerto.
“Sherlock, intendevi dire che me l’avresti preparato e non che volevi che lo facessi io, vero?”
Lui le sorrise di nuovo.
“Certo che si. Finisci di prepararti, sara’ pronto in un attimo”.
Bugie funzionali.

***

SCOTLAND YARD
“Etchiu!”
“Salute”
“Grazie... maledetta polvere” Greg Lestrade prese un fazzoletto dalla tasca e si soffio’ il naso, poi passo’ un  fascicolo a John.
L’unico presente con lui in quell’ufficio.
“Dove diavolo e’ Sherlock? E per fortuna che voleva che iniziassi prima il mio turno per non perdere tempo!”
“Non lo so... io vengo direttamente da casa di Mary. Nel suo messaggio diceva di incontrarsi qui” John per scrupolo prese il suo cellulare dalla tasca, per ricontrollare l’sms, ma proprio in quel momento la porta si apri’ e Sherlock entro’, lasciandosi cadere poco elegantemente sulla sedia.
“Dove eri finito?” Lestrade starnuti’ di nuovo.
“Allergia alla polvere, eh? Ero a fare il caffe’. Ora, il fascicolo?” tese la mano verso John, che glielo porse subito.
“Il caffe’? Hai portato il caffe’ da casa? E dov’e’?”
Il dottor Watson scosse la testa, a volte l’ispettore sembrava proprio cercarsele. Tuttavia Sherlock lo stupi’ con una risposta niente affatto scortese.
“Il caffe’ a mia moglie, Lestrade. Possiamo concentrarci sul caso adesso, visto che hai appurato che sono uno splendido marito?”
“Etchiu!” fu l’unica risposta dell’ispettore.
Sherlock roteo’ gli occhi, poi apri’ il vecchio fascicolo.
“Clarence Finnmore, 60 anni, ucciso con lo stesso fucile di Andrew Stern, ma quarantadue anni fa. La balistica e’ stata in grado di confermarlo solo stamattina presto, vedo che il rapporto e’ appena arrivato sulla tua scrivania. Stessa modalita’, un colpo di precisione da lontano. Finnmore e’ risultato avere molti debiti di gioco, corse dei cavalli. Gran brutto vizio. Indiziati principali, tutti gli strozzini conosciuti della citta’, secondo i ben informati aveva debiti con chiunque. Nessun arresto.”
“Che strano, non sembra il modo di agire di uno strozzino... di solito prima procedono al pestaggio e alle minacce”
“Ottima osservazione, John. Considerando poi che in verita’, Finnmore non giocava per nulla ai cavalli”
“Che cosa? E tu cosa ne sai?” Lestrade si soffio’ di nuovo il naso.
“Guarda queste ricevute di gioco nel fascicolo, sono tutte false. Seguono un ordine matematico, come se fossero state elaborate a tavolino. Inoltre Finnmore non le ha mai toccate, da questa foto si evince chiaramente che era mancino, tutte le macchie e le pieghe sui fogli indicano che sono state maneggiate da un destrorso. Immagino che la sua famiglia abbia detto di ignorare completamente che lui giocasse o avesse dei debiti cosi alti, perche’ in verita’ non li aveva.”
“Il suo conto era a zero!”
“Questo non significa che li avesse spesi lui. Parenti in vita?”
Lestrade consulto’ alcuni documenti.
“Un figlio, aveva vent’anni quando ci fu l’omicidio. Harry Finnmore, ai tempi si trovava all’estero, non fu neanche interrogato”
“Bene. Andiamo a conoscerlo.” Sherlock si alzo’ e lui e John uscirono dalla porta.
Subito dopo, il primo fece di nuovo capolino con la testa.
“Lestrade? Prendi un’aspirina, non e’ allergia”

***

Harry Finnmore viveva in un tranquillo villino con un piccolo pezzo di giardino davanti. Quella mattina si stava dedicando con molta attenzione alle sue rose, fino a che Sherlock e John non erano arrivati con le loro strane domande.
Adesso, tutti e tre erano seduti nel suo salotto e lui stava scuotendo lentamente la testa.
“Un momento... volete riaprire il caso di mio padre? Dopo tutto questo tempo?”
“Signor Finnmore...”
“Harry, per favore”
“Va bene. Harry, si e’ verificato un altro omicidio con la stessa arma che colpi’ suo padre. E inoltre abbiamo ragione di credere che non sia stato ucciso per debiti di gioco. Forse frequentava qualche prostituta, ma non abbastanza da giustificare il totale ammanco di soldi”
“Sherlock!”
Harry Finnmore scoppio’ in una grossa risata.
“Non si preoccupi, dottor Watson! Ho sempre sospettato che papa’ si sia dato alla bella vita, dopo che sono partito per gli Stati Uniti! Era vedovo, sapete... mia madre mori’ quando io avevo cinque anni, ma lui non ha mai portato a casa nostra un’altra donna. Nessuna avrebbe potuto prendere il suo posto, tuttavia questo non escludeva che lui potesse divertirsi!”
“Questa e’ sempre stata la vostra casa?” domando’ Sherlock.
“Si. Ci sono tornato vent’anni fa e a parte qualche ristrutturazione necessaria, non ho toccato nulla. Persino lo studio di papa’ e’ ancora uguale”
“Ha conservato le sue carte?”
“No, ho buttato tutto. I primi tempi le ho guardate e riguardate nella speranza di capirci un po’ di piu’... sa, l’uomo descritto dalla polizia non coincideva affatto con l’idea che avevo io di mio padre, ma d’altronde mancavo da casa da due anni, quando fu ucciso. Le persone cambiano... comunque ho solo qualche vecchia foto, volete vederle?”
“Si, per favore.”
La vecchia scatola con cui Harry ritorno’ in salotto conteneva qualche istantanea in bianco e nero: momenti felici in famiglia, compleanni e vacanze, il primo giorno di scuola di un bambino, il giorno del suo diploma.
Sherlock le fece passare con noncuranza, finche’ una non attiro’ la sua attenzione.
“Questi non sono vostri parenti”
Harry si fece vicino per guardare anche lui la fotografia.
Al tavolo di un ristorante, quattro uomini sorridevano all’obiettivo seduti ad un tavolo. Uno di loro era Finnmore.
“No... e neanche colleghi di mio padre. Li conoscevo abbastanza bene, spesso mi portava in banca con lui quando ero piccolo. Non so proprio chi siano”
John osservo’ Sherlock farsi pensieroso, come se stesse cercando di connettere qualche dato. Si sporse per osservare meglio la fotografia.
“Non e’ possibile!” esclamo’ stupito.
Andrew Stern era uno degli uomini che sorrideva all’obiettivo. Almeno dieci anni prima della sua nascita.
“Rilassati, John. Non e’ un fantasma.”
“E allora di cosa si tratta? Come e’ possibile?”
“Straordinaria somiglianza padre figlio. Non cosi rara, in genetica.”
“Vuoi dire che questo e’ il padre di Andrew Stern?”
Sherlock annui’ soddisfatto.
“Esatto. Abbiamo trovato il nostro collegamento. Harry, posso tenere la fotografia?”
L’altro  annui’.
“John, dobbiamo parlare con il fratello di Stern!”
Mentre John ringraziava Harry per la straordinaria disponibilita’, Sherlock era gia’ in strada a fermare un taxi.

***

“Non riesco ancora a credere che il mio fratellone sia morto!”
Joseph Stern scosse il capo con tristezza, mentre sua moglie Cindy gli appoggiava dolcemente una mano sulle sue per confortarlo.
“Ehm si... ci dispiace, ma dobbiamo farvi qualche domanda” John osservo’ a disagio Sherlock che si muoveva per il salotto, osservando tutte le fotografie.
“Abbiamo gia’ risposto alle domande della polizia. Davvero, non saprei proprio chi potesse voler morto mio fratello!”
“In verita’ a noi interessa vostro padre, signor Stern!”
Sherlock si materializzo’ sul divano, un’espressione neutra sul viso.
“Mio padre? Che significa?”
“Abbiamo ragione di credere che sia il collegamento con un vecchio omicidio. Vi ha mai parlato del signor Finnmore? Avete mai incontrato qualcuno con questo nome?”
L’altro scosse la testa.
“No, non mi sembra... non incontravamo mai i colleghi di papa’. Faceva il rappresentante di aspirapolveri, era sempre in movimento. Ma perche’ me lo sta chiedendo?”
Sherlock non si curo’ di rispondere e invece prese la fotografia di tasca.
“Riconosce qualcuno di questi uomini?”
Joseph li osservo’ per un attimo, poi scosse di nuovo la testa.
“No. Senta, che sta succedendo? Io non capisco perche’”
Fu interrotto da un suono sorpreso proveniente da Cindy, che stava fissando la fotografia.
“Tesoro, che c’e’? Stai bene?”
Lei annui’ piano.
“Si, e’ solo che io ho gia’ visto quella fotografia”
Sul viso di Sherlock passo’ un’espressione eccitata.
“Sul serio? E dove?”
“Mio suocero, il padre di Andrew e Joseph, e’ morto due anni fa. Ho riordinato io le sue cose e mi ricordo di aver visto quella foto in una vecchia scatola, la stessa identica fotografia. Me lo rammento perche’ ho pensato a quanto somigliasse a Andrew, in quella posa.”
“Ha ancora quella scatola?” Sherlock non riusci’ a trattenere un moto di impazienza.
“No, mi spiace. Ho tenuto solo le foto di famiglia, ho buttato il resto”
Proprio in quel momento, il cellulare di Sherlock segnalo’ un sms.
UN ALTRO OMICIDIO. STESSE MODALITA’. VIENI SUBITO. GL
 
 
Ok, adesso ho finito la scorta di capitoli gia’ pronti. Ma dalla settimana prossima sono finalmente in ferie e cosi potro’ scrivere il seguito.
grazie a tutti quelli che hanno letto!
 
 
 
 
  
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