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Autore: April_    09/08/2012    3 recensioni
-Harry, il nostro tempo è passato, sai?- I suoi occhi perdono la lucentezza di qualche secondo prima e ne assumono una diversa, più triste. –Candy, io ti amo ancora, sai?- Non chiamarmi Candy. –ho voglia di urlargli ma qualcosa mi trattiene.
E’ sempre più bello. E pazzo. E dolce, a modo suo. Non è Axel. Non ha nulla in comune con lui. Ne la precisione, la cultura, la maturità, la gentilezza, la delicatezza. Eppure di lui non sono stata costretta ad innamorarmi. E’ successo e basta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una os che ho preparato attentamente. Spero vi piaccia e ringrazio milli per sopportarmi costantemente con i miei capitoli çç
Molto love xx


The way I loved you.



7:50, Manchester.






Oh, maledetto quel giorno in cui ho detto ai miei di Axel e maledetto il giorno in cui mi ha chiesto di conoscerli. Cavolo. Controllo ancora l’orario sperando che non si presenti, che chiami, che si scusi per non poter venire. Odio questa situazione. Mi alzo dalla poltrona e, senza guardare i miei che cercano di apparecchiare corro in camera. E’ in perfetto ordine, tranne che per l’armadio. Alcuni vestiti sono a terra, altri appesi  sulla sedia. Che casino. Per fortuna starà qui giusto il tempo di cenare, no? E anche non fosse così non avrebbe motivo di salire in camera mia. Non c’è nulla di così interessante a parte un grosso armadio, la tv da 20”, una scrivania piena di vecchi libri e quello stupido letto rotto….oh no. Mi affretto a sistemare e indosso il primo vestito che trovo. Un vestito corto fino a metà gamba, con molti strati di raso rosso, il corpetto che stinge in vita come una cintura e una scollatura minima. Controllo che mi entri bene e mi accorgo di non avere idea di che scarpe indossare. Perfetto. So per certo che mia sorella tiene nascoste alcune paia di scarpe che utilizza per la discoteca e che mia madre si era ripromessa di gettare. Lei è alta, non ne ha bisogno. Ma io sì. Le cerco, le trovo e le indosso. Le uniche che riesco ad infilare sono rosse, pericolosamente alte e con un piccolo fiocco alla punta. Temo di cadere anche da seduta con quelle ma Axel sarà – come sempre – perfetto e non voglio sfigurare accanto a lui. Qualcuno bussa alla porta e io scendo il più veloce possibile e – nonostante sia abituata ai tacchi – rischio di cadere varie volte.
Quando apro la porta, Axel, nei suoi jeans e la camicia bianca è perfetto, come pensavo. Lo accompagni – mi accompagna, per via delle scarpe – a tavola. Ci sediamo l’uno accanto all’altro mentre mio padre prende posto di fronte a me e mia madre al suo fianco. Si alza spesso, comunque. Porta i piatti, serve la pasta e torna a posare il vassoio. All’inizio mangiamo in silenzio. Ci lanciamo occhiate silenziose, come i miei poi mio padre sorride ed inizia a parlare dell’economia americana. Economia, come gli è venuto in mente? Cosa può sapere un a malapena diciottenne dell’economia dell’America, che non è nemmeno il suo paese? Cose da pazzi. Rimango a fissare Axel quando inizia a parlare della gestione delle finanze pubbliche e del presidente e di qualunque cosa che abbia a che fare con il denaro pubblico.
Lo amo sempre di più.
La loro conversazione è interrotta da uno strano rumore, di sopra. Mia madre mi lancia una strana occhiata. ‘va a vedere che succede!’- significa. Per un po’ faccio finta di non aver capito. Non voglio lasciare solo Axel ne, in caso ci sia un ladro, affrontarlo da sola ma, poi, sono costretta a salire le scale. Mi rendo conto salendo gli ultimi gradini che nulla potrebbe essere peggio di quei tacchi. Nemmeno un ladro armato. Controllo ogni camera e, per ultima, la mia in modo da poter spruzzare un po’ di profumo che non ho utilizzato prima di scendere. Mi siedo per qualche secondo sul letto e…-Ahh.- un sospiro dal letto. Mi giro e per poco non urlo. Una sagoma nera è distesa sotto le coperte rosa. Provo ad urlare ma non trovo voce, sono quasi traumatizzata. Com’è entrato e, soprattutto chi è e perché è qui?
Trovo la risposta quando riconosco il suo sorriso sghembo e i suoi occhi chiari. –Sei un cretino!- sto attenta a non urlarlo oppure mi sentiranno da giù. Mi alzo prima che possa stringermi una mano e incrocio le braccia, nervosa. Lui mi fissa per qualche secondo, poi si siede. –Ti volevo parlare…- inizia –Candice, tutto bene?- urla mio padre. –Oh, ti giuro che ti ucciderei ma finirei con lo sporcare le mie lenzuola, quindi aspetterò. Intanto fallo anche tu. Sta qui. Scendo, mangio e salgo. Rimani fermo qui.- Gli ordino e scendo a tavola.
Mio padre è seduto al posto di Axel e per un momento temo sia andato via ma, poi, noto che invece è in cucina e ride con mia madre. Bene. Sorrido all’idea di mia madre così contenta. Ha sempre voluto un figlio. Non l’ho mai capito ma per le sembra una gioia ridere con una ragazzo che, appunto, potrebbe esserlo. E sono felice sia il mio ragazzo. Quello che amo. Perché lo amo, davvero tanto, no? Giusto? Sì, ne sono sicura. Tornano a tavola, col secondo. Lui sorride e si siede di fronte a me. –Mi sono dimenticato di dirti che credo ti stia davvero bene il rosso, tesoro.- Oh, quanto può essere dolce? Tanto. Sorrido. Sento un altro rumore al piano di sopra. –Ehm…ho dimenticato di chiudere il computer, sopra…spreca molto. Conviene lo vada a spegnere.- dico e salgo, più in fretta stavolta. Quando entro in camera non c’è nessuno. Penso che sia andato via. Meglio. Non ho davvero voglia di litigare. Prima di uscire sento qualcuno avvolgermi la vita.
Ci metto poco a riconoscere le sue mani calde. –Hey bellissima, stasera vai a fare un giro in strada? Quanto ti fai pagare?- chiede. Crede di essere divertente. Gli mollo uno schiaffo e faccio per andar via. Lui mi guarda e sembra rabbuiarsi. –Ehm…scusami io non…stai davvero bene, scusa.- si schiarisce la voce- Chi è il tipo giù. Il tuo ehm…- -Ragazzo.- Lo precedo io. Mi fissa per qualche secondo, poi sposta lo sguardo alla finestra e di nuovo a me. –Lo ami?-
-Sì-
-Sai stasera avrei voluto parlarti di noi. Davvero non c’è più nulla?
-No.
-E smettila di rispondere a monosillabi!- quasi lo urla e, prima che possa continuare gli poso la mano sulla bocca e lo guardo ammonendolo. Lui mi allontana lentamente e sorride. Approfitta della vicinanza e mi avvolge tra le braccia, continuando a sorridere. Ah, il suo sorriso. Mi sforzo di non mordermi un labbro e continuo a fissarlo poi, per non sorridere, sono costretta a guardare la finestra, dietro di noi.
Improvvisamente mi tira giù e cadiamo a terra. Ride. –Ma che fai Styles?- gli chiedo sorridendo. –Provo a farti innamorare di me, ancora. Non è forse iniziato così? Con me che ti tiravo a terra?- Sì, è proprio così che è iniziata. Mi avevano trascinato sulla pista di pattinaggio ed ero stata costretta ad aggrapparmi al brodo. Un ragazzo sicuro di se, forse fin troppo, non aveva prestato attenzione alla pista e mi aveva travolta. Eravamo finiti entrambi a terra ma, invece che innervosirmi, ero scoppiata a ridere e poi avevo incontrato i suoi occhi…ah, sono ancora così belli.
-Harry, il nostro tempo è passato, sai?- I suoi occhi perdono la lucentezza di qualche secondo prima e ne assumono una diversa, più triste. –Candy, io ti amo ancora, sai?- Non chiamarmi Candy. –ho voglia di urlargli ma qualcosa mi trattiene.
E’ sempre più bello. E pazzo. E dolce, a modo suo. Non è Axel. Non ha nulla in comune con lui. Ne la precisione, la cultura, la maturità, la gentilezza, la delicatezza. Eppure di lui non sono stata costretta ad innamorarmi. E’ successo e basta.
Forse lo amo ancora anche io. –Ma Axel…- mi sfugge questo pensiero e lui mi guarda confuso. –Il tipo tedesco che sta giù?- Annuisco – Oh, davvero lo ami?- Questa volta non rispondo. Harry si avvicina e mi lascia un bacio a fior di labbra. Dolce e profumato, come lui. Cavolo non avrebbe dovuto farlo. Non ora. Non lui. Non qui. Harry, Harry, Harry. Imparerai mai? – ricambio il bacio ma mi allontano, verso il piano di sotto. Axel dice di dover andar via e ci baciamo. E’ un bacio vero, lungo e profondo ma freddo. Nulla in confronto al delicato bacio del ragazzo che mi aspetta di sopra. Allora capisco e cerco di sorridere e trovare una soluzione. A breve troncherò con lui. Non voglio far male a nessuno, ne ad Axel ne a Harry. Sorride ed esce. Io guardo i miei. Mi vogliono parlare, ma non è il momento quindi faccio un cenno veloce. –Ehm, io salgo. A dopo.- Salii per l’ennesima volta le scale. Ero sicura che, a fine serata, avrei gettato quelle scarpe dal balcone…come anche Styles, tutto sommato. Avrebbe fatto un bel volo e, se fossi stata fortunata, si sarebbe anche rotto qualche costola. Il pensiero mi fece sorridere. Non che lo odiassi ma me l’avrebbe pagata per le lacrime, la rabbia, e le delusioni che avevo patito per lui. Solo per lui. Cercai di non pensarci ed entrai in camera. Chiusi la porta alle spalle e mi ritrovai faccia a faccia col riccio. Mi rendo conto che, se cadesse, non ne sarei davvero contenta. Perché lui è me. Lo conosco così bene. Ogni suo punto debole, lo conosco. Ogni canzone che ama ascoltare, la ricordo. Ogni sorriso, lo riconosco. Lui è il mio Harry. Lo è sempre stato. M ami ha ferita e non lo dimenticherò presto. Deve pagare e starmi lontano. E poi, l’unica cosa che abbiamo mai fatto insieme, è stata litigare. Litigare. Litigare. E amarci. Ma non vale nulla. Eppure…
Harry mi cinge ancora la vita e mi sorride. –Oh, su, lo sai bene anche tu che mi ami. E che io amo te. E che siamo nati per stare insieme, ora e sempre.-
-Oh, ti prego! Abbiamo sempre litigato, sempre.- - E poi abbiamo fatto pace.- -E ci siamo fraintesi, e lasciati.- -Poi chiariti e riuniti.- Continuava a muovere la testa. Sembra un bambino che cerca di convincere la propria madre che il parco è il luogo migliore per passare la giornata.
E’ sempre stato un bambino, e sempre lo sarà.
-Se ti dicessi che ti amo, la smetteresti?- -Di fare cosa?- -Questo Harry, tutto!- -Di essere me?- -Sì!- Mi pento di ciò che ho detto e lo fisso per un attimo. –Lo vedi?- Ha un’aria triste e mi fa male vederlo così. Sorrido per tirarlo su ma nulla funziona. –E se cambiassi?- -Non sarebbe giusto nei tuoi confronti che io ti costringessi a cambiare…- prova ad interrompermi ma continuo.- No, Harry. Nessuno cambierà. Ne io, ne tu. Però…- -Però potremmo riprovare, vero? Non ti manca litigare e lottare per il telecomando? Inseguirci e rincontrarci per caso. Scappare dalle feste per stare insieme? Amarci come una volta?- Mi fissa. Sì, mi manca. Vorrei dire. Ma i suoi occhi cristallini, chiari, nitidi mi fanno perdere e non trovo le parole. –Non ti manca il modo in cui ti amavo?- -Sì- mi limito a dire. Lui mi stringe e io faccio lo stesso. Poi ci guardiamo e scoppiamo a ridere. –Il tuo letto è davvero morbido sai…- Inizia. Gli do un piccolo pungo ed un’occhiata esasperata e lui mi tira sotto le coperte ridendo. –Io pensavo a rilassarci con la tv, in realtà.- dice offeso.
Qualunque cosa accada lui ci sarà, ed io ci sarò. Sempre.




   
 
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