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Autore: TooLateForU    09/08/2012    12 recensioni
Era fuori controllo, era difficile, ma funzionava. Funzionava alla grande. Io lo amavo, lui mi amava. Poi arrivò una troia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  this love is difficult,
but it’s so real
 
 
Io a volte non le capisco. Le persone, intendo.
A volte mi guardo intorno e mi accorgo che le persone che mi camminano affianco, che mi urtano e non mi chiedono scusa, che urlano i cazzi loro al cellulare sono un totale mistero per me.
Perché si comportano così? Perché alcune persone devono essere così egoiste, egocentriche, stronze, menefreghiste, manipolatrici?
Perché alcune persone devo essere Harry Styles?  
Sapete quando un ragazzo e una ragazza si odiano tanto da amarsi? Ecco, io e Styles eravamo più o meno questo. Io non lo sopportavo, non sopportavo lui, i suoi modi, i suoi capelli fintamente scompigliati (no, la gente non li ha così sul serio), il suo sorrisetto sghembo, le sue battute tristi..
Budino. Dino piange.
…visto? Non fanno ridere! E poi c’erano altre milioni di cose che non sopportavo di lui, tra cui il non abbassare la tavoletta del cesso dopo averlo usato.
E lui, ovviamente, non mi sopportava. Diceva che ero acida, bassa, manesca, lunatica, dispotica, non ridevo alle sue divertentissime battute ed ero una rompicoglioni.
Però io non sopportavo neanche che lui potesse anche solo sfiorare con il pensiero un’altra ragazza, e lui aveva rotto il naso a Drew Truman, quando aveva provato a ballare con me in discoteca. Non riuscivamo a starci lontano per più di due ore, anche solo per infastidirci.
Quindi ci eravamo detti ‘ma fanculo!’ e ci eravamo buttati in una relazione decisamente fuori controllo.
Era fuori controllo, era difficile, ma funzionava. Funzionava alla grande. Io lo amavo, lui mi amava.
Poi arrivò una troia.
 
my faith in you
was fading..
 
Che Harry fosse sempre stato un puttaniere non era un mistero per nessuno, tanto meno per me. Ma da quando stavamo insieme lui non aveva mai guardato nessun’altra, sul serio! Cioè, le guardava, poi io gli davo una gomitata sulle costole, facevamo qualche battutina e fine della storia.
Quella sera di quel maledettissimo ventidue ottobre me lo sentivo che stava per accadere qualcosa di brutto. E no, non era solo perché era saltata la registrazione di Desperate Housewives su my sky, era qualcosa di più.
Harry mi aveva detto che sarebbe andato a bere qualcosa con un amico al pub, quello a due traverse da casa mia, e io non avevo battuto ciglio. Chelsea dormiva da me quella sera, quindi ero impegnata anche io.
Però, verso le undici e mezza la sensazione si era fatta più forte. Chiamatemi Raven, o sensitiva, o intuito femminile ma mi vestii, mollai a Chelsea un altro pacco di pringles e uscii diretta al pub.
Cammina, cammina, destra, cammina, sinistra, pub. Spalancai la porta, cercando con lo sguardo una familiare testa riccia, e la trovai.
La trovai appiccicata ad una moretta con due metri e mezzo di gambe e due tette che avrebbero potuto funzionare da air-bag. Rimasi paralizzata, con una faccia esterrefatta sulla porta, per non so quanto tempo. Poi si staccarono, e la faccia arrossata di Harry si rivolse verso di me.
Ho ricordi confusi del resto della serata. Forse ho tentato di ficcare la testa nel forno, tornata di corsa a casa, o magari ho tentato di strangolarmi con le orribili tende rosse del salone, sta di fatto che la mattina dopo trovai il cuscino pieno di lacrime.
E mi sentii più sola che mai.
 
is this in my head?
i don’t know what to think
 
 
Squillò il telefono. Di nuovo. Lasciai che le note di Born this way si diffondessero nell’aria, mentre sdraiata sul letto la canticchiavo a fior di labbra.
Sapevo chi era.
Sapevo di non voler rispondere.
Si sentii un ‘bip’ metallico familiare, e capii che stava per partire la segreteria telefonica.
“Julie, lo so che sei sdraiata sul letto ancora in pigiama a canticchiare Born this way…”
Smisi immediatamente, lanciando un’occhiataccia al telefono, come se lui potesse vedermi.
“..quindi presumo che tu mi stia ascoltando..”
Ma no, you don’t say?
Lo sentii sospirare stancamente, e mi parve quasi di vederlo mentre si passava una mano tra i ricci “Senti, mi dispiace, mi dispiace e mi dispiace. Sono un grandissimo stronzo..”
Lo sei eccome.
“..e meriterei di essere preso a calci, giuro che se trovo Zayn da qualche parte glielo chiedo come favore personale, ma ti prego ti prego perdonami! Andiamo, ero ubriaco, mi sarei anche potuto scopare un cipresso e non me ne sarei accorto!”
Dio, che finezza.
Seguì un silenzio prolungato, e pensai che avesse attaccato, quando ricominciò a parlare “Julie, mi manchi..” mormorò, ed io chiusi gli occhi.
Non gli credere, non gli credere Julie, è solo che il suo berry è stressato perché è a secco da troppo tempo. Non gli credere!
“Ma visto che ti pesa la mano e non vuoi rispondere al telefono, sto venendo io.”
Sgranai gli occhi, scattando in piedi, e non ebbi il tempo di alzare il ponte levatoio, serrare le finestre e preparare i forconi che lui entrò in camera mia.
Bum, così, senza preavviso, mi ritrovai davanti un metro e ottanta di pezzo di ragazzo che mi era fottutamente mancato per tutto quel tempo.
Non dicemmo niente per qualche attimo, troppo occupati a contemplarci (non che lui avesse un granchè da contemplare, ma vabbè..) poi mi riscossi.
“Esci, subito!” strillai, indicando la porta. Ma lui fece finta di non sentirmi.
“Julie, dobbiamo parlare.”
“Non c’è niente da dire, mi hai tradita, io ti odio. Ciao.”
“E invece no, porca miseria! Non mi sono attraversato mezza città a piedi per niente!” esclamò, gesticolando.
“Harry, tu abiti dall’altro lato della strada!”
“Sì, ma metaforicamente eravamo lontani chilometri.”
Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi “Harry, vattene.” ordinai, tra i denti.
Lui alzò il mento, come per sfida, e si bloccò davanti alla porta “No.”
“Che vuol dire no?! Questa è casa mia, ti sto cacciando!”
“E io non me ne vado! Urla quanto ti pare, al massimo verrà in tuo aiuto Mr Potter, e dato che è tetraplegico non mi sembra il caso..” continuò “..comunque, non me ne vado finchè non risolviamo.”
“Senti, tu non puoi fare così, okay? Non puoi obbligare la gente ad ascoltarti, non puoi e basta.”
“Ma tu non sei ‘la gente..” disse, quasi sprezzante “..sei la mia ragazza, la mia Julie, la mia pazza sclerotica..”
Mi tappai le orecchie, come una bambina “Smettila, non ti voglio sentire!” urlai, ma lui afferrò i miei polsi, portandoli giù.
Mi ritrovai a fissare i suoi occhi verdi a meno di cinque centimetri da me, e tutte le parole, le parolacce in aramaico, rimasero incastrate in gola.
“Julie, ascoltami.” cominciò, serio “Io..io non so veramente cosa dire. Sono un cretino, lo sai no? Io sono quello che la butta sempre sul ridere, perché è più facile scaricare ogni problema con una battuta che affrontarlo sul serio. Ma ora non posso più, e si capisce perché. Mi ero scaricato da internet tutto un discorso fighetto, ma si era rotta la stampante e in realtà faceva cagare, quindi mi tocca improvvisare.”
Prese un respiro, un lungo respiro “Mi dispiace, mi dispiace di averlo fatto. Mi dispiace aver baciato quella, primo perché le puzzava l’alito, ma soprattutto perché ho ferito te. Lo so che ti dico sempre che sei una rompicoglioni, manesca, con le tette piccole..”
“Questo non l’avevi mai detto!” protestai, e lui liquidò l’argomento con un gesto veloce della testa.
“Ma il punto è..è che amo tutto questo. Amo litigare nel bel mezzo della notte, amo quando mi dai le gomitate sulle costole, amo quando arricci il naso, amo quando non ridi alle mie battute e mi dici che fanno pena..E amo i tuoi ricci ribelli, la tua statura quasi in miniatura, il fatto che sei magra ma morbida, le tue tette anche se sono una seconda e..non voglio dire addio. Non voglio, e basta. E adesso o dici qualcosa tu o mi ammazzo perché ho finito tutte le idee.”
Mi morsi un labbro, cercando di trattenere un sorriso. Non so, Harry mi faceva questo effetto, mi faceva venir voglia di piangere e di ridere nello stesso momento. Di baciarlo e di picchiarlo, nello stesso momento.
Di perdonarlo e di fare la sostenuta, nello stesso momento.
“Ti perdono, okay? Ma smettila di stingermi così i polsi, non circola più il sangue..”
Non riuscii a finire la frase, perché mi sollevò e mi tolse il respiro con un bacio mozzafiato.
“Mi sei mancata, pazza sclerotica.”
“Mi sei mancato, Dino.”
 
 



non so che dire, è proprio una stronzata AHAHA. bah, mi sentivo in vena di scrivere una OS leggera e quindi..tadaaan! spero vi piaccia, adioss

   
 
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