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Autore: soel95    09/08/2012    2 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva attraversato l’intera città beandosi del calore che quel dolce corpo contro il proprio gli trasmetteva… più di una volta si era soffermato con lo sguardo sul suo dolce volto appoggiato teneramente al proprio torace ed aveva creduto di impazzire quando, immersa nel suo sonno, gli si era rannicchiata maggiormente contro. All’improvviso l’imponente ombra della cattedrale si stagliò dinnanzi ai suoi occhi mentre con passo certo si affrettava ad uno degli ingressi laterali dell’edificio consentendogli un accesso immediato alla torre nella quale risiedeva; percorreva rapidamente la lunga scala chiocciola che l’avrebbe condotto alla propria stanza come se avesse il timore di essere scoperto da un momento all’altro… come se all’improvviso potesse comparire un confratello o lo stesso Quasimodo ed interrogarlo sul perché fosse accompagnato da una giovane ragazza.
 
Infine la porta della propria cella cominciò a delinearglisi davanti ed allora affrettò maggiormente il passo così da potervisi rifugiare quanto prima… ma solo quando finalmente vi entrò e vi depose delicatamente Esmeralda poté rincominciare a respirare in modo regolare accorgendosi che sino ad allora aveva trattenuto inconsapevolmente il fiato, timoroso che anche il minimo suono potesse raggiungere le orecchie di chi in quella torre stava già dormendo.
 
Si era liberato dell’ormai inutile mantello e della tunica rimanendo unicamente con un paio di calzoni ed un’ampia camicia; aveva avvicinato l’ampia poltrona, sulla quale era solito riflettere, al proprio letto ed era rimasto così… in contemplazione di quella creatura meravigliosa che ora riposava sul giaciglio di solito da lui occupato, con la testa appoggiata al guanciale che innumerevoli notti aveva raccolto le sue lacrime di disperazione. Quella ragazza era in grado di mandarlo all’inferno ed in paradiso solo con un semplice gesto, una singola parola e per questo lui si condannava, si dannava al pensiero che ciò che provava nei suoi confronti fosse sbagliato… ma cosa gliene importava in quel momento… avrebbe rinnegato tutto ciò in cui credeva, persino Dio, pur di rimanere ad osservarla.
 
Si accorse che un lieve tremito aveva attraversato la schiena della giovane e così…premurosamente, le depose una coperta sulle spalle facendo però attenzione a non toccarla; se l’avesse anche solo sfiorata, dopo aver goduto della pressione del suo corpo contro il proprio, non sarebbe più stato in grado di sopprimere l’intensa passione che lo pervadeva… non sarebbe riuscito ad impedirsi di possederla, su quel letto, in quello stesso istante, inchiodandola con il proprio peso e strappandole con forza i vestiti…  e che si destasse dal sonno, che lo pregasse di smetterla… non si sarebbe fermato e sarebbe annegato dentro di lei fino a perdere quel briciolo di lucidità che ancora gli rimaneva. No… non poteva correre un rischio simile… l’amava troppo per farle tutto questo.
 
-O Dio… perché… perché il mio cuore deve essere turbato da questi sentimenti… se è una tua prova, vedi quanto è debole questo tuo figlio ed aiutalo… oh… ma oramai sono diventato indegno di servirti e di ricevere il tuo perdono… eppure non posso smettere di amarla…- si era nuovamente seduto mestamente davanti al letto della camera ed afferratosi la testa con le mani aveva iniziato questa lenta supplica mentre, con gli occhi chiusi, tentava di scacciare l’immagine di Esmeralda che gli martellava in testa. Ma da troppo tempo si era perso… tra troppo tempo i suoi pensieri indugiavano più sulla gitana che verso colui che avrebbe dovuto servire con tutto il cuore e per questo si sentiva in colpa… si sentiva sbagliato e per la prima volta nella sua vita metteva in dubbio tutte le decisioni fino ad ora prese.
 
Alla fine tutte le emozioni  provate durante quel giorno, si riassunsero con un’improvvisa stanchezza che in breve tempo gli fece chiudere gli occhi e lo trasportò in un mondo lontano… un mondo perfetto dove lui non era un prete e la sua dolce Esmeralda non si era infatuata di uno spocchioso capitano... bensì dell’uomo che aveva deciso di dedicarle la propria esistenza; erano felici insieme, sempre gioiosi per quella vita che il destino gli aveva concesso e si beavano dell’amore che era nato e cresciuto permettendo loro di scoprire il paradiso.
 
 
 
 
Un fastidioso raggio solare si era candidamente posato sul suo volto disturbandone il sonno… non ricordava di essere tornata a casa quella sera, ne che il suo letto fosse improvvisamente diventato tanto morbido ma non le importava… si sentiva così bene nel dolce tepore di quelle coperte che non aveva alcuna intenzione di distruggere quella piacevole sensazione alzandosi.
 
Poi lentamente, incominciarono a riaffiorare nella sua mente i tristi avvenimenti della sera passata ed un atroce dubbio le si insinuò dentro… dove si trovava? Le mancava il coraggio di provare a guardarsi intorno per paura di scoprire che i suoi più atroci pensieri fossero realtà… ma alla fine, dischiuse lentamente un occhio che cominciò a scrutare l’ambiente nella quale si trovava. Era distesa a letto certo… e quel letto era collocato a ridosso di una parete di pietra, ma con curiosità iniziò ad osservare i vari mobili di quella stanza che non le sembrava ne una prigione, ne un possibile luogo dove rinchiudere una ragazza per poi abusarne; vi era un’ampia scrivania, collocata sotto la finestra dalla quale proveniva la luce che l’aveva infastidita, ricolma di libri e fogli sparsi, sulla parete opposta a quella del letto vi era una cassapanca e di fianco ad esso un piccolo specchio con sopra un crocifisso mentre, vicino ad un piccolo comodino, riusciva a scorgere una tinozza sufficientemente grande per permettere ad un uomo adulto di farvisi il bagno.
 
Infine scorse che collocata di fianco al letto sul quale si trovava, vi era anche un’ampia poltrona però… fu ciò che vide su questa che la lasciò interdetta mentre una forte ansia si impossessava di lei; fu senza volerlo che emise gemito di terrore sufficientemente alto da svegliare colui che su quella poltrona stava dormendo.
 
 
 
 
Riscosso bruscamente dai propri sogni si guardò intorno fino a posare lo sguardo sulla giovane che si era appena svegliata, si osservarono per un tempo che all’uomo parve infinito mentre, maledicendosi mentalmente per essere stato tanto sconsiderato da addormentarsi vicino alla ragazza, tentava di spiegarsi
-Ecco io…- iniziò, ma venne bruscamente interrotto dalla voce rotta di Esmeralda che lo osservava come un animale ferito senza vie di scampo
-Chi siete… che cosa volete da me?-
-Io… io sono l’arcidiacono di questa cattedrale… mi chiamo Claude Frollo e…-
-Siete quel prete maledetto che da giorni mi perseguita…
-No io…- tentò nuovamente
-Dove mi trovo? Che cosa vi ho fatto di male per meritarmi tanto odio?...- a quelle parole una morsa strinse il cuore di Frollo, o se solo lei avesse saputo cosa provava quello spirito dannato per lei… se solo avesse compreso…
-Ieri… ieri sera siete stata vittima di un’aggressione ed ora vi trovate all’interno di Notre-Dame… vi ci ho condotta ieri notte dopo che…-
-Siete stato voi… voi avete colpito quegli uomini… voi avete colpito il mio Phoebus…- se possibile il cuore dell’uomo provò un dolore ancora più intenso di quello precedente, non riusciva a credere che dopo tutto quello che le aveva fatto, la ragazza fosse ancora innamorata di quell’insignificante soldato?
-Si, io… io li ho colpiti… perché non sopportavo di vedere le loro mani lascive su di voi… perché…- lo aveva quasi gridato tanta era la rabbia che gli ribolliva dentro, ma poi aveva chinato il capo e si era guardato le mani con cui la notte prima aveva picchiato quegli uomini… anzi no, quegli animali, e solo ora si accorgeva del sangue secco che le imperlava
-Che cosa… che cosa volete da me?- gli domandò Esmeralda intimorita dalla reazione che Frollo aveva appena avuto
-Io… oh… solo Dio sa quanto io vi ami e quanto vi desideri però…………senza… senza il vostro consenso… giuro che non vi toccherò neanche con un dito…- i suoi occhi avevano cercato quelli della ragazza che, per quanto non fosse avvezza alle questioni amorose, era riuscita a scorgervi l’autenticità di quei sentimenti e che ne era rimasta colpita.
 
 
 
 
Approfittando del fatto che Claude avesse abbassato lo sguardo, aveva iniziato ad osservarlo attentamente; doveva avere all’incirca trentacinque anni, i suoi lineamenti sottili e duri risultavano tuttavia piacevoli alla vista, i capelli castani non erano particolarmente lunghi ma dovevano essere lievemente mossi osservando il modo in cui gli ricadevano sulla fronte ampia, fronte che era attraversata da una lievissima ruga, sintomo di costanti tormenti interiori; il suo sguardo scese poi lungo il suo corpo e si accorse immediatamente, che quello dell’arcidiacono non era un fisico adatto ad un prete: le spalle erano larghe ed il busto asciutto.
 
Quando infine Claude rialzò lo sguardo, Esmeralda distolse meccanicamente il proprio con una sorta di imbarazzo per essere stata scoperta a fare una cosa simile
-Vi prego… vi prego di non uscire in nessun caso dalla cattedrale per il momento… solo tra queste mura potrete essere al sicuro…- aveva ripreso dopo essersi alzato in piedi ed essersi sgranchito le gambe a causa delle numerose ore in cui le aveva tenute rannicchiate.
Si era diretto verso la porta con l’intento di uscire quando si voltò un ultimo istante verso la gitana per guardarla con tutta la tenerezza che albergava nel suo spirito e chiederle gentilmente di attenderla in quella stanza mentre scendeva per prenderle qualcosa da mangiare.
 
Esmeralda non riusciva a capire… tutto era avvenuto così rapidamente che doveva ancora metabolizzare quanto era appena avvenuto; così, si lasciò cadere pigramente sul materasso del letto in attesa del ritorno di quell’uomo misterioso del quale aveva spesso sentito parlare ma con il quale prima d’ora, non le era mai capitato di intavolare una conversazione. 
  
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