And
I wonder
if I ever cross your mind
For me it happens all the time
Erano
un
paio di mesi ormai che andava Avanti quella storia, da quando lei mi si
era
avvicinata, era volute divenire mia amica e aveva fatto di tutto per
riabilitare il mio nome, dopo che invece io avevo distrutto tutto
ciò che avevo
costruito in quegli anni: essere capo cheerleader, una tra le ragazze
più
popolari, tenere una media alta che mi permettesse
l’ammissione ad un ottimo
college ed invece avevo buttato via tutto in un’estate.
Poi è
arrivata lei, sfidando le Skanks per arrivare a me, che mi è
stata vicina anche
quando non avrei neanche voluto sentire la voce dentro la mia testa.
Rachel Berry
era la mia salvatrice e io, senza neanche accorgermene, me ne ero
innamorata
lentamente, iniziando a trovare adorabile ogni cosa che avevo odiato di
lei
negli anni addietro: dalla voce alla parlantina, dal suo aspetto in
generale al
suo naso, dal suo ego alla sua dolcezza. In effetti mi chiesi come non
ci si
potesse innamorare di quella nanetta?
Sorrisi al
pensiero mentre ero ancora sul libro di scuola, gli esami vicini e
così anche
il suo matrimonio con un ragazzo che non l’aveva mai
meritata, qualcuno che non
sapeva neanche come trattarla perché non aveva abbastanza
cervello per capire
quali fossero i suoi reali bisogni, qualcuno come Finn
Hudson, che sembrava però battermi nella vita
di Rachel Berry.
It's
a quarter after one, I'm
all alone and I need you now
And I don't know how I can do without
I just need you now
L’ennesimo
litigio, le ennesime parole conto l’altro dette per
nervosismo, o forse per
verità mai ammessa. Rachel era stanca di litigare
perennemente con il suo
fidanzato, il che ultimamente accadeva spesso, eppure era
l’unico che la
sopportava, l’unico che non le dava addosso per il suo fare
da Diva, l’unico
che tornava sempre a discapito di tutto. Le aveva anche chiesto di
sposarla e
dal quel giorno le cose erano andate peggio in un susseguirsi di sbagli
continui, di difetti ancora mai visti e che venivano alla luce, un
turbine di
odio covato per piccoli particolari su cui prima riuscivano a passare
sopra.
Sembrava che
quell’anello che adesso portava al dito, suggellasse un patto
che non aveva via
di scampo. Sospirò al pensiero, mentre si sentiva obbligata
a fare qualcosa di
cui si era pentita dal secondo dopo in cui aveva pronunciato quel
‘sì’. Quasi
non ci dormiva la notte perché sapeva che ogni volta che
chiudeva gli occhi si
ritrovava con un abito da sposa che le si stringeva sempre
più attorno al corpo
mentre Finn stava a guardare. L’unica a salvarla era le:
Quinn Fabray, in mano
un paio di forbici a tagliare il tessuto. Se
a volte non finiva il sogno era per vedere la biondina
preoccuparsi,
sentirsi toccata dalle sue candidi mani.
Forse non
voleva ammetterlo, forse era solo una cosa platonica, ma se Quinn le
avesse
chiesto di non sposarsi, probabilmente lei non l’avrebbe
fatto.
Guess
I'd rather hurt than
feel nothin' at all
Com’era arrivata a quel punto, nel quale tutto sembrava
andarle bene tranne gli
affari di cuori?
Ce l’aveva
messa tutta a nascondersi, a non fronteggiare la realtà,
perfino ad
allontanarsi da lei, sempre nei suoi pensieri, ma alla fine non era
più
riuscita a trattenersi, ad autocensurarsi.
Quinn non si
autocensurava quasi mai, se lo faceva era solo per nascondere una parte
della
sua verità, quella più terribile per lei. Eppure
tutti avevano capito che la
bionda era fin troppo attaccata alla bruna, perdino lei che soli due
giorni
prima le aveva chiesto il perché. Si era sentita una codarda
a mentirle, a
dirle che era perché era diventata la sua migliore amica, a
non dirle che era
perché l’amava e voleva tenerla più
lontano possibile dal Gigantor, perché così
l’avrebbe vista sorridere di più.
Eppure quel
giorno, tra una lezione e l’altra, si era decisa a parlarle,
a dirle tutto, ma
quando la vide si stava baciando proprio con Finn e scoppiò
a piangere senza
ritegno, correndo verso i bagni della scuola, seguita dagli sguardi di
tutti.
“Quinn!”
La sentì
gridare il suo nome, ma non si fermò. La sentì
allora correre dietro di lei, ma
le sbatté in faccia la porta del bagno che lei
aprì subito dopo, cercando un
contatto con lei, carezzandole il braccio. Quinn invece la
allontanò, sentendo il
tremore del corpo scuoterla nel profondo, pronta a farla esplodere.
“Perché non
lo capisci, Rachel? PERCHE’? NON E’ EVIDENTE??
Ti sono
stata fianco a fianco per questi mesi, ascoltando ogni tua parola, ogni
tua
singola canzone, ricordando ogni cosa, perfino le facce che facevi. Ero
sempre
lì, Rae, per te e tu non te ne sei mai accorta troppo presa
da quel… quel coso!
Sempre troppo insicura per
pensare che fuori, a parte lui, ci sono altre persone che tengono molto
di più
a te, che ti amano per sentimento e non perché devono,
perché ‘è così che deve
andare a finire’!
Se solo ti
guardassi più attorno e facessi più attenzione
anche gli altri vedresti me a
soffrire per te ogni fottutissimo giorno, Rachel! Ed invece no,
perché non
pensi mai che tu, proprio tu, potresti mai piacere ad una come me,
vero? Anzi,
potresti mai piacere a qualcuno. Eppure, Rae, dovresti sapere che sei
amata da
tutti, che non ti vediamo come il mostro orribile che hai dentro la tua
testa e
che spacci per te con te stessa.
So anche che
forse non sono io la persona giusta per te, d’altronde sono
una stronza, la
madre della tua sorellastra in un certo senso, sono colei che hai
dovuto subire
per tutto il liceo, colei che non chiede mai nulla agli altri
perché quelli
sono già pronti a darmelo.
In effetti
non sono neanche il tipo di persona che chiede ‘e
tu?’ alle domande, non sono
una che fa domande e basta in realtà. Le mie parole migliori
sono fatte di
silenzi, di sguardi, soprattutto se sono rivolti a te, ed è
in quelli che
capirai sempre cosa mi passerà per la testa. Basta guardarmi
negli occhi, ma tu
non ti fermi mai a guardare la gente negli occhi perché hai
paura di perderti
in quelle pozze di colore che non sono quel banalissimo marrone del tuo
fidanzato, vero? Hai paura di poter entrare dentro una nuova persona e
non
riuscire più ad uscirne. “
Si era
sfogata, aveva alzato la voce e le aveva detto tutto quello che le
passava per
la testa in quel momento, tutto ciò che aveva represso,
probabilmente dopo le
sarebbero venute in mente parole adesso non dette, magari fondamentali,
perché succedeva
sempre così. Adesso sapeva solo che le aveva detto tutto
ciò perché se lo
sentiva, incolpandola
anche, mentre
Rachel stava lì, ad ascoltarla a capo chino, colpevole. Non
voleva vederla
piangere, anche se aveva visto un luccichio nascosto dalla frangetta,
che le
solcava le guance, eppure non riuscì a trattenersi dal dire
l’ultima frase.
“Sai che ti
dico io? Guardami,
dannazione!
Guarda me. Specchiati
nei miei
occhi Rachel!”
Era la sua
ultima richiesta, forse l’unica, velata: quella di amarla,
eppure la bruna tirò
su con il naso e girò i tacchi, un semplice
‘scusa’ mormorato prima di uscire
dal bagno, lasciando la bionda a sprofondare in quel bagno e nelle sue
lacrime.
And
I don't know how I can do without
I just need you now
Se n’era andata, l’aveva lasciata sola, ma aveva
bisogno di capire, di chiedere
prima a lui. Perché l’amava? Perché la
voleva con sé? Ma lui, lui non seppe
rispondere con la stessa intensità e sicurezza di lei, non
seppe rispondere con
la sua verità ma con le classiche frasi da film e lei non
voleva un amore da
film, lei voleva un amore tutto suo, fatto per lei e basta, non un
copia
incolla.
Sospirò
mentre asciugava adesso le lacrime, dopo averlo lasciato,
sobbalzò quando la
vide di nuovo, sedersi al suo fianco su quella panchina di fronte
l’entrata del
liceo.
“Tu.. lo ami,
eh? Ami Finn..?”
Era una
domanda semplice, così semplice da creare un deserto dentro
il cuore di Rachel.
Solo poche settimane prima sarebbe stata sicura della risposta, non
avrebbe
vacillato neanche per un secondo ed invece adesso scosse la testa,
deglutendo e
sprofondando nelle braccia della bionda che subito le si allacciarono
attorno
al suo corpo minuto.
“L’ho
lasciato, Q. Perché io… io non lo amavo
più come prima e lui… lui forse non mi
ha mai amata come mi sono sempre immaginata. La mia vita con lui
è sempre stata
pura idealizzazione di un mio sogno, una mia mera illusione dove lui
era quello
giusto.
Avevi
ragione tu, avevi ragione quando hai detto che ho paura a guardarmi
intorno…
ma.. penso di essere pronta adesso.”
Rachel alzò
il volto rigato di lacrime e sorrise alla bionda, dicendole una
semplice frase
prima di baciarla dolcemente.
“Ti sto guardando, Quinn
Fabray”.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
Ed eccoci
alla fine anche di questa raccolta sofferta, tra storie andate male,
altre sul
filo del rasoio che hanno commosso e altre da “per sempre
felici e contenti”.
Anche qui,
purtroppo o per fortuna, c’è un po’
dell’autrice. :) Ed è per questo, come per
la Blainchel, ci tengo particolarmente.
Spero
che
anche quest’ultimo capitolo finale vi sia piaciuto come i
precedenti. (?)
GirlOnFire. ♥