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Autore: GirlOnFire    09/08/2012    3 recensioni
La canzone Puckelberry per eccellenza che racconta la stessa storia in ogni capitolo con protagonista Rachel e ogni volta un nuovo personaggio correlato a lei.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rachel Berry, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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And I wonder if I ever cross your mind
For me it happens all the time

Erano un paio di mesi ormai che andava Avanti quella storia, da quando lei mi si era avvicinata, era volute divenire mia amica e aveva fatto di tutto per riabilitare il mio nome, dopo che invece io avevo distrutto tutto ciò che avevo costruito in quegli anni: essere capo cheerleader, una tra le ragazze più popolari, tenere una media alta che mi permettesse l’ammissione ad un ottimo college ed invece avevo buttato via tutto in un’estate.
Poi è arrivata lei, sfidando le Skanks per arrivare a me, che mi è stata vicina anche quando non avrei neanche voluto sentire la voce dentro la mia testa.
Rachel Berry era la mia salvatrice e io, senza neanche accorgermene, me ne ero innamorata lentamente, iniziando a trovare adorabile ogni cosa che avevo odiato di lei negli anni addietro: dalla voce alla parlantina, dal suo aspetto in generale al suo naso, dal suo ego alla sua dolcezza. In effetti mi chiesi come non ci si potesse innamorare di quella nanetta?
Sorrisi al pensiero mentre ero ancora sul libro di scuola, gli esami vicini e così anche il suo matrimonio con un ragazzo che non l’aveva mai meritata, qualcuno che non sapeva neanche come trattarla perché non aveva abbastanza cervello per capire quali fossero i suoi reali bisogni, qualcuno come Finn  Hudson, che sembrava però battermi nella vita di Rachel Berry.


It's a quarter after one, I'm all alone and I need you now
And I don't know how I can do without
I just need you now

L’ennesimo litigio, le ennesime parole conto l’altro dette per nervosismo, o forse per verità mai ammessa. Rachel era stanca di litigare perennemente con il suo fidanzato, il che ultimamente accadeva spesso, eppure era l’unico che la sopportava, l’unico che non le dava addosso per il suo fare da Diva, l’unico che tornava sempre a discapito di tutto. Le aveva anche chiesto di sposarla e dal quel giorno le cose erano andate peggio in un susseguirsi di sbagli continui, di difetti ancora mai visti e che venivano alla luce, un turbine di odio covato per piccoli particolari su cui prima riuscivano a passare sopra.
Sembrava che quell’anello che adesso portava al dito, suggellasse un patto che non aveva via di scampo. Sospirò al pensiero, mentre si sentiva obbligata a fare qualcosa di cui si era pentita dal secondo dopo in cui aveva pronunciato quel ‘sì’. Quasi non ci dormiva la notte perché sapeva che ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava con un abito da sposa che le si stringeva sempre più attorno al corpo mentre Finn stava a guardare. L’unica a salvarla era le: Quinn Fabray, in mano un paio di forbici a tagliare il tessuto. Se  a volte non finiva il sogno era per vedere la biondina preoccuparsi, sentirsi toccata dalle sue candidi mani.
Forse non voleva ammetterlo, forse era solo una cosa platonica, ma se Quinn le avesse chiesto di non sposarsi, probabilmente lei non l’avrebbe fatto.


Guess I'd rather hurt than feel nothin' at all


Com’era arrivata a quel punto, nel quale tutto sembrava andarle bene tranne gli affari di cuori?
Ce l’aveva messa tutta a nascondersi, a non fronteggiare la realtà, perfino ad allontanarsi da lei, sempre nei suoi pensieri, ma alla fine non era più riuscita a trattenersi, ad autocensurarsi.
Quinn non si autocensurava quasi mai, se lo faceva era solo per nascondere una parte della sua verità, quella più terribile per lei. Eppure tutti avevano capito che la bionda era fin troppo attaccata alla bruna, perdino lei che soli due giorni prima le aveva chiesto il perché. Si era sentita una codarda a mentirle, a dirle che era perché era diventata la sua migliore amica, a non dirle che era perché l’amava e voleva tenerla più lontano possibile dal Gigantor, perché così l’avrebbe vista sorridere di più.
Eppure quel giorno, tra una lezione e l’altra, si era decisa a parlarle, a dirle tutto, ma quando la vide si stava baciando proprio con Finn e scoppiò a piangere senza ritegno, correndo verso i bagni della scuola, seguita dagli sguardi di tutti.
“Quinn!”
La sentì gridare il suo nome, ma non si fermò. La sentì allora correre dietro di lei, ma le sbatté in faccia la porta del bagno che lei aprì subito dopo, cercando un contatto con lei, carezzandole il braccio. Quinn invece la allontanò, sentendo il tremore del corpo scuoterla nel profondo, pronta a farla esplodere.
“Perché non lo capisci, Rachel? PERCHE’? NON E’ EVIDENTE??
Ti sono stata fianco a fianco per questi mesi, ascoltando ogni tua parola, ogni tua singola canzone, ricordando ogni cosa, perfino le facce che facevi. Ero sempre lì, Rae, per te e tu non te ne sei mai accorta troppo presa da quel… quel coso! Sempre troppo insicura per pensare che fuori, a parte lui, ci sono altre persone che tengono molto di più a te, che ti amano per sentimento e non perché devono, perché ‘è così che deve andare a finire’!
Se solo ti guardassi più attorno e facessi più attenzione anche gli altri vedresti me a soffrire per te ogni fottutissimo giorno, Rachel! Ed invece no, perché non pensi mai che tu, proprio tu, potresti mai piacere ad una come me, vero? Anzi, potresti mai piacere a qualcuno. Eppure, Rae, dovresti sapere che sei amata da tutti, che non ti vediamo come il mostro orribile che hai dentro la tua testa e che spacci per te con te stessa.
So anche che forse non sono io la persona giusta per te, d’altronde sono una stronza, la madre della tua sorellastra in un certo senso, sono colei che hai dovuto subire per tutto il liceo, colei che non chiede mai nulla agli altri perché quelli sono già pronti a darmelo.
In effetti non sono neanche il tipo di persona che chiede ‘e tu?’ alle domande, non sono una che fa domande e basta in realtà. Le mie parole migliori sono fatte di silenzi, di sguardi, soprattutto se sono rivolti a te, ed è in quelli che capirai sempre cosa mi passerà per la testa. Basta guardarmi negli occhi, ma tu non ti fermi mai a guardare la gente negli occhi perché hai paura di perderti in quelle pozze di colore che non sono quel banalissimo marrone del tuo fidanzato, vero? Hai paura di poter entrare dentro una nuova persona e non riuscire più ad uscirne. “
Si era sfogata, aveva alzato la voce e le aveva detto tutto quello che le passava per la testa in quel momento, tutto ciò che aveva represso, probabilmente dopo le sarebbero venute in mente parole adesso non dette, magari fondamentali, perché succedeva sempre così. Adesso sapeva solo che le aveva detto tutto ciò perché se lo sentiva,  incolpandola anche, mentre Rachel stava lì, ad ascoltarla a capo chino, colpevole. Non voleva vederla piangere, anche se aveva visto un luccichio nascosto dalla frangetta, che le solcava le guance, eppure non riuscì a trattenersi dal dire l’ultima frase.
“Sai che ti dico io? Guardami, dannazione! Guarda me. Specchiati nei miei occhi Rachel!”
Era la sua ultima richiesta, forse l’unica, velata: quella di amarla, eppure la bruna tirò su con il naso e girò i tacchi, un semplice ‘scusa’ mormorato prima di uscire dal bagno, lasciando la bionda a sprofondare in quel bagno e nelle sue lacrime.


And I don't know how I can do without
I just need you now


Se n’era andata, l’aveva lasciata sola, ma aveva bisogno di capire, di chiedere prima a lui. Perché l’amava? Perché la voleva con sé? Ma lui, lui non seppe rispondere con la stessa intensità e sicurezza di lei, non seppe rispondere con la sua verità ma con le classiche frasi da film e lei non voleva un amore da film, lei voleva un amore tutto suo, fatto per lei e basta, non un copia incolla.
Sospirò mentre asciugava adesso le lacrime, dopo averlo lasciato, sobbalzò quando la vide di nuovo, sedersi al suo fianco su quella panchina di fronte l’entrata del liceo.
“Tu.. lo ami, eh? Ami Finn..?”
Era una domanda semplice, così semplice da creare un deserto dentro il cuore di Rachel. Solo poche settimane prima sarebbe stata sicura della risposta, non avrebbe vacillato neanche per un secondo ed invece adesso scosse la testa, deglutendo e sprofondando nelle braccia della bionda che subito le si allacciarono attorno al suo corpo minuto.
“L’ho lasciato, Q. Perché io… io non lo amavo più come prima e lui… lui forse non mi ha mai amata come mi sono sempre immaginata. La mia vita con lui è sempre stata pura idealizzazione di un mio sogno, una mia mera illusione dove lui era quello giusto.
Avevi ragione tu, avevi ragione quando hai detto che ho paura a guardarmi intorno… ma.. penso di essere pronta adesso.”
Rachel alzò il volto rigato di lacrime e sorrise alla bionda, dicendole una semplice frase prima di baciarla dolcemente.
Ti sto guardando, Quinn Fabray”.

 

 



✰✰✰✰✰

GirlOnFire’s Notes.
 

 

Ed eccoci alla fine anche di questa raccolta sofferta, tra storie andate male, altre sul filo del rasoio che hanno commosso e altre da “per sempre felici e contenti”.
Anche qui, purtroppo o per fortuna, c’è un po’ dell’autrice. :) Ed è per questo, come per la Blainchel, ci tengo particolarmente.

Spero che anche quest’ultimo capitolo finale vi sia piaciuto come i precedenti. (?)

E nulla, alla prossima storia che avrete voglia di seguire.
GirlOnFire.

   
 
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