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Autore: Alys93    10/08/2012    1 recensioni
Il destino... Non si mai cosa ci riserva. E' qualcosa di oscuro, insondabile, eppure c'è gente che non smette mai di provare a prevedere cos'ha in serbo per noi. Non sappiamo mai come andrà la nostra vita, se riusciremo a realizzare i nostri sogni. E lo sa bene Richard, che, a diciassette anni, non sa ancora cosa fare, se troverà qualcuno disposto ad andare oltre le apparenze.
Se vi ho incuriosito, spero che leggerete la storia. Ve ne prego, siate clementi. E' la prima storia "decente" ke ho mai scritto. [Dopo molto tempo ed alcuni cambiamenti, più o meno lievi, ho deciso di continuare a postare questa storia. Spero che apprezzerete i miei sforzi]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ciao a tutti!! eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo di questa storia. sono felice che questa FF stia piacendo. *w* Dopo il finale a sorpresa dello spettacolo teatrale, adesso Richard dovrà affrontare le conseguenze del suo gesto. come? Beh, per scoprirlo vi basterà leggere! ^-^


23-Scissione

Il giorno dopo lo spettacolo, i ragazzi si riunirono a scuola per l'inizio degli esami, che durarono fino alla fine della settimana.
Erano tutti molto nervosi, Megan soprattutto, perché il pensiero di quello che era successo il giorno prima non la lasciava in pace neanche per un attimo.
Non riusciva a togliersi dalla testa le meravigliose sensazioni che aveva provato in quel momento e temeva che non sarebbe riuscita a passare gli esami, dato che non riusciva a concentrarsi sui libri.
Piuttosto che parlare di storia e chissà che altra materia, avrebbe finito con lo stilare un testo psicologico su quanto fosse confusa e turbata in quel momento.
Rabbrividì a quel pensiero e cercò di darsi una calmata, ma era tutt'altro che facile.
Eppure, la settimana dei test sembrò volare e, in men che non si dica, uscirono i risultati tanto attesi e temuti.
I pannelli con i voti furono praticamente presi d'assalto da tutti gli studenti dell'ultimo anno, ansiosi da conoscere il risultato delle loro fatiche scolastiche.
La ragazza esultò con le amiche quando vide i loro voti segnati in rosso, a segnale che erano passate con più del 75%.
Erano al settimo cielo! Anche Richard era andato molto bene e lei lasciò andare un sospiro, vedendolo sorridere con Karl e gli altri amici.
Avrebbe voluto parlargli, ma non sapeva proprio cosa dirgli, dopo che il giorno prima l'aveva insultato in quel modo.
Il lunedì seguente, i ragazzi si riunirono per l'ultima volta nella stessa classe, prima di prendere ognuno la propria strada.
Il preside avrebbe consegnato i diplomi tra un paio d'ore e tutti cercavano di non pensare all'imminente addio ai compagni, dato che non tutti sarebbero andati nello stesso college.
Megan non guardò nemmeno il suo compagno di classe, era ancora troppo confusa da quello che era successo.
Appena lo aveva visto nel parcheggio, si era voltata prima che anche lui la notasse, ma era stato tremendamente difficile; il primo impulso era stato quello di sorridergli.
All'improvviso, la professoressa li richiamò e li fece sistemare in fila, in ordine alfabetico.
Megan si sentì stranamente tesa nel sentire Richard alle sue spalle e faticò a rimanere impassibile.
Sentiva il suo respiro caldo solleticarle una ciocca dietro l'orecchio, ma s'impose di restare indifferente.
Prese un grosso respiro, mentre il cuore iniziava a batterle con più forza nel petto, ma si sforzò di seguire il ritmo con cui il preside consegnava i diplomi.
Quando toccò a lei, il preside le rivolse un caloroso sorriso "Congratulazioni, signorina Marley", "Grazie mille, signore".
Megan sorrise, vedendo i suoi genitori e tutti gli altri battere le mani entusiasti, poi scese e cedette il posto a Richard.
Aspettò che tutti gli altri avessero preso il proprio diploma, poi si voltò verso la sua insegnante e salì nuovamente sul palco, per il discorso finale degli studenti.
Ad un cenno del preside, avanzò verso il microfono, aspettando che il dirigente scolastico finisse di ringraziare tutti i presenti.
"Ed ora vi lascio nelle mani di una studentessa arrivata giusto lo scorso settembre, che vuole dire qualche parola" disse l'uomo, poi sorrise e si sedette.
Megan deglutì e, preso il microfono, disse "Innanzitutto, volevo ringraziare calorosamente il preside per il meraviglioso discorso che ha fatto".
Si voltò appena verso i compagni, continuando "Oggi rappresento tutti i ragazzi che si sono diplomati quest'anno e parlo anche in loro vece nel dire che quest'esperienza sarà fondamentale per il nostro futuro".
Si sciolse in un sorriso, mentre aggiungeva "Mi sono trasferita in questa città solo da alcuni mesi, ma non ho avuto la minima difficoltà ad ambientarmi. Ovunque mi girassi, vedevo sempre volti che m'incoraggiavano ad andare avanti ed a non arrendermi per nessun motivo".
"A partire da un mio compagno, che mi accompagnò in questa scuola all'inizio di settembre, perché non sapevo la strada" mormorò sorridendo, imitata da diverse persone.
Lanciò una fugace occhiata a Richard, che la guardava dal fondo della folla, e continuò "Un altro importante ringraziamento va al preside, che mi ha accolto così calorosamente, ed agli insegnati, che mi hanno aiutata ad arrivare fin qui oggi".
Il suo volto sembrò illuminarsi, quando concluse "Ma un enorme grazie va soprattutto ai miei compagni di classe, che non mi hanno mai fatto sentire sola, accogliendomi nonostante la mia diversità".
La sua mano si strinse attorno al microfono, segno di quanto fosse tesa "Se vi dico questo, è per far capire che l'ambiente scolastico è fondamentale per noi ragazzi; è il trampolino di lancio per prepararsi alla vita".
Un caldo sorriso le incurvò le labbra "Io ringrazio calorosamente tutti presenti, per la loro partecipazione, e voglio augurare ad ognuno di voi buona fortuna, per qualunque cosa che vogliate realizzare nella vostra vita".
Sorrise di nuovo e scese velocemente dal palco, tra gli applausi generali del pubblico.
Susan e tutte le altre le andarono incontro, abbracciandola forte e piangendo come fontane.
"Noi non ci perderemo di vista, vero?" chiese Miriam tra i singhiozzi, "Andremo nello stesso college, quindi direi di no" la rassicurò Wendy.
"Dividere noi sette, questa sì che è un'impresa!" ridacchiò Nicky, "Non ci riuscirà mai nessuno!" aggiunse Dalia.
Crystal rise un po' nervosa "Accidenti, Meg. Mi hai fatto commuovere con il tuo discorso. È stata la cosa più bella che abbia mai sentito".
Susan le diede un buffetto sulle spalle "Quando ridi così, vuol dire che stai per piangere dalla commozione. Sfogati pure, Crystal, non preoccuparti".
Megan si asciugò gli occhi umidi ed annuì "Se lo senti, lasciati andare. Non tenerti tutto dentro. Sai che noi ti vogliamo bene".
A quel punto, Crystal scoppiò in lacrime ed abbracciò una per una tutte le sue amiche, mentre la toga blu e argento frusciava ad ogni passo.
Il preside attirò l'attenzione generale e, sorridendo dal palco, disse "Congratulazioni, neo-diplomati!".
A quelle parole, tutti i ragazzi esultarono, lanciando in aria i tocchi da diplomati.
I cappelli blu contrastavano contro il cielo turchino, mentre il ciuffo argentato svolazzava allegro nella brezza.
Molti ragazzi li ripresero al volo, mentre altri li mancarono clamorosamente; Megan fu tra questi ultimi.
Quando il suo tocco scivolò a terra, ai piedi del grande acero che abbelliva il cortile, venne raccolto da Richard.
Il ragazzo lo spolverò un po' e glielo tese "Tieni, Megan… E congratulazioni".
"Grazie. Congratulazioni anche a te, Richard" sorrise lei, prima di ritornare dalle sue compagne.
Karl andò verso il suo amico e gli appoggiò un braccio sulle spalle "Ogni volta che ti guarda, le brilla una scintilla negli occhi. Chissà perché…".
L'altro si strinse nelle spalle, lasciandosi sfuggire un sospiro "Non lo so, ma è semplicemente stupenda".
 
Alla fine della cerimonia, ogni ragazzo se ne andò con i propri genitori, ma i ragazzi della IV D si diedero appuntamento un'ora dopo alla pista delle moto.
Quando si ritrovarono tutti lì, Richard si accorse che Walter non si era unito al gruppo, ma era rimasto in disparte, appoggiato alla sua moto.
Stava quasi per chiedergli quale fosse il suo problema, ma l'altro gli risparmiò la domanda.
Si alzò in piedi e disse "Ok, Richard. Non ho avuto occasione di chiedertelo prima, ma ora voglio che tu mi chiarisca un po' le idee".
Gli rivolse uno sguardo cupo "Prima delle vacanze di Natale scommettemmo che tu non saresti riuscito a baciare due volte Megan durante tutto l'anno scolastico, ma a maggio, tu hai rinunciato. Poi, allo spettacolo, la baci".
Strinse i pugni contro il giubbotto di pelle, sibilando "Non ho ancora ben capito se sei un'idiota fatto e finito, o semplicemente ti diverti a farmi saltare i nervi".
Richard sostenne il suo sguardo carico di rabbia, ma dentro di sé si preparava allo scontro.
Sapeva che Walter era pronto per venire alla mani, ormai lo conosceva bene.
E forse capiva anche la causa di tanta rabbia; aveva notato che anche Walter guardava Megan con interesse e la cosa lo preoccupava…
I personaggi che avevano interpretato nello spettacolo potevano rappresentare perfettamente la loro situazione.
Quella trama non era poi tanto lontana dalla realtà.
"Cosa dovrei spiegarti?" chiese freddo, "Voglio sapere perché, nonostante avessi già rinunciato alla scommessa, hai baciato Megan allo spettacolo" ringhiò Walter.
"Prova ad indovinare, se ci arrivi" suggerì lui, fissandolo negli occhi "Dovresti riuscirci, non è difficile".
"Non farmi perdere le staffe, Richard. Non ti conviene. Piantala di fare l'idiota e parla chiaro" esclamò l'altro.
L'orgoglio gli urlava di reagire a quelle offese, ma il giovane usò ogni minima dose della propria energia per rimanere calmo. Alex li guardò entrambi, poi, dopo un lungo attimo di riflessione, sussurrò "Richard, non può essere!".
Tutti si voltarono verso di lui ed Oliver lo incitò a parlare "Non può essere cosa? Che stai dicendo, si può sapere?", "Ric, ti sei…".
Alex sembrava incapace di pronunciare l'ultima parola e concludere la frase, tanto era sconvolto alla sola idea che potesse essere vero.
"…innamorato?! Dimmi che non è vero!" sibilò infine il ragazzo "Ti sei rammollito per quella ragazza!".

Nel campo scese un silenzio di tomba, mentre tutti, tranne William, Jack e Karl, guardavano Richard come se avesse appena confessato di essere un marziano.
Poi Walter urlò "Cosa?!? Innamorato? Richard? Di Megan? Non ti è bastata l'esperienza con Ashley?".
Richard sospirò e stinse gli occhi al ricordo "Al cuor non si comanda, l'hai mai sentita questa frase? Non l'ho scelto io di innamorarmi".
Martin lo guardò come se lo vedesse sotto una luce nuova "Ma perché proprio Megan? Con tutte le ragazze che ti corrono dietro?!".
Lui si strinse nelle spalle "Non lo so, non l'ho certo deciso io. È… È successo e basta".
Ma è una delle cose più belle che mi siano mai successe aggiunse tra sé Non mi importa cosa succederà con Walter, purché possa restarle vicino.
"Già, così come non hai deciso di diventare il leader del gruppo, vero?" ringhiò Walter, avvicinandosi con i pugni chiusi.
Possibile che anche lui avesse messo gli occhi su quella ragazza?
Possibile che dovesse sempre mettersi in mezzo e rovinargli i piani?
Si avvicinò con aria minacciosa e gli diede una forte spinta sulle spalle, facendolo arretrare di un passo.
Ormai aveva raggiunto un punto critico e tutti ne erano consapevoli.
Karl si parò davanti all'amico "Siamo stati noi ad eleggerlo, lo sai bene. Non puoi affibbiargli delle colpe che non ha!", ma l'altro lo spinse via, facendolo quasi cadere.
"Levati di mezzo, tu. Questa è una faccenda tra me e Richard" ringhiò, prima di osservare il ragazzo negli occhi.
Il giovane sostenne il suo sguardo infuriato, replicando con calma "Se vuoi diventare tu il leader, fa' pure".
"Io non ci ho mai tenuto davvero, non mi piace comandare. L'ho fatto solo per non deludere le vostre aspettative" aggiunse serio.
Strinse i pugni e mormorò "Prenditela pure con me… Fa' quello che vuoi. Ma lascia in pace gli altri".
Vedendo che il compagno non si tranquillizzava, continuò "Se vuoi che me ne vada, dillo pure. Io non ho intenzione di oppormi, se questo vuol dire una lite tra amici".
Irrigidì i muscoli, pronto a ricevere il colpo che Walter meditava di assestargli, ma l'altro tremava di rabbia e non sembrava capace di muoversi.
Le sue labbra scandivano silenziosamente la parola amici come se avesse appena sentito una battuta molto sciocca.
"Tu non sei mai stato un vero leader, Richard. E non lo sarai mai, per me" disse sprezzante.
"Hai detto bene. Per te, Walter" ribadì William e suo fratello gli diede man forte "Per noi, Richard è il più adatto a ricoprire quel ruolo. Per questo l'abbiamo eletto".
"Ha sempre cercato di evitarci guai, anche a costo di finirci lui" disse Jonathan "È così che si comportano gli amici".
"Richard è un leader eccezionale. Non puoi fargliene una colpa" concluse Karl e Philiph annuì con decisione.
Robert percepì lo scontro imminente nell'aria e cercò di mediare la situazione, ma tutto quello che ottenne furono le parole dure di Walter "Scegli, Robert. O me, o Richard".
"Come puoi chiedermi di scegliere tra i miei migliori amici?" esclamò il ragazzo inorridito, "Fa' la tua scelta" ringhiò Oliver.
Richard guardò il suo amico e sembrava gli stesse comunicando qualcosa con lo sguardo.
Va' pure con loro, Robert. Tuo padre rischia troppo, se tu rimani con me.
Non sapeva se quella che sentiva era davvero il sussurro di Richard o la voce della sua coscienza.
Il ragazzo chinò il capo, sconvolto dalle prospettive. Suo padre lavorava nella fabbrica che apparteneva alla famiglia Wuober e, non unirsi a lui…
Voleva dire un licenziamento sicuro per il genitore, dato che Walter aveva voce in capitolo anche nell'azienda.
Sapeva diventare molto vendicativo, se voleva.
Scosse il capo frustrato, mentre cercava una soluzione a quel problema.
Cosa devo fare? si chiese Richard è un mio carissimo amico, ma se vado con lui, mio padre sarà licenziato. E dove lo troverà mai un altro lavoro, alla sua età? Non è più un ragazzino.
La sua mente lo portò ad un'unica soluzione, che lui rifiutava con forza, ma non c'erano altre vie d'uscita.
Rivolse uno sguardo implorante a Walter "Perché dobbiamo dividerci? Formiamo un così bel gruppo! Perché dobbiamo comportarci come bambini?".
Alex, Oliver, Martin, Eric e Peter lo guardarono con durezza e Walter ripeté "O me, o lui. A te la scelta".
"Non possono esserci due capi, nello stesso gruppo" aggiunse in un sibilo "E non è nella mia natura farmi comandare".
Robert alzò lo sguardo dall'asfalto e vide Richard e gli altri che lo guardavano comprensivi.
Sapevano cosa stava provando, il dolore che lo invadeva, e gli fecero un impercettibile segno di andare con Walter.
Sulla pista calò un silenzio pieno di tensione, mentre il ragazzo rimaneva immobile, scosso e spaventato.
Il giovane si sentì dilaniato, disgustato di se stesso, ma si diresse verso il gruppo di Walter, affiancandosi ad Alex.
Strinse i pugni, odiandosi dal profondo, e rivolse uno sguardo disperato ai suoi amici, dall'altra parte della pista.
"Bene" commentò Walter "Hai fatto la scelta più intelligente, credimi". I suoi occhi si ridussero a due fessure, quando sibilò "Richard, sappi che non ti perdonerò mai quello che hai fatto. Presto o tardi, avrò la mia vendetta".
"Quale vendetta?" chiese Richard sorpreso "Sei leader del tuo gruppo, ora. Che altro vuoi da me?".
Walter lo guardò con profondo rancore "Fai anche finta di non saperlo? Tu mi hai sempre oscurato, con la tua presenza".
Strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche, ed aggiunse furioso "Tutte le ragazze che sbavano sempre dietro di te. Nessuna che mi abbia rivolto lo sguardo se tu eri nei paraggi o, se non c'eri, mi parlavano solo per sapere dov'eri".
La sua voce era ormai un basso ringhio "Per colpa tua, nessuna ragazza mi ha mai considerato. Ma presto saprò vendicarmi di tutto quello che mi hai fatto patire".
Gli si avvicinò a grandi passi, con gli occhi che sembravano mandare lampi di odio profondo.
Non ti prenderai anche Megan sibilò dentro di sé Lei sarà mia. Presto o tardi, sarà mia!.
"E questo è solo un assaggio!" ringhiò, prima di colpire la faccia di Richard con tutta la sua forza.
Oliver e gli altri si mossero a bloccare il passaggio di William e Jack, già pronti ad intervenire, formando come un muro.
Robert rimase immobile, sconvolto dal gesto violento di Walter.
Avrebbe voluto intervenire, ma le probabili conseguenze lo bloccarono dov'era.
Poté solo osservare il suo amico portarsi una mano al volto, mentre una smorfia di dolore lo deformava.
Il ragazzo cadde a terra, mentre il labbro e il naso cominciavano a sanguinare, ma il pugno di Walter non si fermò, colpendolo di nuovo.
Stavolta fu il sopracciglio ad aprirsi dolorosamente, strappandogli un gemito soffocato.
Walter osservò il risultato per un attimo, ghignando soddisfatto, poi girò i tacchi e se andò, seguito dal suo nuovo gruppo.
"Spero che tu abbia recepito il messaggio, Richard" sghignazzò, mentre si allontanava sulla moto.
Robert rivolse uno sguardo sconvolto e pieno di rammarico ai suoi amici, sussurrando un "Mi dispiace" sommesso.
Poi si sbrigò a seguire Martin e Eric, gli ultimi della fila, prima che Walter lo richiamasse.
Richard lasciò andare un altro gemito, mentre cercava di fermare il fiotto di sangue che gli colava dalla faccia.
Si premette la maglietta contro il volto, cercando di arginare il flusso di sangue, macchiandola in più punti.
Karl si accovacciò accanto a lui, preoccupato come non mai "Richard! Come stai?".
"Secondo te, come può stare?!" ribatté Jonathan, prendendo un impacco di ghiaccio e dell'ovatta dal bauletto della sua moto.
Allo sguardo interrogativo di Jack, replicò "Sai bene che mio padre è medico ed io ho sempre con me il bauletto del pronto soccorso".
"Chiamatemi matto, ma tante volte è servito quando cadevamo dalle moto, le prime volte" aggiunse cupo E servirà anche adesso.
Poggiò l'impacco sul naso di Richard, mentre Philiph lo aiutava a pulire il mento e la fronte dell'amico dal sangue.
Il ragazzo sospirò nel sentire il freddo lenire il dolore al naso "Non volevo che si arrivasse a tanto".
William lo aiutò a sedersi con la schiena poggiata contro il muro, rassicurandolo "Non è colpa tua, Ric. Tu hai cercato di evitare lo scontro in tutti i modi".
Karl annuì "Tu sì che sei un vero leader. Eri pronto a sacrificarti, per evitare di far dividere il gruppo".
"Peccato che non sia servito a molto" mugugnò Richard, con la voce attutita dall'impacco freddo.
"Non sei l'unico a star male, temo" mormorò William, "Già, povero Robert" sussurrò Philiph "Avete visto in che stato era?".
"È meglio per suo padre, se è andato con Walter. Altrimenti, rischiava il licenziamento" disse Jack, dando una lieve pacca sulle spalle di Richard.
"Cazzo, certo che Walter picchia davvero duro!" esclamò poi "Fattelo dire. Fai paura, amico".
Il fratello li lanciò un'occhiataccia, prima di guardare l'amico "Per qualunque cosa, sappi che noi ci siamo sempre, Ric. Basta che ci chiami".
Il giovane lasciò andare un altro sospiro, mormorando "Ragazzi... grazie. Sono davvero commosso dalla vostra amicizia. Non so come..".
"Non dire niente, Richard" lo interruppe Jonathan, sorridendo conciliante "Tu sei il nostro migliore amico. È il minimo che possiamo fare".
Vedendo che Richard cercava di rialzarsi, Jack lo aiutò a rimettersi in piedi "Richard, sei sicuro di stare bene?".
"Sì, voglio solo tornare a casa. Ce la posso fare, non preoccupatevi" li rassicurò lui, aggrappandosi alla rete.
Gli altri lo guardarono preoccupati "Sicuro di voler tonare a casa da solo?", "Sì. Tranquilli, ragazzi. Sto bene".
Si avvicinò alla moto e salì tranquillo, come se non fosse successo niente.
Gli amici si scambiarono degli sguardi preoccupati, mentre indossavano i caschi.
Salirono tutti sulle proprie moto e si avviarono verso casa, troppo scossi da quello che era appena successo per riuscire a parlare.
 
Richard si fermò per strada, senza sapere bene il perché.
Non era ancora arrivato a casa, ma sentiva che non ce l'avrebbe fatta a muovere un singolo muscolo.
Si sentiva a pezzi, mentre la faccia gli faceva un male terribile e certo il casco non lo aiutava a lenire il dolore.
Il naso ed il labbro superiore pulsavano all'unisono, mentre il sopraciglio sembrava completare il doloroso ritmo.
Inoltre, cadendo a terra, si era graffiato la mano.
Non gli faceva male, ma prudeva fastidiosamente.
Si sentiva totalmente svuotato e smarrito in qualcosa più grande di lui.
Com'era potuto succedere? Perché erano arrivati a tanto?
Che colpa ne aveva lui, se le ragazze non avevano mai rivolto la parola a Walter?
Non aveva chiesto lui di essere ammirato così tanto dal gentil sesso.
Non era una cosa di cui andava orgoglioso, anche se si era sempre sforzato di mostrare il contrario…
Spesso, gli aveva procurato più guai che altro.
Parcheggiò la moto sul ciglio della strada e si appoggiò ad una staccionata, privo di forze.
Sfilandosi a fatica il casco, lo lasciò cadere sul duro selciato del marciapiede e si accasciò contro la staccionata.
Non riusciva a muoversi, sentiva la testa pesante come un macigno, mentre il naso gli faceva vedere le stelle.
Sapeva che non era rotto, ma faceva male lo stesso.
Inoltre, sentiva che altro sangue aveva preso a scorrergli sul volto, ma non riusciva ad alzare la mano per cercare di arginarlo.
Improvvisamente, si sentì chiamare, ma non aveva la forza di sollevare la testa; a malapena riuscì ad aprire gli occhi.
Si sforzò di mettere a fuoco la persona che lo stava chiamando, ma fu la voce a suggergli chi fosse.
"Richard!" esclamò Miguel "Ma cosa diamine ti è successo? Sei caduto dalla moto?".
Lui scosse appena la testa e fece una smorfia, quando il dolore lo trafisse di nuovo.
Miguel lo guardò per un attimo, poi si passò il suo braccio attorno alle spalle e lo sollevò di peso, trascinandolo verso casa sua.
Quando arrivò davanti al cancello, gli chiese "Richard, ci sono i tuoi in casa?".
"No" sussurrò il ragazzo, prima di passargli le chiavi "Ma è meglio così, te l'assicuro".
Quando furono dentro, Miguel chiese "Chi ti ha conciato in questo modo? Fai paura!", "Lascia perdere"  borbottò Richard.
Miguel scosse il capo "Come vuoi, ma è meglio che ti dia una ripulita alla faccia, prima che ritornino i tuoi genitori, o gli farai venire un colpo".
Gli lanciò un'occhiata critica ed aggiunse "E ti conviene anche cambiarti la maglia. Sembri uscito da un incontro di boxe".
L'altro imprecò qualcosa in napoletano, lasciando l'amico strabiliato.
"Cos'hai detto?" chiese Miguel stupito, "Niente. Ho solo mandato al diavolo una persona" mormorò il giovane, arrancando verso il bagno.
"Sicuro di non volere una mano?" chiese l'amico, "No, ce la faccio grazie" mormorò lui, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando si vide allo specchio, per poco non vomitò.
Walter l'aveva davvero conciato male, stavolta.
Aveva un aspetto spaventoso!
Si sciacquò il viso con l'acqua fredda, per mandar via i residui di sangue, e si mise un cerotto sul sopracciglio.
Per il naso ed il labbro non poteva fare molto; poteva solo aspettare che guarissero da soli.
Fortuna che il naso non era rotto!
Quando ebbe finito, sul volto gli passò una smorfia.
Nonostante tutto, continuava ad avere un aspetto tremendo.
Sua madre sarebbe andata sicuramente nel panico.
Miguel si appoggiò alla porta, mormorando "Adesso hai un aspetto migliore. Posso aiutarti in qualche maniera, amico?".
"No, ma ti ringrazio" mormorò l'altro "Senza di te, non so come avrei fatto a tornare a casa".
Il ragazzo rise, facendo risaltare i denti bianchi contro le labbra bronzine "Non dirlo nemmeno, amico".
Di colpo, alzò gli occhi al cielo ed uscì velocemente, dicendo "Sarà meglio che vada a recuperare la tua moto".
Richard andò in camera sua per cambiarsi la maglia sporca di sangue, poi tornò nel salotto e si accasciò sulla poltrona più vicina, appoggiando la testa contro il morbido schienale. Era davvero sfinito, voleva solo chiudere gli occhi e riposarsi un po', nient'altro.
Si accorse di essersi addormentato solo quando sentì bussare il campanello; si rialzò a fatica e corse a rispondere al citofono.
"Sono Megan. Ti ho riportato la moto" rispose la voce; lui premette il pulsante ed aprì la porta, aspettando la ragazza.
Sentiva lo strano ed intenso bisogno di vederla, di sentirsi rassicurato dal suo sorriso così dolce.
"Miguel è dovuto correre al college per un esame. L'hanno chiamato all'improvviso" spiegò la compagna, trascinando la moto verso il compagno di classe.
Riuscì a spingere faticosamente il mezzo nel garage e, recuperati il casco e la sua borsa a tracolla da sopra il sellino, andò da lui.
Quando vide in che stato era ridotto, per poco non le cadde la borsa sui piedi, che sparpagliò il suo contenuto con diversi tonfi sull'ingresso della casa, mentre il casco rotolava oltre la porta.
"Cosa ti è successo?" chiese angosciata, mentre gli prendeva il volto tra le mani, sfiorando il naso gonfio "Richard! Mio Dio, ma cosa ti hanno fatto?".
Il giovane arretrò appena oltre la porta, sorpreso dalla sua reazione, ma la ragazza si mosse con lui, sfiorandogli il labbro spaccato ed il sopracciglio coperto dal cerotto.
Aveva un'aria davvero preoccupata. Richard si accorse che il suo tocco delicato era come un balsamo per i colpi infertigli da Walter.
Era una sensazione meravigliosa farsi sfiorare da quelle piccole mani così morbide.
Scosse appena la testa, mormorando "Niente di preoccupante. Ho solo fatto a cazzotti con un amico".
Definire Walter un amico era sempre stata un'esagerazione, soprattutto in quel momento, ma non voleva pensarci.
L'unica cosa che gli importava davvero era che Megan fosse lì, accanto a lui.
L'amica sembrò ricordarsi qualcosa ed il suo volto s'incupì improvvisamente, "Walter".
Pronunciò quel nome con tanto disprezzo che sembrò lo avesse sputato.
"Solo per fare il gradasso, non aveva alcun diritto di conciarti così! Che razza di stronzo!" esclamò, iniziando ad inveire contro Walter in tutte le lingue che conosceva.
Il ragazzo la guardò sorpreso "Come fai a sapere..?".
"Karl ha chiamato Susan e lei era casa mia" spiegò la giovane "Secondo me ha la segatura al posto del cervello. Sempre che ce l'abbia…".
"Perciò ti sei offerta di riportarmi la moto? Volevi sapere cos'è successo?" chiese lui, un po' deluso.
Sinceramente, aveva sperato che fosse lì per un altro motivo...
"No, io ero… preoccupata per te. Miguel è dovuto andare via, ma mi ha detto che ti aveva trovato lungo al strada e che non eri in gran forma" confessò la ragazza, arrossendo.
"Ed io mi sono ricordata di quello che aveva detto Karl. Che Walter aveva preso a cazzotti qualcuno, ma io non ho capito il nome" aggiunse flebile.
"Susan invece sì, perché aveva una faccia sconvolta quando si è voltata verso di me" mormorò, passandosi una mano tra i capelli "Devo ammettere che ero un po' in ansia…".
Il giovane si sentì sollevato da quelle parole; allora qualcosa di lui le importava!
"Ti ringrazio, Megan. Mi fa davvero piacere che tu sia qui" sorrise riconoscente, e vide la compagna guardarlo lusingata.
"Figurati" sussurrò con un filo di voce "Sono contenta che tu stia meglio… di quello che temevo".
Imbarazzata, avvolse una ciocca attorno al dito, poi sorrise a sua volta "Scusami, ma devo andare. Susan deve andarsene e Ines non può rimanere sola a casa".
Arrossì nell'aggiungere "Però se hai..bisogno di una mano... Sai dove trovarmi. Per qualunque cosa".
A sorpresa, Richard le sfiorò le labbra con un dito ed allargò la mano per accarezzarle la guancia, scendendo lentamente lungo la gola e le spalle.
Megan trattenne il fiato, sorpresa, ma lui sorrise di nuovo e sentì il cuore batterle all'impazzata.
Ma com'era umanamente possibile che quel sorriso la mandasse in iperventilazione così velocemente?
"Grazie ancora, Megan" disse il giovane, accarezzandole il volto, prima di chiudere piano la porta.
L'ultima cosa che lei vide furono i suoi occhi verdi, che la guardavano con una dolcezza infinita.
La ragazza rimase immobile per una frazione di secondo, poi riprese in fretta la borsa ed i libri e si fiondò verso casa, mentre il cuore le batteva furiosamente nel petto.
 
Quando si richiuse la porta alle spalle, prese un grosso respiro e si lasciò scivolare contro il legno, ancora con il fiato corto.
Ines le corse incontro e l'abbracciò "Meg, sei tonnata!", "Sì, piccola. Sono tornata" mormorò la sorella, accarezzandole la testa e cercando di respirare normalmente.
Susan sorrise, seguendo la piccola "Ti ha voluto aspettare per andare a dormire. Allora? Come sta Richard? Karl mi ha detto che era conciato piuttosto male".
Megan si rialzò in piedi, appoggiandosi alla porta "Sta bene, ma ha la faccia un po' gonfia", "Spiegati meglio, per favore".
La ragazza si sedette sulla prima poltrona libera, poggiando la sorellina sul divano.
Non era sicura che le gambe avrebbero retto, si sentiva fatta di gelatina.
"Ha un labbro spaccato, il naso gonfio e un sopracciglio aperto" spiegò, rabbrividendo al ricordo.
Se non avesse dovuto badare ad Ines, sarebbe rimasta con lui, almeno per fargli compagnia…
Non le andava che restasse solo in quel momento, si sentiva in ansia.
"Accidenti! Walter gliele ha date proprio di santa ragione!" mormorò Susan.
Poi vide l'amica passarsi la mano sulla guancia con un'aria decisamente strana.
"Megan, che cos'hai?" le chiese un po' preoccupata, inclinando lievemente la testa in un lato.
Lei sembrò rendersi conto di quello che stava facendo e disse "No, niente. Non ti preoccupare".
"Sicura di star bene?" le domandò l'altra, "Sì, sto una favola" mormorò la giovane, scuotendo la testa.
Susan si strinse nelle spalle "Mia madre è arrivata, ci vediamo presto. Ciao, Megan", "Ciao, Sue".
Quando la porta si fu richiusa, Megan mise la sorellina a letto e si chiuse nella sua camera.
Si sfiorò nuovamente il volto, dove la mano di Richard l'aveva toccata con la leggerezza di una piuma.
Era come se le avesse tracciato una scia calda sulla pelle, che non bruciava, ma che le aveva lasciato una sensazione così forte che per un attimo si credette pazza.
Perché Richard l'aveva sfiorata in quel modo, con quel sorriso così dolce sulle labbra?
La ragazza scosse il capo, frustrata.
Era innamorata di lui, sì, ma certo non aveva intenzione di permettergli tutta quella confidenza!
Almeno non in quel momento, in cui era ancora confusa da tutta quella miriade di sensazioni che la travolgevano ogni volta che lo vedeva.
Adesso stava proprio esagerando!
Già l'aveva baciata davanti a tutta la scuola e lei aveva dovuto sorbirsi tutti gli schiamazzi delle altre classi, quando era passata nel cortile nei giorni successivi.
Non che le avesse dato fastidio che l'avesse baciata, ma che l'avesse fatto davanti a tutta la scuola per dare più enfasi allo spettacolo!
Eppure, era sembrato davvero offeso ed imbarazzato quando lei lo aveva accusato di averlo fatto per la scommessa.
Quando poi le aveva dato quella spiegazione, non sembrava molto sicuro di quello che stava raccontando, come se neanche lui sapesse spiegarsi perché l'avesse fatto.
Sembrava confuso e, ripensandoci, la giovane aveva la strana sensazione che avesse mentito.
Ripensò alla morbidezza di quel bacio, di come lei si fosse arresa a quella dolcezza ed alla meravigliosa sensazione che aveva provato, prima di rendersi conto di quello che stava facendo.
Si passò un dito sulle labbra, sognante, mentre ricordava con quale delicatezza l'avesse sfiorata.
L'idea che potesse piacere a Richard era pazzesca, eppure così bella e allettante…
Possibile che anche lui provasse qualcosa nei suoi confronti, come le aveva detto sua madre pochi giorni prima?
Lo sperava con tutta se stessa. Sognare, infondo, non costava nulla e lei voleva crogiolarsi in quel sogno ad occhi aperti.

Nell'ora successiva, si ritrovò a rispondere a tutte le telefonate, nella speranza che fosse lui, ma, più di una volta, si trovò costretta ad annotare il nome di un'amica di sua madre o un collega di suo padre.
Quando il campanello suonò, Megan sentì il cuore partire in quarta, ma qualcosa le disse che non era lui.
Infatti, quando aprì la porta, si ritrovò davanti il fratello.
Aveva i capelli totalmente arruffati, come se avesse corso fin lì, e un sorriso smagliante sulle labbra.
Quando la sorella lo guardò, lui non le diede neanche il tempo di pronunciare una parola, che la sollevò da terra, gridando "Ho passato l'esame!".
La ragazza cercò di riprendere fiato, congratulandosi "Complimenti, Miguel! Ora te ne manca solo uno per finire e prendere la laurea!".
Il fratello la lasciò andare, sospirando "Sì! Ancora non posso crederci! Non vedevo l'ora di dirvelo".
Lei rise e gli fece segno di fare silenzio, "Ines sta dormendo" gli spiegò.
Miguel annuì ed andò in cucina a prepararsi un panino; la tensione per l'esame e la corsa gli avevano messo una gran fame.
Megan ritornò a sedersi sul divano e tentò di rilassarsi con un libro, ma continuava a correre ad ogni squillo del telefono.
Miguel la guardò sconcertato, mentre correva verso il telefono per l'ennesima volta.
"Ma che cavolo hai, oggi?" le chiese, quando posò la cornetta.
La giovane inarcò un sopracciglio, senza capire a cosa si riferisse.
"Corri sempre verso il telefono, neanche dovesse chiamarti il presidente degli Stati Uniti!" spiegò lui, guardandola allibito.
La ragazza si strinse nelle spalle e non rispose, rifugiandosi in cucina a preparare i nachos per Miguel e suo padre.
Almeno avrebbe avuto qualcosa da fare.
Ines si svegliò pochi minuti dopo e, gattonando spedita, arrivò accanto alle scale; si alzò in piedi e le scese una alla volta.
Quando arrivò nel salotto, il fratello la prese in braccio, dicendo "Sai Ines, credo che oggi Megan non stia tanto bene".
"Perché?" gli chiese la piccola, inclinando la testolina ricciuta e guardandolo stupita.
"Perché corre sempre verso il telefono, neanche aspettasse una chiamata importante" borbottò il giovane.
Come a confermare quello che aveva appena detto, allo squillo del telefono, Megan lasciò andare i peperoni, che rotolarono sotto il mobile, e corse a rispondere.
"Ecco, cosa ti avevo detto? È ammattita" mugugnò Miguel, rivolto a Ines.
La bambina sorrise e scese dal divano, mentre la sorella riattaccava, dicendo "Mamma e papà stasera faranno tardi. La festa organizzata da Gary Complex sta durando più del previsto. Volevano sapere se eri tornato, Miguel, e ti fanno i complimenti per la riuscita dell'esame".
Si lasciò sfuggire un lieve sospiro e ritornò in cucina, raccogliendo i peperoni da sotto il mobile e ricominciando a preparare i nachos.
Ines la seguì ridendo e si aggrappò alla sua gamba, chiedendo "Chi deve chiamare?".
La ragazza arrossì "Nessuno, Ines. Torna da Miguel, da brava", ma la piccola non mollò la presa.
"Perché sei tutta rossa?" chiese curiosa, mentre la scrutava con i suoi grandi occhi scuri.
La sorella lasciò perdere gli ortaggi e la guardò sorpresa, replicando "Non sono rossa".
"Sì, certo, come no. Ma se sei rossa come il peperone che hai in mano!" ribatté Miguel, entrando in cucina.
"Fatevi una visita agli occhi" mormorò lei, abbassando lo sguardo in modo che i capelli sciolti impedissero la vista delle sue guance in fiamme.
Il ragazzo scosse la testa e, presa Ines in braccio, la riportò sul divano, accendendo la televisione per distrarsi un po'.
Improvvisamente, il telefono squillò di nuovo, ma Ines si sporse verso il mobile ed afferrò la cornetta "Qui casa Malley. Chi è?".
Dall'altra parte si sentì una risata soffocata, "Ciao, Ines. Sono Richard, l'amico di Megan..".
"Oh, ciao! Appetta un attimo" disse la bambina interrompendolo, poi chiamò la sorella "Meg, è per te. È Ric!".
La giovane sentì il cuore iniziare a battere fortissimo, tanto che sembrava volesse sbriciolarle le costole.
Si costrinse a fare l'indifferente, almeno per non insospettire Miguel, e prese la cornetta.
Nonostante i suoi sforzi, la voce le uscì in poco più di un sussurro e dovette schiarirla perché fosse comprensibile, "Pronto?".
"Ciao, Megan. Sono Richard" disse lui "Scusa se chiamo a quest'ora, ma volevo parlare con Miguel e Ines non mi ha fatto finire di parlare".
Il ragazzo si lasciò sfuggire una piccola risata, poi aggiunse "Però sono contento che abbia chiamato prima te. Come stai?".
"Questa domanda dovrei farla io a te" ribatté Megan, mentre sentiva una grossa bolla d'aria sollevarle il cuore.
Sospirò sollevata, sentendo che provava piacere nel parlare con lei.
Non avrebbe mai creduto che una frase come quella potesse farla sentire così bene...
"Diciamo che sono stato meglio, ma non mi lamento" ridacchiò il giovane "Tu, piuttosto? Sembravi piuttosto strana quando ti ho salutata".
La ragazza arrossì al ricordo, borbottando "Sto alla grande, grazie".
Lo sentì ridere di nuovo e si accigliò "Perché? Avevo una faccia strana?".
"Sì, sembravi incantata da qualcosa" disse Richard con voce maliziosa.
Lei si sentì mancare l'aria per l'imbarazzo, ma ribatté "Forse ero ancora sconvolta per come ti aveva conciato Walter. Facevi paura e non penso proprio che tu sia migliorato così, di botto".
"Io non credo, comunque ora lasciamo perdere" rispose il ragazzo con una voce decisamente divertita.
"Prima di passarmi Miguel, posso dirti una cosa?" le chiese all'improvviso, "Certo" mormorò la compagna, mentre il cuore le balzava in gola.
Cosa voleva chiederle? Aveva bisogno di lei per qualcosa?
"Peccato che oggi non sia riuscito a baciarti" mormorò il giovane "Sai, le tue labbra sono le più morbide e le più dolci che io abbia mai sfiorato".
Fece una leggera pausa, come per trovare la parole giuste "Forse è per questo che non riesco ad evitare di baciarti… Mi tenti troppo".
La sua voce era morbida e vellutata, a tal punto da farle venire i brividi lungo la spina dorsale, ma Megan vi colse anche una nota di divertimento.
Arrossì fino alla punta dei capelli e ringhiò "Cretino!", poi lasciò la cornetta nelle mani del fratello, che la guardava esterrefatto, con un freddo "È per te".
Miguel la guardò sparire in cucina e si portò la cornetta all'orecchio, incuriosito "Pronto?", "Ciao, Miguel. Sono Richard".
"Me ne sono accorto che eri tu" ridacchiò lui, lanciando un'occhiata alla cucina.
"Come stai, amico? La faccia va meglio?", "Sì, non c'è male. Ti ho chiamato per dirti che, stasera, facciamo una corsa e volevo sapere se eri dei nostri".
"Certo, più che volentieri" rispose Miguel "Però posso sapere cos'hai detto a Megan? Prima è diventata un peperone!".
Si tappò la bocca di scatto quando la sorella apparve alla porta della cucina, armata di spugna e padella.
Rise divertito alla vista della sua espressione imbarazzata e furibonda, ma si dovette chinare di colpo per evitare il colpo della spugna insaponata, che atterrò accanto al telefono.
Doveva ritenersi fortunato che non avesse lanciato la padella…
Richard ridacchiò appena, per non mostrare il suo nervosismo, e gli ripeté più o meno quello che aveva detto a Megan.
Miguel lo ascoltò attentamente, prima di mormorare "Dopo mi dovrai spiegare un paio di cose".
Il ragazzo trattenne a stento un sospiro, ma si costrinse a rispondere "Sì, d'accordo. Passo a prenderti tra dieci minuti", "Ok, allora a tra poco".
Miguel posò la cornetta e disse "Meg, io esco", "Dove vai?" gli chiese la sorella, mentre tagliava i peperoni a fette sottili e li metteva nel frullatore assieme al formaggio.
"Vado a fare un giro con Richard e i suoi amici. Torno presto", "Non fare cretinate, mi raccomando" borbottò la ragazza, prima di chiedergli "Devo lasciarti le chiavi sotto la grondaia?".
"No, non preoccuparti" la rassicurò il fratello, arruffandole i capelli, prima di infilarsi il giubbino ed uscire fuori la veranda.
Richard arrivò due minuti dopo e gli porse il casco "Mi fa davvero piacere che tu sia potuto venire", "Non stavo nella pelle" ammise Miguel, sedendosi dietro di lui.
 
Quando arrivarono alla pista, il ragazzo si accorse che il gruppo era sceso parecchio di numero, almeno la metà.
Rivolse uno sguardo interrogativo a Richard per chiedere spiegazioni, ma il ragazzo scosse la testa.
Evidentemente non ne voleva parlare, ma qualcosa gli disse che, probabilmente, aveva a che fare con i pugni che aveva preso poche ore prima.
"Ehi, Richard!" lo salutò Karl "Sei arrivato, e non da solo, vedo. Ciao, Miguel", "Ciao, Karl. È bello rivederti".
Anche gli altri ragazzi li salutarono, scambiandosi pacche sulle spalle e battute scherzose.
"Vedo che la faccia è più normale, Richard" disse Jack "Già, ma mia madre -ovviamente- è andata nel panico quando mi ha visto" borbottò lui.
Gli era occorso tutto l'aiuto del padre per calmarla e convincerla che non era niente di che.
Non aveva detto che Walter lo aveva conciato nero, così si era limitato a mormorare di una caduta.
I genitori non gli erano sembrati molto convinti, ma non avevano insistito sull'argomento.
William interruppe la conversazione, dicendo "Siamo venuti a fare una corsa, o a chiacchierare come un branco di comari petulanti?".
"Siamo qui per correre" ribatté Jonathan, infilandosi il casco e salendo sulla sua moto "Allora chi è il primo?".
William non se lo fece ripetere una seconda volta e salì in sella, poi entrambi fecero rombare i motori per scaldarli bene.
Miguel si posizionò al centro della pista e fece sventolare la sua bandana come bandiera, dando il via alla gara.
I due ragazzi scattarono insieme, affrontando le varie curve a velocità costante, ma cercando sempre di ottenere un vantaggio sull'altro.
Alla fine, fu Jonathan a spuntarla e lanciò un grido di trionfo quando tagliò il traguardo per primo "Ti ho battuto, Will! E tu che facevi tanto il gradasso!".
"Piantala di fare l'idiota! Hai avuto solo fortuna, tutto qui" ribatté l'amico seccato.
Jack portò una lattina di birra agli amici, ridendo "Il bello di queste gare è che sono sempre combattute fino all'ultimo".
Miguel li guardò ammirato "Accidenti, siete davvero bravi", "Con un po' d'impegno ci riuscirai anche tu" rispose Richard "Vieni, che t'insegno qualcosa".
Lo fece sedere sulla moto, indicando i vari elementi e spiegandogli le loro funzioni, poi gli fece accendere il motore e gli disse di provare a partire.
Miguel si mosse con la massima cautela, ma, a sorpresa, riuscì a manovrare la moto di Richard meglio del previsto, arrivando fino all'inizio della pista.
Philiph fece un fischio "Accidenti! Certo che hai talento da vendere, Miguel".
"Grazie. Devo ammettere che è la prima volta che manovro qualcosa di diverso dal mio vecchio motorino" ridacchiò il ragazzo.
"Adesso mi spiego perché ti sei mosso con tanta naturalezza" sorrise Karl "Hai già fatto esperienza con qualche mezzo".
Dopo un paio d'ore, Miguel riusciva a manovrare la moto con naturalezza, anche se non si spinse mai a velocità elevate.
Era già una bella vittoria, per lui.
Mentre Karl e Jack si cimentavano in una gara, Miguel lanciò uno sguardo eloquente a Richard, invitandolo a parlare.
Il ragazzo sospirò, ma l'amico aveva ragione; infondo aveva baciato la sorella davanti a lui. Meritava una spiegazione.
Si chiese se sarebbe riuscito a trovare le parole giuste, ma in quel momento non gli venivano.
"Sbaglio, o dovevi parlarmi di qualcosa?" disse Miguel, appoggiandosi al muro alle proprie spalle.
"Ti devo una spiegazione" mormorò Richard "Peccato che la faccenda sia un po' più complicata del previsto".
A quella risposta, il ragazzo inarcò un sopracciglio scuro "Tu baci mia sorella e non sai neanche perché lo fai?".
Lo vide scuotere il capo, mentre arrossiva violentemente "Il fatto è che… Megan mi ha molto colpito, fin da quando l'ho conosciuta".
"All'inizio litigavamo spesso, immagino che ti ricordi lo scherzo della tintura" aggiunse flebile "ma poi ho.. iniziato a sentire qualcosa di... di totalmente diverso nei suoi confronti. È come se la situazione si fosse… completamente ribaltata".
Ormai Richard incespicava nelle parole, cosa che non gli accadeva facilmente; che fosse davvero imbarazzato era più che evidente.
Alla fine, Miguel si lasciò sfuggire un fischio "Non me lo dire… Ti sei innamorato di Megan".
Il giovane fece un sorriso, che sembrava più una smorfia imbarazzata "A quanto pare, sì".
L'amico iniziò a ridere, sorpreso dalle sue parole "Beh, credo che anche Meg non sia del tutto indifferente al tuo fascino. Oggi correva ad ogni squillo del telefono, neanche aspettasse una tua chiamata".
"Dici davvero?" chiese Richard incredulo, "Sì, puoi chiederlo anche ad Ines, se non mi credi".
L'amico scosse la testa, piacevolmente sorpreso da quella notizia inaspetatta "Ti credo eccome, invece!".
Miguel gli rivolse un sorriso complice "Amico, ho il sospetto che tu sia sincero. Vedrò di darti una mano per capire meglio la nostra Megan".
Voleva fidarsi dell'amico, anche se aveva tutta l'intenzione di tenerlo sotto stretto controllo.
"Grazie, Miguel. Ti devo un favore. Però, ti prego, non dirle niente" lo implorò Richard, "Tranquillo, sarò muto come un pesce".
 
Dopo l'ennesima gara vinta da Philiph, i ragazzi decisero di festeggiare e si diressero al vicino chiosco, brindando con un grosso boccale di birra.
Miguel non aveva mai bevuto molta birra in vita sua e quel boccale da un litro e mezzo era un po' troppo per iniziare ad esagerare.
Gli diede quasi subito alla testa, mentre la mente iniziava a formulare frasi senza senso.
Ne pagò un secondo boccale e se lo scolò quasi tutto d'un fiato, sotto lo sguardo esterrefatto di Richard e Jonathan.
Gli altri, invece, ridevano come matti, osservando le varie smorfie sul volto dell'amico.
"Miguel, sei sicuro di riuscire a sopportare tutta quella birra?" gli chiese Richard, "Ma sicuro" urlò l'altro "Sto una favola!".
Poi, però, rischiò di abbattersi di lato e Jack lo afferrò appena in tempo.
"Io non credo" borbottò il ragazzo, aiutandolo a rimettersi in piedi "Sembri ubriaco".
"Nooo, non sono ubriaco" ribatté Miguel ridendo "Sono ancora lucidissimo!".
La schiuma bianca della birra gli imbrattava le labbra ed il mento, rendendolo quasi un buffo personaggio dei cartoni agli occhi degli amici.
Lui parve accorgersene, perché si passò la manica del giubbotto sulla faccia e ricominciò a ridere.
Sembrava che non riuscisse a mettere bene a fuoco quello che aveva davanti e si muoveva incerto sulle gambe.
Proprio il miglior esempio di lucidità esistente…
Karl lo guardò con gli occhi sbarrati "No, tu hai bevuto troppo. Tre litri di birra, in una sola serata, sono troppi per chiunque".
"Non per me" esclamò il giovane, arrancando verso il bancone "Posso prenderne anche un altro... e non sentire niente".
"Tu stai delirando" disse Jonathan "È meglio che ti riportiamo a casa", "Nooo, voglio divertirmi -hic- ancora un po' -hic- in questa pista".
Il ragazzo provò ad andare verso la pista, ma rischiò di cadere a terra e si afferrò al ramo di un albero.
Richard scosse la testa "Meglio che lo riaccompagno. Si è fatto anche piuttosto tardi".
William e Philiph aiutarono l'amico a sollevare Miguel, scosso da improvvisi singhiozzi, e trasportarlo verso il parcheggio dove avevano lasciato le moto.
Un paio di fari illuminarono la strada, bloccati poi da una figura longilinea che avanzava a passo deciso verso di loro.
Quando i fari si spensero e la macchina passò, la luce più soffusa del lampione illuminò Megan, con ancora il casco del motorino in testa ed un'espressione minacciosa sul viso.
La ragazza guardò il fratello, sorretto da Richard e Philiph, e si piantò i pugni sui fianchi, come una mamma pronta a fare una bella ramanzina.
"Miguel!" sbraitò "Ti rendi conto di che ore sono? È quasi mezzanotte! Mamma e papà saranno a casa tra poco!".
Solo in quel momento si accorse che il fratello rideva e singhiozzava al tempo stesso ed inarcò un sopracciglio "Ma che cavolo ti prende? Sei diventato scemo di colpo?".
William le andò vicino, iniziando a spiegare "Eravamo andati al chiosco qui vicino, e mi sa che tuo fratello ha alzato un po' troppo il gomito…".
"Cosa?!" chiese lei incredula "Credo di non aver sentito bene. Dico, ma fate sul serio?".
Miguel che alzava troppo il gomito? Ma che diamine avevano combinato quegli scemi?!
"Non regge bene la birra, ma ne ha bevuto parecchia" aggiunse Jack "Lo stavamo portando a casa, quando sei arrivata".
Davanti a quella spiegazione, la compagna rimase a bocca aperta "State scherzando? Miguel che beve birra? Quanta esattamente? Mezzo bicchiere?".
"No, due boccali da un litro e mezzo" disse il negoziante "Se non fa una bella doccia e si riposa, domani si sentirà davvero male".
La giovane si avvicinò al fratello e sentì l'inconfondibile odore di birra.
"Cielo! Miguel, hai un alito che fa paura!" esclamò, tappandosi il naso con una smorfia di disgusto.
"E ora come lo riporto a casa, in queste condizioni?" sussurrò allarmata "Non si reggerà in sella!".
Richard mollò il braccio di Miguel e le si avvicinò "Ti aiuto io a riportalo indietro. È il minimo che possa fare".
Megan lo fulminò con lo sguardo "Si può sapere perché non gli hai impedito di bere, quando hai capito che non è abituato?".
"Ci ho provato, ma lui si è scolato il secondo boccale prima che riuscissi a fermarlo" spiegò il ragazzo.
"Oh, scusa" mormorò lei, impacciata; accidenti, ma perchè non rifletteva, prima di parlare?
Con un sospiro, cercò di sollevare il fratello e portarlo verso il motorino, ma lui faceva il peso morto.
"Avanti, Miguel!" esclamò strattonandolo "Datti una mossa. Se mamma torna a casa e non ci vede, siamo nei guai fino al collo! Ines è a casa da sola!".
Lui si mise a ridere "Già, -hic- nei guai. Bella serata per -hic- finire nei guai".
Karl si passò una mano sul volto e scosse il capo "Ormai è andato. Totalmente ubriaco".
"Ubriaco marcio" gli fece eco Jonathan, accendendo la moto e dirigendo il fascio dei fari sulla strada per aiutare i suoi amici a vedere meglio dove mettevano i piedi.
Richard si avvicinò alla compagna e, sfiorandole le spalle, gli prese Miguel, passandosi un braccio del ragazzo attorno al collo "Ci penso io, non preoccuparti".
La giovane s'irrigidì al contatto e non riuscì a dire niente, ma si limitò ad annuire e seguì il suo compagno verso la sua moto.
Il ragazzo aiutò Miguel a salire sulla moto, dicendo "Miguel, tieniti a me. Ti riporto a casa".
"Casa" mormorò l'altro, scosso dall'ennesimo singhiozzo "Che bella -hic- parola".
Megan scosse il capo sconsolata "Come faccio a fargli passare la sbornia? Domattina sarà una tragedia! Mamma ci ucciderà!".
Il proprietario del chiosco le passò un foglietto "Qui c'è la ricetta per una bevanda particolare che preparo io. Fagliela bere prima che si addormenti, altrimenti domani si sveglierà con l'impressione di avere un martello pneumatico sulla testa".
La ragazza lo ringraziò di cuore e si precipitò verso i due giovani, dicendo "Richard, non so davvero come ringraziarti".
"Non preoccuparti di questo. Ora pensiamo ad arrivare a casa tua, prima che tornino i tuoi genitori" rispose il suo compagno.
Lei salì sul motorino e rimase dietro alla moto di Richard fino a casa, seguendolo nella notte per le strade ormai deserte di Lain City.
Per tutto il viaggio, fissò ansiosamente il fratello, che però si resse tranquillamente all'amico.
Almeno, quell'idiota patentato aveva il buonsenso di restare fermo.

Quando arrivarono, parcheggiò il motorino in garage, in modo che i suoi genitori non s'insospettissero, poi aiutò il giovane a portare Miguel dentro casa.
Il ragazzo alzò la testa e si lasciò sfuggire l'ennesimo singhiozzo "Siamo -hic- arrivati?".
"Sì, scemo che non sei altro" lo rimbrottò la sorella "Grazie al cielo, siamo a casa".
"Megan, io ho -hic- già vent'anni" mormorò il fratello "So quello -hic- che posso o non -hic- posso fare. Non farmi -hic- la predica -hic- anche tu".
"E invece ti rimprovero, eccome! Hai bevuto non uno, ma tre litri di birra!" replicò lei, irritata.
"Sei ubriaco fradicio e, se non fosse stato per Richard, non so come avrei fatto a riportarti a casa. Guarda, perfino Ines è più matura di te" aggiunse cupa.
Miguel si girò verso l'amico e sorrise "Richard, -hic- grazie di tutto. Mi sono -hic- divertito un sacco -hic- stasera".
"Non devi ringraziarmi" ribatté lui, facendolo sedere sul divano "Mi sono divertito molto anch'io. Però la birra dovevi evitarla".
All'improvviso, il ragazzo si voltò verso la sorella e disse "Sai, Meg… Abbiamo -hic- abbiamo parlato -hic- di tante cose… insieme. Molte, moolte cose!".
Richard impallidì; che la sbronza che aveva preso lo inducesse a parlare di quello che si erano detti?
Se Megan l'avesse scoperto così, sarebbe stato davvero tremendo.
Miguel rise divertito, ma nei suoi occhi scuri apparve una scintilla di lucidità.
Guardò il suo amico fisso negli occhi e disse tranquillo "Però -hic- ti avverto, -hic- Richard. Se farai soffrire -hic- Megan, in qualunque modo, -hic- te la vedrai con me. Chiaro?".
Richard annuì senza dire niente, mentre Megan li guardava entrambi, confusa e imbarazzata.
Che Miguel si fosse accorto di quello che provava per Richard?
O quei due avevano parlato di lei, mentre erano alla corsa?
Non sapeva dirlo, ma si sentiva nervosa.
In ogni caso, sarebbe stato imbarazzante per lei.
Richard li salutò e si avviò verso casa, impaziente di rilassarsi tra le morbide lenzuola del suo letto.
Mentre lo seguiva per aprirgli il cancello, Megan inciampò nel gradino e lui l'afferrò al volo, stringendola contro di sé.
La ragazza trasalì, spaventata ed emozionata al tempo stesso, mentre il giovane le prendeva il mento tra le dita e le sollevava il volto.
"Va tutto bene?" le chiese preoccupato, ma lei si limitò ad annuire; non si fidava abbastanza della propria voce.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso e le accarezzò i capelli morbidi e setosi.
A quel gesto, Megan s'irrigidì di colpo e fece per allontanarsi, ma lui strinse la presa sulla sua vita, impedendole di muoversi.
"Devi stare più attenta quando cammini. Non voglio che ti faccia male, in alcun modo" le disse tranquillo, mentre i suoi occhi brillavano come stelle nel buio che li avvolgeva.
Poi la lasciò andare e la giovane si allontanò di un passo, per non fargli sentire il cuore che le batteva all'impazzata nel petto.
Se continuava così, la gabbia toracica le sarebbe finita in pezzi prima del previsto.
Ma perché il suo cuore reagiva sempre in quel modo spropositato?
"Seriamente, Richard" mormorò, mentre un piccolo brivido la scuoteva "Cosa c'è? È da un po' di tempo che mi sembri diverso…".
A quelle parole, Richard rimase colpito; si sentiva meravigliosamente bene nel sentire il proprio nome sulle sue labbra.
Gli piaceva tantissimo come suonava; era come se lo trasformasse in un suono dolce e morbido…
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Sorrise dolcemente, sussurrando "Forse tu mi stai facendo ritornare il ragazzo che ero una volta, Megan", poi la salutò con un cenno e se ne andò.
Lei sospirò, confusa, eppure felice di quelle parole. Non ne capiva il significato, ma la confortavano.
Forse… forse lo stava aiutando a liberarsi di quella maschera che aveva sempre indossato.
Rimase sotto la veranda per qualche minuto, pensando a quello che le stava succedendo, ma si riprese e tornò in casa.
Chiuse la porta a chiave e corse in cucina a preparare quella strana bevanda che avrebbe dovuto far riprendere Miguel.
La ricetta non era certo delle più invitanti, ma sapeva che, senza quella poltiglia, il giorno dopo sarebbe stato malissimo.
Una volta pronta, provò a fargliela bere, ma il fratello sembrava restio a prenderla, come un bambino davanti ad una medicina particolarmente amara.
"Miguel!" imprecò la ragazza "Bevi questa roba, o giuro che te la ficco in gola con tutto il bicchiere!".
Solo allora il giovane si decise a bere il contenuto del bicchiere.
Quando lo ebbe svuotato con una smorfia, la sorella lo aiutò a salire in camera e, dopo averlo aiutato a mettersi il pigiama, andò nella propria camera.
Con un sospiro, si chiuse la porta alle spalle, abbandonandosi tra le coltri morbide del letto.
La sua mente, però, non si decideva a tacere.
Perché Miguel ha detto quella frase? Cosa voleva dire? Di cosa hanno parlato lui e Richard? si chiese, mentre si avvolgeva nelle coperte Saprò mai cosa si sono detti?.
Non sapeva che, presto, il destino le avrebbe svelato ogni cosa.

beh, ecco qui anche questo capitolo. che ne pensate? cosa s'inventerà Walter, pur di ottenere la sua vendetta? e quanto impiegherà Megan a capire cosa sta succedendo non solo a Richard, ma anche a se stessa? per scoprirlo, nno vi resta che attendere il prossimo cpaitolo. bacioni a tutti!!!
vostra
Alys-chan

   
 
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