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Autore: Seta Kaiba    22/02/2007    1 recensioni
Allora ecco una mia nuova fan fic che spero che leggiate, in pratica possodirvi che l'idea mi è venuta leggedo episodio g che non è ancora finito e in pratica parte da una presunta fine ( Niente Spoiler) che ho inventato io e poi partirà la storia sui dei quattro titani sopravvisuti, che in questa storia avranno decisamente un lato umano che saprà chiedere anche perdono per gli sbagli commessi. I protagonisti saranno aiolia Lithos , imperione, Rea , Temi e teti, la storia girerà su di loro. beh non mi resta che farvela leggere buon divertimento e commentate in tanti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Capitolo  6

"Il prezzo del perdono."

I

 

 quattro titani furono condotti nelle prigioni, mentre già al santuario si respirava aria di grande paura ma anche di sollievo sapendo che presto quei mostri avrebbero trovato ciò che si meritavano.

Intanto però i rapporti tra Aiolia e Lithos iniziarono ad essere più distaccati, Aiolia era stato convocato d'urgenza come tutti i Gold Saint dal Gran sacerdote per parlare della sorte dei titani ed era andato via subito senza rivolgere parola alla ragazza lasciandola a casa.

Lithos si sentì tremendamente in colpa se ne avesse parlato subito anzi che nascondere la verità forse ora Aiolia non sarebbe  arrabbiato con lei, tanto  la situazione non sarebbe cambiata anche se tuttavia non capiva proprio perché i titani non fossero scappati e come mai non si fossero già liberati, perché facevano questo? Non era la sola a chiederselo anche il suo padrone se lo chiedeva, mentre andava verso le stanze del gran Sacerdote.

Aiolia entrò nell'ampio salone dove vi erano già riuniti tutti i Gold Saint a quanto pare era l'ultimo come sempre.

Fu accolto con tutti i vari convenevoli poi il gruppo inizio a parlare ampiamente della situazione che si era creata.

Mu aveva esposto la situazione a tutti dicendo che già si era accorto da tempo che la situazione non quadrava e Shaka ne confermò il tutto però non si aspettavano una simile sorpresa , questa volta avrebbero dovuto stare più attenti anche se tuttavia avrebbero voluto sapere perché anzi che scappare fossero venuti fin lì che fosse tutta una macchinazione per ingannarli e poterli attaccare di nuovo? c'era anche questa eventualità.

"Secondo me hanno in mente qualcosa. Bisogna eliminarli alla svelta.".

Death Mask aveva puntualizzato subito "No eliminarli subito non servirebbe bisogna prima capire che cosa hanno in mente , ricordo che sono esseri imprevedibili..." intervenne Milo.

Alla fine la discussione non portò a nulla sul da farsi, ognuno la pensava diversamente mentre altri erano indifferenti ma pronti ad agire, altri pensavano invece alla sicurezza  non si tralasciò nessun dettaglio, però alla fine il gran Sacerdote fu irreversibile e diretto avrebbe sottoposto i titani ad un processo e avrebbe deciso la loro sorte.

Aiolia non aveva detto una parola a riguardo non gli interessava quale fosse il loro destino, l'importante era farli sparire per il bene di tutti anche se in cuor suo sapeva che se erano lì dovevano aver un buon motivo di solito gli dei non si fanno incatenare oppure  uccidere senza prima un motivo, era curioso di saperlo decise quindi di andare a parlare da solo con loro senza dire nulla agli altri.

Intanto Lithos preoccupata per la sorte di Iperione e dispiaciuta per ciò che era successo con il signor Aiolia si era recata nei pressi della statua di Athena e iniziò a pregarla di perdonarla per tutto e sopratutto di perdonare Iperione.

"Non preoccuparti non gli succederà nulla...".

Lithos si girò e vide di fronte a se Shura che come lei aveva aiutato Temi a fuggire, la ragazza iniziò a piangere.

"Io non voglio che succeda qualcosa a lui, si è pentito io lo so! Ti prego devi salvarlo.".

Lithos supplicò il cavaliere del capricorno che non sapeva proprio cosa rispondergli anche se già sapeva cosa sarebbe accaduto, ma non le disse nulla.

Intanto Aiolia verso tardi decise di recarsi nelle prigioni dove vi erano rinchiusi i titani, i quali lo gelarono subito con il loro sguardo, ma non provarono risentimento anzi forse lo ringraziavano per avergli fatto capire lo sbaglio che hanno commesso.

Il cavaliere d’oro entrò dentro la cella.

“Bene, bene guarda un po’ chi ci è venuto a far visita ai quattro dei decaduti.”

Iperione iniziò subito a punzecchiare con la sua aria un po’ strafottente, ma comunque rassegnata Aiolia si pose dinnanzi a lui e lo guardò.

“Possiamo parlare ?”.

Il titano annuì Aiolia si schiarì la voce poi proferì parola “ Cosa avete in mente questa volta? “ il titano alzò le spalle.

 “Nulla ci siamo consegnati di nostra volontà per dimostrarvi che siamo pentiti e che abbiamo capito dalla sconfitta che ci avete inflitto che gli dei non sono invincibili come pensavamo, è un modo da parte nostra di dire che ci dispiace ecco tutto.”.

Il titano aveva parlato calmo e pacato sapendo a cosa andava incontro.

Aiolia di certo non credeva ad una sola parola, del resto era normale dopo quello che era successo come credere alle parole di un mostro che ha dissacrato il santuario e aveva massacrato ingiustamente persone innocenti, non vi era scusa alcuna per un simile affronto, gli uomini hanno sempre vissuto all’ombra degli dei e hanno faticato per potersi rendere indipendenti da loro e ora che loro avevano cercato di portare di nuovo il caos dopo che hanno fatto i loro comodi pensavano di venire lì e chiedere scusa.

Ma guarda che faccia tosta…come osa presentarsi qui con la pretesa di essere perdonato dopo quello che ha fatto, pensa davvero che siamo così stupidi questo dio? Oppure ha in mente qualcos’altro? Lo devo scoprire…

Il pensiero di Aiolia fu molto schietto, non era normale per un dio tutto questo ripensamento doveva esserci dell’altro.

“Se davvero ti dispiaceva te ne saresti stato laggiù nel Tartaro a subire la tua punizione anzi che provare a vendicarti, il vero pentimento si ottiene affrontando le proprie punizioni e non cercando vendetta, perciò non venirmi a dire che ti senti dispiaciuto per quello che hai fatto visto che so che ne hai provato anche piacere nel farlo, per me questo è solo un patetico tentativo di salvarsi la pelle e poi organizzare qualcosa quando meno c’lo aspettiamo.”.

Aiolia si avvicinò al volto del titano e gli piantò gli occhi nei suoi scarlatti come il sangue che era stato versato nella battaglia contro di loro.

“Potrai ingannare tutti gli altri ma non me, io so che  stai architettando qualcosa insieme alle tue sorelle perciò smettila di parlare di pentimenti , smettila di prenderci per il culo non ti si addice proprio questa parte sai?”.

Iperione rimase impassibile sapeva quello che faceva  rispose tranquillo.

“Nemmeno a te ti si addice la parte del cattivo sai?”.

Aiolia inarcò un sopraciglio

“Già però c’è chi sarà cattivo al posto mio, se non scappate.”.

“Non abbiamo nessuna intenzione di farlo, se verremmo puniti allora che sia , ma non vogliamo essere ricordati più come mostri, siamo qui in veste di uomini come te e chiederemo comunque perdono.”.

Il titano sembrava parecchio deciso e i suoi occhi non mentivano, il gold saint lo sentiva molto bene, ma non si fidava.

“Allora prega il  tuo dio che il gran sacerdote sia clemente.”.

Aiolia voltò le spalle per andarsene .

“Aspetta.”.

Aiolia si fermò al comando del titano poi si voltò per guardarlo aveva un sguardo molto provato , un espressione che non aveva mai pensato di vedere sul volto di un dio.

“Di a Lithos che mi dispiace non volevo spaventarla, spero che mi possa perdonare almeno lei.”.

Aiolia a quelle parole iniziò a capire che tra i due doveva esserci qualcosa, forse era per  questo che Lithos ha fatto di tutto per aiutarlo sentì il suo cuore spezzarsi come un bicchiere di cristallo ignorandone però il perché.

Uscì dalle prigioni e tornò a casa, vide che Lithos era molto preoccupata  e lui naturalmente ne  immaginava  il perché, però si accorse di essere stato un po’ duro con lei l’ultima volta , era meglio chiederle scusa , dopotutto non poteva fargli una colpa lei ha sempre aiutato chi aveva bisogno indipendentemente se era un nemico o meno.

Si avvicinò quindi alla ragazza che intanto stava sbrigando delle faccende di casa “Lithos senti...” la ragazza in un primo momento non rispose e Aiolia poteva immaginarsi il motivo ancora però insistette.

Lithos senti mi dispiace per prima però è molto pericoloso quello che è successo, quelli se vogliono possono distruggere il santuario in un sol colpo anche se in verità sembra che non lo vogliano fare, però non possiamo fidarci di loro so bene che tu ed Iperione siete amici ma la legge è la legge , spero che tu lo capisca…”.

Aiolia in pratica stava cercando di far capire alla ragazza che presto Iperione sarebbe stato giudicato insieme alle sue sorelle la ragazza iniziò a piangere, il gold saint non sapeva proprio cosa fare per farla smettere a parte abbracciarla forte.

“Signor Aiolia lui non è più un mostro, lo  deve salvare.”.

Parole disperate della ragazza a cui Aiolia non poteva assicurare nulla.

Arrivò il giorno dopo e il gran sacerdote riunì tutti i cavalieri d’oro  nella grande sala in cui si sarebbe svolto il processo contro i quattro titani che furono portati all’interno della sala incatenati, Lithos era venuta ad assistere ma si era messa dietro ad una colonna per non farsi scoprire dato che alle persone normali come lei entrare nella sala durante un processo era vietato.

La ragazza notò la frustrazione sul volto di Iperione , però non un filo di paura, non un cenno di rivolta in lui sembrava proprio che volesse accettare il suo destino nel giusto o nel sbagliato che sia.

Il gran sacerdote iniziò subito a illustrare ai presenti la situazione e le varie accuse a cui si facevano carico i quattro titani, parlò della loro rinascita , chi erano e del pericolo che hanno comportato in tutto il mondo con il loro avvento e la  loro smania  di vendetta perciò non vi erano scusanti alcune per giustificare il loro comportamento quindi era necessario che si intervenisse subito.

Si rivolse infine ai cavalieri presenti e aspettò un loro possibile intervento, ma nessuno fiatò, erano tutti d’accordo con il gran sacerdote quei mostri dovevano essere puniti per i loro misfatti.

Subito dopo lo sguardo mascherato del messo di Athena guardò i titani e aspettò una loro risposta.

“Dunque, cosa avete da dire voi in proposito? Mi sembra che ormai ve ne siate resi conto anche voi sull’esito di questa sentenza, non volete dunque pronunciare parole in vostra difesa?”.

Il gran sacerdote  attese una replica, ma nessuno dei quattro sembrò voler dire nulla, dopotutto non vi era altro da dire, altro da difendersi , non c’era nulla che potessero più fare si erano consegnati da uomini quindi ora attendevano il loro giudizio come gli altri.

Il gran sacerdote quindi si preparò a decidere il loro destino, ma con stupore di tutti si fece avanti Iperione e dunque il gran Sacerdote attese che proferisse parola.

“Io sono Iperione , rappresento il sole e il vento della creazione e sono figlio di Gaia e Urano. Il mondo mi è passato avanti agli occhi e guerre lontane ho combattuto, le stesso Zeus ho combattuto e ho visto il terrore del Tartaro ed è per questo che giurai vendetta è vero non posso negare questa colpa, non posso negare di aver voluto far rinascere la Titanomanchia della genesi, ma quest’oggi io e le mie sorelle abbiamo capito il nostro sbaglio e ci siamo consegnati al vostro giudizio per dimostrarvelo, vi chiediamo perdono per quello che abbiamo fatto anche se ci rendiamo conto che non potete concedercelo…”.

Iperione mentre parlava si era inchinato umilmente ,capo a terra simbolo del suo pentimento anche se le sue sorelle non lo seguirono erano troppo orgogliose per abbassarsi a tanto.

Il gran Sacerdote e tutti i cavalieri d’oro furono stupiti di vedere un simile umiltà da parte di un dio, non se lo sarebbero mai aspettato, tuttavia non potevano perdonare troppo sangue vi era stato versato , troppi innocenti vi erano andati in mezzo.

Il gran sacerdote si alzò in piedi.

“Ammiro la tua umiltà, non posso di certo non ammirarla profondamente Iperione, ma tuttavia se vi perdonassi farei un torto a tutti quelli che hanno combattuto e sono morti per fermarvi, quindi spero che tu capisca…”.

Iperione se lo immaginava tuttavia arrivato a questo punto doveva fare qualcosa almeno per le sue sorelle, non avrebbe sopportato anche la loro morte così le guardò per l’ultima volta poi prese la sua decisione.

Perdonatemi sorelle, perdonami Lithos 

Un ultimo pensiero poi rivolse il suo sguardo verso il gran sacerdote e gli comunicò la sua ultima volontà.

“Ho capito lo immaginavo tuttavia visto che non ho più nulla perdere o da avere ho un ultimo desiderio.”.

“Parla.”.

Il gran sacerdote fece un cenno con la mano per far capire al dio che avrebbe concesso almeno la sua ultima volontà , com’era giusto concederla ad ogni condannato.

“Desidero che voi risparmiate la vita almeno alle mie sorelle, se proprio c’è bisogno di un prezzo da pagare per gli innocenti e i guerrieri morti allora ne voglio fare carico solo io, vi prego ve lo sto chiedendo da uomo a uomo e non da dio.” delle lacrime rigarono il volto di Iperione .

Silenzio tra i presenti.

Le titanidi non avrebbero mai voluto che succedesse questo cercarono di fermarlo, Teti per prima.

“No non se ne parla, anche noi siamo pronte ad affrontare il nostro destino, non permetteremo che a pagare sia solo tu.”.

“Già non dategli ascolto.” Intervenne Rea , “Non abbiamo bisogno della vostra pietà.” Disse secca Temi.

“Zitte.”.

Un comando secco uscì impetuoso dal fratello “Io so quello che faccio non intromettetevi è una mia decisione chiaro.”.

Teti cercò di replicare ,ma Rea la fermò capendo che ormai il fratello aveva preso la sua decisone.

Il gran sacerdote del conto suo avrebbe voluto forse risparmiare Iperione, ma sapeva di non poterlo fare però a questo punto visto che era un ultimo desiderio  di un condannato a morte accettò la proposta, però le titanidi sarebbero state esiliate per sempre dalla Grecia sull’isola della Regina Nera.

“Che sia , ma le tue sorelle saranno condannate a vivere esiliate dalla Grecia e dal resto del mondo sull’isola  della regina Nera, mentre per te purtroppo dovrò fare eseguire la pena capitale, mi spiace ma questo è volere di Athena , sarai decapitato domani all’alba.”.

La sentenza del Gran sacerdote fu irrevocabile, nessuno disse nulla, mentre Lithos che aveva sentito tutto si mise a piangere esattamente come le tre titanidi .

Subito dopo le ragazze furono liberate e fu dato loro una giornata di tempo per prepararsi ad andarsene, Iperione invece fu portato di nuovo in cella.

I cavalieri d’oro si ritirarono nelle proprie dimore.

Aiolia tornò a casa e notò la disperazione sul volto di Lithos, non seppe proprio cosa dirle per farla smettere non poteva vederla così  le si avvicinò vicino e l’abbracciò.

“Mi dispiace per il titano, ma non posso fare proprio nulla contro il giudizio del gran sacerdote.”.

“Ma lui si è pentito perché viene punito lo stesso non è giusto.”.

“Lo so anche io penso che sia stato un verdetto ingiusto nei confronti di un uomo ormai che ha deciso di pentirsi così profondamente, è stato ammirevole , un umiltà davvero profonda, se fosse stato per me come uomo lo avrei lasciato andare, ma agli occhi della legge d’Athena lui è un traditore della giustizia e come tale deve essere punito come esempio per il futuro, io sono cavaliere d’Athena e non posso far altro che sottostare al suo volere.”.

Lithos pianse ancora, ma di certo non poteva farne una colpa ad Aiolia, lui la strinse forte “Smettila adesso…” le disse con le lacrime agli occhi anche lui ma la ragazza continuò senza smettere.

Intanto le tre titanidi sopravvissute erano state caricate su di un carro erano di già  in viaggio verso la costa, dove una nave le aspettava per condurle all’Isola della Regina Nera.

Teti non faceva altro che piangere per Iperione , Rea e Temi invece non versarono lacrime, non era da loro farlo  soffrivano in silenzio.

Intanto Iperione aspettava silente la sua condanna,stranamente si sentì di aver paura per la prima volta, il suo cuore era agitato eppure mai gli era successo una cosa simile, ma sapere che l’indomani sarebbe stato ucciso davanti a tutti non lo faceva stare tranquillo nonostante lui non avesse mai avuto paura della morte, solo i suoi pensieri lo sfiorarono, d’un tratto le passò avanti tutta la sua vita e poi il suo pensiero si fermò a Lithos, avrebbe voluto rivederla prima di morire chiederle scusa  e tenerla abbracciata a se  baciarla ancora una volta, sentire il suo calore, il suo profumo, vedere i suoi occhi solo lei avrebbe potuto colmare il vuoto dentro che lo attagliava così forte e la sua paura.

Ancora lacrime amare nei suoi occhi scarlatti.

Arrivò così la sera e Lithos aveva smesso un po’ di piangere, allora Aiolia finalmente potette proporgli una cosa  che senz’altro le avrebbe fatto piacere, anche perché si vedeva lontano un miglio che la ragazza moriva dalla voglia di vedere Iperione.

Lithos vuoi vederlo vero? se vuoi puoi andare da lui sono sicuro che non aspetta altro che vederti un ultima volta.”.

Lithos non sapeva se andare da Iperione o meno, però anche lei sentiva il bisogno di vederlo, gli sembrava così lontano e poi sarebbe stato l’ultima volta.

Aiolia gli porse una mano e le sorrise “su vieni.” le sussurrò l’avrebbe accompagnata lui stesso.

La portò così nelle prigioni.

La lasciò nella stanza degli interrogatori (o delle torture) poi mandò a chiamare il titano e li lasciò soli.

Iperione non appena vide Lithos gli si buttò tra le braccia sussurrandole qualcosa all'orecchio "Lithos perdonami, ieri...io.." Lithos gli mise il dito indice sulle labbra "Non preoccuparti, non hai nulla da rimproverati l'unica ad aver sbagliato sono io, ma ti giuro anche se fosse l'ultima cosa della mia vita io non permetterò che ti uccidano, ti aiuterò a scappare adesso...".

Iperione ascoltò con attenzione le parole della ragazza,era tentato infatti di scappare dopo tutto la paura di morire era abbastanza anche per un dio come lui, ma a che proposito? sapeva bene di non poterlo fare e poi comunque ora che aveva chiesto scusa a Lithos, ora che c'è l'aveva tra le sue braccia, sentiva rinascere una nuova forza per combattere anche la morte.

Iperione sorrise lievemente poi le parlò ancora "Non preoccuparti per me,me la caverò ora che ci sei tu al mio fianco.".

I due ragazzi si guardarono negli occhi, ormai lucidi e in apprensione per il loro futuro ormai non più roseo e abbagliato da una luce nera incombente e inarrestabile, tuttavia il loro amore non conosceva confini, anche ora che si stavano dicendo addio ,non volevano separarsi avrebbero voluto che quell'attimo di lungo guardare non finisse mai.

"Se il tempo si potesse fermare vorrei che lo facesse ora...".

Iperione avvicinò la sua parola alle orecchie della ragazza, poi iniziò a baciarla delicatamente sul collo, questa volta stava molto attento a non spaventarla come la sera prima, cercò di trattenere la sua forte passione fin quando non glielo avrebbe permesso lei che intanto sospirava ancora un impacciata e timorosa, ma questa volta si rese conto che il ragazzo l'amava veramente , non la voleva solo per se stesso la voleva per entrambi così iniziò a ricambiare anche lei, baciandolo dolcemente sulle labbra, accarezzandogli i neri capelli con le sue mani piccole e innocenti, poi staccò le sue labbra da quelle del titano e lo guardò con tristezza perchè già pensava a ciò che sarebbe successo  l'indomani e questo non voleva che accadesse, ma era destino.

"Non essere triste, io sarò sempre qui con te, anche se le tenebre del tartaro dovessero di nuovo prendermi io non ti dimenticherò mai.".

Il titano sfiorò il volto rigato di lacrime alla ragazza, poi la baciò ancora "Ascolta Lithos non voglio restare da solo questa sera,vorrei che fosse speciale per entrambi..." il ragazzo iniziò a stringerla a se ed a accarezzarla dolcemente, Lithos si lasciò abbandonare in quell'abbraccio e si lasciò trasportare dalle sue carezze ricambiandole anche lei e baciandolo dolcemente, sarebbe stata l'ultima volta che  si sarebbero visti,ma non doveva pensare a ciò che sarebbe successo l'indomani, doveva pensare solamente ad amarlo.

"Non posso più mentire, Lithos io ti desidero...adesso...voglio sentire di nuovo il tuo profumo, accarezzare la tua pelle da dea immortale proveniente dall'Elisio...per me nemmeno Aphrodite può paragonarsi a te..." pure parole d'amore  proveniente dal più profondo animo di Iperione,il suo amore era veramente puro e immortale, Lithos lo ascoltava e non pensò a nulla , sentiva solo di  volerlo anche lei "Iperione,anche io ti desidero...fammi tua per sempre..." la ragazza prese una mano del titano e la guidò sul suo corpo sinuoso, il ragazzo le cinse la vita a se continuandola a baciare intensamente , poi iniziò a spogliarla della sua veste di lino e a passarle le mani sulle spalle accarezzando la sua pelle di seta e poi spostò le sue labbra sul collo fino a scendere sui seni e sul resto del corpo, la ragazza emise un gemito rossa in volto, anche se tutta via mostrava un di insicurezza, poi si spogliò anche lui mostrando alla ragazza il suo corpo statuario e lei con gesti timidi della sua mano ne solcò ogni forma, ogni sua fattezza anche lui aveva pelle di seta e buon profumo.  

Lithos era un impacciata, ed anche lui lo era visto che per entrambi era la prima volta che capitava di amarsi fino a quel punto.

Iperione tuttavia cercò di non intimorirla di nuovo esplorandola delicatamente stendendola a terra, la guardò ancora negli occhi e le sorrise dolcemente facendole capire che la sua prepotenza di titano era sparita, lei ricambiò il sorriso abbandonandosi completamente a lui.

I due continuarono a scambiarsi baci e abbracci, accarezzandosi scambiandosi l'amore reciproco fino ad arrivare confondere le loro due anime, in modo che le stelle disegnassero in cielo una nuova pagina di una storia intensa che ha legato dei e uomini in una sola cosa, quando tutto si compì i due rimasero a guardarsi sorridendosi a vicenda.

"Grazie…per avermi permesso di diventare uomo, anche solo per una volta...grazie per avermi permesso di amarti, ed ora anche se il destino mi è avverso, io sono felice perchè so che tu mi amerai per sempre...".

Iperione si sentiva soddisfatto e felice , non aveva più niente da rimpiangere ormai era pronto per affrontare il suo destino senza timore.

passò così la notte e arrivò l'ora per Iperione di tornare nel tartaro, ma ora non aveva paura di ciò che sarebbe successo, perchè ora finalmente sentiva di amare quel mondo e se la sua morte sarebbe servita come giustizia, allora che sia giustizia.

Era l'alba un sole triste stava sorgendo esattamente come colui che lo generò in antichi tempi e che ora avrebbe visto tramontare anche lui avanti all'umanità, in simbolo di perdono per i suoi peccati.

Iperione era nella sua cella e il suo pensiero era solamente per Lithos,poi sentì la porta pesante della cella aprirsi poi comparve sulla soglia Aiolia, Iperione lo guardò con gelido sguardo.

"Immagino che ti sentirai onorato di accompagnarmi, fino al patibolo, dopotutto sei stato tu a sconfiggermi...".

Aiolia si avvicinò a lui e lo guardò.

"Io non mi permetterei mai di accompagnare un mio valoroso avversario a morire come un ladro,sono solo venuto a dirti di scappare, sei ancora in tempo per farlo...vattene non hai motivo di morire qui, lo puoi fare...io so che puoi!".

Aiolia aveva parlato schietto, non voleva che il titano morissi così miseramente,anche perchè Lithos non si sarebbe data pace.

Iperione stette zitto e Aiolia s’innervosì ulteriormente e lo prese per il collo della sua veste di lino e lo alzò di peso sbattendolo al muro.

"Stammi bene a sentire io potrei anche fregarmi della tua vita, ma Lithos...".

Aiolia aveva alzato leggermente la voce, poi le ultime parole gli si fermarono in gola, Lithos non aveva fatto altro che piangere tutta la notte ad anche ora lo stava facendo e questo per Aiolia era una tortura era per questo che non poteva far morire Iperione, nonostante lui dimostrasse freddezza anche in un momento simile, ormai i suoi occhi erano  spenti, già rassegnati alla morte "Lei sta soffrendo..." continuò il cavaliere d'oro ,iniziando a piangere.

"lo so benissimo...non ho bisogno che tu me lo dica!".

Dal volto del titano iniziarono a scorrere lacrime, il cavaliere d'oro capì tutto il suo dolore, lo lasciò andare ormai non vi era altro da fare, se quella era la sua volontà, era giusto rispettarla.

"Aiolia..." lo fermò ancora "Gli dei non possono morire...il mio corpo lascerà questo posto terreno, ma la mia anima si unirà con il sole e le stelle, mi guideranno ancora verso questo mondo  e sarà allora che io rivedrò lei di nuovo, ed anche qualora le tenebre del tartaro mi dovessero prendere con loro, io riemergerò ancora dalla loro oscurità purché lei mi continui ad amare...purché il suo ricordo mi accompagni in eterno anche dopo l'abisso in cui quest'oggi cadrò...".

Il titano aveva parlato con le sue ultime forze d'amore che gli erano rimaste, Aiolia strinse i pugni, in rassegnazione.

Arrivò così il momento per Iperone di affrontare la realtà, la piazza e il patibolo era stata allestita ormai, nessuno tutta via venne ad assistere alla morte di un dio, nessuno aveva la sfacciataggine di gioirne, a parte forse pochi disperati, che avevano perso qualcosa di molto caro per colpa sua e per vendetta assistevano, tuttavia nessun cavaliere d'oro venne alla piazza, solo Death Mask, ma lui che sia un dio o meno gli piaceva vedere la morte di chiunque, era un piacere sublime, poiché era lui a darla agli altri e niente sapeva consolarlo meglio, forse in passato ha sofferto così tanto che ora voleva scaricare agli altri tutto il suo dolore,un vero demone in forma umana, il guardiano dell'Ade, eppure cos' vicino ad Athena.

Iperione fu accompagnato da quattro soldati , che sembravano essere intimoriti anche loro avendolo affianco, ma la cosa che più li intimoriva era commettere il peccato di uccidere un dio, persino il boia incappucciato di nero che stendeva la sua ascia scintillante, che aveva fatto cadere migliaia di teste, sembrava aver paura e temere l'ira di quel dio antico e la punizione di tutto l'Olimpo, per essersi permesso di giudicare un dio.

Il titano non mostrava segni di esitazione alcuna, era impassibile e freddo pronto ad affrontare il suo destino, nel bene o nel male che sia, salì i gradino che lo separavano dalla tavola in cui avrebbe dovuto mettere la sua testa a piena disposizione del boia, che avrebbe alzato la sua scure e avrebbe segnato la sua fine.

Iperione guardò l'immagine della sua morte, ma l'affrontò a testa alta si avvicinò alla tavola , fu slegato almeno delle sue catene, poi il boia con molto timore gli chiese il suo ultimo desiderio.

"Iperione titano di Crono, figlio del sole dei tempi...dio immortale pentito...hai un'ultima volontà?".

Iperione tacque per qualche secondo poi proferì parola, sorridendo, pensando a Lithos, non c'era altro che desiderava più di ogni altra cosa al mondo e l'aveva avuta perciò non c'era nient'altro da volere.

"No non ho altro da chiedere a questo mondo...ho già avuto tutto quello che desideravo...vi auguro di vivere in un futuro di pace per sempre e che Athena vi protegga e vegli su di voi...".

Il boia lo guardò l'ultima volta "Ti chiedo perdono mio signore...che gli dei  abbiano pietà di me..."disse l'uomo,mentre gli faceva segno di posare il capo sulla tavola e il titano gli sorrise, poi si inginocchiò e fece come gli aveva detto l'altro che intanto alzò la sua scure al cielo, mentre il sole del mattino faceva risplendere ironicamente la sua lama,un ultimo sguardo al mondo da parte del titano, poi chiuse gli occhi, mentre le tenebre del tartaro di già portavano via la sua anima e poi la lama della scure cadde sul suo collo, mettendo fine alla sua vita.

Dopo la barbara esecuzione, il corpo del dio fu comunque pianto e santificato al fuoco che avrebbe portato a sua anima a raggiungere gli dei, in molti lo piansero sopratutto Lithos che non trovò pace per giorni, fu solo l'aiuto di Aiolia e Galan a permetterle di superare questo dispiacere che la stava portando quasi al suicidio, ma per fortuna non accadde ,almeno a lei così potette ricordarlo per sempre ed ogni volta che vedeva sorgere  il sole, pensava lui convinta che sicuramente la stava guardando da quell'astro da lui creato nella notte dei tempi e quando i vecchi parleranno ai giovani di questa storia, allora i giovani si ricorderanno del dio che si è fatto uomo per essere perdonato e quando anche loro guarderanno il sole e sentiranno soffiare il vento e sussurrare il suo nome e il suo

"Grazie…anche gli dei chiedono perdono…”.

 

Fine.

  
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