Capitolo 6
"Il prezzo del
perdono."
I |
quattro titani furono condotti nelle
prigioni, mentre già al santuario si respirava aria di grande paura ma
anche di sollievo sapendo che presto quei mostri avrebbero trovato ciò
che si meritavano.
Intanto però i rapporti
tra Aiolia e Lithos
iniziarono ad essere più distaccati, Aiolia
era stato convocato d'urgenza come tutti i Gold Saint dal Gran sacerdote per
parlare della sorte dei titani ed era andato via subito senza rivolgere parola
alla ragazza lasciandola a casa.
Lithos si sentì tremendamente in colpa se ne avesse
parlato subito anzi che nascondere la verità forse ora Aiolia non sarebbe
arrabbiato con lei, tanto la
situazione non sarebbe cambiata anche se tuttavia non capiva proprio
perché i titani non fossero scappati e come mai non si fossero
già liberati, perché facevano questo? Non era la sola a
chiederselo anche il suo padrone se lo chiedeva, mentre andava verso le stanze
del gran Sacerdote.
Aiolia entrò nell'ampio salone dove vi erano
già riuniti tutti i Gold Saint a quanto pare era l'ultimo come sempre.
Fu accolto con tutti i vari
convenevoli poi il gruppo inizio a parlare ampiamente della situazione che si
era creata.
Mu aveva esposto la situazione a tutti dicendo che
già si era accorto da tempo che la situazione non quadrava e Shaka ne confermò il tutto però non si
aspettavano una simile sorpresa , questa volta avrebbero dovuto stare
più attenti anche se tuttavia avrebbero voluto sapere perché anzi
che scappare fossero venuti fin lì che fosse tutta una macchinazione per
ingannarli e poterli attaccare di nuovo? c'era anche questa eventualità.
"Secondo me hanno in
mente qualcosa. Bisogna eliminarli alla svelta.".
Death Mask aveva puntualizzato
subito "No eliminarli subito non servirebbe bisogna prima capire che cosa
hanno in mente , ricordo che sono esseri imprevedibili..." intervenne
Milo.
Alla fine la discussione non
portò a nulla sul da farsi, ognuno la pensava diversamente mentre altri
erano indifferenti ma pronti ad agire, altri pensavano invece alla sicurezza non si tralasciò nessun
dettaglio, però alla fine il gran Sacerdote fu irreversibile e diretto
avrebbe sottoposto i titani ad un processo e avrebbe deciso la loro sorte.
Aiolia non aveva detto una parola a riguardo non gli
interessava quale fosse il loro destino, l'importante era farli sparire per il
bene di tutti anche se in cuor suo sapeva che se erano lì dovevano aver
un buon motivo di solito gli dei non si fanno incatenare oppure uccidere senza prima un motivo, era
curioso di saperlo decise quindi di andare a parlare da solo con loro senza
dire nulla agli altri.
Intanto Lithos
preoccupata per la sorte di Iperione e dispiaciuta
per ciò che era successo con il signor Aiolia
si era recata nei pressi della statua di Athena e
iniziò a pregarla di perdonarla per tutto e sopratutto di perdonare Iperione.
"Non preoccuparti non
gli succederà nulla...".
Lithos si girò e vide di fronte a se Shura che come lei aveva aiutato Temi a fuggire, la ragazza
iniziò a piangere.
"Io non voglio che
succeda qualcosa a lui, si è pentito io lo so! Ti prego devi
salvarlo.".
Lithos supplicò il cavaliere del capricorno che non
sapeva proprio cosa rispondergli anche se già sapeva cosa sarebbe
accaduto, ma non le disse nulla.
Intanto Aiolia
verso tardi decise di recarsi nelle prigioni dove vi erano rinchiusi i titani,
i quali lo gelarono subito con il loro sguardo, ma non provarono risentimento
anzi forse lo ringraziavano per avergli fatto capire lo sbaglio che hanno
commesso.
Il cavaliere d’oro
entrò dentro la cella.
“Bene, bene guarda un
po’ chi ci è venuto a far visita ai quattro dei decaduti.”
Iperione iniziò subito a punzecchiare con la sua aria
un po’ strafottente, ma comunque rassegnata Aiolia
si pose dinnanzi a lui e lo guardò.
“Possiamo parlare
?”.
Il titano annuì Aiolia si schiarì la voce poi proferì parola
“ Cosa avete in mente questa volta? “ il titano alzò le
spalle.
“Nulla ci siamo consegnati di
nostra volontà per dimostrarvi che siamo pentiti e che abbiamo capito
dalla sconfitta che ci avete inflitto che gli dei non sono invincibili come
pensavamo, è un modo da parte nostra di dire che ci dispiace ecco
tutto.”.
Il titano aveva parlato calmo
e pacato sapendo a cosa andava incontro.
Aiolia di certo non credeva ad una sola parola, del resto
era normale dopo quello che era successo come credere alle parole di un mostro
che ha dissacrato il santuario e aveva massacrato ingiustamente persone
innocenti, non vi era scusa alcuna per un simile affronto, gli uomini hanno
sempre vissuto all’ombra degli dei e hanno faticato per potersi rendere
indipendenti da loro e ora che loro avevano cercato di portare di nuovo il caos
dopo che hanno fatto i loro comodi pensavano di venire lì e chiedere
scusa.
Ma guarda che faccia tosta…come osa presentarsi
qui con la pretesa di essere perdonato dopo quello che ha fatto, pensa davvero
che siamo così stupidi questo dio? Oppure ha in mente
qualcos’altro? Lo devo scoprire…
Il pensiero di Aiolia fu molto schietto, non era normale per un dio tutto
questo ripensamento doveva esserci dell’altro.
“Se davvero ti
dispiaceva te ne saresti stato laggiù nel Tartaro a subire la tua
punizione anzi che provare a vendicarti, il vero pentimento si ottiene
affrontando le proprie punizioni e non cercando vendetta, perciò non
venirmi a dire che ti senti dispiaciuto per quello che hai fatto visto che so
che ne hai provato anche piacere nel farlo, per me questo è solo un
patetico tentativo di salvarsi la pelle e poi organizzare qualcosa quando meno
c’lo aspettiamo.”.
Aiolia si avvicinò al volto del titano e gli
piantò gli occhi nei suoi scarlatti come il sangue che era stato versato
nella battaglia contro di loro.
“Potrai ingannare tutti
gli altri ma non me, io so che stai
architettando qualcosa insieme alle tue sorelle perciò smettila di
parlare di pentimenti , smettila di prenderci per il culo
non ti si addice proprio questa parte sai?”.
Iperione rimase impassibile sapeva quello che faceva rispose tranquillo.
“Nemmeno a te ti si
addice la parte del cattivo sai?”.
Aiolia inarcò un sopraciglio
“Già però
c’è chi sarà cattivo al posto mio, se non scappate.”.
“Non abbiamo nessuna
intenzione di farlo, se verremmo puniti allora che sia , ma non vogliamo essere
ricordati più come mostri, siamo qui in veste di uomini come te e
chiederemo comunque perdono.”.
Il titano sembrava parecchio
deciso e i suoi occhi non mentivano, il gold saint lo
sentiva molto bene, ma non si fidava.
“Allora prega il tuo dio che il gran sacerdote sia
clemente.”.
Aiolia voltò le spalle per andarsene .
“Aspetta.”.
Aiolia si fermò al comando del titano poi si
voltò per guardarlo aveva un sguardo molto provato , un espressione che
non aveva mai pensato di vedere sul volto di un dio.
“Di a Lithos che mi dispiace non volevo spaventarla, spero che mi
possa perdonare almeno lei.”.
Aiolia a quelle parole iniziò a capire che tra i due
doveva esserci qualcosa, forse era per
questo che Lithos ha fatto di tutto per
aiutarlo sentì il suo cuore spezzarsi come un bicchiere di cristallo
ignorandone però il perché.
Uscì dalle prigioni e
tornò a casa, vide che Lithos era molto
preoccupata e lui naturalmente
ne immaginava il perché, però si accorse
di essere stato un po’ duro con lei l’ultima volta , era meglio
chiederle scusa , dopotutto non poteva fargli una colpa lei ha sempre aiutato
chi aveva bisogno indipendentemente se era un nemico o meno.
Si avvicinò quindi
alla ragazza che intanto stava sbrigando delle faccende di casa “Lithos senti...” la ragazza in un primo momento non
rispose e Aiolia poteva immaginarsi il motivo ancora
però insistette.
“Lithos
senti mi dispiace per prima però è molto pericoloso quello che
è successo, quelli se vogliono possono distruggere il santuario in un
sol colpo anche se in verità sembra che non lo vogliano fare,
però non possiamo fidarci di loro so bene che tu ed Iperione
siete amici ma la legge è la legge , spero che tu lo
capisca…”.
Aiolia in pratica stava cercando di far capire alla ragazza
che presto Iperione sarebbe stato giudicato insieme
alle sue sorelle la ragazza iniziò a piangere, il gold saint non sapeva proprio cosa fare per farla smettere a
parte abbracciarla forte.
“Signor Aiolia lui non è più un mostro, lo deve salvare.”.
Parole disperate della
ragazza a cui Aiolia non poteva assicurare nulla.
Arrivò il giorno dopo
e il gran sacerdote riunì tutti i cavalieri d’oro nella grande sala in cui si sarebbe
svolto il processo contro i quattro titani che furono portati all’interno
della sala incatenati, Lithos era venuta ad assistere
ma si era messa dietro ad una colonna per non farsi scoprire dato che alle
persone normali come lei entrare nella sala durante un processo era vietato.
La ragazza notò la
frustrazione sul volto di Iperione , però non
un filo di paura, non un cenno di rivolta in lui sembrava proprio che volesse
accettare il suo destino nel giusto o nel sbagliato che sia.
Il gran sacerdote
iniziò subito a illustrare ai presenti la situazione e le varie accuse a
cui si facevano carico i quattro titani, parlò della loro rinascita ,
chi erano e del pericolo che hanno comportato in tutto il mondo con il loro avvento
e la loro smania di vendetta perciò non vi erano
scusanti alcune per giustificare il loro comportamento quindi era necessario
che si intervenisse subito.
Si rivolse infine ai
cavalieri presenti e aspettò un loro possibile intervento, ma nessuno
fiatò, erano tutti d’accordo con il gran sacerdote quei mostri
dovevano essere puniti per i loro misfatti.
Subito dopo lo sguardo
mascherato del messo di Athena guardò i titani
e aspettò una loro risposta.
“Dunque, cosa avete da
dire voi in proposito? Mi sembra che ormai ve ne siate resi conto anche voi
sull’esito di questa sentenza, non volete dunque pronunciare parole in
vostra difesa?”.
Il gran sacerdote attese una replica, ma nessuno dei
quattro sembrò voler dire nulla, dopotutto non vi era altro da dire,
altro da difendersi , non c’era nulla che potessero più fare si
erano consegnati da uomini quindi ora attendevano il loro giudizio come gli
altri.
Il gran sacerdote quindi si
preparò a decidere il loro destino, ma con stupore di tutti si fece
avanti Iperione e dunque il gran Sacerdote attese che
proferisse parola.
“Io sono Iperione , rappresento il sole e il vento della creazione e
sono figlio di Gaia e Urano. Il mondo mi è passato avanti agli occhi e
guerre lontane ho combattuto, le stesso Zeus ho combattuto e ho visto il
terrore del Tartaro ed è per questo che giurai vendetta è vero
non posso negare questa colpa, non posso negare di aver voluto far rinascere
Iperione mentre parlava si era inchinato umilmente ,capo a
terra simbolo del suo pentimento anche se le sue sorelle non lo seguirono erano
troppo orgogliose per abbassarsi a tanto.
Il gran Sacerdote e tutti i
cavalieri d’oro furono stupiti di vedere un simile umiltà da parte
di un dio, non se lo sarebbero mai aspettato, tuttavia non potevano perdonare
troppo sangue vi era stato versato , troppi innocenti vi erano andati in mezzo.
Il gran sacerdote si
alzò in piedi.
“Ammiro la tua
umiltà, non posso di certo non ammirarla profondamente Iperione, ma tuttavia se vi perdonassi farei un torto a
tutti quelli che hanno combattuto e sono morti per fermarvi, quindi spero che
tu capisca…”.
Iperione se lo immaginava tuttavia arrivato a questo punto
doveva fare qualcosa almeno per le sue sorelle, non avrebbe sopportato anche la
loro morte così le guardò per l’ultima volta poi prese la
sua decisione.
Perdonatemi sorelle, perdonami Lithos…
Un ultimo pensiero poi
rivolse il suo sguardo verso il gran sacerdote e gli comunicò la sua
ultima volontà.
“Ho capito lo
immaginavo tuttavia visto che non ho più nulla perdere o da avere ho un
ultimo desiderio.”.
“Parla.”.
Il gran sacerdote fece un
cenno con la mano per far capire al dio che avrebbe concesso almeno la sua
ultima volontà , com’era giusto concederla ad ogni condannato.
“Desidero che voi
risparmiate la vita almeno alle mie sorelle, se proprio c’è
bisogno di un prezzo da pagare per gli innocenti e i guerrieri morti allora ne
voglio fare carico solo io, vi prego ve lo sto chiedendo da uomo a uomo e non
da dio.” delle lacrime rigarono il volto di Iperione
.
Silenzio tra i presenti.
Le titanidi
non avrebbero mai voluto che succedesse questo cercarono di fermarlo, Teti per prima.
“No non se ne parla,
anche noi siamo pronte ad affrontare il nostro destino, non permetteremo che a
pagare sia solo tu.”.
“Già non dategli
ascolto.” Intervenne Rea , “Non abbiamo bisogno della vostra
pietà.” Disse secca Temi.
“Zitte.”.
Un comando secco uscì
impetuoso dal fratello “Io so quello che faccio non intromettetevi
è una mia decisione chiaro.”.
Teti cercò di replicare ,ma Rea la fermò
capendo che ormai il fratello aveva preso la sua decisone.
Il gran sacerdote del conto
suo avrebbe voluto forse risparmiare Iperione, ma
sapeva di non poterlo fare però a questo punto visto che era un ultimo
desiderio di un condannato a morte
accettò la proposta, però le titanidi
sarebbero state esiliate per sempre dalla Grecia sull’isola della Regina
Nera.
“Che sia , ma le tue
sorelle saranno condannate a vivere esiliate dalla Grecia e dal resto del mondo
sull’isola della regina Nera,
mentre per te purtroppo dovrò fare eseguire la pena capitale, mi spiace
ma questo è volere di Athena , sarai
decapitato domani all’alba.”.
La sentenza del Gran
sacerdote fu irrevocabile, nessuno disse nulla, mentre Lithos
che aveva sentito tutto si mise a piangere esattamente come le tre titanidi .
Subito dopo le ragazze furono
liberate e fu dato loro una giornata di tempo per prepararsi ad andarsene, Iperione invece fu portato di nuovo in cella.
I cavalieri d’oro si
ritirarono nelle proprie dimore.
Aiolia tornò a casa e notò la disperazione sul
volto di Lithos, non seppe proprio cosa dirle per
farla smettere non poteva vederla così le si avvicinò vicino e
l’abbracciò.
“Mi dispiace per il
titano, ma non posso fare proprio nulla contro il giudizio del gran
sacerdote.”.
“Ma lui si è
pentito perché viene punito lo stesso non è giusto.”.
“Lo so anche io penso
che sia stato un verdetto ingiusto nei confronti di un uomo ormai che ha deciso
di pentirsi così profondamente, è stato ammirevole , un
umiltà davvero profonda, se fosse stato per me come uomo lo avrei
lasciato andare, ma agli occhi della legge d’Athena
lui è un traditore della giustizia e come tale deve essere punito come
esempio per il futuro, io sono cavaliere d’Athena
e non posso far altro che sottostare al suo volere.”.
Lithos pianse ancora, ma di certo non poteva farne una colpa
ad Aiolia, lui la strinse forte “Smettila
adesso…” le disse con le lacrime agli occhi anche lui ma la ragazza
continuò senza smettere.
Intanto le tre titanidi sopravvissute erano state caricate su di un carro
erano di già in viaggio
verso la costa, dove una nave le aspettava per condurle all’Isola della
Regina Nera.
Teti non faceva altro che piangere per Iperione
, Rea e Temi invece non versarono lacrime, non era da loro farlo soffrivano in silenzio.
Intanto Iperione
aspettava silente la sua condanna,stranamente si sentì di aver paura per
la prima volta, il suo cuore era agitato eppure mai gli era successo una cosa
simile, ma sapere che l’indomani sarebbe stato ucciso davanti a tutti non
lo faceva stare tranquillo nonostante lui non avesse mai avuto paura della
morte, solo i suoi pensieri lo sfiorarono, d’un tratto le passò
avanti tutta la sua vita e poi il suo pensiero si fermò a Lithos, avrebbe voluto rivederla prima di morire chiederle
scusa e tenerla abbracciata a
se baciarla ancora una volta,
sentire il suo calore, il suo profumo, vedere i suoi occhi solo lei avrebbe
potuto colmare il vuoto dentro che lo attagliava così forte e la sua
paura.
Ancora lacrime amare nei suoi
occhi scarlatti.
Arrivò così la sera
e Lithos aveva smesso un po’ di piangere,
allora Aiolia finalmente potette proporgli una cosa che senz’altro le avrebbe fatto
piacere, anche perché si vedeva lontano un miglio che la ragazza moriva
dalla voglia di vedere Iperione.
“Lithos
vuoi vederlo vero? se vuoi puoi andare da lui sono sicuro che non aspetta altro
che vederti un ultima volta.”.
Lithos non sapeva se andare da Iperione
o meno, però anche lei sentiva il bisogno di vederlo, gli sembrava
così lontano e poi sarebbe stato l’ultima volta.
Aiolia gli porse una mano e le sorrise “su
vieni.” le sussurrò l’avrebbe accompagnata lui stesso.
La portò così
nelle prigioni.
La lasciò nella stanza
degli interrogatori (o delle torture) poi mandò a chiamare il titano e
li lasciò soli.
Iperione non appena vide Lithos gli
si buttò tra le braccia sussurrandole qualcosa all'orecchio "Lithos perdonami, ieri...io.." Lithos
gli mise il dito indice sulle labbra "Non preoccuparti, non hai nulla da
rimproverati l'unica ad aver sbagliato sono io, ma ti giuro anche se fosse
l'ultima cosa della mia vita io non permetterò che ti uccidano, ti
aiuterò a scappare adesso...".
Iperione ascoltò con attenzione le parole della
ragazza,era tentato infatti di scappare dopo tutto la paura di morire era
abbastanza anche per un dio come lui, ma a che proposito? sapeva bene di non
poterlo fare e poi comunque ora che aveva chiesto scusa a Lithos,
ora che c'è l'aveva tra le sue braccia, sentiva rinascere una nuova
forza per combattere anche la morte.
Iperione sorrise lievemente poi le parlò ancora
"Non preoccuparti per me,me la caverò ora che ci sei tu al mio
fianco.".
I due ragazzi si guardarono
negli occhi, ormai lucidi e in apprensione per il loro futuro ormai non
più roseo e abbagliato da una luce nera incombente e inarrestabile, tuttavia
il loro amore non conosceva confini, anche ora che si stavano dicendo addio
,non volevano separarsi avrebbero voluto che quell'attimo
di lungo guardare non finisse mai.
"Se il tempo si potesse
fermare vorrei che lo facesse ora...".
Iperione avvicinò la sua parola alle orecchie della
ragazza, poi iniziò a baciarla delicatamente sul collo, questa volta
stava molto attento a non spaventarla come la sera prima, cercò di
trattenere la sua forte passione fin quando non glielo avrebbe permesso lei che
intanto sospirava ancora un pò impacciata e
timorosa, ma questa volta si rese conto che il ragazzo l'amava veramente , non
la voleva solo per se stesso la voleva per entrambi così iniziò a
ricambiare anche lei, baciandolo dolcemente sulle labbra, accarezzandogli i
neri capelli con le sue mani piccole e innocenti, poi staccò le sue
labbra da quelle del titano e lo guardò con tristezza perchè
già pensava a ciò che sarebbe successo l'indomani e questo non voleva che
accadesse, ma era destino.
"Non essere triste, io
sarò sempre qui con te, anche se le tenebre del tartaro dovessero di nuovo
prendermi io non ti dimenticherò mai.".
Il titano sfiorò il
volto rigato di lacrime alla ragazza, poi la baciò ancora "Ascolta Lithos non voglio restare da solo questa sera,vorrei che
fosse speciale per entrambi..." il ragazzo iniziò a stringerla a se
ed a accarezzarla dolcemente, Lithos si lasciò
abbandonare in quell'abbraccio e si lasciò
trasportare dalle sue carezze ricambiandole anche lei e baciandolo dolcemente,
sarebbe stata l'ultima volta che si
sarebbero visti,ma non doveva pensare a ciò che sarebbe successo
l'indomani, doveva pensare solamente ad amarlo.
"Non posso più
mentire, Lithos io ti desidero...adesso...voglio
sentire di nuovo il tuo profumo, accarezzare la tua pelle da dea immortale proveniente
dall'Elisio...per me nemmeno Aphrodite può
paragonarsi a te..." pure parole d'amore proveniente dal più profondo
animo di Iperione,il suo amore era veramente puro e
immortale, Lithos lo ascoltava e non pensò a
nulla , sentiva solo di volerlo
anche lei "Iperione,anche io ti desidero...fammi
tua per sempre..." la ragazza prese una mano del titano e la guidò
sul suo corpo sinuoso, il ragazzo le cinse la vita a se continuandola a baciare
intensamente , poi iniziò a spogliarla della sua veste di lino e a
passarle le mani sulle spalle accarezzando la sua pelle di seta e poi
spostò le sue labbra sul collo fino a scendere sui seni e sul resto del
corpo, la ragazza emise un gemito rossa in volto, anche se tutta via mostrava un
pò di insicurezza, poi si spogliò anche
lui mostrando alla ragazza il suo corpo statuario e lei con gesti timidi della
sua mano ne solcò ogni forma, ogni sua fattezza anche lui aveva pelle di
seta e buon profumo.
Lithos era un pò
impacciata, ed anche lui lo era visto che per entrambi era la prima volta che
capitava di amarsi fino a quel punto.
Iperione tuttavia cercò di non intimorirla di nuovo
esplorandola delicatamente stendendola a terra, la guardò ancora negli
occhi e le sorrise dolcemente facendole capire che la sua prepotenza di titano
era sparita, lei ricambiò il sorriso abbandonandosi completamente a lui.
I due continuarono a
scambiarsi baci e abbracci, accarezzandosi scambiandosi l'amore reciproco fino
ad arrivare confondere le loro due anime, in modo che le stelle disegnassero in
cielo una nuova pagina di una storia intensa che ha legato dei e uomini in una
sola cosa, quando tutto si compì i due rimasero a guardarsi sorridendosi
a vicenda.
"Grazie…per avermi
permesso di diventare uomo, anche solo per una volta...grazie per avermi
permesso di amarti, ed ora anche se il destino mi è avverso, io sono
felice perchè so che tu mi amerai per sempre...".
Iperione si sentiva soddisfatto e felice , non aveva
più niente da rimpiangere ormai era pronto per affrontare il suo destino
senza timore.
passò così la
notte e arrivò l'ora per Iperione di tornare
nel tartaro, ma ora non aveva paura di ciò che sarebbe successo,
perchè ora finalmente sentiva di amare quel mondo e se la sua morte
sarebbe servita come giustizia, allora che sia giustizia.
Era l'alba un sole triste
stava sorgendo esattamente come colui che lo generò in antichi tempi e
che ora avrebbe visto tramontare anche lui avanti all'umanità, in
simbolo di perdono per i suoi peccati.
Iperione era nella sua cella e il suo pensiero era solamente
per Lithos,poi sentì la porta pesante della
cella aprirsi poi comparve sulla soglia Aiolia, Iperione lo guardò con gelido sguardo.
"Immagino che ti
sentirai onorato di accompagnarmi, fino al patibolo, dopotutto sei stato tu a
sconfiggermi...".
Aiolia si avvicinò a lui e lo guardò.
"Io non mi permetterei
mai di accompagnare un mio valoroso avversario a morire come un ladro,sono solo
venuto a dirti di scappare, sei ancora in tempo per farlo...vattene non hai
motivo di morire qui, lo puoi fare...io so che puoi!".
Aiolia aveva parlato schietto, non voleva che il titano
morissi così miseramente,anche perchè Lithos
non si sarebbe data pace.
Iperione stette zitto e Aiolia s’innervosì
ulteriormente e lo prese per il collo della sua veste di lino e lo alzò
di peso sbattendolo al muro.
"Stammi bene a sentire
io potrei anche fregarmi della tua vita, ma Lithos...".
Aiolia aveva alzato leggermente la voce, poi le ultime
parole gli si fermarono in gola, Lithos non aveva
fatto altro che piangere tutta la notte ad anche ora lo stava facendo e questo
per Aiolia era una tortura era per questo che non
poteva far morire Iperione, nonostante lui
dimostrasse freddezza anche in un momento simile, ormai i suoi occhi erano spenti, già rassegnati alla morte
"Lei sta soffrendo..." continuò il cavaliere d'oro ,iniziando
a piangere.
"lo so benissimo...non
ho bisogno che tu me lo dica!".
Dal volto del titano
iniziarono a scorrere lacrime, il cavaliere d'oro capì tutto il suo
dolore, lo lasciò andare ormai non vi era altro da fare, se quella era
la sua volontà, era giusto rispettarla.
"Aiolia..."
lo fermò ancora "Gli dei non possono morire...il mio corpo
lascerà questo posto terreno, ma la mia anima si unirà con il
sole e le stelle, mi guideranno ancora verso questo mondo e sarà allora che io
rivedrò lei di nuovo, ed anche qualora le tenebre del tartaro mi
dovessero prendere con loro, io riemergerò ancora dalla loro
oscurità purché lei mi continui ad amare...purché il suo
ricordo mi accompagni in eterno anche dopo l'abisso in cui quest'oggi
cadrò...".
Il titano aveva parlato con
le sue ultime forze d'amore che gli erano rimaste, Aiolia
strinse i pugni, in rassegnazione.
Arrivò così il
momento per Iperone di affrontare la realtà, la piazza e il patibolo era
stata allestita ormai, nessuno tutta via venne ad assistere alla morte di un
dio, nessuno aveva la sfacciataggine di gioirne, a parte forse pochi disperati,
che avevano perso qualcosa di molto caro per colpa sua e per vendetta assistevano,
tuttavia nessun cavaliere d'oro venne alla piazza, solo Death
Mask, ma lui che sia un dio o meno gli piaceva vedere
la morte di chiunque, era un piacere sublime, poiché era lui a darla
agli altri e niente sapeva consolarlo meglio, forse in passato ha sofferto
così tanto che ora voleva scaricare agli altri tutto il suo dolore,un
vero demone in forma umana, il guardiano dell'Ade,
eppure cos' vicino ad Athena.
Iperione fu accompagnato da quattro soldati , che sembravano essere
intimoriti anche loro avendolo affianco, ma la cosa che più li
intimoriva era commettere il peccato di uccidere un dio, persino il boia
incappucciato di nero che stendeva la sua ascia scintillante, che aveva fatto
cadere migliaia di teste, sembrava aver paura e temere l'ira di quel dio antico
e la punizione di tutto l'Olimpo, per essersi permesso di giudicare un dio.
Il titano non mostrava segni
di esitazione alcuna, era impassibile e freddo pronto ad affrontare il suo
destino, nel bene o nel male che sia, salì i gradino che lo separavano
dalla tavola in cui avrebbe dovuto mettere la sua testa a piena disposizione
del boia, che avrebbe alzato la sua scure e avrebbe segnato la sua fine.
Iperione guardò l'immagine della sua morte, ma
l'affrontò a testa alta si avvicinò alla tavola , fu slegato
almeno delle sue catene, poi il boia con molto timore gli chiese il suo ultimo
desiderio.
"Iperione
titano di Crono, figlio del sole dei tempi...dio immortale pentito...hai
un'ultima volontà?".
Iperione tacque per qualche secondo poi proferì parola,
sorridendo, pensando a Lithos, non c'era altro che
desiderava più di ogni altra cosa al mondo e l'aveva avuta perciò
non c'era nient'altro da volere.
"No non ho altro da
chiedere a questo mondo...ho già avuto tutto quello che desideravo...vi
auguro di vivere in un futuro di pace per sempre e che Athena
vi protegga e vegli su di voi...".
Il boia lo guardò
l'ultima volta "Ti chiedo perdono mio signore...che gli dei abbiano pietà di me..."disse
l'uomo,mentre gli faceva segno di posare il capo sulla tavola e il titano gli
sorrise, poi si inginocchiò e fece come gli aveva detto l'altro che
intanto alzò la sua scure al cielo, mentre il sole del mattino faceva
risplendere ironicamente la sua lama,un ultimo sguardo al mondo da parte del
titano, poi chiuse gli occhi, mentre le tenebre del tartaro di già
portavano via la sua anima e poi la lama della scure cadde sul suo collo,
mettendo fine alla sua vita.
Dopo la barbara esecuzione,
il corpo del dio fu comunque pianto e santificato al fuoco che avrebbe portato
a sua anima a raggiungere gli dei, in molti lo piansero sopratutto Lithos che non trovò pace per giorni, fu solo
l'aiuto di Aiolia e Galan a
permetterle di superare questo dispiacere che la stava portando quasi al
suicidio, ma per fortuna non accadde ,almeno a lei così potette ricordarlo
per sempre ed ogni volta che vedeva sorgere il sole, pensava lui convinta che
sicuramente la stava guardando da quell'astro da lui
creato nella notte dei tempi e quando i vecchi parleranno ai giovani di questa
storia, allora i giovani si ricorderanno del dio che si è fatto uomo per
essere perdonato e quando anche loro guarderanno il sole e sentiranno soffiare
il vento e sussurrare il suo nome e il suo
"Grazie…anche gli dei chiedono
perdono…”.
Fine.