John
respirava a fatica e l’odore del sangue si era fatto opprimente.
Charlie si volse a guardarlo da sopra una spalla, appoggiato al muro per
riprendere fiato. Non poteva continuare ad andare avanti, lo sforzo di
camminare lo avrebbe ucciso nel giro di poco. Torno sui suoi passi e John aprì
gli occhi.
Azzurri come al solito , ma appannati dalla sofferenza fisica - Mi dispiace di rallentarti.- mormorò con un filo di voce e
Charlie scosse il capo con forza.
Non poteva scusarsi per una ferita che gli aveva provocato lui, maledizione.
Sfregò le labbra una contro l’altra e tirandolo per le maniche della giacca,
cercò di farlo sedere - Riposa un
momento.- gli disse brusco come al solito.
-Non c’è tempo di riposare.-
-Non c’è nemmeno tempo per crepare.-
-Non sto morendo Tappo.-
-Non ti chiami Iron Man di secondo nome.-
-Chi o cosa è un Iron Man?-
Charlie agirò la mano destra farfugliando sul che anche Jolie, come suo padre,
aveva la fissa per i programmi televisivi babbani e qualche tempo prima l’aveva
vista guardare un programma per bambini con questo tizio con l’armatura di
ferro.
-Ah stava guardando un cartone animato.-
Charlie sbuffò - Sì, quello.- alzò
gli occhi - Senti, che ne dici se vado
io a cercare e tu rimani qui a riposare?- John aggrottò la fronte,
visibilmente oltraggiato da quel consiglio
- Guardati sei bianco come un fantasma, a breve perderai i sensi, non puoi
continuare.- Un pensiero sfrecciò nella mente del Serpeverde “Non puoi assistere mentre metto la mia
vita ai piedi di Voldemort”
John, appoggiò le mani a terra per darsi spinta per alzarsi - Non ho la minima intenzione di lasciarti.-
disse con una veemenza che lo sorprese. In quel momento, si rese conto che
preferiva crepare camminando che rischiare di perdere Charlie un’altra volta.
Ma perché? Per amicizia? Sì, certo, l’avrebbe fatto anche per gli altri.
Sbandò in avanti e Charlie tese le braccia, si ritrovarono stretti l’uno
all’altro come non succedeva da che erano bambini.
Charlie sentì il braccio destro di John avvolgergli le spalle, la mano sinistra
posarsi sui reni. Un abbraccio un po’ troppo intimo per i suoi gusti, e subito
cercò di tirarsi indietro - Poi sono io
quello con strane tendenze.-
-Mi stavo semplicemente reggendo, Tappo pervertito.-
-Tastavi.-
-E che sei nano, non sapevo dove tenermi.-
-Sì come no.-
- T’avessi toccato il culo …E comunque, sei tu quello che mi sta ancora
abbracciando.- John ammiccò con le sopracciglia e Charlie abbassò lo
sguardo.
Era vero, gli teneva le braccia attorno al torace, sobbarcandosi il suo peso.
Ce l’aveva praticamente spalmato addosso, ad un soffio dalla faccia!
-Ti sto reggendo.-
-Non si direbbe.-
-Ti rendi conto che è il discorso che abbiamo fatto prima , ma alla rovescia?-
John buttò indietro la testa ridendo -
Sì.-
Quella probabilmente era l’ultima volta che l’avrebbe visto ridere.
Charlie lo osservò per un momento, poi, come spinto da una forza superiore
sfilò le braccia da attorno il torace di John. Il ragazzo andò indietro per
riflesso, privato del suo sostegno, batté
la schiena contro il muro, e serrò i denti in una smorfia indolenzita. Un
momento, prima di sentirsi prendere il viso fra le mani, abbastanza goffamente
tra l’altro e tirare di nuovo in avanti.
Solo vagamente Charlie si rese conto che la sorpresa di John era durata
mezzo secondo. Che si stava lasciando baciare, che lo stava lasciando fare, e
che anzi ora ci stava mettendo del suo. Che non era solo respiro accelerato
quello che sfregava contro la sua lingua e che
quella forza che l’aveva spinto in avanti era la mano di quello che fino
a mezzo minuto prima, era SOLO uno dei suoi migliori amici e che ora,
finalmente riconosceva come il suo amore, posata con forza sulla sua nuca.
Fu difficile per Charlie quello che venne dopo.
Abbracciare John, sentire ricambiare la sua stretta, trasfigurare la bacchetta
a pugnale e, con un solo gesto, aprirgli una nuova ferita alla schiena. Lo
sentì sussultare fra le mani e lo guardò negli occhi mentre realizzava di
essere stato ferito ancora. Un punto non vitale, ma che gli avrebbe creato una
seconda perdita ematica che l’avrebbe messo k.o.
“Lo troveranno e lo porteranno via.”
Lo sentì annaspare mentre cercava di rimanere in piedi, era la seconda
volta che lo accoltellava mentre le stringeva a sé . Lo guardò cadere sulle
ginocchia, senza versare una lacrima
“Odiami, ma rimani vivo.”
-Charlie?-
-Sì?-
-Perché?-
Perché cosa? Perché l’aveva baciato? Perché l’aveva accoltellato? Erano
domande a cui non poteva e non voleva rispondere. Lo guardò crollare a terra,
perdere conoscenza sfinito e mandò il suo Patronus a cercare Sirius. -Mi dispiace, ma la ferità non è profonda,
non ne avrai alcun male.-
E
invece era accaduto l’impensabile. Il palazzo era crollato, e lui l’aveva
creduto morto nel disastro. Era stato accusato del suo omicidio, aveva passato
sei anni ad Azkaban dove aveva perso sanità mentale .E ora? Ora eccolo lì dall’altro
lato della strada, vivo e vegeto nonostante il dolore che per anni lo aveva
dilaniato.
-Non ti
avvicinare John. O potrei commettere l’omicidio per
cui sono stato arrestato.-