Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Katekat    10/08/2012    1 recensioni
Draco è in cima alla Torre di Astronomia e si appresta a uccidere Silente.
Prima di compiere il gesto più importante della sua vita, i suoi pensieri non possono che andare a suo padre e al rapporto controverso che li unisce.
Riuscirà a riscattare se stesso?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vorrei che tu fossi qui
 
 
 
 


"Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente."

Vanilla Sky 





Sono stanco di essere quello che tu vuoi che sia.
È una vita che cerco di accontentarti, di essere all’altezza delle tue aspettative, di essere esattamente come tu mi vuoi. Ma sembra che sbagli sempre tutto.
Non ti va mai bene niente.
E io ho smesso di lottare per la tua approvazione. Tanto so che non l’avrò mai.
Vuoi sapere come mi sento? Come se te ne importasse, poi…
Sfiduciato. Depresso. Inutile.
Potrei continuare all’infinito con una sfilza di aggettivi che mi descrivono.
Smarrito. Derelitto. Solo.
Questo è ciò che sono sotto la scorza, sotto la maschera, sotto l’apparenza, sotto la superficie. 
Nessuno riesce a penetrarla, nessuno riesce ad andare oltre e a vedere il vero me. La fragilità dietro la forza, la disperazione dietro la cattiveria, il terrore dietro la crudeltà.
Sono un bravo attore. Sono il migliore.
Non so cosa ti aspetti da me, padre. O meglio, lo so benissimo. E altrettanto bene so che non sono ciò che ti aspettavi. E questa consapevolezza affonda il mio cuore ogni giorno di più, lo manda a picco come una nave che si inabissa lentamente.
Quando penso a te e al nostro rapporto, la prima cosa che mi viene in mente è: pressione.
Mi metti sotto pressione da quando sono nato.
Per il mio nome, innanzitutto: perché i Malfoy non sono gente come tutti gli altri. Perché sono costretto a seguire le tue orme, a essere come te. Ma quando capirai che non lo sono e non lo sarò mai? Quando smetterai di volermi plasmare a tua immagine e somiglianza,divino Lucius Malfoy, e mi lascerai libero di essere ciò che sono? Quando smetterai di violentare la mia natura per impormi la tua?
Sono stufo di dovermi mettere nei tuoi panni in ogni situazione, di riflettere sempre: “Cosa farebbe mio padre al mio posto?” Come se tu fossi il paradigma inoppugnabile, la pietra di paragone da cui non si può prescindere.
Io voglio essere libero di sbagliare. Voglio decidere con la mia testa. Anche perché, per quanto mi sia sforzato, non sono mai riuscito a entrare nella tua, a capire cosa tu voglia veramente.
Ogni cosa che faccio è sbagliata. A ogni passo tu sei lì, col fiato sul collo, come un cane che punta la preda. Pronto a saltarmi alla gola, a rimproverarmi, a insultarmi.
E ora mi sento così intorpidito, così insensibile.
Come pietra sono diventato. Non mi importa più di nulla. Non sento più niente. Sono come prosciugato. Sono soprattutto…stanco. Stanco di dover combattere senza mai vincere, di sforzarmi senza mai riuscire.
Ne sono diventato consapevole, ormai. Non posso più nascondermi dietro false verità. Devo accettare ciò che sono e i miei limiti. Quello che tu non farai mai.
Sto diventando sempre più questo essere, questa creatura, e non ne sono affatto contento.
È un estraneo per me, non lo riconosco.
Tutto quello che vorrei fare in questo momento è trovare il coraggio. Il coraggio di parlarti faccia a faccia, di affrontarti uomo a uomo- anche se tu mi consideri niente più di un ragazzino smidollato e viziato.
E in questo, vorrei essere meno come te.
Non ti accorgi che mi stai soffocando, mi stai spegnendo lentamente, come sabbia sul fuoco.
Mi tieni stretto troppo forte, per paura di perdere il controllo, e così facendo mi uccidi.
Sei come il serpente della nostra nobile Casa. Mi avvolgi le tue spire intorno per proteggermi, forse, ma mi stritoli lentamente.
O forse è questo che vuoi, padre… vuoi uccidermi?
Perché tutto quello che avresti voluto per me, che avresti voluto che fossi, non è altro che un sogno. Un sogno che hai cullato da prima che io nascessi e che ora è caduto in frantumi, proprio davanti ai tuoi occhi. Il grande Lucius Malfoy non si è mai sentito così impotente, vero?
Ma nemmeno io posso continuare così ancora a lungo.
Ogni secondo che spreco mi strizza il cuore in una morsa di angoscia, rimorso e senso di colpa.
Non posso andare avanti così. È più di quanto possa sopportare.
Devo scrollarmi, devo prendere in mano le redini della mia vita- quello che tu mi hai sempre impedito di fare- e diventare padrone di me stesso prima che sia troppo tardi.
E l’ho fatto. Oh, sì che l’ho fatto. Forse nel modo sbagliato.
Volevo dimostrarti che valevo qualcosa. Che ero capace di essere qualcuno anche senza di te. Di prendere liberamente una decisione senza i tuoi consigli –ordini- suadenti e sibillini, sussurrati aspramente all’orecchio e i tuoi velati, mielosi, minacciosi ricatti.
E sono diventato un Mangiamorte.
Pessima scelta. Davvero pessima.
Serve a qualcosa dire che me ne sono pentito?
Mi sono reso conto di non avere la stoffa del Mangiamorte quasi nello stesso istante in cui mi è stato imposto il marchio. Ma ormai era troppo tardi, immagino. Non si possono presentare le proprie dimissioni al Signore Oscuro. È un servizio a vita. Vincolante.
È inciso nella carne. Nel sangue. Nell’anima.
Ma quella, forse, non se l’è portata via. È ancora qui, da qualche parte dentro di me, e aspetta.
Non tutto è perduto. Non completamente.
Posso ancora riscattarmi. Anche se sarò segnato a vita. Marchiato. Come una bestia da macello, mandata in una guerra più grande di lui.
So che potrei fallire. Anzi, molto probabilmente succederà proprio ciò che temo.
Il mio Signore- è così che devo chiamarlo, ma inorridisco ogni volta che mi rivolge la parola o gli occhi- mi ha affidato un incarico delicatissimo.
Devo uccidere Silente.
Devo. Uccidere. Silente.
Capisci che significa?
Non c’è alternativa.
Devo farlo e basta.
Non ho altre possibilità.
Padre, vorrei che tu fossi qui con me, adesso.
Qui, in cima alla Torre di Astronomia.
Vorrei che tu fossi qui a guardare negli occhi di questo vecchio che mi osservano pieni di calma e gentilezza. E questa cosa mi fa rabbrividire, padre. Perchè è più di quello che abbia mai ricevuto da te.
Questo vecchio che io sto per uccidere mi sta guardando come un vero padre guarderebbe suo figlio e io non conosco questa sensazione, ignota, misteriosa, benefica. Il sentirmi amato, compreso, accolto. E tremo di disgusto. Perchè è molto più di quanto meriti, oh sì. Ma Silente, a detta di tutti, è buono. È quello che pensa che tutti meritino una seconda possibilità. Me compreso. Mi tende la mano, la stessa mano che il mio Incantesimo di Disarmo ha privato della bacchetta, rendendolo nudo e inerme come un bambino davanti a me.
Eppure stanotte ho una certezza.
Non ucciderò Silente.
Non ce la faccio. Non posso farlo.
Perchè la mia anima non è ancora completamente marcia. Non sono ancora del tutto malvagio.
Nel profondo sono ancora il ragazzino borioso e arrogante, il bulletto, il teppistello prepotente abituato a ottenere tutto e subito e a farsi rispettare, ma non sono un assassino.
Draco, Draco, tu non sei un assassino.”
L’ha detto anche lui, padre. Lui mi conosce molto meglio di te.
Anzi, non credo che tu ti sia mai dato la pena di conoscermi.
Non era questo che volevo diventare. Non era così che volevo che finisse.
Non con me che tremo come un bambino e piango- io, Draco Lucius Malfoy, che ho nelle vene sangue di Black per parte di madre- davanti a un vecchio indifeso che sono stato mandato ad uccidere. Uccidere perché, poi? Non mi è mai stato molto simpatico, Silente. È un filo-Babbano del cazzo, uno che si circonda di Lupi Mannari, Mezzosangue e Mezzogiganti e che stravede per Potter. Ma non credo che meriti la morte.
E soprattutto non voglio esserne io il responsabile.
Ma tutto questo non posso farglielo vedere. Non posso mostrarmi debole e impaurito. Così lo aggredisco, lo derido, mi fingo forte mentre dentro sto morendo.
Ma lui- e questo è il bello!- sembra capirlo.
Lui sembra guardarmi dritto negli occhi e arrivare, attraverso essi, alla mia anima.
Lui sa.
Ha capito che non ho scelta, che devo farlo, altrimenti mi ucciderà.
Io posso aiutarti, Draco...”
No, si sbaglia, professor Silente. Nessuno può aiutarmi.
Sono un caso senza speranza. Sono lo stupido agnello sacrificato sull’altare del Male.
Ma avevo davvero scelta? O piuttosto quella che mi è stata spacciata per scelta era in realtà una costrizione? Certo che era una costrizione.
Sono stato Marchiato per colpa tua, padre. Per punire i tuoi fallimenti.
Ma che c’entro io con te? Non siamo la stessa persona. Per fortuna, direi adesso.
Dopo una vita di sforzi per rassomigliarti, alla fine ho capito che non ne valeva davvero la pena.
Mi viene da ridere. Sai perché?
Perché perfino adesso che sto per morire- perché se non ucciderò Silente, sarò io ad essere ucciso- mi vieni in mente tu.
Non riesco a liberarmi della tua ingombrante presenza.
Sei costantemente al centro dei miei pensieri, per quanto mi sforzi. Per quanto lo detesti.
Mi chiedo cosa proverai quando saprai che avrò fallito, che ti avrò deluso- per l’ennesima volta- che non sarò stato all’altezza della casa dei Malfoy.
E cosa proverai quando il tuo unico figlio verrà ucciso perché si è dimostrato incapace.
Proverai più vergogna o più dolore? La verserai una lacrima per tuo figlio, per Draco? O non mi riterrai degno nemmeno della tua commozione?
Ti ho deluso su tutti i fronti, facendomi battere da Potter anno dopo anno. Scornato, umiliato, con la coda tra le gambe tornavo da te in cerca di una- una- parola di conforto e tu mi risospingevi indietro, disgustato, con viso duro, con sibili furiosi e crudeli minacce.
È un pensiero che mi fa torcere le viscere dalla rabbia, in questo momento.
 
***
 
Ma ecco che all’improvviso non sono più solo.
I Mangiamorte sono qui, sono arrivati. Sono intorno a me, mi circondano, fissano Silente con arroganza, con soddisfazione, con trionfo.
Sanno di averlo in pugno.
Sanno che lui non può farci niente.
Solo un miracolo potrebbe salvare il vecchio.
Un miracolo…
Tu disprezzi questo genere di cose, vero, padre?
Tu non credi ai miracoli, tu non hai fede.
Non credi a niente che sia ultraterreno e spirituale.
Tu riesci a comprendere solo ciò che puoi toccare con mano, che puoi tastare, annusare, assaporare.
Potere, soldi, una poltrona al Ministero.
Più potere, più soldi. E ancora di più. Non ti bastano mai. Non sei mai contento.
Eppure i miracoli ogni tanto accadono. Più rari di una stella cadente, quando qualcuno decide di sacrificarsi per qualcosa in cui crede.
Non tutto è perduto, finchè non arriva la fine. Io non sono perduto, non ancora. Ho scelta, adesso. Nessuno mi costringe. Né tu né Voldemort. Sì, finalmente l’ho chiamato anch’io col suo nome. Bisogna sempre chiamare le cose col loro nome.
Non striscerò ai suoi piedi come hai fatto tu, non m’inchinerò come il vile leccapiedi che sei stato.
Io terrò alto l’onore dei Malfoy, non tu, che quel nome hai infangato.
Ho qualcosa da compiere prima della fine.
Rapido come un gatto, faccio la cosa più stupida del mondo.
Mi metto davanti a Silente con le braccia spalancate, dimentico per un attimo della bacchetta. Come se stessi proteggendo un bambino più piccolo dai bulli della scuola.
Per una volta, sono da questa parte della barricata. Sento il vecchio trattenere il respiro per la sorpresa alle mie spalle e sorrido dentro di me. Sono riuscito a stupire anche te, vero, Silente? Non te lo saresti aspettato da me, vero?
Nessuno si è mai aspettato niente di buono da me. Ma forse questa è la volta buona per farli ricredere.
Draco, cosa fai, stupido? Spostati!”
“Sei impazzito? Cosa dirà il Signore Oscuro? Cosa dirà tuo padre?”
“Draco, è l’ultimo avvertimento. Levati di torno o farai la stessa fine del vecchio…”
“Draco…perché?”
Perché.
Eh, perché.
Perché così ho scelto.”
 
Il lampo di luce verde colpisce contemporaneamente me e Silente.
Veniamo entrambi sollevati nell’aria dalla forza dell’impatto e mi viene quasi da ridere, perché sembriamo due grosse marionette raccapriccianti sospese nel vuoto.
Sei orgoglioso di me, adesso? Sono ancora il figlio che hai sempre voluto? Cambieresti qualcosa se potessi tornare indietro? Riconosceresti i tuoi sbagli? Probabilmente no, perché sei troppo vigliacco e troppo meschino, padre. E io sono contento di non essere come te, dopotutto.
Alla fine sono riuscito a liberarmi di te e della tua voce nella mia testa.
Quello che è morto, stanotte, era solo Draco. Non Draco Malfoy. Solo Draco.
Vorrei farti capire. Insegnarti la cosa più importante.
Vorrei che tu fossi qui, padre, a vedere come muore tuo figlio.
 
 
 
 
  Fine



 
Nota: questa shot è ispirata alla canzone Numb, dei Linkin Park. 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Katekat