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Autore: amanda91    10/08/2012    5 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV DAMON

Si precipitò alla porta che spalancò  con uno scatto secco, troppo agitato per potersi controllare. Era la seconda volta che perdevano Elena in preda ad uno scatto d’ira, e qualcosa gli suggerì che questa volta non sarebbe andata come la precedente.
Imprecando sottovoce fece per uscire, quando ciò che gli si presentò alla vista gli ghiacciò il cuore nel petto.
Era lei, stravolta, singhiozzante e soprattutto ricoperta di sangue. Sangue umano, constatò non appena ne sentì l’odore.
Gli occhi sgranati, invasi di lacrime, tremava come una foglia. Lo fissava inorridita, senza riuscire a dirgli nulla.
Sperò con tutto sé stesso che non fosse troppo tardi.
“Elena – farfugliò incredulo – che è successo? Cos’hai fatto?”
“Seguimi”gli  ordinò delirante lei, senza aggiungere altro.
Prese a correre come sapeva che soltanto lui potesse starle dietro, senza voltarsi né badare che qualcuno li vedesse. Era notte tarda e Mistic Falls era deserta, per loro fortuna.
Pregò soltanto che non avesse completato il lavoro, che si fosse in qualche modo arrestata. Non per lui, una vita sacrificata nella sua ottica era un prezzo accettabile da pagare … ma per lei. Non avrebbero più avuto indietro la compassionevole, dolce ragazza che era. Questo l’avrebbe cambiata inevitabilmente. Avrebbe rappresentato soltanto l’inizio di un abisso profondo nel quale sarebbe precipitata.
Attraversarono tutta la cittadina, e non gli ci volle molto. Era percorribile alla loro velocità in una manciata di minuti.
Quando vide il centro abitato allontanarsi, e imboccarono insieme la statale nei pressi del bosco, perse la speranza. Temette davvero che questa volta non fossero stati fortunati.
D’improvviso la ragazza si arrestò, e lui se ne accorse in tempo per seguirla, poi la sua voce disperata riecheggiò per la strada deserta, prima ancora che potesse posare gli occhi su ciò che lei gli stava indicando.
“Damon ti prego dimmi che è ancora vivo!”
Non rispose, e con lo sguardo seguì le sue indicazioni, mentre lei si tenne a dedita distanza, per la tentazione del sangue pensò, o forse per il senso di colpa e l’incapacità di osservare con i propri occhi ciò che era stata lei stessa a compiere.
Una macchina scura era parcheggiata sul ciglio della strada, con i fari accesi che puntavano luce verso terra, scoprendo la figura di un uomo tarchiato, sulla cinquantina, disteso sull’asfalto e privo di sensi. Due piccoli fori al collo ricoperti di sangue, com’era facile immaginare.
Gli si avventò accanto scosso, apprensivo, ma appena gli fu abbastanza vicino poté ascoltare un flebile, irregolare battito.
Sospirò rasserenato, mentre un sollievo immediato gli illuminò il volto.
“E’ vivo!” le gridò soltanto, prima di bucarsi il polso e rianimarlo.

POV ELENA

Rannicchiata sull’ orlo della strada erano trascorsi minuti, forse ore, non seppe dirlo con certezza.
Aveva ascoltato il respiro dell’uomo tornare regolare, la confusione e il terrore derivanti, aveva ascoltato mentre Damon lo aveva soggiogato e riaccompagnato all’auto perché ignaro di tutto proseguisse nel suo rientro a casa.
L’aveva fatto per lei, come sempre.
Per lei che quella sera aveva perso la testa, e aggredito un uomo innocente la cui unica colpa era stata la troppa gentilezza. Si era soltanto accostato per chiedere cosa facesse una ragazza sola a quell’ora sul ciglio della strada, e se le servisse aiuto.
Ma lei non era più una ragazza indifesa persa su una statale, lei era di quanto più temibile ci fosse su quella terra. Una predatrice affamata che lo aveva trascinato fuori dall’auto per cibarsi di lui.
Tutta la sua persona, l’integrità che da sempre l’aveva caratterizzata, era stata completamente soppiantata, sconfitta da un groviglio di stimoli e sete incontrollabile, che l’aveva trascinata verso il basso. Lì dove non aveva trovato luce, né salvezza, ad accoglierla.
Quella sera, per la prima volta, aveva capito cosa si provasse a cibarsi realmente di sangue umano, aveva avuto una vita tra le mani mentre risucchiava poco alla volta la linfa che la rendeva tale.
E adesso che quelle tenebre le avevano abbandonato la mente, e riuscì a risentire l’umanità di nuovo pulsare sotto la pelle, provò soltanto vergogna, rimorso, ribrezzo, terrore, nei confronti di quella natura violenta, che era ormai parte di sé stessa, un lato del suo essere. Ciò avrebbe portato eterna dannazione.
Ora erano tutti accomunati dal medesimo destino.
Non appena l’auto dell’ uomo ripartì e scomparve ai loro occhi, soltanto il buio li avvolse. Il fruscio dei rami scossi da un vento gelido, e null’altro. Si ritrovò a desiderare di poter ancora tremare dal freddo, mentre Damon le si accostava lento.
Quando fu accanto a lei le si accovacciò di fronte, ma non lesse compassione nei suoi occhi, né un briciolo di comprensione. Soltanto il vuoto, e il freddo più totale.
Proprio ora che l’unica cosa che avrebbe voluto era stringersi a lui, e restare ferma immobile fino al termine di quell’infinita nottata, fino a quando insieme avrebbero potuto ammirare una nuova alba, che la purificasse di tutto il male commesso.
“Andiamo” le impose lui invece, rialzandosi in un istante.
“No… non voglio tornare alla tenuta. Portami a casa” lo implorò in lacrime.
Damon non le rispose, non diede segni d’assenso o altro, ma si limitò a darle le spalle aspettando che si alzasse anche lei.
Soltanto i singhiozzi esasperati della ragazza ridondarono in quella lunga strada, sparpagliandosi nel vento, mentre seguiva lui nel cammino.
Non riuscì a smettere di piangere un solo istante, non riuscì a calmarsi, mentre sola, come mai prima di quella notte, si strinse in una tuta leggera, e aumentò il passo perché almeno potesse vedere il vampiro dinanzi a sé, e non proseguire sperduta e sola per la strada.
Ma Damon non fu in grado di sopportare oltre tanta disperazione, quel pianto sommesso, e lo vide d’improvviso voltarsi e annullare le distanze celandola in un abbraccio. Un abbraccio che seppe di casa, di amore e di calore, che la sorprese e la scaldò.
Si aggrappò a lui totalmente, si rannicchiò tra le sue braccia forti, stringendo esasperata la leggera stoffa della camicia nera che indossava, fino a stropicciarla, stretta in quei piccoli pugni ferrei.
“L’ho sentito Damon! Era terrorizzato mentre mi pregava di lasciarlo andare! L’ho sentito gridare, e non mi sono fermata” gli riferì tra i singhiozzi, allontanandosi da lui quel tanto che bastava per trovare i suoi occhi, ma senza staccarsi dalla sua presa confortante.
Lo vide in difficoltà, ancora arrabbiato con lei, ma combattuto. Sperava che anche questa volta non l’avrebbe lasciata sola.
“E’ tutto ok Elena guardami – le afferrò dolcemente il mento, connettendo i loro sguardi complici – quell’uomo sta bene! A quest’ora sarà già tornato a casa” le spiegò rassicurante.
“Avrei potuto ucciderlo!”
“Ma non l’hai fatto”
“Ci sono stata vicino però” gli ricordò ancora incredula
“Come sei riuscita a fermarti?”
Lei lo scrutò con occhi gonfi , poi un sussurro le uscì dalle labbra.
“Ho alzato lo sguardo, e ho riconosciuto questo posto…” lasciò in sospeso la frase. Sapeva che avrebbe compreso da solo.
“E’ qui che ci siamo incontrati la prima volta” infatti lo fece, suggerendolo anche a lei, che sorrise debolmente.
“La ragazza che incontrasti quella sera, la donna che hai amato per tutto questo tempo, non avrebbe mai fatto del male a un innocente. Ho rivisto quell’Elena, e ho capito di non voler cambiare”
Lo vide osservarla impensierito, e confuso, allontanandosi appena dal suo corpo.
“Sei stato tu a salvarmi Damon. Anche questa volta. Sei sempre tu a salvarmi” gli confessò pacata, ritrovando in quella parole un briciolo di serenità.
Essere lì, in piena notte, con lui, le diede la sensazione di essere a casa. Non c’era altro posto al mondo in cui avrebbe voluto essere, non c’erano braccia che avrebbero potuto stringerla in quel modo donandole la stessa sensazione di calma, trasmettendole il medesimo amore. Non c’era un abbraccio tanto rasserenante per quell’animo sperduto.
Damon anche questa volta, non le rispose.
Sospirò rassegnato, slegandola definitivamente dalle sue braccia forti.
Aveva paura, Elena lo capì. Era arrabbiato con lei, e lo accettò. Ma aveva bisogno di averlo lì,con lei, così si limitò a non dire altro, a non forzarlo. Aveva soltanto bisogno di tempo, e lei glielo concesse.
Si incamminarono silenziosi verso casa, come lei gli aveva chiesto. Il solo averlo vicino, sentirlo contro la sua pelle, come sempre pronto a sostenerla, le sarebbe bastato per quel tragitto.

POV DAMON

Provò una strana sensazione, un’ansia inspiegabile, a percorrere con lei il vialetto di casa sua, fino al portico. Come se qualcosa dentro di sé gli imponesse di sfuggirle, di correre lontano prima che fosse troppo tardi. Quel portico li aveva seguiti nel tempo, silenzioso spettatore li aveva visti rabbiosi, lontani, e poi complici, e amici.
Aveva accolto il suo stupore e uno strano torpore quando aveva creduto di baciarla, proprio lì, in quel punto esatto. Li aveva osservati farsi forza a vicenda, e donarsi quel tanto atteso primo bacio che era stato lui a volere, dopo il quale aveva creduto di poter meritare finalmente il suo amore.
Quel medesimo portico lo ospitò in quel preciso istante, arrabbiato, confuso, ma al contempo preoccupato per lei, pronto soltanto a starle accanto in un momento tanto delicato.
Mentre le loro sagome si stagliarono silenziose nell’oscurità, la vide frugare nelle tasche alla ricerca delle chiavi, e gli sembrò fosse agitata, forse dall’eccessiva vicinanza dei loro corpi.
Alla luce incerta delle stelle scorse sul suo viso una strana espressione, che mai le aveva letto prima in volto, un’espressione decisa. Era  forse pronta a comunicargli qualcosa, che era convinto non avrebbe voluto ascoltare. Non era pronto, non lo sarebbe mai stato.
“Siamo a casa” le suggerì, come se non lo sapesse anche lei pensò subito dopo.
“Già” mormorò soltanto Elena, gli occhi ancora gonfi di lacrime, la voce ancora straziata di pianto.
Temette per un istante di accoglierla in un nuovo delicato abbraccio, ma si impose di non farlo, per quanto gli risultò umanamente impossibile.
Toccava a lei adesso farsi avanti, esporsi e cercarlo se davvero lo voleva. Non avrebbe mosso un solo passo, non era tanto masochista. Non avrebbe mai potuto sopportare ancora oltre.
“Bene… buonanotte”
Senza osservarla, senza soffermarsi ulteriormente sulla sua reazione, le diede le spalle allontanandosi lentamente.
Fu un solo interminabile istante, prima che potesse ritrovarla ancora dinanzi a sé. Lo aveva seguito e braccato con il suo corpo ancora tremante. E quando gli rivolse uno sguardo tanto tormentato, gli sembrò che il cuore potesse tornare a battere dall’emozione.
“Che succede?”
Per quanto volesse tenerla a distanza non riuscì a non tremare di fronte a tanto dolore, ad un paio di occhi tanto profondi, tanto innocenti.
“Resta con me … ti prego” lo implorò ormai senza ritegno, buttandosi trafilata tra le sue braccia, che stordite la strinsero appena.
Non poteva, non le avrebbe permesso di rifarlo, di manipolarlo fino al momento in cui lo avrebbe di nuovo ferito. L’allontanò di poco, come destato, ma con fin troppo poca sicurezza. Ancora un passo e avrebbe ceduto. Lo faceva sempre.
Lei se ne accorse perché subito sciolse quell’abbraccio, e per la prima volta risoluta e intraprendente gli prese la testa tra le mani guardandolo con tale intensità che rabbrividirono entrambi.
“Questa volta sarà diverso Damon… non ti farò del male. Ti prego non fuggire da me”
Fu una preghiera sussurrata, che si impresse sulla pelle mozzandogli il respiro.
Sentì che questa volta sarebbe stato diverso per davvero, che lei non avrebbe più potuto fargli del male, che un animo tanto buono e puro non avrebbe potuto illuderlo in quel modo per poi strappagli il cuore dal petto.
Elena gli accarezzò delicatamente gli zigomi, la curva della mascella … era sempre più vicina, e lui sempre più fragile, indifeso, e prossimo al paradiso.
Non sapeva se lei lo amasse, se quello fosse amore, ma lasciò lo stesso che Elena gli toccasse le labbra, in un bacio cauto e armonioso, diverso dal precedente, appena sfiorato.
Prima che la magia potesse svanire le labbra si schiusero e le lingue intrepide si ritrovarono,  cercandosi e incontrandosi, trovando ben presto il ritmo giusto.
Le lacrime si unirono alla saliva, mentre Damon si lasciava andare di nuovo, catturandola tra le braccia. Sentì il corpo risvegliarsi, e perdere totalmente il controllo. Smise di chiedersi se ciò fosse giusto o sbagliato, si lasciò semplicemente andare, spiazzato, e desideroso.
Fu lei a staccarsi, a prenderlo per mano, e a condurlo nell’abitazione fino alla sua stanza. Senza parlare, senza attendere, richiuse delicatamente la porta intrappolandoli nella camera buia.
Entrambi sapevano cosa sarebbe accaduto di lì a poco, entrambi erano pronti. Si arano cercati, bramati, troppo a lungo per potersi tirare indietro.
La forza dell’inevitabile li spinse a cercarsi di nuovo, con foga questa volta, con trasporto. Si avvinghiarono presi come da una disperazione totalizzante, come se ciò fosse l’unica strada percorribile.
Le mani del vampiro presero a vagare sul suo corpo, da troppo tempo amato e immaginato, non più tremanti e insicure, ma irruenti, quasi invadenti. Le sfiorarono la schiena sfilandole la maglietta. E subito dopo le labbra le abbandonarono la bocca per lambirle il collo, scendendo verso il petto ormai nudo, per poi risalire ancora, e lasciare dietro di sé scie di saliva bollente.
Elena si aggrappò a lui chiedendogli tacitamente di continuare. Affondò con forza le mani nella sua folta chioma corvina lasciandosi scappare qualche primo sospiro estasiato.
Fu così che la prese in braccio adagiandola gentilmente tra le candide lenzuola, attento a non pesarle sul corpo.  Si esaminarono per un lungo momento, e proprio quando i loro occhi trovarono un contatto il mondo ne venne come risucchiato e ciò che restò fu soltanto desiderio.
Elena gli si sedette accanto prendendo a spogliarlo delicatamente, con mani tremanti e gentili, inesperte. Temette di morire tra quelle dolci carezze che lei continuava a donargli mentre lo liberava di ogni indumento, senza mai staccare gli occhi dai suoi, senza mai sfuggirgli. Lei era lì, con il corpo e con l’anima, non sarebbe andata via quella notte, sarebbe stata sua, totalmente.
Non poteva sbagliarsi, ciò che vide nel suo sguardo era vero, era autentico, ed era amore. Non lo avrebbe ingannato, questa volta lo avrebbe amato per davvero.
Si lasciò spogliare con estrema lentezza, osservandola come estasiato, impotente, nullo in quello sguardo. Poi quando Elena si riaggrappò a lui catturandogli di nuovo le labbra, fu di nuovo il suo turno, che lì dove la liberava dagli ultimi indumenti prese ad assaggiarla con urgenza e decisione, ma mai frettoloso, non tralasciò nulla, un solo centimetro di pelle d’ebano che incontrava sul cammino.
L’aveva desiderata così a lungo, e così follemente e pienamente, che volle imprimere ogni singolo suo sapore, ogni minimo sospiro di quell’esile corpo.
E quando fu completamente nuda rimase come folgorato dal gioco di luce che qualche delicato raggio lunare donò al suo corpo caldo e snello.
Le permise di adagiarsi su di lui, che seduto la strinse, entrando delicatamente in lei.
Non smise di osservare il suo viso sul quale vide dipingersi un’espressione di inconfondibile piacere.
Nel caldo del suo ventre trovò il paradiso; nei suoi occhi riflessi nei propri, il calore di una casa, la gentilezza di un’amante che lo amasse per davvero, che non stesse cercando in lui soltanto del sesso.
“Sei bellissimo”gli sussurrò dolcemente,regalandogli uno splendido sorriso.
E i suoi occhi si riempirono di lacrime.  Lacrime di gioia, mentre Elena gli prendeva una mano per portarsela alle labbra, e si mosse delicata permettendogli di sprofondare meglio dentro di lei.
Quella notte lo condusse lontano, dove non avrebbe mai immaginato.
Lo amò con delicatezza e sensualità, guidandolo in una danza lenta ma decisa, in un vortice di passione e tenerezza, di sesso e amore, e non persero mai il contatto visivo, continuarono ad amarsi cosi, scambiandosi baci infiniti, sospiri e gemiti, senza ritegno, senza paura, senza vergogna.
Come se si amassero da sempre. Come se i loro corpi fossero nati per combaciare alla perfezione, per donarsi l’uno all’altra totalmente.
Finché appagati ed esausti si erano lasciati prendere dal sonno, stretti  in un groviglio di corpi accaldati e finalmente vicini.

Allora prima di lasciarvi vorrei dirvi un paio di cose:
1)      Spero  che il capitolo non sia parso estremamente volgare o dettagliato… non sono brava in queste cose! Credo che tra i due protagonisti ci sia chimica e passione da incendiare una città, ma la prima volta l’ho sempre immaginata così, dolce e delicata. Non volevo che sembrasse sesso e basta, stanno facendo l’amore per la prima volta! Volevo che fosse amore più che piacere =) spero sia arrivato il messaggio!
2)       Mancano ormai pochi capitoli al termine di questa fan fiction, penso un paio o poco di più… ma comunque io domani parto per le vacanze e non avrò né computer né internet, quindi volevo semplicemente avvertirvi che per un paio di settimane non posterò =( mi spiace avrei voluto concluderla prima della partenza ma non mi è stato possibile =) scusate in anticipo per l’interruzione ^^
  
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