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Autore: iusip    23/02/2007    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate in modo diverso, la notte in cui Kaori si traveste per uscire con Ryo? Si tratta di una rivisitazione in chiave moderna della puntata...spero vi piaccia! Sarà breve, altri due capitoli al massimo. Il titolo deriva da un libro che ho dovuto studiare per un esame: Fedra, variazioni sul mito. Ecco gli effetti allucinogeni dell'università....un bacione, buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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12 febbraio



h. 02:34



L’orologio digitale sul mio comodino segna le 02:34.

Sono sveglia da una mezz’oretta ormai, 30 minuti in cui non ho fatto altro che guardare i numeri trasformarsi sul display dell’orologio, scandendo lo scorrere del tempo che sembra quasi aver rallentato la sua corsa.

Ho avuto un sonno agitato, in cui i volti di Ryo e di Mick si alternavano senza sosta nella mia mente.

Forse è meglio che scenda in cucina a bere un po’ di latte.

Ryo non è ancora tornato.

Se così fosse stato, sono sicura che l’avrei sentito.

Scendo lentamente le scale, entro in cucina.

Apro il frigo e afferro il bricco di latte.

Sconsolata, noto che il frigo piange.

Dovrò decidermi ad andare a fare la spesa.

Persa nei miei pensieri, mi accorgo di avere i nervi a fior di pelle solo quando lo scatto della serratura mi fa sobbalzare, facendomi rovesciare il latte sul lavabo.

La porta d’ingresso lentamente si apre.

Come ogni volta, il mio cuore accelera i battiti.

La figura imponente di Ryo, avvolta nel suo inseparabile impermeabile stazzonato, si staglia sull’uscio.

Strano, non sembra ubriaco.

Si regge bene sulle gambe.

Immediatamente si accorge di me – come al solito i suoi riflessi non lo tradiscono.

Sembra sorpreso di vedermi.

“Cosa ci fai ancora in piedi?”

È strano, non riesco a guardarlo bene in faccia, ma mi sembra…diverso.

E comunque, me ne rendo subito conto, stanotte è lui, il più lucido fra i due.

“Non riuscivo a riprendere sonno…stavo per scaldarmi un po’ di latte. Ne vuoi un po’?”

In realtà non si merita niente, ma la tendenza a fargli da pseudo-mamma è più forte di me…

“Si, grazie. Fuori si gela.”

È più accomodante del solito.

La cosa si fa alquanto sospetta.

Riscaldo in latte in un pentolino, poi lo verso in due tazze.

Nella sua ci verso un po’ di whisky.

So che il latte lo preferisce corretto.

Ma solo un goccino…proprio stasera che non è ubriaco, non voglio essere io a procurargli una sbronza.

Anche se sospetto che la quantità di alcool che il suo fisico è in grado di reggere sia di molto superiore a un bicchierino di liquore.

Gli tendo la tazza.

Prima di afferrarla, lui mi osserva per un lungo istante.

Non riesco a scorgere i suoi occhi, alla fioca luce della luna.

Ma so che mi sta guardando.

Lo sento.

Sento il suo sguardo su di me, e per la prima volta mi sento in imbarazzo, con indosso il mio leggero pigiama in cotone con gli orsetti.

“Grazie.”

Riesco a mala pena a balbettare un “prego”, nemmeno tanto convinto.

Si siede a cavalcioni su una sedia, la tazza ancora fumante in mano.

Io mi appoggio al tavolo, cercando di ignorare l’amore e il desiderio che provo per lui.

Entrambi sorseggiamo lentamente il latte, senza parlare.

Il tempo e il silenzio sembrano protrarsi all’infinito.

C’è un’atmosfera particolare stasera, che nessuno di noi due ha voglia di spezzare.

Il latte nella mia tazza è finito, ma fingo che ce ne sia ancora, pur di rimanere ancora un po’ con Ryo.

È paradossale, ma non l’ho mai sentito così vicino.

Poi però lui si alza, poggiando la tazza nel lavello.

“Buona notte, Kaori.”

La magia è svanita.

“Buona notte, Ryo.”

Si avvia verso le scale, comincia a salire.

Poi al quarto gradino si ferma.

Questa volta è teso. La linea delle sue spalle è dura.

Senza voltarsi, comincia a parlare.

“Ah Kaori…i bei vestiti corti e scollati lasciali alle principesse smemorate. Per me sei molto più bella con il tuo solito pigiama con gli orsetti…”

Il suo è solo un intimo sussurro, tanto che mi chiedo se abbia realmente parlato o se sia la mia mente malata che, a furia di farsi film, rende concreto ciò che è solo immaginario.

Eppure…

Lui non mi lascia il tempo di replicare, anche se dopo le sue parole me ne sarebbe servito un bel po’, di tempo, prima di riacquistare la capacità di mettere due parole in fila in una frase di senso compiuto.

Spalanco la bocca, rendendomi conto di ciò che le sue parole implicano.

Ha parlato di vestiti corti e scollati.

L’unico vestito corto e scollato che io abbia mai indossato nella mia vita giace nascosto in fondo al mio armadio, accanto alla parrucca.

Ergo…

Lui mi ha riconosciuta in quel locale, nonostante la parrucca.

Insomma, il mio geniale travestimento non ha infinocchiato proprio nessuno.

Solo la sottoscritta, se proprio vogliamo dirla tutta.

Comunque, tornando alle cose importanti…

Non so se essere felice perché Ryo mi ha definita “bella” (ricordo benissimo le sue parole)…

Oppure essere incazzata perché ancora una volta si è tirato indietro.

Ma questa volta non la farà franca con così poco.

Devo parlargli.

Devo sapere.

Mi precipito in camera sua, ma non c’è.

Ci sono solo due posti in cui potrebbe essere: il poligono o il terrazzo.

Prima il poligono.

Scendo di sotto, ma le luci sono spente.

Ryo non è qui.

Come avevo previsto, lo trovo sul terrazzo, intento a fumare una sigaretta.

Sembra immerso nei suoi pensieri, ma so benissimo che si è accorto della mia presenza.

Però vuole che sia io a fare la prima mossa…

Non mi rende di certo le cose più facili, come suo solito.

Lo raggiungo, appoggiandomi alla ringhiera, accanto a lui.

Si volta leggermente, non può ignorarmi per sempre.

Sembra sorpreso di vedermi qui.

Credeva forse che anche questa volta mi sarei accontentata di una delle sue frasi ad effetto, senza chiedergli spiegazioni in merito?

Beh, stavolta si sbaglia di grosso.

“Fammi capire una cosa…”, lo apostrofo.

D’accordo, forse ho cominciato con un tono un po’ troppo aggressivo.

Ma, porca miseria, sono davvero esasperata!

“Fammi capire una cosa…tu mi hai riconosciuta in quel locale, ma hai fatto finta di niente, lasciandomi andare via con un altro uomo?”

Non risponde.

Parlami, per Dio, dimmi qualsiasi cosa, basta che sia qualcosa .

E invece lui continua a fumare la sua sigaretta, ancora una volta fingendo di non sentire, ancora una volta evitando l’impatto frontale.

Qualcosa si rompe in me.

“Sei un vigliacco, Ryo.”

Lo dico senza rabbia, senza rancore, sono con una profonda delusione.

Forse è proprio l’assenza della mia abituale furia che lo colpisce, costringendolo a guardarmi.

Probabilmente si aspettava che stessi piangendo.

Invece i miei occhi sono secchi, così come la mia gola.

Arriva un momento in cui anche le lacrime diventano superflue.

“Non era un uomo qualsiasi. È uno dei miei migliori amici. E poi non vedo perché avrei dovuto fermarti, non mi sembra di averti vista rifiutare il suo invito. Non sono mica il tuo ragazzo. Siamo solo colleghi, io e te.”

Strano, le sue parole non mi feriscono.

Stavolta si è tradito.

Ha parlato con troppa enfasi, con un tono talmente falso che anche uno sciocco si sarebbe accorto che sta disperatamente fingendo.

E finalmente me ne sono resa conto anche io.

Nella mia mente sento una vocina celestiale: “Aaa-lleluia, Alleluia, Aaaa-lleluia, Alleluia, Aaaa-lleluia, Alleluia, Alleluiaaaa!!”

Mi complimento con me stessa.

Dopo quasi 8 anni, dopo che tutti – Miki, Eriko, lo stesso Mick – hanno cercato disperatamente di farmi aprire gli occhi, sono arrivata alla verità.

Ryo cerca fino all’ultimo di negare l’evidenza, proprio come ho fatto io ieri sera, mentre il mio corpo era accanto a Mick ma la mia anima vagava altrove.

Non ti rendi conto, Ryo, che è tutto fiato sprecato?

Non ti rendi conto di quanto sia inutile la tua battaglia?

Se i sentimenti potessero essere giostrati a nostro piacimento, tutto sarebbe più facile.

Ma invece sono imprevedibili, incoerenti, traditori, ma proprio per questo sono così belli ed appaganti.

Mi avvicino a lui.

“E così siamo solo colleghi, noi due, vero?”

“Si.”

Però evita il mio sguardo.

Qui urge una terapia d’urto.

Gli prendo il viso tra le mie mani.

Lui è estremamente sorpreso dal mio gesto, ma non si tira indietro.

“Ne sei sicuro, Ryo?”

Lo costringo a guardarmi negli occhi.

“Si…”

È un po’ meno deciso, adesso, ma sarà una dura battaglia farlo cedere…

Non fa parte della mia indole, e devo raccogliere tutto il mio coraggio e la mia sfrontatezza per fare quello che sto per fare ma…come si suol dire…

A mali estremi…

Premo le mie labbra contro le sue.

…estremi rimedi…

Lui è sorpreso, cerca di ritrarsi, ma senza troppa convinzione.

Separo le mie labbra dalle sue, rimanendo però a qualche millimetro dal suo viso.

“Ne sei proprio sicuro sicuro?”

“Io…beh…si…"

Bene bene, è sempre più indeciso e confuso.

Gli accarezzo le labbra con la punta della lingua.

“Ma sicuro sicuro sicuro?”

Stavolta la sua risposta è solo un basso gemito, gutturale, prima di tornare a baciarmi.

Nessun bacio a stampo questa volta.

Nessun vetro.

Solo le nostre labbra che si divorano a vicenda.

Gli circondo il collo con le braccia, sospirando.

Quanto ho sognato questo momento…

Ma devo dire che la realtà supera di gran lunga ogni mia immaginaria aspettativa.

La sua lingua penetra nella mia bocca, giocando con la mia, in una danza che rischia di farci perdere la ragione da un momento all’altro.

Ryo interrompe il bacio, ansimando.

Mi rovescia la testa all’indietro e mi guarda negli occhi.

Non l’ho mai visto così disinibito.

Selvaggio, oserei dire.

“Questo non ha niente a che vedere con il bacetto che Mick ti ha dato sul molo, vero?”

Sgrano gli occhi.

Come diavolo fa a sapere del bacio tra me e Mick?

Ma certo…

“Tu…brutto idiota…cafone…arrogante…ci hai seguiti, vero?”

Sorride, sornione.

“Certo. Non posso certo lasciare la mia donna tra le braccia di un altro uomo. Anche se quell’uomo è uno dei miei migliori amici…”

“La tua donna??? La tua donna hai detto?? Dopo anni di insulti e prese in giro, ti aspetti davvero che io abbia voglia di essere la tua donna???”

Cerco di tirarmela, facendo la finta scandalizzata.

In realtà sto per essere vittima di un colpo apoplettico che mi stroncherà tra breve, interrompendo così il mio idillio.

Oppure mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno, e la delusione sarà tale che morirò di crepacuore.

Ma dai Kaori, non essere sempre così dannatamente ottimista…

“Si, si, certo…ne parliamo domani…” : la presuntuosa risposta di Ryo al mio fasullo rifiuto.

“Che adesso abbiamo di meglio da fare…”, sussurra poi, tornando a baciarmi.

Effettivamente, che fretta c’è?

Possiamo benissimo riparlarne domani, o dopodomani, o l’altro domani ancora……







12 febbraio



h. 04:15



Ryo si è appena addormentato.

La sua testa è un peso dolce sulla mia spalla.

Gli accarezzo le sopracciglia e la bocca con le dita.

“Kaori…”

Ma allora non dorme…

“Dimmi…”

“Hai visto…la mia fama non era immeritata.”

Poi sospira contento, mentre un enorme gocciolone pende sulla mia testa.

Va beh...nessuno è perfetto.

Lo abbraccio un po’ più stretto.

Ho quasi paura che possa sparire al mio risveglio, quasi fosse una leggendaria chimera.

Non so cosa ci riserverà il domani.

Ma oggi, io e Ryo abbiamo finalmente ballato assieme, immobili, sulle note invisibili della musica bianca.

E questo mi basta.









Sono arrivata alla fine di questa brevissima fic, e i ringraziamenti sono d'obbligo...grazie a:

Lalausonoio,

Alyssa85,

Aleptos,

Dragon88.



Fatemi sapere cosa ne pensate anche questa volta, mi raccomando!Grazie...iusip
  
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