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Autore: LiberTea    10/08/2012    3 recensioni
Tante cose possono succedere in un'estiva notte londinese. Amicizie di sempre, amori vecchi e nuovi, storie che si intrecciano tra le strade della city, accompagnate dalle note di rock band immortali.
"Streetlight people livin just to find emotion, hidin somewhere in the night..."
[Gerita; Spamano; Prungary; Usuk]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Streetlight People

1.Don't Stop Me Now- Queen


Non mi sono mai piaciuti i locali mondani. Troppa gente, troppo rumore. Preferisco di gran lunga i bar tranquilli e poco frequentati, dove potersi fare una birra in santa pace.
Quella sera però le mie preferenze furono bellamente ignorate, come sempre, da mio fratello e dai suoi due compari di vita, che mi trascinarono in uno dei locali più affollati e caotici di tutta Londra, a detta loro la 'capitale della vita notturna'.
Cosa ci facevo io, un povero tedesco affezionato al suo appartamento di Berlino, in Inghilterra? Gilbert. E basterebbe questo nome come risposta, se conosceste il suo proprietario. Ma immagino che non sia così, nonostante lui si creda una celebrità, perciò immagino di dovere delle spiegazioni: si tratta di mio fratello maggiore, con il quale divido casa, che in un nefasto giorno di maggio spalancò la porta della mia camera e mi gridò: "Lud, si va a Londra!"
Ora, quando capii che non aveva preso un'insolazione e non aveva bevuto un'Heineken di troppo, andai in paranoia. La cosa non fece che peggiorare quando mi disse che era un progetto Erasmus, che ci saremmo rimasti sei mesi, che avremmo diviso l'appartamento con Francis e Antonio, i due 'compari' sopracitati, e che non potevo dire di no perchè era già tutto programmato e aveva pagato anche la mia parte.
Dopo aver concluso che no, il suicidio non era una soluzione valida e tantomeno il fratricidio, dovetti accettare.
Ed infine eccomi lì, quella sera, seduto su un divanetto di pelle di fianco al mio caro fratellone, in compagnia dei suoi amici che sopportavo a malapena, soprattutto dopo averci convissuto per due settimane.
Avevano entrambi ventitre anni, come Gilbert; si erano conosciuti due anni prima, quando eravamo andati in vacanza in Grecia, e da allora avevano continuato a tenersi in contatto. Insomma, si erano proprio trovati: tre idioti con la propensione a cacciare se stessi e il loro prossimo nei guai. Purtroppo il 'prossimo' in questione ero spesso io.
Francis Bonnefoy era francese; il suo passatempo preferito, oltre a rompere le scatole al sottoscritto, era rimorchiare. Quando ci eravamo incontrati all'aereoporto, aveva già ottenuto un appuntamento con una ragazza di Monaco e il numero di telefono di un ragazzo canadese. Le sue preferenze sessuali rimangono tutt'ora un mistero per me, e non ci tengo ad approfondire l'argomento.
Antonio Carriedo (ha anche un secondo nome che non ricordo, anche perchè è impronunciabile) invece, era di Madrid. La sua caratteristica principale un'allegria costante: l'ultimo bus per tornare a casa ci chiudeva le porte in faccia? Lui ci scherzava su. Ci perdevamo per Londra? Scoppiava a ridere perchè si rendeva conto di aver tenuto la cartina al contrario. Era una cosa irritante, soprattutto per me, e la voglia di urlargli un bel "Cosa diamine hai da ridere?!" era forte ogni volta. Però, rispetto agli altri due, era quello che sopportavo meglio. Forse perchè la sua gioia di vivere mi contagiava un po', e la cosa non mi dispiaceva in fin dei conti.
"Gente, questo posto è uno sballo! E tu che non ci volevi nemmeno venire fratellino!" disse Gilbert dandomi una pacca sulla spalla.
"Ti stai divertendo adesso, Ludwig?", mi chiese poi Antonio sedutomi di fronte, sorridendo come sempre.
"Un sacco...", risposi tirando un sorriso e dando un altro sorso a quella obrobriosa bevanda che il barman aveva definito beer. Il concetto sarà pure internazionale, ma non c'era paragone tra la Bier tedesca e quella roba sgasata e calda.
"Su con il morale, mon cher; se fossi un pochino più rilassato scommetto che la tua bellezza teutonica farebbe di certo colpo" disse Francis, scostandosi teatralmente una ciocca dei lunghi capelli biondi dal viso e guardandomi con aria maliziosa. Un brivido mi percorse la schiena: quanto era viscido quell'uomo?
Prima che potessi rispondere qualsiasi cosa, Antonio disse: "Ma che dici? Lo sanno tutti che i tedeschi non si distinguono certo per l'essere dei grandi amanti. La Spagna è il paese de la pasiòn"
"E la Francia quello de l'amour, se è per questo", aggiunse Francis.
"Sarà, ma i vostri paesi non hanno dato i natali al Magnifico Me. Quindi la Germania ha una marcia in più, giusto Lud?"
Io non li stavo più ascoltando da un pezzo. I loro discorsi mi sembravano sempre più inutili e superficiali di giorno in giorno da quando ero arrivato a Londra. Perciò, sentendomi chiamato in causa, sobbalzai appena e ammisi: "Credo di essermi distratto un attimo...dicevate?"
Mio fratello sbuffò, Francis sorrise e Antonio, come sempre, scoppiò a ridere dicendo: "Ragazzi, credo che lo stiamo annoiando terribilmente"
Sorrisi appena. Era in quei momenti che Antonio mi stava piuttosto simpatico.
"No, è lui a essere una noia totale! Mein Gott Bruder, non ti ho portato qui perchè facessi l'asociale no?"
Feci un respiro profondo per non mettermi a urlare, puntualizzando che non ero stato io a chiedergli di portarmi lì, poi risposi: "Si Gil, hai ragione. Cercherò di rilassarmi un po'."
"Ottimo, vedi che ci capiamo?" Detto questo diede un sorso alla sua pinta, per poi fare un'espressione disgustata: "Ma che schifo! Agli inglesi posso perdonare che non sappiano cucinare, ma questo è un insulto alla birra!"

***

Non so ancora come mi ritrovai al bancone del bar, da solo.
Mi ricordo soltanto che, uno dopo l'altro, gli altri avevano adocchiato qualcuno ed erano spariti nella folla danzante.
Avevo ordinato un'altra birra, questa volta accertandomi che fosse tedesca, e me ne stavo seduto cercando di gustarmela ignorando la confusione. Mi voltai verso il palco che stava al centro della sala: un ragazzo stava suonando dal vivo. In quel momento mi ricordai anche che uno dei motivi per cui mi avevano trascinato proprio in quel posto era perchè ci si esibivano musicisti live. Quando notai Francis, seduto proprio lì sotto, con un'espressione maliziosa rivolta proprio al povero chitarrista, capii che doveva aver scelto lui come suo trofeo di quella sera, e che probabilmente lo aveva anche annunciato a gran voce, conoscendolo. Mi ero perso un po' di passaggi dei discorsi di quei tre, ma la cosa non mi disturbava.
Non ho mai capito tanto di musica, ma a giudicare dalla chitarra che il ragazzo aveva tra le mani e il ritmo della canzone, conclusi che era rock. Non era male, e anche abbatsanza orecchiabile rispetto alla tremenda robaccia metal che usciva dalla stanza di Gilbert a diecimila decibel e che mi aveva causato un sacco di emicrania.

<
Two hundred degrees
Thath's why they call me Mister Fahrenheit
I'm travling at the speed of light
I wanna make a supersonic man out of you>>
"Ehi, bella questa canzone vero?"
Mi voltai di scatto, sentendo quella voce a pochi centimetri dalle mie spalle.
Un ragazzino dai capelli rossicci e uno strano ricciolo al lato sinistro della testa, mi stava guardando con aria allegra.
"Ehm, s-si non è male" mugugnai, colto alla sprovvista.
Il suo sorriso si fece ancor più luminoso, e disse: "Credo siano i Queen. A proposito, mi chiamo Feliciano Vargas! Piacere!"
Non capii perchè si stesse presentando, ma per educazione feci lo stesso: "Ludwig Beilschmidt, piacere mio"
"Uhm, sei tedesco?"
"Si, esatto."
"Io italiano, vivo a Venezia. Ci sei mai stato?"
"N-no, non ho mai visto l'Italia. Però dicono che sia molto bella"
"Lo è! Però quando ci nasci è diverso, credo. Tu invece di dove sei?"
"Berlino"
"Ci sono stato! Però non mi è piaciuta molto, ci sono così pochi monumenti..."
Arricciai il naso. Non era propriamente gentile quello che aveva detto, soprattutto dopo che io avevo elogiato la sua patria. Però, pensandoci bene, non stava semplicemente dicendo la verità? E questo non era da ammirare, in una persona?
"Già, però a me piace molto. Credo che sia per quello che hai detto prima: quando ci nasci è diverso"
Lui sorrise, forse felice del fatto che avessi prestato tanta attenzione alle sue parole, poi continuò: "Come mai sei a Londra?"
Quella domanda mi riportò alla mente la mia assurda storia, perciò mi limitai a dire: "Progetto Erasmus, sono qui con mio fratello e... i suoi amici."
"Anche io sono venuto qui con mio fratello, in viaggio studio però; ma non conosciamo nessuno, per questo siamo venuti in questo locale stasera. Lui non era d'accordo, ma alla fine sono riuscito a convincerlo!"
Un pessimo presentimento si fece strada in me: quelle parole le avrebbe potute pronunciare mio fratello. Il sospetto di stare socializzando con un Gilbert italiano mi fece rabbrividire, e automaticamente provai pena per il fratello di quel ragazzo.
C'era però qualcosa di diverso in Feliciano, qualcosa che non avevo mai visto in nessuno: un'enorme ingenuità e spensieratezza che gli era dipinta sul volto, un po' come quella di Antonio, ma più genuina e moderata. E la sua voce era dolce, a tratti quasi timida, molto diversa quindi da quella squillante e sicura dell'ispanico.
"Capisco...Ora sarebbe meglio se tornassi da lui, da quel che ho capito adesso è da solo" dissi.
Ma l'italiano scosse la testa e facendomi l'occhiolino, come se stesse per rivelarmi un segreto, fece: "L'ho lasciato con un ragazzo spagnolo molto simpatico."
Altro brutto presentimento, che però decisi volutamente di ignorare.
Feliciano continuò: "Sai, mio fratello è sempre molto chiuso. Quel ragazzo sembrava essere davvero molto gentile, quindi mi farebbe piacere se nascesse qualcosa tra loro, o almeno diventassero amici."
Disse queste parole con una tenerezza immensa; improvvisamente mi sentii le guance bollenti e il cuore saltare un battito.
Mi schiarii la gola, cercando di ignorare quella sensazione: "Sei davvero molto premuroso con tuo fratello"
Lui sorrise di nuovo: "E' normale volere il meglio per le persone a cui si tiene no? E poi lo vedo così di rado, voglio che questa vacanza sia fantastica per entrambi"
Mi incuriosii il fatto che un ragazzo così giovane vedesse poco il fratello. Di certo non andava ancora all'università, quindi in teoria avrebbero dovuto vivere assieme, come me e Gilbert ad esempio. Ma non era educato farsi i fatti altrui, perciò non chiesi nulla.
L'italiano però sembrò leggermi nel pensiero: "Sai, siamo orfani e siamo stati adottati da due famiglie differenti, una di Venezia, dove vivo io, e una di Roma. C'è rimasto solo nostro nonno, che però è sempre in viaggio per affari e non potrebbe prendersi cura di noi. Ma è un uomo molto ricco e buono, non ci ha mai fatto mancare nulla. Fa sempre in modo che io e mio fratello ci incontriamo almeno per Natale e durante le vacanze estive"
Mi faceva sentire un po' disagio il fatto che mi stesse raccontando la storia della sua vita. E non una storia qualsiasi, una tragedia familiare.
"Mi dispiace molto, non deve essere stato facile; eppure sembri aver affrontato bene la cosa..." mi guardò confuso, sgranando i grandi occhi nocciola "...voglio dire, sembri molto allegro. Ecco, io non so se al tuo posto avrei reagito così"
Ma che stavo dicendo?! Mi stavo lasciando coinvolgere da quel ragazzino un po' troppo socievole, e la cosa non mi piaceva. Ma come potevo mantenere la mia solita freddezza, se lui mi guardava con quegli occhi così sinceri, se mi sorrideva come in quel momento?
"Grazie! Sei una persona molto gentile, sai?"
Arrossii. Nessuno mi aveva mai detto una cosa così, o almeno non dopo aver scambiato solo due parole con me: la maggior parte della gente a pelle mi definiva frigido, severo, asociale. Ma mai 'gentile' o addirittura 'molto gentile'.
"B-bè, è quello che direbbero tutti..."
"No, non credo. Molti si fingono dispiaciuti, tu invece lo sei davvero"
Inarcai un sopracciglio: "Come fai a dirlo?"
Lui scosse le spalle, ridendo: "Non lo so, ma mi sembra che sia così! E' una sensazione strana, in effetti. Come se ci conoscessimo da tempo"
Il cuore iniziò ad accellerare il suo battito. Che mi stava succendo?
"Ah, uhm..."  
Non sapevo cosa rispondere, non volevo continuare quella strana conversazione ma non volevo nemmeno che Feliciano se ne andasse, perchè per la prima volta in vita mia mi sentivo bene nel parlare con una persona. Forse la stavo provando anche io quella sensazione, solo non volevo ammetterlo a me stesso, perchè avrebbe significato che dentro di me stava succendendo qualcosa che per una volta non potevo controllare.
Senza rendermene conto, tornai a concentrarmi sul chitarrista, e sulle parole del brano che stava eseguendo.

<
'Cause I'm having a good time
I don't wanna stop at all
I'm a rocket ship on my way to Mars
On a collision course
I am a satellite
I'm out of control>>
Mi tornò in mente la promessa fatta a Gilbert.
Dovevo rilassarmi. Così mi sarei goduto anche io la serata.
"Posso chiamarti Lud?"
Mi voltai di nuovo verso Feliciano. Mi guardava, sorridendomi dolcemente.
Sorrisi anche io stavolta, anche se sentivo che stavo arrossendo: "Se ti fa piacere"
"Che bello! Tu puoi chiamarmi Feli!"
"Uhm, d'accordo..."
Ci fu un breve silenzio. Poi l'italiano si illuminò ed esclamò: "Lud, mi sono ricordato che c'è una cosa che mi ero ripromesso di fare! Vuoi venire con me?"
Mi irrigidii. Milioni di domande e dubbi si misero a vorticarmi nel cervello. Andare dove? A fare cosa? Avrei dovuto lasciare il locale, Gilbert e gli altri. E poi, non ci conoscevamo che da qualche minuto; e poi...
Basta. Dovevo rilassarmi, no?
Non fermarmi adesso, maledetta paranoia.
Presi un respiro profondo e, con una certa emozione nella voce per quello che stavo per dire, risposi: "Non so cosa hai in mente ma...va bene"

Angolino dell'Autrice:

Okay, mi sono decisa a pubblicare questa storia. L'ho iniziata, quando, un anno fa? Ma poi sono stata presa da quel maledetto blocco dello scrittore ed è rimasta sospesa per mesi. Ma ora mi sono decisa a finirla, perchè mi ci ero affezionata e mi dispiaceva abbandonarla a sè stessa.
Niente. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto! Magari lasciate una recensioncina okay? :3
See ya soon, people!





   
 
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