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Autore: Nori Namow    10/08/2012    6 recensioni
Stava per sferrargli un altro calcio, quando arrivò un ragazzo con gli occhi verde chiaro, una massa di capelli ricci, un pò più alto di lei e disse semplicemente «Basta.». Ora Jane era indecisa se prendere a pugni l' uomo o Harry Styles. Harry la liberò dolcemente dalla presa dell' uomo, attirandola a sè, e questo la sconvolse. Nessuno era mai stato delicato con lei. Nessuno. Nemmeno Jeremy, era sempre stato troppo stupido per capire che una stronza come lei voleva solo un pò di affetto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse l' odio è solo un amore che non accettiamo.




«Cazzoooooo, Jane! Gli One Direction saranno allo studio 28 domani!!»
«Fanculo tu e quei froci di merda. Ascolta un pò di metal invece di pensare a quei quattro sfigatelli.»
Jane era sul letto intenta ad ascoltare The Diary of Jane dei Breaking Benjamin. L' amava soprattutto per il fatto che c' era il suo nome.
Jane Howell era una ragazza di diciotto anni, alta un metro e settanta.  Aveva lunghi capelli castani con ciocche di capelli blu elettrico, occhi castano chiaro con sfumature di grigio, che tutti i ragazzi trovavano irresistibili. Aveva un piercing al naso e ogni orecchio aveva sei buchi. Aveva la fissa per i piercing, ma anche quella per i tatuaggi. Infatti, appena compiuti i diciotto anni, si era fatta tatuare un gufo con affianco il ritornello di Memories- Withnin Tempation, "All of my memories keep you near. In silent moments, imagine you being here. All of my memories keep you near. In silent whispers, silent tears." Amava quella canzone, era tutta la sua vita. Le ricordava lui. E ora, mentre era nella sua camera ad ascoltare musica e a cazzeggiare su twitter, arriva quell' idiota di sua sorella a darle una notizia alquanto spiacevole. Samantha Howell aveva quindici anni, e sembrava tutto, tranne che sua sorella. Innanzitutto, era bionda, occhi azzurri. Aveva avuto tipo una ventina di fidanzati, e aveva perso la verginità una notte d' estate sulla spiaggia con un suo amico. Ascoltava musica commerciale e si vestiva con colori pastello. Barbie, la chiamava Jane. Quando le persone le vedevano in giro, quelle pochissime volte, non avrebbero scommesso nemmeno un centesimo sul fatto che fossero sorelle. Le persone vedevano una biondina mozzafiato e una specie di dark acido-scontrosa, altrettanto bella ma irraggiungibile. Già, perchè se Samantha rideva praticamente sempre ed era gentile con tutti, Jane era scontrosa, cattiva, violenta. Non era sempre stata così. Jane era diventata la stronza della scuola quando, due anni prima, scoprì il suo ragazzo a letto con la sua ex migliore amica. Stava con Jeremy da quanto? Un mese? Non se lo ricordava nemmeno. Sapeva solo che era andata a  casa sua per fargli una sorpresa e l' aveva trovato sopra la sua migliore amica, e si davano da fare.
Samantha corse in camera e si tuffò sul letto.
«Che bello sorellinaaaaaa. Domani ci vado cazzo, assolutamente. Tu mi fai compagnia, vero? Voglio un autografo di Harry, un abbraccio di Zayn, voglio scoparmi Niall e Liam.. E Louis!»
«Cristo se sei squallida.»
«Hahaha ma dai Depry, io scherzo!»
La odiava spesso. La odiava ancora di più quando la chiamava 'Depry', diminutivo assurdo di 'Depressa'.
«Certo. Non vedo l' ora di indossare la mia cazzo di maglietta. Quella nera con la scritta bianca, hai presente? Quella dove c'è scritto 'Sono una hater. Fottetevi 1D'.»
Ebbene sì, Jane era una hater. Aveva comprato una maglietta nerda e era andata in una tipografica per personalizzarla. Odiava quei cinque mongoloidi per il semplice fatto che piacevano a sua sorella.
«Stronza. Non lo farai davvero.»
«Non ci vengo a sentire quelle scimmie ululanti, ok?!?»
«Dai Depry, ti amo.»
«Muori Barbie.»
La prese per i capelli e la trascinò fuori dalla camera, chiuse la porta a chiave e urlò a sua sorella «E se osi farmi vedere i loro autografi te li brucerò, giuro!»
Jane sorrise malefica, andò su twitter e scrisse: 'Questi 1D fanno proprio cagare. Spero che il loro aereo si sfracelli a terra.' Poi, tanto per divertirsi, andò su you tube per guardare una loro intervista. Adorava le fan quando la insultavano, tentando inutilmente di offenderla. In video iniziò con la risata di quello che lei odiava di più: Harry Styles. «Stupido idiota.» disse semplicemente tra sè e sè.
 
Il giorno dopo uscì insieme a Samantha, prendendo una strada diversa dalla sua. Indossò una canotta nera con un teschio bianco che occupava tutta la superficie, degli short di jeans e le sue amatissime Vans rigorosamente nere. Aveva dietro la sua borsa multitasche, naturlamente nera, con scacchi grigio scuro. Quando vide che Samantha non era più in vista, prese una sigaretta e l' accese continuando a camminare. La sorella non sapeva che fumava occasionalmente, ma sapeva che se l' avesse saputo, avrebbe sfruttato in tutti i modi quell' informazione. Che cazzo, c'erano coglioncelle d' appertutto. Tutte con striscioni, fotocamere. Ragazzine eccitate d'ovunque. Rabbrividì quando vide delle ragazze della sua eta. Si voltò a guardare un edificio grande, di bolore bianco. Aveva, sulla porta e sul tetto, un' insegna enorme. 'STUDIO 28.' 
No, vaffanculo. Era proprio dove sarebbero arrivati quei mongoloidi. Decise di andare nel retro, di sicuro avrebbe trovato meno fan scatenate. Accelerò il passo pregando Dio che sua sorella non la riconoscesse. Senza pensarci buttò la sigaretta a terra e la spense.  Trovò solo due ubriaconi con giacche di pelle, e, qualche metro più in là, una macchina lussuosissima, nera, con i vetri oscurati. Porca vacca, dovevo aspettarmelo che sarebbero entrati da un' altra parte, pensò. Continuò a camminare facendo finta di non riconoscerli, come se fossero sfigatelli. Il primo che scese fu il gay che sua sorella chiamava Hazza. Harry Styles. Quello dei cinque che lei odiava di più in assoluto. Spiando il suo profilo twitter per scrivergli qualcosa di offensivo, vide che pubblicava foto a dir poco stupide e infantili. Il ragazzo le sorrise, forse credendo che fosse una fan. «Maniaco pervertito» disse a mezza voce, in modo che non la sentisse. Continuò con passo svelto, e mentre i cinque si dirigevano alla porta, uno dei due ubriaconi le urlò dietro
«Hei, vedova nera! Vieni qui che te la sfondo!» Scoppiò a ridere con il suo amico, in una risata schifosa e odiosa, e Jane perse il controllo. Odiava i complimenti, specialmente quelli luridi fatti da merde come quelle. Odiava il genere maschile, si poteva dire. Non rispondeva di sè in quei casi, così ritornò indietro, andò verso l' uomo che le aveva gridato quel complimento mal riuscito, e gli diede un pugno in faccia. Molto forte. L' uomo, che vedendola arrivare si era alzato in piedi, cadde con un tonfo, urlando dal dolore che lei aveva causato alla sua mascella. L' altro si alzò il piedi, e la prese per il braccio. Lei, in tutta risposta, lo piegò e gli diede un calcio nei testicoli. Che stupidi, lei praticava difesa personale da tre anni, quelle prese da bimbetti non servivano. Aveva imparato a sviare ogni attacco e a difendersi. Amava le risse. Nel frattempo, il primo si era alzato e la prese per un braccio, stritolandolo. Stava per sferrargli un altro calcio, quando arrivò un ragazzo con gli occhi verde chiaro, una massa di capelli ricci, un pò più alto di lei e disse semplicemente «Basta.». Ora Jane era indecisa se prendere a pugni l' uomo o Harry Styles. Harry la liberò dolcemente dalla presa dell' uomo, attirandola a sè, e questo la sconvolse. Nessuno era mai stato delicato con lei. Nessuno. Nemmeno Jeremy, era sempre stato troppo stupido per capire che una stronza come lei voleva solo un pò di affetto.
 In due millisecondi arrivò un uomo gigantesco, che scostò malamente l' uomo e chiese a Harry se stava bene. Lui non l' ascoltava,  era intento a guardare Jane come imbambolato. E mentre lui la guardava, Jane inspiegabilmente arrossiva. Ma cosa cazzo le stava succedendo? Strattonò il braccio, sciogliendo la sua presa.
«Toglimi le mani di dosso, cazzone!»
«Sei gentile e dolce come un limone, vedo.» disse lui sorridendole. Gli occhi si illuminarono incontrando quelli di Jane per un breve istante.
«Fanculo stronzo. Spero tu perda le corde vocali.»
Tornò sui suoi passi, quando uno degli ubriaconi le urlò «Vieni qui, ti faccio vedere io piccola stronza!»
Perchè voleva morire? Perchè voleva che lei lo castrasse? Ancora una volta fece dietrofront e gli assestò un calcio al ginocchio. Immediatamente l' omaccione che era la guarda del corpo di quei sfigatelli la prese in braccio e la portò dentro l' edificio, chiudendo la porta.
«Tu. Dovrai rimanere qui . Chiamo la polizia e li faccio portare via, poi potrai andartene. »
Non riusciva a credere alle proprie orecchie.
«NO. Col cazzo, ok?!? So cavarmela da sola fanculo.»
Fece per aprire la porta, ma Harry la bloccò, posando dolcemente la mano sulla sua.
«Senti, forse è meglio se..»
«Togliti dalle palle, finocchio!»
Il bodyguard la prese ancora una volta, costringendola a guardarlo.
«Tu non uscirai di qui. Non insistere. Ora andiamo, vi accompagno nelle vostre stanze. Tu vai avanti.» Disse indicando Jane.
Ormai rassegnata, camminò furiosamente verso i camerini , bestemmiando e maledicendo quell' uomo e quei cinque bastardi. 
«Dai, ci sono ragazzine che pagherebbero con la vita pur di stare al posto tuo!» la prese in giro lui.
«Gne gne. Fottiti. Io non sono una vostra fan, io sono una Hater convinta.» disse fieramente. Li guardò tutti e quattro negli occhi, tranne Harry, i suoi occhi la intimorivano.
Si voltò verso Harry e gli alzò il dito medio, poi andò nel suo camerino e chiuse la porta a chiave, sbuffando.
«Che bello. Tante fan e incontriamo una hater.» disse Harry andando vicino alla porta del camerino cominciando a bussare.
«Hey, potresti aprire? È io mio camerino.»
«Vai a farti fottere!»
In due secondi gli altri si dileguarono, dirigendosi nei loro camerini e salutandosi. Harry si avvicinò alla porta il più possibile, sussurrando, in modo che lei potesse essere l' unica a sentirlo «Apri questa porta, stronza ingrata.»
Jane aprì la porta di scatto, gli occhi furiosi piantati in quelli verdi del ragazzo.
«Grazie tante.» Harry entrò, chiuse a chiave la porta e si sedette sulla poltrona che si trovava al centro della stanza. Aveva una moquette grigio chiaro e un tavolino di vetro nel mezzo. Attorno, c'erano due poltrone grigio chiaro. Lui guardò Jane. Quella ragazza lo incuriosiva, ne era attratto, stranamente. Adorava i suoi capelli castani e quelle ciocche blu elettrico. Amava il suo strano tatuaggio, il cuo corpo, le sue labbra sottili e perfette. Non era il suo tipo, la odiava, ma ne era attratto in un modo fastidioso.
«Perchè sei una hater?» chiese ad un tratto.
«Non ho voglia di spiegarti i milioni di motivi, nè ho intenzione di fare conversazione. Quindi credo che me ne andrò.» disse sorridendo falsamente. Andò alla porta, tentò di aprirla, ma la chiave non c'era. Si diresse verso di lui , si chinò, poggiando le mani sui braccioli della poltrona, il suo viso a dieci centimetri da quello di lui.
«Dammi la chiave, pezzo di merda.»
«Perquisiscimi se hai il coraggio, Hater.»
«Mi chiamo Jane, idiota.»
«Bene, Jane. Perquisiscimi. Ti do un indizio. La chiave si trova all' interno di un indumento intimo. Indovina quale.»
«Sei squallido, lo sai? Dammi la chiave, ora.»
Sul volto di Harry comparve un espressione maliziosa. Il modo in cui lei era chinata su di lui lasciava intravvedere la scollatura della canotta. Aveva un bellissimo corpo, ma per qualche arcano motivo, Harry Styles desiderava solo abbracciare quella ragazza, incastrate il suo corpo con quello di lei.
«Bel reggiseno.» le disse ridendo.
Jane, capendo a cosa si riferiva, si alzò la canotta imbarazzata, poi gli diede un ceffone in faccia. Harry si massaggiò la parte colpita, mugugnando.
«Sei solo un cazzone. Dammi la chiave.»
Harry si frugò nella tasca dei pantaloni, prese la chiave e la tenne davanti a sè. La stava sfidando, e Jane amava le sfide.
«Non avevi detto che era nelle tue mutande? Cazzo, non sapevo che non avessi pantaloni. Eppure i soldi non ti mancano. Ora dammi la chiave.» disse tendendo la mano verso di lui.
In tutta risposta, Harry le sorrise, senza accennare a darle la chiave.
«Prenditela.»
Con uno scatto, Jane cercò di afferrare la chiave, ma Harry era più veloce. Le impedì di prenderla, scoppiando a ridere. Ci riprovò più volte, senza risultato. Si avvicinò di nuovo pericolosamente a lui, il profumo che lo inebriava.
«Non fare giochetti con me, Styles.»
«Perchè no?»
«Perchè io ti odio. Non sono una di quelle fan troie che te la danno solo perchè ti definiscono 'idolo'. È chiaro? Sei antipatico.»
«E tu ti vesti proprio da cazzona depressa.»
«Hahaha, ha parlato quello che mette il berretto di lana in estate.»
«E quei capelli blu? Sembri il personaggio di un cartone animato!»
«E tu sembri merda. Peccato ti scambino per cioccolata tutte quelle coglioncelle lì fuori» disse furiosa, consapevole che tra quelle c'era Samantha.
«Sei eccitante quando ti arrabbi. Molto.» scoppiò a ridere, e Jane in tutta risposta gli strinse il capezzolo, facendolo urlare di dolore. Non c'è cosa migliore per una Hater essere la causa del dolore di chi odia. Scoppiò a ridere anche lei, Styles aveva una faccia buffa e rotolava sulla moquette. All' improvviso, sentirono qualcuno bussare alla porta.
«Hey, cosa sta succedendo, Harry? Ti ho sentito urlare.» Poi un' altra voce.
«Vieni via Niall, staranno facendo sesso, non interrompere.» bisbigliò l' altro.
Jane, paralizzata da quell' affermazione, corse verso la porta e urlò «Non stiamo facendo sesso, idiota! Piuttosto che darla a lui me la strappo e la metto in vendita su eBay! E tu, dammi la chiave o mi porto il tuo pene a casa come souvenir per quella Barbie di mia sorella!» Di nuovo andò verso di lui. Harry rideva di gusto. Il fatto che lei lo odiasse gliela faceva desiderare ancora di più. Avvicinò la chiave al suo collo, continuando a sorridere e a guardarla negli occhi.
«La chiave è qui, prendila.» Di nuovo il suo volto a meno di dieci sentimetri da quello di Jane. Stava impazzendo.
«La prendo, ma se ti permetti di prendermi in giro ti sputo in un occhio.»
«E comunque, se proprio te la strappi e la metti in vendita su eBay, farò buone offerte.»
Quel ragazzo la faceva impazzire. In modo negativo. Quel suo sguardo convinto le faceva venir voglia di ucciderlo a calci.  Avvicinò piano la mano verso la chiave, pronta a vendicarsi se non le avesse permesso di prenderla. Finalmente le sue dita toccarono l' oggetto di metallo che l' avrebbe liberata da quell' incubo. Fece per tirarla a sè, ma Harry la tratteneva, guardando Jane con quel sorrisetto stupido.
«Mollala, stupido!»
«Ti avevo detto che te l' avrei fatta prendere, ma questo non vuol dire che ti farò andare via.»
Aveva lo sguardo da pervertito, pensò Jane. I ragazzi sono tutti uguali, quindi c' era solo un modo per avere la chiave. Si avvicinò a lui piano, e quando le sue labbra erano a circa tre centimetri dalle sue, sorrise. Poi lo guardò negli occhi, e ne fu rapita inconsapevolmente.  Erano di un colore strabiliante, verde chiarò, sentenziò. Ora mi bacia, mi bacia e poi gli strappo la chiave dalle mani. Solo che Harry Styles, invece di baciarla, l' abbracciò. Un abbraccio, il più semplice degli abbracci. L' attirò dolcemente a sè, poggiando le mani sulla sua schiena, tenendola stretta nel modo in cui si tiene qualcuno che ti piange tra le braccia. Lei non si mosse minimamente, non ne era più capace. In pochi secondi, il cemento che rivestiva il suo cuore cattivo e spezzato, si disintegrò, lasciando il posto alla vecchia Jane, quella che credeva nell' amore con tutta se stessa. Desiderava solo un abbraccio, si diceva spesso, e sapere che quell' abbraccio glielo aveva dato un ragazzo che odiava, la devastava dentro. Nella mano sinistra stringeva ancora la chiave del camerino, così tornò in sè, il cemento si ricostituì e si alzò di scatto. Si diresse correndo verso la porta, infilò tremando la chiave nella serratura, ma prima che riuscisse a farla scattare, Harry la girò verso di sè, bloccandola contro la porta. I loro sguardi si incontrarono ancora una volta, si fusero e si persero. Lui si avvicinò piano a Jane, continuando a guardarla negli occhi. Poi chiuse gli occhi e poggiò le labbra sulle sue. La baciò con il più dolce dei baci. Semplice, delicato, dolce. All' inizio Jane non rispose al bacio, ma c'era  quella dolcezza, tutto quello che lei avrebbe desiderato. Perchè lei era scontrosa, cattiva, maleducata a volte, ma la verità è che era arrabbiata perchè aveva tanto amore da dare, e nessuno che lo voleva davvero. Tutti i ragazzi volevano solo scoparla e non rivederla più, mentre lei avrebbe desiderato avere accanto qualcuno che l' amasse, con la quale ridere dei momenti divertenti. Desiderava una spalla sulla quale piangere. Perchè la verità è che Jane era sola, e mai nessuno l' aveva capita. Mai nessuno era andata da lei dicendole «non ti preoccupare, ci sono qui io». Era cresciuta da sola, ed era cresciuta nella sofferenza, odiando il genere umano, compresa se stessa. E ora, con quel ragazzo che la baciava dolcemente, era come rinascere, e tutto ciò nella quale credeva si frantumò, diventando polvere. Gli prese il viso tra le mani e ricambiò il bacio, desiderando solo amore, che quel momento non finisse mai più. Ora capiva perchè quello strano odio verso lui in particolare. Perchè forse aveva ragione, forse l' odio è solo un amore che non accettiamo, e lei lo odiava perchè era stato capace di farla innamorare in pochi sguardi. I baci, da dolci diventarono più profondi, più passionali. Entrambi si stavano innamorando di qualcuno che non avrebbero mai amato. Ma era successo. Perchè l' amore non bussa gentilmente alla tua porta. L' amore entra rumorosamente sfondandola e trascindandoti via per i capelli. Harry la strinse a sè ancora di più, e in un attimo la canotta di Jane fu sulla moquette. Si guardarono per un istante, decidendo se quella era la cosa giusta. Si guardarono a lungo negli occhi, ma, come tutte le cose belle, finì.
«Harry, la ragazzina è qui?» chiese il bodyguard. Jane prese frettolosamente la canotta e se la rimise in fretta. Harry si strofinò gli occhi e aprì la porta. «Eccoti. I poliziotti hanno portato via quei due. Puoi andare... Tutto bene?» chiese l' uomo rivolto a lei, notando la sua faccia pallida.
«Si, certo.» rispose Jane evasiva, evitando in tutti i modi lo sguardo di Harry.
«Ora devo andare. Grazie e addio.» Non si voltò nemmeno a salutarlo, semplicemente prese la sua borsa e se ne andò, con le lacrime che sembravano gocce di pioggia. Era appena uscita dall' edificio, le ragazzine eccitate che aspettavano i loro idoli. Non fece in tempo a chiudere la porta che qualcuno le bloccò il braccio, costringendola a girarsi.
«Non andare via, perfavore.» Harry la guardava tristemente, non poteva andarsene. Non voleva perderla. «Mi dispiace, ma devo..» Non fece in tempo a finire la frase che Harry l' attirò a sè, abbracciandola forte. «Ti prego. Fra circa tre ore avremo finito. Non dovrai fare altro che rimanere qui. Oppure ritornare. Ti prego.» Tremava mentre la stringeva, lei lo avvertiva. Voleva dire qualcosa, qualunque cosa, ma non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto trattarlo male, perchè in fondo trattare male le persone era l' unico approccio che conosceva. Si limitò a ricambiare l' abbraccio, e pensò che si sarebbe persa per sempre in quel semplice gesto. Asciugò le lacrime, lo guardò e per la prima volta dopo due anni, sorrise. «Ci vediamo fra tre ore, allora.» Gli occhi di Harry si illuminarono, le diede un bacio veloce e poi scomparve nell' enorme edificio. Jane, invece, respirò l' aria, i polmoni che sembravano essersi liberati di un grande peso. Sentiva la felicità, l' adrenalina, scorrere come non mai. Si chiese se solo ora stesse iniziando a vivere.   Andò al parco, trovò la sua panchina preferita. Ricordò che una volta ci trovò una coppietta che pomiciava, e li aveva scacciati a suon di parolacce. Era una persona odiosa, e lo era tutt ora. Si chiese cosa ci trovasse Harry in lei. Da quel poco che aveva visto, erano esattamente l' opposto. Si stese sulla panchina e si mise le cuffie nelle orecchie. Cominciò ad ascoltare la musica che tanto l' aiutava a pensare, e si addormentò.
Si svegliò quattro ore dopo, e quando se ne rese conto, il mondo le cadde addosso. «Gli avrei promesso che sarei tornata tre ore dopo. Oh mio Dio.» Si alzò di scatto e cominciò a correre, con How to Love di Lil Wayne che le bombardava la testa. Voleva spegnare il cellulare, ma quella canzone in qualche modo le infondeva.. Coraggio.
 
You had a lot of moments that didn’t last forever
Now you in the corner tryna put it together
How to love
How to love
 
For a second you were here
Why you over there?
Its hard not to stare, the way you moving your body
Like you never had a love
Never had a love
 
Nel frattempo correva all' impazzata. Sentiva che la sua vita iniziava da lì, dallo Studio 28.  Si aggrappò alla piccola speranza che non se ne fossero andati, ma, in fondo al suo cuore, sentiva che oramai era troppo tardi.
 
But I admire your poppin bottles and dippin’
Just as much as you admire bartending and stripping
Baby, so don’t be mad
Nobody else trippin
You see a lot of crooks and the crooks still crook
 
Mentre correva verso lo Studio 28, scorgendolo in lontananza, un' auto nera con i vetri oscurati correva nella direzione opposta alla sua. Quando la riconobbe, si fermò di scatto e la seguì con lo sguardo. Il quel momento fu come se il mondo andasse a rallentatore. L' auto correva e non accennava a fermarsi. L' auto, come le sue lacrime. Dalla rabbia prese a calci il muro, si maledisse per essere sempre così inutile. Si sedette per terra e nel frattempo continuava a piangere. Le sembrava di avere i condotti lacrimali otturati. Erano due anni che non piangeva. Si rese conto di essere stata una persona di merda, con tutti. Con Samantha, che in fondo le voleva bene, con i suoi genitori, che la sopportavano in silenzio.
 
Oooh,
See I just want you to know
That you deserve the best
You’re beautiful
You’re beautiful
Yeah
 
And I want you to know, you’re far from the usual
Far from the usual.
 
Ma forse era meglio così. Forse era così che doveva finire. Un amore mai nato, un innamoramento intenso, e i brandelli che erano rimasti. Guardò l' auto che oramai era sparita, e sorrise malinconica. Frugò nella sua borsa, prese una sigaretta e la fumò mentre si dirigeva verso casa sua. Il mascara le era colato su tutte le guance a causa delle lacrime, ma non le importava. Arrivò a casa sua nella più totale tranquillità, Samantha era di sicuro con le sue amiche, i suoi genitori a lavoro fino a tardi. Aprì la porta, e mentre si dirigeva verso il divano, pronta a versare altre lacrime, notò che era occupato. Samantha fissava imbambolata i cinque ragazzi, incapace di fare qualsiasi cosa. Harry fissava Jane con tristezza e rassegnazione. Il cuore nel petto di Jane si fermò nell' incontrare il suo sguardo. Voleva scappare, scomparire. Il pensiero che lui credesse che lei se ne fosse stata semplicemente per cazzi suoi, la faceva tremare di rabbia. Li lasciò tutti lì, intenti a fissarla mentre correva in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Harry le corse dietro, sapendo che doveva aggrapparsi ad ogni piccola speranza. Perchè aveva capito che Jane era fragile, e le persone fragili bisogna solo andarle a prendere. Bussò piano alla sua porta, ed entrò. La trovò vicino al computer, come se nulla fosse. Teneva lo sguardo fisso sullo schermo, non proferì parola.
«Ciao» disse Harry. Prese una sedia che si trovava vicino al letto e si sedette vicino a lei.
«Come hai fatto a trovarmi?» Chiese lei, fredda. Eccolo, ecco lo strato di ghiaccio che aveva il vizio di creare attorno a lei, facendo in modo che nessuna emozione potesse toccarla.
«Ero uscito dal mio camerino, e ho visto tua sorella. Mi ha chiesto una foto, e nel frattempo mi diceva che era un peccato che non ci fosse sua sorella Jane. Mi ha detto che ti vuole bene, ma odia il modo in cui ti vesti. Non potevi che essere tu.» asserì ridendo appena.
«Ci sono tante Jane, potevo non essere io.»
«Avete lo stesso sguardo, sai? Solo che tu lo nascondi.»
Lei si girò verso di lui, furiosa. «Sono andata al parco e mi sono addormentata su una cazzo di panchina. Quando mi sono svegliata mi sono messa a correre come non mai. E quando la vostra macchina mi è passata accanto senza frenare, mi sono sentita una cogliona!» Sentiva le lacrime, cercava di frenarle, ma erano troppe. Harry l' abbracciò, perchè era l' unica cosa che poteva fare in quel momento.
«Jason ha detto che ci saremmo incontrati qui, non potevamo rischiare di farci vedere dalle fan.»
Jane si sciolse in maniera brusca dal suo abbraccio. Lo odiava, lo odiava come non mai.
«Potevi chiamarmi! C'era mia sorella con voi, conosce il mio numero!» Lui tentò di stringerla di nuovo a sè, ma lei lo scansò e aprì la porta.
«Vattene, vattene via.» disse fredda, guardando il muro.
«Jane, ti prego. Almeno parliamo di quello che è successo prima. Siediti, perfavore.»
Lei scoppiò a ridere, piegandosi in due dalle risate «Oh mio Dio, Styles, credi che per me quel bacio abbia avuto un minimo di significato? Volevo la chiave del camerino, e l' unico modo per ottenerla era distrarti.» Lo faceva per il suo bene, cercava di convincersi. Le relazioni a distanza non funzionano, è inutile rimuginarci sopra. Inoltre lui era un bel ragazzo, pieno di fan e di zoccole pronte a darglierla al primo accenno. Cercava di ridere per convincerlo, ma voleva solo piangere. Harry, infuriato, la bloccò contro il muro.
«Bugiarda, lo sai meglio di me che è stato importante per me quanto per te.»
«Ti sbagli. E ora toglimi le mani di dosso e vattene.» Se lo scrollò di dosso e si rimise al computer, tranquillamente. Harry le si avvicinò, incapace di crederci. Le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
«Dimmelo. Dimmi che per te quel bacio non ha significato nulla e me ne andrò. Sparirò dalla tua vita, non avrai più mie notizie se non dai giornali.» I secondi passavano, ma lei non osava proferire parola. Lo guardava con odio, consapevole che non se l' era bevuta, nemmeno un pò. 
«Ti amo.» le disse lui. Lei, di tutta risposta, sbarrò gli occhi e lo prese per i polsi.
«Eh no, Styles, testa di cazzo. Non osare dirmi che mi ami. Mi conosci da pochissime ore, dannazione!» urlò con le lacrime che non volevano sparire.
«Come cazzo lo spieghi allora, eh? Tu sei una Hater, non sei affatto il mio tipo per modo di vestire, per la vita che fai eccetera. Eppure, non appena sono sceso da quella maledetta macchina, non sono riuscito a distogliere lo sguardo da te. Come spieghi quei cazzo di sguardi? Come?!? » si stava scaldando, lo avvertiva dal modo in cui tremava.
«Tutta fantasia, Sty...» Harry la baciò prima che potesse aggiungere altro. Jane si perse in quel bacio, come nel primo. All' improvviso si sentì stupida. Perchè lei aveva diciotto anni, e non era stata capace di trovare qualcuno che l' amasse sul serio. Capì che la felicità, come l' amore, sfonda la tua porta e ti trascina chissà dove. E, nel suo caso, l' aveva trascinata lontano, forse troppo. Ma era amore, era felicità, e questo le sarebbe bastato.
Allontanò piano le labbra dalle sue, sussurrando «Tra noi non può funzionare, lo sai.»
«Non è vero, non puoi saperlo.» l' abbracciò forte. Improvvisamente, Samantha entrò nella stanza, e quando vide sua sorella abbracciata a Harry Styles, andò su di giri
«Oh cazzoooo. Cazzocazzoooo! Mia sorella che abbraccia Harry Styles! Questa è da pubblicare su Instagram!» Prese il telefono, e tentò di fare una foto ai due, ma Jane conosceva sua sorella anche troppo bene, e prima che riuscisse ad avviare la fotocamera, le aveva strappato il cellulare dalle mani. «Non ti permettere, cresci un pò, dannazione!» La cacciò dalla camera come faceva sempre e chiuse a chiave. Poi si appoggiò alla porta, e attese. Sapeva che Harry si sarebbe avvicinato a lei. Solo che lui non lo fece. La guardò con le braccia conserte, sorridendo. Si scambiarono sguardi significativi. Erano pronti. Pronti a rischiare tutto pur di provare a stare insieme. Jane si diresse fingendosi disinteressata alla scrivania, prese un foglio di carta e scrisse il suo numero sopra. «Questo è il mio numero.  Se aspetti troppo per farti sentire, ti ammazzo.» Sorrise, poi gli diede un bacio. Harry l' abbracciò e le diede un bacio, più passionale, più bello, più tutto. «Devo andare.» disse guardandola tristemente. «Lo so, è questo il problema.» disse lei con lo sguardo basso. Andarono al piano inferiore tenendosi per mano. Quando gli altri li videro, Samantha abbracciò Niall dalla felicità, mentre tutti si scambiavano sguardi maliziosi, pensando a chissà cosa. Se ne andarono così, un pò silenziosamente, Harry e Jane si scambiarono l' ultimo bacio con Samantha che ballava dalla felicità. Poi andò in camera sua, pensando a quanto fosse incredibile tutto ciò che era successo. Erano bastate poche ore per cambiarle l' esistenza. Lo odiava, perchè sapeva che avrebbe sofferto per la sua lontananza. Il cellulare squillò, un numero che non conosceva la stava chiamando.
«Pronto.» disse stancamente.
«Ciao, mi manchi. Ciao.» E riappese. All' inizio non riconobbe la voce alla cornetta. Poi scoppiò a ridere, e salvò il numero nella sua rubrica alla voce 'BastardHazzo'. Poi richiamò.
«Pirla, posso offenderti su twitter?» chiese ridendo.
«No, non puoi.»
«Ops. Tropo tardi.»
«Ti andrebbe di venire a vivere da noi?» chiese all' improvviso lui. Lei rimase sbigottita, cercando di capire se avesse compreso male la domanda.
«Cosa?»
«Vieni a vivere da noi, a Londra. La casa è abbastanza grande per ospitare te.»
«Neanche per sogno. Siete antipatici.» mentii ridendo.
«Stronzetta.» scoppiò a ridere.
Qualcuno bussò al portone. Si affacciò dalla finestra della sua camera, e vide Jeremy. D' un tratto disse a Harry di avviare la videochiamata e di guardare, e disse a Samantha di non aprire. Riempì un secchio d' acqua, mentre dalla sua tasca sentiva la voce di Harry che la chiamava. Scese giù, Jeremy continuava a bussare. 
«Tieni e inquadra Jeremy.» disse porgendole il cellulare. Lei cominciò la ripresa, e Jane aprì la porta.
«Hey piccola, dovrei parlarti.» Disse sorridendo il ragazzo.
«Vai a farti fottere, cazzone!» rispose Jane mentre gli gettava addosso un secchio d' acqua gelata. Lei, Samantha, e i cinque ragazzi che assistevano alla scena con la videochiamata, scoppiarono a ridere, mentre Jeremy, incredulo, si guardava i vestiti zuppi d' acqua.
Jane chiuse la porta, prese il telefono e tornò di sopra mentre ancora rideva.
«Era da tempo che volevo farlo.» disse soddisfatta buttandosi sul letto.
«Comunque, sai? Credo che mi piacerebbe vivere con voi. Voglio dire, non rivedere più mia sorella? È un sogno che si realizza!» disse con un sorrisetto.
«Davvero?»
«Si. Qui ho fatto tutto ciò che dovevo. Diventare stronza, dire a quelli che odio che li odio, innamorarmi, anche se di un idiota...» 
«E poi?»
«E poi dovevo assolutamente vendicarmi di quello stronzo!» disse scoppiando in una risata fragorosa. 
Se qualcuno le avesse chiesto come stava, avrebbe risposto che stava bene, davvero, davvero bene, per la prima volta da tempo.





Occhei, premetto che questa one shot l' ho scritta di getto, così, senza pensarci.
Mi sono chiesta: e se Harry si innamorasse di un' Hater?
Non sapevo come concluderla, non volevo un finale drammatico perchè la vita reale già lo è.
Recensite, leggete le altre FF, datemi consigli.
Odio il modo in cui scrivo.
Ma lo faccio lo stesso, perchè mi sento più me.
Tanto love. ♥
   
 
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