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Autore: cOstanza    10/08/2012    7 recensioni
Una scommessa persa con il tempo.
Un amore ostacolato.
Il dolore porta al delirio

Dal prologo: Quartier Generale
Nonostante fosse abituata, ormai, a ricevere quella lettera, Hermione rimase spiazzata, come ogni volta. Il cuore sprofondò e sentì tornare a galla un vecchio dolore che cercava di sotterrare ogni giorno sempre di più. Eppure eccolo lì, di nuovo in superficie, come se non se ne fosse mai andato. E forse era così. Era un dolore che la lasciava senza fiato, senza energie, con solo il coraggio di sedersi su un divano ed aspettare che la malinconia passasse.
Seguito de "Il nemico".
Questo seguito è una storia a sé rispetto agli avvenimenti precedenti, ma consiglio di leggerli in modo da capire i personaggi e le dinamiche che hanno portato i due protagonisti a reagire in alcuni modi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Delirium.'
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|Delirium|
 
 
 
 
 
 
 
 
Le persone sono come le vetrate. 
Scintillano e brillano quando c'è il sole, 
ma quando cala l'oscurità rivelano la loro bellezza 
solo se c'è una luce dentro.
Elizabeth Kubler-Ros
 
 
 
 
ф
Quartier generale
 
 

Il buio attanagliava il piccolo vialetto. Con un passo deciso, ma allo stesso tempo lento, l'uomo lo percorse, tenendosi stretto il cappotto ed il cappello.  Si appoggiava  ad un antico bastone di legno, intagliato a mano, che apparteneva alla sua famiglia da quasi un millennio. Forse, sin dai tempi dei Fondatori. 
Conosceva a memoria quella strada, tanto l'aveva percorsa. Per anni, con la notte che lo accompagnava, era sceso in strada e, senza l'aiuto di niente e nessuno, aveva percorso quel tratto di strada.
Aveva messo più tempo del previsto ad affinare il suo lavoro, il suo duro lavoro, ma alla fine il risultato fu perfetto. Nessun intralcio e non l’avrebbero rintracciato. Era così immorale entrare nella testa di un essere umano, per giunta di una piccola creatura, nata da appena qualche anno? Scuotendo la testa, con un delicato ma maligno sorriso sul volto, continuò a camminare, appoggiandosi al bastone. Era certo che non l’avrebbero scoperto.
Percorse il vicolo con sicurezza ed arrivò davanti alla porta in perfetto orario.
-Delirium- sussurrò nella notte. 
La porta di fronte a lui si aprì con un suono sordo, permettendogli di percorrere il corridoio buio. Era pavimentato da uno spesso tappeto blu notte, come a nascondere ancora di più la presenza di esso. Il muro era dipinto di nero. L'unico modo per vedere era accendere la bacchetta, ma ormai l'uomo sapeva a perfezione a quanti passi girare a sinistra e battere il bastone. 
Quando contò gli ultimi venti passi, girò a sinistra e si bloccò. Con un unico gesto deciso, batté il bastone per terra e si aprì davanti a lui un ultimo grande portone di marmo bianco, illuminato dalle migliaia di candele della stanza che nascondeva il portone. 
Il tavolo circolare era circondato da uomini in nero, tutti rigorosamente in piedi, nell'attesa del loro capo. Quando il portone si aprì, tutti si voltarono e presero i loro posti dietro le sedie, con le mani lungo i fianchi. 
Nell'immenso silenzio che aleggiava nella stanza, l'uomo avanzò fino al tavolo, stavolta cercando di rallentare il più possibile il suo passo. Avrebbe diffuso nelle ossa degli osservatori solo più timore.
Arrivato davanti alla sua ampia poltrona rossa, si sedette. 
Gli uomini fecero lo stesso.
L'uomo si tolse il cappello ed il cappotto e lo appoggio tra le braccia di un umile servitore che lavorava per lui, arrivato in solito anticipo per preparare la riunione. Gli rivolse un gesto, e questi si allontanò. 
L'uomo si girò verso il tavolo e fu illuminato dalle candele. I lunghi capelli bianchi erano legati in una semplice coda. Il viso pieno di rughe, gli occhi vuoti ma allo stesso tempo attivi saettavano da un presente all'altro. Poi le sue labbra sottili si piegano in un lieve sorriso.
-Benvenuti, fratelli- affermò allargando le braccia. -Avete passato una piacevole settimana?- domandò, rivolgendosi al primo alla sua sinistra.
-Molto piacevole, Supremo. Mia moglie ha appena partorito.- 
Un lieve mormorio di sorpresa si disperse nella sala, e cominciarono ad applaudire, sussurrando le congratulazioni.
-Allora, mio caro, maschio o femmina?- domandò l'uomo a capo della tavola.
-Femmina. Azalea Elisabeth. Volevamo portare avanti la tradizione della sua famiglia. Come mia moglie, anche la piccola ha come secondo nome Elisabeth.-
L'uomo, che era stato chiamato il Supremo, sorrise.
-Immagino la vostra gioia- sussurrò, passandogli una mano sulla spalla.
Il secondo uomo annuì, con le mani tese davanti a sé, ma rigide.
-Inoltre, immagino che porterà avanti la 'tradizione di famiglia' partecipando alle nostre riunioni- aggiunse il Supremo.
L'uomo si girò di scatto.
-Oh, beh, Supremo. Ha appena qualche giorno. E' ancora presto da prestabilire anche solo a che casa apparterrà ad Hogwarts. Immagino sia molto presto..-.
-Chi ha tempo non perda tempo, mio caro secondo- l'interruppe il Supremo. 
La mano del Supremo arrivò fino al collo dell'uomo, poi si staccò con un rapido movimento.
-La bambina potrà crescere tra la nostra famiglia e sarà sempre la benvenuta. Non è vero, fratelli?-.
Gli altri annuirono e applaudirono pacatamente.
Il Supremo bloccò l'applauso con un gesto.
-Come ben sapete, siamo sulle tracce del ragazzo da ormai quasi sei anni. Avremmo dovuto trovarlo da molto tempo, ma si sa nascondere molto bene.- Il Supremo si alzò in piedi. -Ovviamente- cominciò, lasciando il suo posto, per girare intorno al tavolo con le mani dietro la schiena -la vita del giovane è molto cambiata. Prima veniva spesso qui, ora a malapena lo troviamo in giro. Ho bisogno di sapere perché, ho bisogno di conoscere più dettagli e maggiori informazioni. Qualcuno che si offre per cercare qualcosa in più?-.
Nessuno si propose. Allora il Supremo sbatte con forza il pugno sul tavolo, facendo sussultare tutti i presenti.
-Andiamo, nessuno fratello che si offre? Cosa c'è? Avete perso l'uso della parola? Potreste anche alzare la mano.-
All'improvviso, un uomo si alzò in piedi. Era molto giovane, sulla trentina, ma si era già distinto in battaglia e sul campo della ricerca. Era l'uomo che il Supremo cercava. Infatti egli sorrise.
-Michael. Fantastico. Speravo che ti offrissi proprio tu.-
Michael tirò fuori l'aria dal petto e guardò il Supremo.
-Sono pronto- affermò con fermezza, con l'odio negli occhi.
Sul volto del Supremo si disegnò un orribile ghigno.
-Eccellente.-
 
 
 
~
 
 
-Oh, mamma! Ti prego, ti prego! Possiamo prenderlo?- domandò la voce del suo bambino.
Hermione, con in braccio Haleigh che stava facendo i capricci, guardò suo figlio e dove il suo piccolo indice stava puntando.  Sgranò gli occhi spaventata ed andò di corsa da lui.
-Ethan! Ma è un coccodrillo! Non possiamo tenerlo in casa!- affermò sconvolta, prendendolo per mano con la mano libera. -Su Haleigh, smettila. E poi, come vorresti prenderlo? Siamo in uno zoo. Qui non si può comprare niente se non una bella maglietta con su scritto: 'Ho una fame bestiale' ed un orso stilizzato che ti sorride.-
Ethan guardò la madre triste, ma si lasciò condurre fuori dalla stanza degli alligatori. 
Era in quei momenti che odiava essere una madre single. Una madre che cresceva da sola i suoi piccoli aveva bisogno comunque di una mano. Avrebbe tanto voluto qualcuno al suo fianco, ma non sarebbe mai più venuto. Non l'avrebbe mai più visto. 
Cercando di trattenere le lacrime, si avviò. Con Haleigh ancora in braccio che cercava le attenzioni della madre, Hermione trovò una panchina e vi si sedette. Mise Haleigh sulle sue gambe e la guardò arrabbiata.
-Ascoltami, Haleigh- La piccola si divincolò alla stretta della madre, ma lei le prese le braccia e poi delicatamente mosse il viso per incontrare i suoi occhi chiari. Come ogni volta che la guardava, il suo cuore perse un battito ed Hermione ebbe un sussulto, ma si concentrò su quello che voleva dirle. -Hai quasi quattro anni e non puoi più comportanti ancora in questo modo. Chiaro?-. Quando vide che la piccola smise di piangere, le asciugò le lacrime e le sorrise. Poi si girò verso Ethan che era al suo fianco, seduto, ma un po' triste e gli rivolse un altro sorriso. Gli ravvivò i capelli con una mano.  Mise a terra Haleigh e le prese una mano. 
-Allora, ragazzi, facciamo così. Se vi comportate bene fino alla fine della giornata, forse vi compro un animale in quel bel negozio di animali in fondo alla strada di casa. Uno solo, quindi mettetevi d'accordo e scegliete.-
I due piccoli aveva sempre voluto un animale che animasse quella casa, e ad Hermione quello sembrò il momento migliore per premiarli. 
-Un coccodrillo!- urlò Ethan.
-Un'elefante- gridò Haleigh.
-No! Brutto, allora.. un leone.-
Hermione rise. 
-Un animale che sia domestico, ragazzi. Non possiamo permetterci una scimmia o una tigre, capito?-.
I due sembrarono delusi, ma ripresero a battibeccare sul perfetto animale da compagnia. 
Hermione li guardò. 
Inutile dirlo, aveva messo al mondo due bambini meravigliosi. Possedevano entrambi un'intelligenza fine, tipica sia della madre che del padre, ma si vedeva che erano estremamente diversi. Se Ethan possedeva la dolcezza della madre e la sua pazienza, ed anche la sua capacità di accettare cose per niente gradevoli, Haleigh aveva preso la testardaggine del padre e la sua caparbietà nell'ottenere ciò che desiderava. Una vera Serpeverde. 
Hermione sentì il cuore stringersi nel suo petto. Avrebbe tanto voluto che Draco fosse al suo fianco, ma lui aveva preferito scappare, rifugiarsi in un mondo lontano dalle responsabilità di padre. 
Per questo non l'avrebbe mai perdonato. 
Scuotendo la testa, sperando che quell'uomo uscisse dalla sua mente, Hermione riprese i due bambini.
-Allora, avete deciso?-.
I due piccoli annuirono, ma Haleigh prese la parola.
-Ma te lo diciamo dopo!-.
Hermione si fermò un attimo e si mise di fronte a loro.
-Si, ma solo se farete i bravi. Questo è d'obbligo- confermò Hermione, con il dito puntato contro il loro naso. Sembrava molto la cara Signora Weasley, severa ma amorevole.
Ethan e Haleigh si scambiarono un occhiata complice e poi annuirono.
-Bene- affermò Hermione riprendendoli per mano. -Andiamo a cercare Rose ed Hugo.-
Ethan sfuggì alla presa e cominciò a correre, seguito da Haleigh. Per quanto avesse voluto sgridarli, non si riuscì. Anzi, corse anche lei, cercando di dimenticare, come d'altronde faceva ogni giorno, senza successo.
 
 
Di ritorno dallo zoo, Ethan stringeva tra le braccia un amorevole cagnolino. Un maschietto di labrador bianco, che avevano chiamato, di comune accordo, Olly. 
-Mamma, è così carino, dobbiamo portarlo dal veterinario.-
Hermione con ancora le chiavi di casa e la busta del mangime per il piccolo nuovo ospite nelle mani, lo guardò male.
-Ethan, lo porteremo domani. Oggi abbiamo fatto anche troppi giri.- 
Ethan, un po' offeso, posò a terra il cucciolo e si mise davanti a lui. Lo guardò sorridendo, ed Hermione pensò di non averlo mai visto così rilassato e felice. Haleigh lo imitò subito dopo. Guardarono il cucciolo girare intimorito per casa, annusare tutto e poi tornare tra le braccia dei loro padroni.
-Allora, nuovi ordini. Lo porteremo tutti e tre insieme, oppure lo faremo a turni. Potremmo anche farci aiutare da Knokky.-
I piccoli annuirono distrattamente. 
Improvvisamente, il campanello della casa fece sobbalzare tutti e tre. Hermione corse ad aprire e rimase scioccata. 
Davanti a lei c'era l'uomo che aiutava Draco a portarle delle lettere. Subito si girò verso i bambini.
-Haleigh, fai fare un giro a Olly anche di sopra, per favore. Ethan, per favore, metti la cuccia vicino ai vostri letti e poi metti quella specie di pannolini vicino alla cuccia.-
I bambini si alzarono subito dal pavimento ed eseguirono gli ordini della madre.
Hermione si girò verso l'uomo, con il cuore in gola.
-Salve- salutò con un dolce sorriso. Lo invitò ad entrare con un gesto, ma lui scosse la testa. Le tese una busta. 
Il tempo di prenderla ed osservarla qualche secondo, poi rialzare gli occhi ed era sparito. Smaterializzato. 
Hermione tornò ad osservare la busta. Dietro alla busta vi era scritto solo H.J.G. Hermione Jane Granger, ovviamente il destinatario della busta. La girò e notò le lettere D.L.M.
In quel momento, avrebbe voluto sotterrarsi. Ogni mese, arrivava una lettera del genere con il doppio dello stipendio di Hermione all'interno. La somma che Draco aveva promesso nella prima lettera che gli aveva mandato due anni prima. 
Quel giorno non fu diverso. Con mani titubanti, Hermione aprì la busta e controllò i soldi. Soldi magici, ma che facilmente poteva essere cambiati se portati al Ministero. 
Nonostante fosse abituata, ormai, a ricevere quella lettera, Hermione rimase spiazzata, come ogni volta. Il cuore sprofondò e sentì tornare a galla un vecchio dolore che cercava di sotterrare ogni giorno sempre di più. Eppure eccolo lì, di nuovo in superficie, come se non se ne fosse mai andato. E forse era così. Era un dolore che la lasciava senza fiato, senza energie, con solo il coraggio di sedersi su un divano ed aspettare che la malinconia passasse. 
Per ciò, si sedette sul divano, ed aspettò, lasciando libero sfogo alle sue silenziose lacrime.
-Mamma, dov'è il mio libro?- domandò la voce squillante di Haleigh dietro di sé.
Con una velocità sorprendente, Hermione si asciugò le lacrime e finse un sorriso. Girandosi verso la figlia, nascose la lettera dietro di sé.
-Amore, dovrebbe essere nella libreria. Controlla...- sussurrò Hermione con voce strozzata.
Haleigh la guardò un attimo, poi si voltò.
Hermione, invece, rimase lì immobile, con il viso contratto in un finto sorriso.
Per quanto tempo ancora sarebbe stata in grado di fingere sorrisi?











Spazio autrice:
Ciao a tutti

Come avevo ben previsto qualche mese fa, beh, ecco il seguito de "Il nemico". 
Ah, UAO. Non so che dire. Non mi sarei aspettata di riscrivere di questi due scemotti (come li chiamo io perché sono davvero scemi *-*). Ed invece eccomi qui. A quanto pare, "Il nemico" è piaciuto tanto, e meno male, e quindi eccomi ancora qui. 

In questo bel prologo ci ritroviamo a due anni di distanza dall'epilogo. Due anni dopo che Hermione e Draco hanno, diciamo, deciso di prendere strade diverse. O meglio, Draco ha deciso di prendere una strada diversa. Perché?

Si scoprirà tutto. Prima o poi. 
La strada sarà lunga ed in salita, ma l'epilogo sarà tutto in discesa, anche se una discesa non del tutto facile ;)
Il rating è arancione
La storia potrebbe contenere scene non esattamente delicate, un po' crude, o magari semplicemente non adatte a chi non sopporta il mistero ed il sangue. Se ovviamente, alcuni di voi non lo sopportano me lo dicono, magari?, così posso cercare di eliminare il più possibile scene del genere. 

Allora...
Ringrazio chiunque leggerà questo prologo piccino piccino.

Ringrazio chi metterà questa storia tra i preferiti, i seguiti o le ricordate. 

Ringrazio chiunque recensirà.

Ringrazio tutti
Perché è anche grazie a chi ha letto "Il nemico" che ho deciso di continuare a scrivere. 

Grazie, grazie, grazie. 

C.




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