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Autore: Layla    10/08/2012    5 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1)Io, mia sorella e i suoi strambi amici.

 

In questo mondo ci sono diverse cose che odio, se dovessi fare un eventuale elenco risulterebbe piuttosto lungo.
Odio la gente che fa parla troppo, quella che fa casino e che non riesce a stare zitta nemmeno sotto tortura.
Mi innervosisce chi dorme fino a tardi, chi non sente la sveglia e ti costringe a rimediare alle sue mancanze.
Sclero quando qualcuno mi chiede di fargli copiare i compiti in nome di una non specificata solidarietà tra studenti, chi mi fa perdere tempo e chi si veste in modo colorato.
In parole povere io odio Erin, la mia gemella.
In quanto a me, non c’è molto da dire, tranne quello che risulta ovvio: ho un problema di compatibilità con mia sorella.
In ogni caso mi chiamo Ruby, ho sedici anni e un carattere che mi rende detestabile.
Amo il silenzio, studiare, prendermi cura dei miei cactus, i solitari, gli scheletri, disegnare e vestirmi solo di nero, esattamente il contrario di quello che è Erin.
Tutte le storie sulla magia dei rapporti speciali tra gemelli per me e mia sorella non valgono – le considero poco più che stronzate prive di fondamento – e mi strappano sempre una risata sarcastico-isterica.
Odio entrare nella sua stanza e trovarla tappezzata di poster di tipi assurdi, disordinata, con il letto sfatto, i vestiti ovunque tranne che nell’armadio e le eterne bandiere della pace e dell’anarchia a nascondere del tutto la tappezzeria a fiori di casa nostra.
Nel caso non si fosse capito sono anche una persona mediamente ordinata – lei dice che ho manie ossessivo-compulsive di controllo per essere precisi – e non mi piacciono le cose disposte a casaccio.
È buffo come sembriamo simili – stessi occhi neri, stesso pallore e capelli lisci e neri – quando siamo così diverse, quasi diametralmente opposte.
Mamma dice che è perché siamo gemelle eterozigote, io sostengo da sempre che l’ospedale ha fatto uno scambio di culle in tempi remoti e che la mia vera gemella è da qualche parte nel mondo che mi aspetta.
Io ho mantenuto il mio colore naturale di capelli e sfoggio quella che Erin definisce una “frangetta livellata con una scodella”, ora indosso una gonna lunga e nera, una maglione e un cappotto dello stesso colore. Ho la mania  truccarmi gli occhi di nero e di indossare gioielli d’argento:orecchini, anelli e una collana con la mano di Fatima.
I miei compagni mi temono e mi chiamano “bruja”, in onore delle mie origine ispaniche, lei invece pur essendo una buffona è molto amata.
Come si fa ad amare una che ha fatto prendere un infarto a sua madre tingendosi i capelli di un fucsia acceso e bucandosi la faccia con un piercing al naso e uno al labbro (e mamma non sa ancora del tatuaggio a forma di rosa sul fianco)?
Una che veste sempre con qualcosa di leopardato o strappato, con minigonne inguinali, anfibi, borchie e che si trucca pesantemente?
Una che non sta mai zitta e passa metà del suo tempo in aula punizione?
Non ne ho idea, l’unica cosa che so è che non la sopporto, oggi più del solito.
Erin è l’unica ad avere la macchina, oggi – come da accordi precedentemente stabiliti –  avrebbe dovuto darmi un passaggio a casa, ma non si è vista.
Sono rimasta un’ora ad aspettare che arrivasse – mentre il parcheggio si svuotava progressivamente e la gente mi scrutava senza farsi vedere –  sentendomi sempre più idiota e sempre più incazzata.
Alla fine ho deciso di andare a casa a piedi – e per inciso è quello che sto facendo – sperando di farmi passare gli istinti omicidi. A mia madre si spezzerebbe il cuore se uccidessi Erin e poi finissi per essere condannata a morte, non posso farle questo.
“ERIN TI ODIO! SPERO CHE TU ABBIA UNA SPIEGAZIONE DECENTE!”
Urlo a pieni polmoni nella strada vuota, tirando un calcio a un sasso.
Un vicino esce da casa sua, dà un’occhiata in giro e –  appurato che sono io – torna in casa.
È questo l’effetto che faccio alle persone!
Ormai sono arrivata  alla nostra villetta, Erin è a casa (la macchina è parcheggiata nel vialetto), quindi posso strapazzarla per bene.
Erin preparati!
Spalanco la porta d’ingresso con decisione, appendo il cappotto al gancio, appoggio la borsa per terra – tutto deve essere ordinato! –  e salgo al piano superiore.
Voglio coglierla di sorpresa, voglio farle venire un infarto senza considerare l’ipotesi che, data la personcina che è Erin, potrebbe essere lei a farmi venire un colpo.
Decido di fermarmi in camera mia per pensare meglio a cosa fare, non vorrei beccarla mentre fa cose che potrebbero sconvolgermi.
Stringo la maniglia di ottone della mia camera e la abbasso leggermente, immediatamente inarco un sopracciglio: dalla mia camera provengono strani rumori, come se qualcuno stesse…
No, non posso pensare che sia davvero quello! Non può averlo fatto!
Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano  del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito –  e al tizio che se la stava scopando.
Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
Uno normale non se lo sceglie nemmeno a pagarla! Maledetta!
“ERIN SEI MORTA! QUANDO ESCI DALLA MIA STANZA TI AMMAZZO E POI FUGGO IN GUATEMALA! SEI MOOOOORTA!”
Continuo a urlare mentre il tizio ignoto mi trasporta –  ansimando – al piano di sotto, potrebbe quasi farmi pietà se non mi separasse da mia sorella e dalla collera che ho intenzione di farle sperimentare. È esattamente per questo motivo che sono un peso poco collaborativo, un peso che urla e scalcia, un peso che ignora i suoi grugniti quando i colpi fanno centro.
E dai, stronzo, mollami!
Mi molla solo quando arriviamo in cucina, solo allora mi fa scivolare in qualche modo su una sedia e cerca di riprendere un aspetto umano.
Dovrei essergli grata per avermi evitato un futuro da detenuta nel braccio della morte, invece mi metto a urlare, di nuovo.
“Ma che cazzo fai?
Perché mi hai portato giù, nemmeno fossi un sacco di patate?”
“Perché avevi l’aria di una pronta a fare una strage, ecco perché!”
Risponde lui, mezzo sconvolto, la testa appoggiata al tavolo della mia cucina.
In un momento di lucidità – la mia collera arriva e si esprime a ondate – gli do un’occhiata approfondita e noto che ha i capelli viola.
Oh, grandioso! Un altro strambo soggetto che solo Erin potrebbe frequentare, degno compare del tizio al piano di sopra.
“Non hai considerato l’ipotesi che forse VOLESSI fare una strage, che fosse un mio fortissimo desiderio e che tu ti sei messo in mezzo come un importuno?”
Lui alza la testa e mi guarda senza profferire parola, solo studiandomi come se fossi un bizzarro animaletto mai visto prima. Irritante.
Da una parte sono contenta che mi guardi – parlare con un tizio che sembrava a un passo dal collasso non era il massimo – dall’altra no: ha due occhioni azzurri che mi mettono a disagio.
Il perché ci riescano rimane un mistero, ma non voglio approfondire, ho una collera da portare avanti, perdio!
“Stai dicendo sul serio?”
Chiudo gli occhi e faccio appello a tutte le mie risorse di ironia nascoste.
“No, minacciare di morte è il mio hobby! Le mie giornate non iniziano bene se non minaccio di morte il mio cactus per motivi non specificati!”
Lui scoppia a ridere, lasciandomi basita.
Non è una risata isterica o fatta per paura, ride proprio di gusto, visto che è un passo dalle lacrime o dal tenersi lo stomaco.
Tendo sempre a dimenticarmi del fatto che la mia copia mal riuscita frequenti persone che sono come lei: strane, assurde, con reazioni imprevedibili.
“La cosa ti sembra divertente?
Nutri il desiderio segreto di seppellire il tuo amico tre metri sotto terra?”
“No, però la tua frase era divertente, si vede che sei la gemella di Erin.”
Alzo un sopracciglio.
“Tra poco non esisterà più un’ Erin che potrà essere  definita la mia gemella.”
Mugugno tetra, le mani conserte e lo sguardo puntato verso la porta della cucina.
“Ma dai! Perché te la sei presa così?
Non sarai una di quelle bigotte ossessionate dal sesso e da quanto sia perverso ed impudico?”
Alzo gli occhi al cielo, cosa diavolo c’entra?
Possibile che non capisca il nocciolo della questione?
Beh, è un ragazzo, cosa posso aspettarmi da lui?
“Senti, tizio dai capelli viola.”
“Mi chiamo Mark.”
“Ruby, dispiacere mio. Adesso andiamo avanti, il sesso non mi fa schifo e non mi fa nemmeno schifo vedere mia sorella che scopa, l’importante è che abbiano preso precauzioni.
Mi fa paura l’idea che un’altra Erin possa aggirarsi in questa casa e fare danni in questo mondo, tanta paura.
Il punto è che quello era il mio letto, il posto dove io dormo tutte le notti, sogno, sbavo, faccio i compiti, leggo; un posto intimo, mio.
Insomma mi sento violata nel sapere che quelle due bestie ci stessero scopando sopra, visto e considerato che una porta più in là – non a un universo di distanza! – c’è la stanza di Erin.”
“Secondo me te la prendi troppo!”
Alzo di nuovo gli occhi al cielo, non so perché io non l’abbia ancora mandato al diavolo – è un amico di Erin, mi ha distolto dai miei propositi di vendetta e adesso si aggira  nella mia cucina alla ricerca di qualcosa senza avermi chiesto il permesso – deve essere sicuramente per gli occhioni azzurri, non può starmi simpatico.
“Per prima cosa: vuoi dirmi cosa stai cercando?
Se ti fosse sfuggito questa è la mia cucina non la tua! E secondo: non hai un fratello, tu?”
“Una sorella.”
Risponde serafico lui.
“E?”
“Sto cercando delle patatine, ho fame,  non sei stata un peso semplice da portare.”
Apro un cassetto e gli allungo un pacchetto astiosa – soprassedendo sul fatto che se lui mi avesse lasciato uccidere in pace Erin ora non avrebbe fame – preparandomi al prossimo attacco.
“Ti farebbe piacere trovare tua sorella che fa sesso con il suo ragazzo sul tuo letto, quando sai che ha disposizione la sua bellissima cameretta?”
“Penserei che deve fare schifo fare sesso nel mio letto, dato lo stato in cui solitamente versa, ma un po’ mi arrabbierei anche. Credo.”
È una mezza vittoria? L’ho zittito?
“Toglimi una curiosità, Ruby.”
No, non l’ho zittito.
“Va bene, sono qui apposta. Non ho una sorella da uccidere, un letto da cambiare e una pila alta sei chilometri di compiti da fare, sono qui solo per rispondere ai tuoi quesiti esistenziali!”
“Cosa ti ha fatto Erin?”
Questo cosa c’entra? Lo guardo senza capire il senso della domanda.
“Scusa?”
“Perché ce l’hai tanto con tua sorella? È così simpatica.”
“Non è mia sorella, la mia vera sorella deve essere là fuori da qualche parte che mi attende, all’ospedale devono aver fatto uno scambio di culle.”
Accenna una risata.
“Ok, il tuo clone umano cosa ti ha fatto?
Erin dice che non fate altro che litigare tutto il giorno e stai ancora covando propositi omicidi che non sono, uhm, normali tra sorelle.”
“Perché è un’idiota rumorosa che mi costringe sempre a far fronte alle sue mancanze. Quando ci sono i turni per i lavori domestici li salta, mi supplica per una mano nei compiti e sta fuori tutto il giorno a cazzeggiare.
È noioso e non è equo. Non è che perché siamo gemelle io devo sgobbare e lei può godersi i frutti del mio lavoro!
Che lavori lei! E poi dorme!
Dorme sempre, mi finisce i colori e non mi avvisa, mi ruba i vestiti dall’armadio e non si premura nemmeno di rimettere tutto in ordine. Per non parlare del fatto che ascolta a tutte le ore musica, io divento matta a vivere con lei.
Matta!”
“Convincente. Non ti sembra comunque un po’ poco per toglierla definitivamente dal mondo?”
“La mia sanità mentale viene prima di tutto.”
Mugugno, addentando una patatina.
“E poi, fin dalla più tenera età, mi ha sempre fatto fare figuracce.
Quando avevamo sei anni mi ha convinto a uscire nuda per il quartiere dicendo che era per la festa di non so cosa.”
Mi porto le mani davanti al volto, ricordare le umiliazioni che mi ha inflitto in passato mi fa sempre desiderare di scomparire e mi fa biasimare la mia ingenuità di bambina.
“C’è qualche stronzo che me lo rinfaccia ancora oggi questo fatto. Che idiota!”
Lui scoppia a ridere di nuovo.
“Oh, avrei voluto vedervi, soprattutto tu!”
Lo conosco abbastanza da potermi permettere di tirargli un calcio sotterraneo o sarebbe considerato poco carino?
Probabilmente il mio desiderio mi si legge in faccia perché lui si allontana dal tavolo e si mette a distanza di sicurezza.
“Non sei una tizia con cui si può scherzare, vero?”
“No, non è questo il punto, è che …. No, lasciamo perdere.”
Lui alza un sopracciglio e si avvia verso il frigo.
“Prego, fa come se fossi a casa tua!”
“Ok, e a casa mia esiste della birra?”
“Non per te, mia madre la tiene nel frigo in cantina e io non ho voglia di scendere. Puoi prendere dell’acqua, della coca o della spremuta di arance, dovrebbe esserne avanzata un po’ da stamattina.”
Lui annuisce, apre lo sportello e fruga un po’ – mai visto uno colonizzare così alla svelta casa mia! – poi estrae vittorioso la brocca dove mia madre mette il succo d’arancia.
“Eccolo!Bicchieri?”
“Nel mobile sopra il lavandino.”
Rispondo sarcastica.
“Bene.  Mi sa che sei una che si dà alla birra ogni tanto, visto che sai esattamente dov’è quando dovrebbe essere un segreto.”
Non rispondo alla sua provocazione, lui continua.
“Dovevi essere veramente carina in balia di tua sorella!”
“Ero una cretina, grazie a lei ho bestemmiato davanti a mia zia Penelope, da allora pensa che io sia una satanista.”
Lui ride, rischiando di sbrodolarsi con il succo.
“Non lo sei?”
“NO! Il fatto che io vesta solo di nero e che indossi una mano di Fatima non fa di me una satanista!
Per inciso, questa.” Sollevo il mio amuleto: “Serve a tenere lontani gli spiriti maligni!”
“Allora dovrebbe tenere lontani tua sorella, me e Tom; non mi sembra funzioni.”
“Ah ah ah! Divertente!
Come mai siamo finiti a parlare di mia sorella e dei miei problemi con lei?”
“Perché sembra che tu ne abbia bisogno e poi perché dovevo guadagnare tempo e magari farti sbollire la rabbia prima del ritorno del mio amico e di Erin.”
Sbuffo e sento una risata alle mie spalle, in cucina è arrivato il tizio che si stava scopando mia sorella.
“Oh, ma guarda chi si rivede?
Piaciuta la scopata? Prese le dovute precauzioni?”
Cerco di usare tutto il mio sarcasmo acido con il ragazzo che ho davanti, ma non sembra fargli particolarmente effetto, visto che  mi sorpassa sorridendo e parte all’attacco del pacchetto di patatine.
“Sì, non è stata male e sì, abbiamo preso le dovute precauzioni: non voglio essere padre prima del tempo.
Buone queste patatine, non è che si potrebbe avere anche qualcos’altro?”
Vorrei dare una testata al muro, ma da dove arriva questa gente?
“Oh, bene! Abbiamo almeno una cosa in comune – nemmeno io voglio essere zia prima del tempo –  e no, non si può avere nient’altro: il ristorante Ferreira è chiuso!”
Lui annuisce e si rivolge al suo amico irritandomi immensamente.
“Ehi, Mark, ma è ancora incazzata?”
“Sono qui davanti a te e parlo la tua lingua, non c’è bisogno che ti rivolgi al tuo amico!
Sono ancora incazzata e mi rompe i coglioni il fatto che tu detti legge nella MIA cucina, perciò vattene!”
“Mi stai cacciando?”
“No, sto ristabilendo l’ordine in questo manicomio, aria!
Hai avuto quello che volevi, per il resto esistono i bar!”
Il biondino sbuffa, si alza dalla sedia dove si era seduto ed esce dalla mia cucina.
“Dovresti  scopare di più, sai?”
Mugugna mentre se ne va.
“Esci prima che io ti impedisca di scopare per i secoli a venire!”
L’altro soggetto scoppia a ridere un’ultima volta prima di uscire dalla mia cucina e di darmi una pacca sulla spalla.
“Ciao Ruby, sei divertente.”
“Sì, sì. Ciao.”
Sento sbattere la porta di casa mia e – solo allora –  lancio un urlo animalesco di vittoria: la pace è stata raggiunto, così come il silenzio.
Ora resta solo una questione: parlare con la bestia con cui si suppone io divida gran parte del DNA:
“EEEEERIIIIN!”
Urlo come un’ossessa, mi piace annunciarmi in maniera eccessiva quando si tratta di litigare con lei.
“MA COS’HAI SEMPRE DA URLARE, CAZZO?
RUBY, HAI MAI CONSIDERATO L’IDEA DI CANTARE IN UNA BAND PUNK?”
Salgo in camera sua e la trovo stesa sul letto, indossa una felpa con il faccione del tizio morto che le piace tanto – Sid Vicious – e un paio di shorts cortissimi, nonostante fuori faccia freddo.
“No, per carità. Non voglio finire sui muri delle camerette di altre strambe come te.”
Lei sospira e si rigira, lasciandomi la visuale completa dei suoi capelli fucsia.
“Prima che tu inizi a delirare come tuo solito, vorrei dirti che ho già cambiato le lenzuola e che non ti conviene bruciare il letto.”
“Non conviene a te, se io dovessi spiegare a mamma perché ho bruciato il letto questa sarebbe la volta buona che ti sbatte ai domiciliari fino ai ventuno anni.”
Lei sospira, si rigira di nuovo, si alza e comincia a gironzolare per la stanza.
“Io non so che problema tu abbia.”
“Il mio problema attuale è che tu hai scopato nel mio letto.”
“Quello l’ha sentito mezzo vicinato.”
“Il mio problema secolare è che tu sei incapace di dimostrare rispetto verso chicchessia, me per prima. Non te ne frega niente delle figuracce che mi fai fare, di come la gente sparli di me a  causa tua, né dei miei sentimenti.”
Mia sorella continua il suo giro fino a che non si trova davanti a me.
“Non sapevo fossimo finite in una telenovela messicana di quinto ordine.
Oh, Ruby, mi ami?”
“Vai a cagare, Erin! Con te non si può parlare seriamente, sei un cazzo di caso perso ed è esattamente per questo che io te non possiamo definirci sorelle, figuriamoci gemelle!”
“Sì, sì. Adesso tirerai fuori la storia che c’è stato uno scambio di culle e che la tua gemella vera ti aspetta là fuori con tanto di happy end strappalacrime.
Dio, Ruby, puoi fare il paio con Tom, lui è ossessionato dagli alieni.”
Alzo un sopracciglio, non è il massimo essere paragonati a un complottista.
“Tom sarebbe?”
“Il tizio che hai minacciato di ammazzare meno di un’ora fa e a cui hai scansionato il culo.”
“Scusa?”
Cosa dice questa cretina? Cosa?
“Credi che non mi sia accorta che prima di dare di matto hai ampiamente ammirato il fondoschiena del mio scopamico?
L’hai apprezzato?”
Stronza!
“Passabile.”
È il suo turno di alzare un sopracciglio e il mio di alzare le mani.
“Ok, hai vinto, bestia! Era decisamente una bella visione!”
“Lo sapevo. Dovrai pur essere la mia gemella per una qualche ragione.”
“Il fatto che i nostri genitori abbiano scopato non ti basta come ragione?”
Erin muove un dito sotto al mio naso con aria soddisfatta.
“Ah! Cos’è questa? Un’ammissione implicita che forse siamo DAVVERO gemelle?”
“Erin impiccati a una trave!”
Lei ride soddisfatta e saltella per la stanza. Non è la mia gemella, è una pazza!
“E così hai conosciuto Tom e Mark!”
“ E la loro abilità a colonizzare la mia cucina. Sì, mi è capitato.”
“Che ne pensi di loro?”
“Tom è simpatico come zia Penelope quando mi accusa di essere una pazzoide satanista, Mark …”
Stavo per dire che è simpatico! Come è possibile?
Non può essere e soprattutto Erin non lo deve minimamente sospettare o mi tormenterà fino alla fine del tempo! Purtroppo è troppo tardi, la mia adorabile clone (Mark – argh! – docet) si è accorta dell’esitazione.
“Mark?”
“Mark niente, è una bestia come il suo compare!”
Erin scoppia a ridere in maniera inquietante, riesce a spaventare persino me che la sopporto da sedici anni.
Sembra la versione femminile di Monty Burns, con l’aggiunta di un paio di occhi rovesciati come quelli di una tarantolata.
“Tu non me la racconti giusta, sorellina.”
“Fai paura.”
“Tu non me la racconti giusta! Mark non è una bestia come Tom per te, no no.
Lo conosco questo faccino!”
Mi prende il mento tra le sue dita –  causandomi un altro attacco di istinti omicidi – e mi pianta i suoi occhioni neri nei miei.
TI ODIO!
“Ruby Ferreira, Mark ti sta simpatico!”
“Erin Ferreira, se non vuoi ricevere un calcio nelle ovaie, allontanati subito!”
“Quando ammetterai che Mark ti piace.”
Tra due secondi la uccido, fanculo al dispiacere che causerò a mia madre e al fatto che facendo questo non arriverò a vedere i miei trent’anni.
“Non doveva starmi simpatico?”
Bofonchio al limite dell’isteria.
“Se uno ti sta simpatico ti piace anche.”
“Certo, anche il giornalaio sessantenne che c’è accanto alla scuola è simpatico, ma da qui a farmelo ce ne vuole, eh!”
“Questo significa che ti faresti Mark?”
“ERIN LUCIA FERREIRA! SE NON TI LEVI DALLE PALLE ENTRO CINQUE SECONDI È LA VOLTA BUONA CHE TI AMMAZZO E POI SCAPPO IN GUATEMALA!!!”
Lei mi molla, ma continua a ridere. Cosa ho fatto di male per meritarmela? Cosa?
“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!

Angolo di Layla

Non ero convintissima di pubblicarla, ma ok, sono qui. Spero vi piaccia . Mark con i capelli viola e Tom biondo platino sono ovviamente presi dal video di "Josie". Non so cosa dire.

Alla prossima.

   
 
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