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Autore: xkidrauhlover69    11/08/2012    3 recensioni
feci un sogno l'altra notte, ed è il primo capitolo della mia storia.
avete presente quando si viene svegliati nel bel mezzo di un sogno bellissimo e richiudete gli occhi nel tentativo di cercare un finale? ecco, questo è quello che voglio fare.
beh, alexis è una ragazza timida, ma estroversa e forte, piena di se, ma nasconde tutto ciò dietro un angolo di cuore.
summer è la sua migliore amica, ma può vederla solo di nascosto.
cambierà tutto ciò quando si trasferirà da toronto a los angeles per andare al college?
e quel ragazzo biondo?
spero vi piaccia.
-alexis.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4. 



-mio dio.- esclamò la moretta mentre aspettava il biondo che ormai tardava di quindici abbondanti minuti.
Le sembrava un’eternità, e la voglia di andarsene era tanta. I suoi le avevano sempre insegnato ad essere puntuale, anche se la puntualità non era una qualità che le si addiceva tanto.
 
Durante la lunga attesa, dei suoni di clacson che si ripetevano tra quelle strade piene di verde di Atlanta annullavano la tranquillità di Alexis, facendola spazientire, fino a quando un suv nero non le si parcheggiò davanti al marciapiede dove si era stanziata, ferma con i piedi incollati, ormai, al pavimento.
Successivamente una figura maschile dai capelli color dell’oro la salutò, era lui, era  Justin.
Attraversò facendo attenzione alle auto che sfrecciavano per la strada apparentemente imbottigliata nel traffico  e si diresse verso di lei.
-Alexis!- le sorrise e le diede un bacio in entrambe le gote, mentre lei ricambiò il saluto nel medesimo modo. Avvicinandosi al suo viso, lui, non potè che assaporare quello che era il suo profumo, leggermente  fruttato ma aveva un non so che di forte e floreale allo stesso tempo.
-vieni con me.- la incitò ad andare con lui con un gesto di mano, ma lei titubante non si mosse da quel marciapiede.
-dove?- chiese incuriosita, mostrando un sorriso a trentasei denti. Lui non si preoccupò di risponderle e la prese per il braccio dirigendosi quasi con una certa fretta verso l’auto. Aveva paura di salire su quella vettura, non le era concesso e tanto meno voleva farlo, infondo justin era uno sconosciuto.
Un bel ragazzo sconosciuto.
non posso non salire adesso” pensò, ma sapeva che alla fine l’avrebbe fatto comunque.
Così si fece coraggio e salì sulla macchina, il biondo fece lo stesso.
Era veramente una bella macchina,justin non se la passava male, suo padre era vice capo della islandrecords di atlanta, lavorava con pezzi grossi, come faceva adrian d’altronde.
-prima di partire almeno dimmi dove stiamo andando.- gli sorrise volgendo il suo sguardo sul suo profilo, intento ad accendere la vettura, e dopo qualche secondo di attesa il rumore dei motori che si azionarono la fecero sobbalzare.  –in un posto non lontano da qui, se non vuoi venire la portiera è quella, la apri e torni nella tua bella villetta.- lei a quella risposta non fece un fiato come per tutto il viaggio seguente dopotutto.
Non proferì parola per tutto il tempo, fino a quando lui non decise di sorriderle e rivolgerle la parola.
-stiamo andando al luna park.- disse il biondo sorridendole. –quindi è un’appuntamento.- ridacchiò poi volgendo lo sguardo fisso sulla strada che stavano percorrendo, mentre lei tutt’al contrario, lo scrutava.
-ti piace flirtare, non è vero?- si lasciò in una risata soffocata e lui di rimando annuì.
Accessero la radio, ma nessuno dei due sembrava apprezzare la canzone fino a quando la trasmissione radiofonica annunciava un singolo che in quel periodo dell’anno andava parecchio.
Alexis prese a battere leggermente la sua mano sulla coscia tenendo il ritmo, mentre justin se la canticchiava a bassa voce, quasi arrivati ormai alla meta.
“hey i just met you, and this is crazy, but there’s my number, so call me maybe”
-sei bravo a cantare, Bieber.-disse la mora che prendeva ancora di più il ritmo, ormai con entrambe le mani, lui scoppiò a ridere e lei fece lo stesso, soffocando la risata dalla vergogna.
 
Arrivarono ben poco dopo il concerto tenutosi nell’auto del biondo a destinazione, un enorme parcheggio circondato da cartelloni pieni di colori e luci, che con il giorno si vedevano a mala pena.
Justin scese dall’auto e dirigendosi verso il lato della moretta che era intenta a slacciarsi la cintura, le aprì la portiera.
Entrambi si diressero verso l’entrata del luna park e successivamente verso la lunga fila che si dilungava per qualche metro.
Durante la quasi estenuante attesa i due parlavano del più e del meno, si fissavano negli occhi come la sera prima, dove entrambi sfuggivano alle occhiate che si mandavano timidamente.
Arrivati dopo quelle che sembravano ore, ma che in realtà erano solo dieci minuti, alexis ebbe un flashback che la riportava a quando era bambina.
In quel luogo pieno di divertimento,  risate di bambini e innamorati che si tenevano per mano, lei ci veniva con il padre e un bambino di infanzia, probabilmente era il figlio di qualche collega, e passavano insieme ore e ore in quel luogo innocente.
Alexis scosse la testa come per rimuovere tutti i ricordi che le passavano per la mente, non accorgendosi che il biondo la richiamava all’attenzione.
-Scusa, ero sovrappensiero.- biascicò lei tra un sorriso quasi invisibile, perché in quei ricordi i sorrisi venivano sul suo viso ben poco.
 
Tra mille divertimenti ne scelsero tantissimi, entrambi ridevano e giocavano con estrema tranquillità, come se si conoscessero da molto tempo.
Uno dei tanti fu un gioco a premi, in cui Justin si riteneva imbattile.
Prese così la pistola e fece cadere quell’insieme di barattoli posizionati su dei scaffali, ed era veramente bravo, tanto che li fece cadere tutti quanti, segno che in quel luna park non era la prima volta che metteva piede.
Provò lei, ma non sembrava stesse andando tutto per il meglio come successe al biondo.
Non fece cadere nemmeno un barattolo e Justin se la rideva dietro al bancone.
-Sarai anche bella, ma la mira non rientra nelle tue competenze.- continuò a ridere e Alexis a quelle parole non potè che dargli ragione.
La musica dava vita a quel luogo, una melodia che le risuonava nella testa faceva da sfondo a quella bellissima serata che stava trascorrendo in compagnia del biondino.
Justin estrasse dalla tasca sinistra un altro gettone, invitandola a riprovare.
La moretta prese la pistola in mano e Justin, con una presa veloce, l’affiancò prendendola per i fianchi.
Una mossa così innocente da parte sua che la fece sobbalzare.
Lentamente rimanendo con il petto appoggiato sul suo dorso le alzò le braccia, piombò il silenzio fra i due e lei non si rendeva nemmeno conto di quello che stava succedendo, fino a quando involontariamente premette il grilletto e fece cadere i barattoli.
-Visto?- disse lui mentre si staccava da lei, che lo guardava con aria sognante, quasi fiera di quello che aveva fatto con il suo aiuto.
Il venditore quindi, dopo l’enormità di punti che avevano collezionato si avvicinò ad Alexis, che le regalò un’ enorme pupazzo.
 
Sorridente si allontanò con il biondo, diretti verso la ruota panoramica.
Il tempo passò molto in fretta e il sole stava ormai calando, così decisero di andare sulla ruota panoramica e poi rincasare per l’ora di cena.
In men che non si dica si trovarono stretti in una delle panchine che successivamente si sarebbero alzate di qualche decina di metri dal suolo. Per Alexis era la prima volta, e in cuor suo aveva un po’ paura, ma non avrebbe voluto che Justin lo notasse.
Fino a quando la ruota non si librò in alto e Alexis chiuse gli occhi, e Justin questo non potè evitare di notarlo. –guarda che non cadi, apri gli occhi scema.- ammiccò lui tenendola per il braccio che ormai teneva avvinghiato al suo.
Con dei movimenti lenti si staccò dal braccio del ragazzo e sbirciando dalle fessure degli occhi poteva notare una calda luce arancione e la notevole altezza a cui erano arrivati.
Il panorama era mozzafiato, si riuscivano a vedere tutti i quartieri della zona e le case sembravano così piccole da lassù che quasi erano impercettibili da lontano.
Un venticello caldo soffiava a quell’altezza e lei con cautela aprì gli occhi e spalancò la bocca dallo stupore.
-che meraviglia.-sussurrò lei sorridendo al vuoto, intenta ad ammirare tutto con gli occhi che luccicavano.
Amava qualsiasi cosa bella, come tutti d’altronde, ma lei aveva uno spiccato senso artistico che inseriva in tutte le cose che ai suoi occhi sembravano spettacolari, come quel panorama che Justin le aveva mostrato.
-Ti piace? Io qui ci venivo sempre con mio padre, con un suo amico e la figlia quando ero piccolo.-
Alexis a quelle parole impallidì, ripensò a quel bambino con cui giocava insieme nello stesso posto, ma che vedeva con occhi diversi ormai. –J-Justin, anch’io venivo con mio padre, un suo amico e il figlio. Tuo padre è calvo per caso?- Justin prese a ridere e annuì, aveva fprse ben capito che era lei la bambina con la quale giocava da piccolo. –e così Jordan non ti sopporto da 48 ore ma da ben 8 anni.- biascicò lui che si prese una leggera pacca sulla spalla e le risa di quella ragazza in faccia.
Il destino avvolte ci fa rincontrare persone del passato inconsapevolmente, ed era quello il caso in cui due ragazzi ormai adolescenti passarono momenti insieme a ricordare di quando erano ancora due bambini, che vedevano la magia anche in una ruota panoramica.
 
Tra una risata e l’altra i due, seduti uno accanto all’altro non potevano che guardarsi negli occhi, ma c’era un particolare su cui Justin non aveva staccato lo sguardo un secondo.
Gli occhi di lei erano di un azzurro particolare, tanto che lui nel corso di quella serata non aveva fatto altro che complimentarsi con la mora  facendola arrossire in viso, cosa che a lui faceva molto piacere.
Gli piaceva quando una ragazza arrossiva, e il colorito che assumeva alexis ad ogni suo complimento era grazioso agli occhi di qualsiasi ragazzo l’avesse notato.
-Hai un buon odore.- biascicò lui, ma  non fece in tempo a finire la frase che si maledisse per averla fatta uscire dalla sua bocca.
“Bella mossa, coglione.” Pensò tra se e se.
Alexis sorrise a quella sua frase, ma quando fu il momento di rispondere, anche se la timidezza la stava mangiando viva,  la ruota panoramica che aveva fatto interminabili giri si fermò, e l’uomo che l’azionava con poco entusiasmo in viso,  ordinò a tutti coloro che avevano fatto parte di quella corsa, di scendere.
Così i due scesero da quella panchina che li aveva tenuti vicini per quegli istanti, e prendendo l’enorme pupazzo che Justin aveva vinto per lei, si incamminarono nella macchina di lui, lasciandosi alle spalle quell’insieme di luci colorate che con il passare del tempo si erano fatte ormai visibili.
Alexis si lasciò alle spalle anche qualsiasi tipo di ricordo legato al padre, malinconicamente.
 
Entrarono nella vettura ed entrambi erano intenti a pensare a ciò che era uscito dalla bocca del biondo poco prima.
La macchina partì, Justin si allontanò da quel parcheggio e ripresero quel corto viaggio verso il centro.
Anche se Alexis aveva un rapporto pessimo con il padre, quest’ultimo non le permetteva certo di tornare all’ora tarda, aveva stabilito delle regole che andavano seguite alla lettera, che contro o no la volontà della mora, avrebbe dovute rispettare.
-puoi accompagnarmi a casa?- chiese lei, mentre lui cercava i suoi occhi nello specchietto retrovisore.
-certo.- disse, e con un battito di ciglia cambiò strada e si diresse verso quella che era la casa di lei.
 
 
 
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Scusate davvero se non ho aggiornato subito, quindi per farmi perdonare pubblico due capitoli in una sola sera. 
amatemi. 

spero vi piaccia, e grazie a tutte quelle che la stanno leggendo e apprezzando così tanto, siete bellissime gjkdòghkdgh c:
-Alexis
  
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