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Autore: Redrum e Dr Seb    23/02/2007    0 recensioni
Da Redrum, lo "scrittore" della serie di Ray Oddname, e dal suo mitico Re Censore, Dr. Seb... Se vi piace Lost... se vi piace Lynch... se vi piace Stephen King... se vi piace il delirio, il mistero, lo "strano"... allora non potete perdervi questa storia. Libro? Romanzo? Racconto lungo? Serie?... sta a voi darle una definizione. Fate con calma. Tanto Martin non ha fretta.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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martin UNO

1. Benzina.




Martin non aveva fretta. Certo, doveva incontrare Jake e Stephen di lì a neanche mezz'ora, la Buick era in riserva e il traffico del sabato sera non la voleva smettere di fluire lento nelle strade come un trenino elettrico inceppato, tuttavia neanche una di queste cose lo turbava. Nemmeno una. Imboccò il vialetto asfaltato della stazione di benzina, parcheggiò l'auto accanto a uno dei distributori, eretto con la pompa appesa al lato destro come un soldato che fa il saluto, e attese. Ripensò all'ultima cosa che gli aveva detto Jake, proprio quella mattina: chi trova un amico trova un tesoro. Gliel'aveva sussurrato al telefono, con la voce misteriosamente tremante, prima di interrompere la comunicazione. Che cosa volesse dire, Martin non lo sapeva. Fino al 'chi trova un amico' ci poteva anche arrivare, pensò perplesso nel silenzio dell'abitacolo: lui e Jake avevano fatto amicizia neanche una settimana prima, si erano conosciuti al bowling quel mercoledì. Quindi il discorso quadrava, almeno in parte. Ma il tesoro? Era chiaro che fosse una sorpresa alquanto esaltante, a giudicare dal tono di voce di Jake. Voleva senz'altro farlo stare sulle spine, ma questo non gli andava molto a genio. Martin non era il tipo da sorprese, odiava aspettare, soprattutto quando era evitabile: gli dava sui nervi.
«Scusi per l'attesa, amico!»
All'inizio Martin non distinse la provenienza della voce, gli parve che provenisse dalla sua mente. Quando l'uomo gli picchiò sulla superficie del finestrino, gli occhi sgranati sotto la visiera del berretto della Standard Oil, Martin abbassò il vetro e scosse la testa ridendo.
«Non fa niente, mi ero imbambolato»
«Eh... che ci vuol fare, capita anche a me...», borbottò il benzinaio, appoggiando un braccio peloso sulla fiancata dell'auto e tirando su col naso. «Anzi, a dire la verità, ho paura che mi sia capitato proprio un minuto fa!», concluse, e sbottò in una risata sguaiata. Martin abbozzò un sorriso:
«Dieci dollari, per piacere», disse tendendo una banconota spiegazzata verso la manona unta dell'uomo, che la agguantò senza troppi complimenti, se la cacciò in tasca e andò sul retro dell'auto. Dal finestrino aperto Martin lo poteva udire mentre svitava il tappo del serbatoio e vi infilava la pistola. Nell'abitacolo si diffuse il forte odore della benzina. Se c'era un'altra cosa che Martin odiava, era quella; estrasse di tasca un fazzoletto e se lo portò al naso. Il benzinaio estrasse la pistola, la appese al distributore, si tolse il berretto annerito e si affacciò all'interno della Buick.
«Comunque io mi chiamo Mick», proferì veemente, e tese la mano verso Martin, che la strinse e si presentò. Avviò il motore con un rombo e sorrise al benzinaio, intento a coprire uno sbadiglio col dorso della mano.
«Prenditi una bella pausa, Mick! Ho l'impressione che tu ne abbia bisogno!»
«Sarebbe bello, se potessi...», urlò lui per sovrastare il ruggito del motore, e salutò facendo ondeggiare la mano con stanchezza mentre Martin se lo lasciava alle spalle, sollevando una nuvola di polvere con le ruote posteriori. L'avrebbe rivisto di lì a un'ora circa, ma questo Martin ancora non lo sapeva.

  
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