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Autore: sil83    11/08/2012    3 recensioni
La storia inizia dopo la 8X22. Non seguirà la storia che quella pazza di Shonda ha sviluppato per il finale. Ci saranno soprattutto Alex ed Izzie, ma non escludo qualche capatina di altri personaggi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Capitolo Nove. Cena per due.

Sono stato con la mia famiglia tutto il pomeriggio. Izzie è stata con noi. Domani l’intervento sarà lungo e difficile. Mia madre deve riposare, così le somministro un leggero sedativo e la lascio tranquilla. Cerco di convincere ancora Amber che la mia roulotte è a sua disposizione, ma non ne vuole proprio sapere. “Voglio restare qui.” Non posso lasciarla dormire su una poltrona, così le porto una branda, è scomoda, ma almeno può stendersi. Prima di chiudere la porta mi si avvicina e mi bacia leggera la guancia “Grazie!” Io la guardo un po’ stranito e subito mi sussurra “Dovrai pur riguadagnare punti con Izzie, allo stato attuale sei fottuto…”

Izzie mi sta aspettando all’ascensore. Entriamo insieme e mentre scende si crea un attimo di imbarazzo. Restiamo in silenzio. Sembra non arrivare mai a terra. Le porte si aprono. “Meredith mi ha detto che se voglio posso dormire da lei.” No. No, non voglio che dormi da Meredith, cazzo. Devi dormire da me. Con me. Su di me. “Puoi dormire anche da me, se vuoi. Ieri sera ho esagerato, scusami. Ti giuro che stasera non ci provo!” Sorride. È bellissima. Ho mentito. Ho spudoratamente mentito. “Ok, però cucino io. Penso siano due anni che non fai una cena decente!” Non avevo nemmeno pensato alla cena. Si, credo siano circa due anni che non ceno. Mi rimpinzo alla mensa, poi spizzico qualcosa. Non ho più acceso un fornello da quando Izzie è andata. Credo che lo sappia.

Quando arriviamo a casa mi faccio una doccia veloce. Lei apparecchia, cucina e mi riempie il frigorifero. Questa mattina quando si è svegliata mi ha sistemato la roulotte. Credo abbia anche pulito. La mia collezione di lattine vuote sotto il letto è sparita. Quando esco è già tutto pronto. Ha apparecchiato fuori. Una lampada a olio ad illuminare il tavolo. “Ho una tovaglia?” Le chiedo stupito. “Si, era ancora dove l’avevo lasciata io.” Ha preparato due bistecche e sono molto invitanti. Le verdure al vapore di contorno. Mi siedo di fronte a lei. “Grazie!” Sto per tagliare la carne, quando lei si alza e si volta. Mi da le spalle. “Scusami, è che così non ci riesco!” La sento piangere. Mi alzo e la raggiungo. Non la tocco. La guardo e non riesco ad aggiungere niente. “Non è colpa tua” mi dice “è solo che non capisco più cosa voglio. Non posso cancellare questi due anni.” “Io si” le rispondo senza lasciarle il tempo di pensare. Sicuro. “Io si, Iz perché in questi due anni ho lavorato. Sono stato un medico, ma quando uscivo dall’ospedale, dalla sala operatoria, non ero più niente. Io questi due anni non li ho vissuti, quindi posso cancellarli, senza problemi.” Le lacrime le stanno scendendo sul viso e sul collo. Non la tocco, perché se la toccassi ora, la bacerei e la stringerei e poi mi incazzerei perché adesso è lei quella che non è pronta. “Avevi ragione tu” quasi lo urla. Poi si siede sulla sedia e mi spiega “Quando mi hai mandato via hai detto che meritavi di meglio e avevi ragione tu” Vorrei fermarla e obbligarla ad ascoltarmi ma piange, urla e non mi da il tempo di zittirla. “Avevi ragione tu, ti meriti di meglio. Io sono una stronza. Quando sono morta credo che una parte di me sia morta per sempre. Non sono più quella di prima. Ti meriti di meglio Alex” Le sorrido e mi impedisco di asciugarle le lacrime, mi faccio più vicino a lei. Sono quasi in ginocchio. “Hai ragione. Sei una stronza, ma lo sono anch’io. In un certo senso ci completiamo. E la parte di te che non c’è più, è la stessa che ho perso io quando ti ho stretta tra le braccia e non respiravi. Hai ragione anche sul fatto che mi merito di meglio. Il problema è che non voglio il meglio. Voglio te.”
Mi azzittisco un attimo e vedo che ha smesso di singhiozzare. Mi guarda e sembra stia pensando a quello che le ho detto. Aggiungo subito “Se hai altre obbiezioni dille subito, così posso controbatterle, perché tra esattamente cinque secondi ti bacerò. Uno. Due.” Non arrivo nemmeno a tre, mi mette entrambe le mani sul viso e mi attira a sé. Mi bacia. La bacio. Ci stringiamo così forte che ho paura di lasciarle dei lividi. La bacio come se fossero due anni che non ceno. La stringo così forte perché ho una paura fottuta di perderla ancora. Il sapore delle sue lacrime sulle mie labbra. La sollevo, senza smettere di baciarla e la porto dentro la roulotte. Quasi senza rendermene conto siamo sul letto. Le sfilo gli abiti con urgenza. Mi stacco da lei solo un secondo, per slacciarmi i pantaloni, ma lei mi volta e si siede a cavalcioni su di me. Mi bacia. La bacio. Inizia a sfilarmi la canottiera e ad accarezzarmi il petto. Non c’è più spazio per nessuna parola. Solo i nostri corpi. I nostri occhi. Le nostre mani. Le nostre lingue. So come darle piacere. Sa come darmi piacere. Ci conosciamo. Ci apparteniamo.

 
Angolo mio:
Eccomi… capitolo appena appena più lungo del solito. Io credo che le bistecche diventeranno fredde!!!
Sempre grazie a chi mi segue e mi recensisce.
A presto.
Silvia
  
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