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Autore: Lils_    11/08/2012    3 recensioni
La Settantesima Edizione degli Hunger Games è ormai conclusa ed è stato decretato un vincitore: il suo nome è Annie Cresta, Tributo dal Distretto 4.
All'apparenza Annie è riuscita a sconfiggere i suoi avversari, ma in realtà l'arena ha sconfitto lei.
Cosa è accaduto davvero durante i Giochi?
“Non ci dovrai tornare mai più, Annie.” le dice Finnick. Colto da un’improvvisa ispirazione aggiunge “Raccontami com’era. Raccontami tutto. Così saremo in due a portare questo peso, d’accordo? Proveremo a dimenticare insieme.”
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Gli ibridi
 
 
E’ la notte più lunga della mia vita.
Le urla non cessano e anzi si fanno sempre più insistenti. Brandon accanto a me trema incontrollabilmente, e ogni tanto ripete il nome della ragazza che sta urlando, Sarah. Dal canto mio, mi limito a farmi sempre più piccola, mordendomi le nocche delle mani a sangue per non urlare, e tappandomi le orecchie per non sentire. Mi sorprende che gli altri Tributi non approfittino della situazione per attaccarci, ma mi rendo conto che in lontananza si sentono altre grida. E’ probabile che ogni singolo Tributo in questa arena stia passando la mia stessa notte d’inferno, sentendo urlare le persone che amano. Sentiamo due colpi di cannone in rapida successione, e questo induce Brandon a stringere di più i nomi della coda che ci lega, e a tenere strette le armi. Qualunque cosa produca queste urla, è decisamente letale.
Verso l’alba arrivano. Li vedo arrivare dal fondo della nostra via, due sagome spettrali che fluttuano nella tenue luce del giorno in arrivo. Tiro una manica a Brandon per attirare la sua attenzione su di loro. Finnick si trascina lentamente verso di me. E’ pallido come un cadavere, e sta piangendo. Ha un lungo squarcio sul petto, che sta sanguinando copiosamente e un altro sul braccio, identico a quello che ho io. Sento Brandon irrigidirsi accanto a me, segno che anche lui sta vedendo lo stesso spettacolo raccapricciante. Sposto lo sguardo sulla sagoma accanto a quella di Finnick. E’ una bambina, con lunghi capelli biondi e un delizioso abitino di pizzo. Sembrerebbe un angelo, se non fosse per l’orribile squarcio che le sfregia irrimediabilmente il volto.
Ma la cosa peggiore, e che sento la voce disperata di Finnick nella mia testa. “Annie, perché non sei venuta ad aiutarmi? Io contavo su di te, e tu mi hai abbandonato a loro. Annie, io ti amavo. Come hai potuto farmi questo?” Mi pianto le unghie nelle guancie ma il dolore che provo non è niente in confronto a quello che sento dentro di me. Sento Brandon afferrarmi la mano e stringerla forte. “Non ascoltarlo, Annie. Non devi ascoltarlo. Non è realmente lui, e lei non è realmente Sarah.” Mormora stringendomi a se. Io scuoto la testa, piangendo e singhiozzando. Non è vero. Devono avergli fatto qualcosa, è tutto troppo reale per essere una finzione.
Ma poi ripenso agli ibridi che ogni anno Capitol City sguinzaglia contro i Tributi. Sono loro creazioni, che fanno comparire dal nulla grazie a dei computer sofisticati. Ripenso a come si dissolvono quando terminano il loro compito e quando la voce di uno Stratega li richiama a se.
“Sono soltanto ibridi.” Sussurro a Brandon, che annuisce. “Sono soltanto ibridi, e non capiterà nulla di male a Finnick e Sarah.”
E improvvisamente le due sagome svaniscono, lasciandosi dietro solamente cuori straziati e menti confuse. Alzo gli occhi al cielo, osservando il sole che pian piano si fa strada nel buio della notte. Restiamo a lungo rannicchiati l’uno accanto all’altra, cercando di farci forza tra di noi. L’intera arena tace. Dopo una notte del genere, nessuno ha voglia di combattere. Nessuno ha voglia di fare nulla, se non provare a rimettere assieme i pezzi, cercando di fare chiarezza nella propria mente, dandosi spiegazioni che non saranno mai accettate al cento per cento finché non potremo assicurarci noi stessi che i nostri cari sono al sicuro. E solo uno di noi ne avrà la possibilità.
Si preannuncia una giornata nuvolosa, così non so esattamente che ora è quando Brandon si scosta da me, sciogliendo il nostro abbraccio e mettendosi ad armeggiare con i fiammiferi per ottenere un piccolo fuoco. Non avanzo alcuna protesta in merito, perché fa molto freddo e perché capisco anche che è il suo modo per tenersi occupato, per poter dimenticare. Io non ne ho uno, così mi limito a scivolare nell’apatia, lasciandomi andare ad un oblio fatto di urla e sangue e disperazione. Il luogo felice in cui ero riuscita a rifugiarmi stanotte per qualche momento è ormai sigillato e lontano.
Ritorno alla realtà solamente quando Brandon mi appoggia due batuffoli di cotone imbevuti di disinfettante sulle guancie. Faccio una smorfia per via del bruciore mentre lui mi disinfetta i tagli che mi sono procurata stanotte piantandomi le unghie nella carne. “Scusa.” Mormora lui stendendomi un po’ della pomata di Finnick contro le infezioni sulla pelle. Io scuoto la testa in segno di diniego.
“Grazie Brandon.” Sussurro con voce roca per via delle troppe grida.
“E di cosa?” chiede lui aprendo due barattoli di stufato e mettendoli sul fuoco a scaldare.
“Per non avermi permesso di andare da lui stanotte.”
Brandon scrolla le spalle con fare noncurante, ma so quanto gli costi apparire così disinvolto dopo una notte come questa. Mi porge una delle due lattine di stufato ed io comincio a mangiare meccanicamente, senza fare caso a ciò che metto in bocca. “Siamo alleati, no?”
“Sì, ma ci può essere un solo vincitore.”
“Non ti avrei mai lasciata morire così.”
Cala il silenzio, e per un po’ non si sente altro che il rumore delle nostre bocche impegnate a masticare.
Deve essere passato mezzogiorno quando finalmente decidiamo di metterci in marcia. Non possiamo più stare qui, circondati dal ricordo di questa notte, dobbiamo reagire. Così ci mettiamo in marcia, senza uno scopo preciso. Nessuno di noi due lo dice apertamente, ma sappiamo entrambi che non siamo alla ricerca né di acqua né di cibo. Siamo alla ricerca di Tributi da eliminare.
Verso metà pomeriggio ci fermiamo per riprendere fiato. Visto che Brandon ha passato la notte insonne, gli dico di riposare per qualche ora. I cerchi attorno ai suoi occhi hanno assunto una sfumatura violacea, ed io ho bisogno di lui sveglio e reattivo.
“Se per caso senti, o vedi qualche cosa, qualsiasi cosa, svegliami subito.” Brandon si stende accanto a me, avvolgendosi nella coperta fino quasi a scomparire.
Passo le successive sei ore alla ricerca di quel posto sicuro nella mia mente, in modo da potermici rifugiare ancora un po’, ma non lo trovo. Nella mia mente affiorano solamente i ricordi della notte scorsa, il volto disperato di Finnick, la paura nei suoi occhi. Mi accorgo di essermi di nuovo rannicchiata su me stessa, con le mani premute sulle orecchie, anche se non c’è alcun suono esterno che possa turbarmi. E’ all’interno che le grida divampano come fiamme. Le urla di Finnick, di mio padre, della ragazza del Distretto 2, persino della piccola Sarah, mi tormentano ed io non riesco a farle smettere. Mi accorgo di star gemendo solo quando Brandon mi afferra le mani e me le allontana a forza dalle orecchie. “Ehi, ehi, calma, Annie. Va tutto bene, non è successo niente. E’ solamente la tua immaginazione. Andrà tutto bene.” Mi sussurra all’orecchio stringendomi a se. Sto piangendo e cerco di sciogliermi dalla sua stretta, ma è come se le grida si calmassero, si attutissero se lui continua a parlarmi, a dirmi che andrà tutto bene, così alla fine cedo alla sua stretta e mi faccio consolare per un po’. “Non riesco a non pensare a quello che gli possono aver fatto” mugugno. Il pensiero di tutto quel sangue, del dolore sul suo volto, mi fa uscire di testa.
“Annie, non gli hanno fatto nulla. Non possono. E’ uno degli uomini più famosi di Panem, non possono avergli fatto nulla.” Mi rassicura Brandon, ed io mi calmo un po’ a quelle parole. In effetti è vero. Se facessero del male a Finnick Odair l’intera nazione scatenerebbe una rivolta, Capitol City compresa. Ma esistono certe ferite che non lasciano tracce all’esterno.
“Sono sicura che non è successo nulla nemmeno a Sarah. Non possono averle fatto nulla di male.” Sussurro, certa che nemmeno il presidente Snow in persona avrebbe il coraggio di ferire una bambina così piccola e indifesa.
“Lo spero tanto. Non potrei vivere senza la mia sorellina.” Replica lui e finalmente riesco a collocare la piccola Sarah nella vita del mio alleato: una sorella, che conta sul ritorno del fratello che aspetta di vederlo varcare la soglia di casa, da vincitore.
Mi ritrovo a pensare che senza Brandon io sarei morta. Di sicuro sarei corsa incontro a Finnick ieri notte, anzi, l’avrei abbracciato, felice di poter morire con lui.
“Brandon, devo dirti una cosa, e voglio che tu mi ascolti finché non avrò finito” esordisco, nel tono più fermo che riesco a trovare. Tiro su col naso, asciugandomi gli occhi con una manica, mentre lo sguardo di Brandon si fa attento e vigile.
“Ti ascolto Annie.”
“Io devo ringraziarti. Senza di te sarei sicuramente morta ieri notte. Io… sarei andata a cercare Finnick, e probabilmente sarei morta se non ci fossi stato tu. E non solo. Tu mi hai consolata e poi mi hai accettata come tua alleata, anche se sapevi benissimo che non sono una grande combattente e non ho nessuna particolare dote. Sei una delle cose migliori che mi sia capitate nell’arena e quindi ci tengo a farti sapere che se ci dovessimo trovare in pericolo, io darei la vita per salvarti.” Gli prendo una mano e gliela poggio sul cuore “E perciò voglio che tu mi prometta che se io dovessi morire, tu proverai a vincere, con tutte le tue forze. Per Sarah.” Mi sento stranamente svuotata dopo questo discorso. E’ come se una parte di me, quella che si sentiva in debito con Brandon per tutto ciò che aveva fatto per me si fosse staccata, tramutandosi in parole da regalare a lui. Il mio alleato mi sta guardando intensamente, come se cercasse di decifrare qualcosa di segreto. Forse sta cercando di capire se sono realmente sincera.
“Te lo prometto, Annie.” dice infine, in tono stranamente solenne. Ed io mi sento sollevata, perché ora ho una garanzia che, anche se le cose si dovessero mettere male per me, il distretto 4 avrebbe ancora una possibilità di avere un vincitore.
“Ma voglio che anche tu mi prometta la stessa cosa” aggiunge Brandon prendendo la mia mano e poggiandola delicatamente sul mio cuore. Io annuisco e sento una strana sensazione dentro di me. Come se un filo si fosse teso tra me e Brandon legandoci indissolubilmente grazie a questa promessa. Capisco che mi sto affezionando a lui, e questo mi spaventa, perché alla fine ci potrà essere un solo vincitore. Ed io non vorrei mai ritrovarmi ad uccidere colui che sto cominciando a considerare quasi un fratello maggiore.
Mi impongo di non pensarci, per il momento. Adesso l’unica cosa che mi va di fare è stendermi accanto a lui e smettere di pensare, staccare il cervello per qualche ora, ma so che non è possibile. Che appena chiuderò gli occhi rivedrò le orribili immagini dell’altra sera. Rivedrò la ragazza del Distretto 2. Riascolterò le loro urla.
Ma la mano di Brandon che mi accarezza gentilmente una spalla sembra scacciare via almeno in parte i miei incubi.
 
 
 
 

   
 
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