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Autore: xfabolou    11/08/2012    24 recensioni
1. I tuoi occhi
2. La tua bocca
3. La tua imprevedibilità
4. La tua voce
5. I tuoi capelli
6. La tua risata
7. Il tuo corpo robusto ma fragile
8. I tuoi comportamenti
9. I tuoi modi di fare
10. Il modo in cui baci
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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One Shot

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All day and all night.
 
La giornata era brutta, forse bruttissima: la pioggia cadeva a secchiate, il cielo ero nero e Liverpool era vuota, senza le milioni di persone che girano per i negozi del centro.
Quardai il cielo con gli occhi neri poichè il mascara mi era calato. Vidi solo nuvole nere tuonanti.
Guardai verso l'orizzonte in cerca di una speranza, ma niente, tutto era scuro e buio. Le mie lacrime cominciarono a cadere ma non si notavo a causa della pioggia. Cominciai a singhiozzare e a correre, correre più veloce del vento ma di colpo mi fermai. Ero troppo stanca per continuare.
Allora mi stesi per terra con la pioggi a che mi bagnava il corpo. Ero in un parco spercuto, non sapevo neanche dove mi trovassi. Come sono arrivata fino a questo punto? Come sarei tornata a casa?
 
Passavano svariate macchine per quella via che passava per il parco. Ormai mi ero alzata. Non potevo stare per più di tanto per terra, mi sarei ammalata.
Quasi per farmela pagare una Ferrari con la musica a palla mi passò affianco. Sulla la radio c'era la mia canzone preferita.
Mi voltai quasi istintivamente e cominciai a cantare, alzandomi da quella panchina. Ma quando la Ferrari rossa si avvicinò, con un getto d'acqua potente, mi ricoprì d'acqua per via di una pozza che stava affianco al marciapiede.
Chiusi gli occhi per non farla entrare negli occhi.
Mi risedetti sulla panchina. Sembrava la migliore delle idee.
 
La pioggia cominciava a d essere troppo eccessiva per me. Gia qualche starnuto usciva dal mio naso, dovevo assolutamente ripararmi, ma dove? Nei bar non potevo perchè ero troppo zuppa, di gazzebbi non ne vedevo e altri posti al coperto erano tutti chiusi. Mi andai a mettere sotto un porticato.
Ripresi a piangere. Pensai che quel giorno non avrei fatto altro.
«Perchè piangi?» una voce familiare si a vvicinò a me. Non avevo intenzione di rispondergli sicuramente, però pur a qualcuno dovevo confidare ciò che sentivo.
«Oggi è il giorno più brutto della mia vita.» dissi singhiozzando. Alzai gli occhi per guardare in faccia questa persona. Ma, ma, ma quello è...
 
 
FlashBack
 
Quello doveva essere il giorno più bello della mia vita e stava per andare in frantumi.
Eravamo all'ospedale per l'ennesima visita quando l'infermiere avvertì mia madre del pericolo che c'era se io fossi andata ad un concerto dei miei idoli. 
Non c'era nessun problema. La testa non mi faceva male e tutto il resto stava bene, perchè?
«Tesoro, non puoi andare, mi dispiace.» mi disse mia madre. Odiavo quando metteva Tesoro davanti a tutte le frasi. Lo fa ogni volta che mi deve dare una brutta notizia.
 
Fine FlashBack
 
«Ora me lo dici perchè sei sola in una giornata del genere, a Liverpool?» mi chiese lui. Forse la mia giornata non stava prendendo proprio una brutta piega. 
«Sono scappata e volevo restare da sola, con me stessa.» sottolinai il "sono scappata" forse perchè mi faceva sentire una ragazza sicura e abbastanza responsabile da poter andar via di casa.
Mi prese il braccio. Oh no, ora lo vedrà! Abbassai lo sguardo cercando di fare la vaga ma lui lo notò e fece per alzarmi la manica.
Mi guardò negli occhi che già mi cominciavano a brillare.
Sì, quello era un di quei braccialetti che nessuno sognava di avere. Un braccialetto per il Cancro. La malattia che mi assediava da cinque mesi. La malattia che mi aveva distrutto la vita. La malattia che a miei occhi e quelli dei miei dottori, sembrava incurabile. 
Louis, sì il ragazzo era Louis Tomlinson uno dei miei cinque idoli, mi strinse la mano.
Quel giorno sarei dovuta andare al loro concerto, ma l'infermiere aveva detto a mia madre che quel dannato concerto avrebbe potuto essermi fatale per il cuore. Non avevano capito che il mio cuore si sarebbe spezzato comunque?
 
La stanza era calda e ospitale, mi venne anche offerto una camomilla calda che riufiutai. Io odiavo la camomilla.
«I ragazzi rientreranno a momenti. Li conoscerai uno per uno - mi sorrise la carota, facendomi accomodare nella loro camera d'albergo - Ancora non mi hai detto come ti chiami...» chiese lui un po' intimidito.
«Liz, Liz per gli amici. Il mio vero nome è Elizabeth.» accennai un sorriso striminzito.
Chiesi un bicchiere d'acqua e un ascigamano per asciugare il grosso.
«Se vuoi ho qualcosa di sopra. Forse potrebbe andare. Non puoi restare bagnata così!» lo ringraziai e andai di sopra per prendere qualcosa.
Quando aprii l'armadio trovai solo una maglia di taglia M che mi soprassava abbondantemente la vita e mi stava parecchio larga. Decisi di restare così, dato che di pantaloni adatti a me non ce n'erano. La maglia mi stava a vestito, in pratica.
 
La porta sbattè e un "Siamo a casa" rimbombò per tutta la casa.
Erano arrivati. Mi fiondai di sotto per saltagli addosso.
Quando scesi le scale di tutta fretta i ragazzi si pietrificarono. Guardarono Louis in cerca di spiegazioni. Tirai fuori un sorriso a mille denti e Lou spiegò come mi aveva conosciuta e perchè ero lì. Non tirò fuori la storia del braccialetto e tutto il resto. Fu molto carino.
Harry mi guardò e sorrise: «Quindi tu sei una nostra fan, una Directioner?» annuii e di colpo mi ritrovai un Hazza che mi abbracciava assennato e m i riepriva di complimenti e di ringraziamenti.
Sembravo una appena stuprata. Avevo questa maglia, che appunto, mi stava da vestito. Il mascara era tutto calato ormai, ma sotto ancora si notavano dei segni neri. I miei occhi verdi, erano diventati rossi pr via di tutte le lacrime, questa volta di gioia, che mi erano uscite.
I capelli erano l'unica cosa che si salvava, forse. Per paura che mi cadessero da un giorno all'altro me li ero tagliati a caschetto per non pettinarmeli, cosicche non li dovessi mettere sotto sforzo.
Ero carina. Non ho una bassa autostima ma prima ero davvero una bella ragazza, lo devo ammettere.
 
I ragazzi mi invitarono a cena quel giorno, tanto il concerto si sarebbe rimandato per via del brutto tempo. Acconsentii subito dopo aver avvertito mia madre che stavo bene, o almeno ero viva. 
Per i sensi di colpa forse, mia madre mi fece anche rimanere a dormire.
La cena era stato un successo. Avevamo mangiato italiano: Io amo l'italiano e anche loro: Louis ci aveva deliziato con le sue battutine e Harry conle sue risate fragorose. Zayn, che ogni singolo istante si sistemava il ciuffo, aveva preparato una scenetta con Liam in cui prendevano in giro Harry e Louis, ovviamente in modo scherzoso.
L'unico che se n'era rimasto in disparte era Niall che, un po' triste perchè non eravamo andati da Nando's, un po' per il mal di pancia ( così diceva ), non mi ha proprio parlato.
 
 
Arrivata notte fonda, dopo esserci visti tre/quattro film, compreso l'amato Toy Story di Liam, Zayn mi prestò la sua maglia per dormire e disse che ne avrebbe fatto a meno quella notte. Meglio per me.
I ragazzi mi aprirono una brandina e la misero al centro della camera con i loro letti tutti attorno e mi diedero tutti la buonanotte, specialmente Tommo che mi stampò un bel bacio sulla fronte.
 
Nel cuore della notte una voce mi sussurrò nell'orecchio di alzarmi. Senza pensare lo feci. Non riuscivo a dormire.
Mi prese la mano. Per il buio non riuscivo a capire chi dei cinque fosse ma Louis... supponevo fosse lui.
Eravamo al centro del salone della loro camera di alloggio: «Chi sei?» chiesi un po' impaurita.
«Non ha importanza. Dovrai capirlo da te.» disse il misterioso, cercando di modifare la voce. Non capivo proprio chi fosse.
Mi lasciai guidare dagli altri quattro sensi. Con le mani cominciai a toccargli la faccia e a palpargli il corpo. Il fisico non era potente come quello di Zayn o di Liam, quindi li escusi. Escusi anche Louis per via della voce: era troppo bassa per lui.
Lo odorai: poteva benissimo essere Harry come poteva essere Niall. Niall. Quello era Niall. Sì, ne ero sicura.
Mi mancava un solo senso: il gusto.
Lo baciai. Ma che cosa mi era preso? Lui ricambiò, dato che quello era il motivo di tutta la messa in scena. La mia lingua incrociò la sua. Mi cinse i fianchi e io gli accarezzai la nuca: «Horan...» sussurrai con una risatina. Lui anche sorrise leggermente.
«Sbagliato!» esclamò lui tra una risatina e l'altra. «Come "Sbagliato"?!» chiesi io sbigottita. Che figuraccia. Come ultima prova accesi la luce e... trovai due bellissimi occhi.
 
 





My corner:
Sì, lo so... sono una bastarda! Non saprete mai chi era il misterioso Lui. Scusate, ma l'ho fatto apposta per farvi lasciare libera la mente e farvelo immagginare. Secondo voi chi è il Lui?
Vorrei che mi diceste, tramite una recensione, come pensate sia continuato e cosa ne pensate.
Vi scongiuro fatelo!
Vale x
  
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