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Autore: ConsultingFangirls    11/08/2012    3 recensioni
[MorMor]
Con gli occhi scuri e ormai scalfiti da una speranza malriposta.
Che hai capito come andavano le cose.
Con occhi scuri e sgranati e vuoti.
E tutto quello che volevo vedere con il sole che nasceva era in una pozza di sangue e di cervella.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Us and Them
And after all we're only ordinary men

Me, and you
God only knows it's not what we would choose to do
Forward he cried from the rear
And the front rank died
And the General sat, as the lines on the map
Moved from side to side

 


Sai, Jim, mi sento un'idiota. Perché alla fine non ce l'ho fatta, a salvarti da te stesso. Era quella la cosa che mi premeva di più, riuscire a salvare Jim da Moriarty. Perché quel Jim che ho conosciuto io, quel ragazzo con gli occhi grandi che mi guardava dal divano del salotto sorridendo la mattina appena dopo aver fatto l'amore, che prendeva grandi boccate dell'aria dell'alba e storceva il naso se fumavo a letto, ma senza mai perdere quel sorriso da bambino che ha appena messo le mani nel barattolo della marmellata era così incredibilmente diverso dal Moriarty che vedevo invece di giorno, dietro la sua scrivania nel suo completo Westwood perfettamente stirato che decideva delle sorti del mondo. Quando eravamo solo io e te, solo Jim e Seb ero quasi sicuro che sarei riuscito a riportarti indietro e farti tornare il ragazzino innocente del Liceo, ma quando poi ti vedevo in quell'ufficio della Quarta, davanti alla vetrata che dava sul Tamigi sapevo di averti perso di nuovo. Quasi non mi guardavi, anche se non potevi rendertene conto. Eri troppo preso a fare la parte di James Moriarty entrato nel mondo dei grandi per accorgerti anche del piccolo Sebastian. Eppure quella notte eri venuto da me, non da tutti gli altri. Ti avevo aperto io la porta, perché ti avevo aspettato in piedi tutta la notte, e ti avevo asciugato con il phon dalla pioggia. 

«Sai, Seb? Ho paura»
«Paura? Di cosa?»
«Non so se ce la farò. Se domani Sherlock dovesse capire tutto, dovesse essere più forte di me, io dovrei morire, o la Storia non finirebbe»
«Ma piantala. Non c'è nessuna storia da finire. Se non vuoi andare non farlo e basta»

Mi avevi guardato malissimo allora, e avevo visto dagli occhi di Jim venire fuori Moriarty. Ti eri alzato, ti eri preso la tua tazza di caffè, ti eri buttato sul divano e mi avevi detto che era soltanto perché io non capivo, ma la Storia era la cosa più importante, e poi qualche cazzata sull'Ordine delle Cose e il Caos dell'Universo, ma non ero rimasto ad ascoltarti, sai che non ti ho mai capito quando partivi con le tue sparate filosofiche. Ero rimasto a pensare a come ti avevo perso. A come era entrato in casa Moriarty, e come avrei fatto per mandarlo via. Non lo volevo, non volevo che quando stavamo rannicchiati sul divano la testa sul mio petto fosse di Moriarty, e non di Jim. Ho sempre avuto paura di Moriarty, alla fine. Mi spaventava perché portava Jim lontano da me e lo metteva in pericolo, e io non potevo permettere che tu fossi in pericolo. E invece guarda com'è andata a finire. 

«Seb, io non ho mai fumato»
«Mh. E?»
«E domani potrei morire. E non ho mai fumato una sigaretta»
«Meglio. Polmoni più puliti. E non morirai domani, ci sarò lì io a pararti il culo. Hai tutta la vita per la tua prima sigaretta»
«Seb?»
«Mh»
«Me ne dai una?»

Avevo preso il pacchetto dalla tasca e ti avevo allungato una sigaretta. Tremavi, sai? Pensavi che non me ne sarei accorto, ma tremavi tutto. Avevi anche gli occhi lucidi, e il labbro di sotto stava iniziando a sporgere, ma Moriarty stava già vincendo su Jim, non avresti mai pianto, neanche se ne avessi davvero avuto bisogno. Ti sei acceso la sigaretta e hai ingoiato la prima nuvola di fumo. Hai iniziato a tossire come un bambino, e mi hai chiesto come facessi a mettermi nel corpo quella cosa disgustosa che sapeva di catrame e fabbrica in rovina. Mi rilassa, ti ho risposto, e mi aiuta a pensare. Tu hai preso un'altra boccata, e hai fatto una faccia un po' meno schifata. Alla quarta sembrava quasi che lo facessi da sempre. Mi hai detto che forse avevo ragione, in effetti, aiutava davvero a pensare. 

«E sai a cosa penso?»
«No, cosa?»
«Che non ti ho mai detto grazie. Ti sei sempre spaccato in due per me, e io non ti ho mai neanche ringraziato»

Io avevo scrollato le spalle e ti ero venuto più vicino sul divano. Non ti preoccupare, non ne ho bisogno, ti ho sussurrato. Eri ancora bagnato, ma ero quasi sicuro che quella sue tue guance non fosse pioggia. E mi ha fatto sentire bene. Mi ha fatto capire che Jim era ancora lì, Moriarty non aveva ancora vinto. Che forse c'era ancora speranza, perché Moriarty era malato, avrebbe distrutto tutta la città per finire la sua Storia, ma Jim no, Jim era ancora sano di mente. Ti ho passato un braccio attorno alle spalle e ti ho dato un bacio sulla testa. Ti ho detto che le stelle non ci sarebbero cadute in testa se tu fossi restato a casa con me, a oziare nel letto tutto il giorno, e poi mangiare cinese la sera, farcelo portare a casa insieme ad una di quelle grosse lanterne rosse che ti davano con le prenotazioni grandi e che se accendevi la candela dentro proiettavano gli ideogrammi su tutte le pareti e mangiarlo sdraiati guardando qualche porcata alla televisione, e che Dio non ci avrebbe punito per quello, anzi, che se Dio avesse voluto prendersela con noi davvero non avrebbe aspettato così tanto. Tu sei rimasto in silenzio per un attimo, poi ti sei girato verso di me e di Moriarty non c'era più neanche l'ombra, neanche il ricordo lontano. Ho sorriso perché pensavo di avercela fatta, finalmente, ma tu hai pensato che lo facessi per consolarti.

«Un'altra cosa che non ho mai fatto?»
«Coltivare zucchine? Correre venti chilometri? Salire in cima al K2 e ritorno? Mangiare un bambino?»
«Non ho mai ucciso nessuno»
«Non è vero. Soltanto oggi…»
«No, Seb. Tu uccidi tutti i giorni. Sei tu a fare il lavoro sporco. L'unica volta che ho toccato del sangue è stato al mio prelievo a quattordici anni, e sono quasi svenuto»

Ci siamo messi a ridere, allora, come due bambini, abbracciati, poi siamo caduti sul tappeto e la televisione si è accesa su una pubblicità di qualche miracoloso detersivo che toglieva le macchie fino all'ottava generazione, e siamo rimasti lì, abbracciati per terra a sorriderci e a baciarci sulla punta del naso. Mi sono alzato, ti ho teso la mano e ti ho aiutato, siamo andati in camera - c'era odore di lavanda e antitarme, ti ricordi? - e ci siamo sdraiati sul copriletto azzurro. 

«E sai cosa non ho mai fatto?»
«Non dirmi che non hai mai fatto sesso, perché di quello mi sono assicurato personalmente.»
«Eh, già…»

Mi avevi tirato a te e mi avevi tolto la maglia, afferrandola per il colletto con tanta forza da sbiancarti le nocche stringendo i pugni. Non hai aggiunto nient'altro, ma io avevo capito, e poi quella è una cosa che nessuno di noi due avrebbe mai detto. E lo so che nella tua testa ti stavi pure chiedendo se magari volevi dirlo solo perché ti sembrava di non avere scelta, perché ti sembrava di star finendo il tempo a tua disposizione; ti stavi chiedendo se lo intendevi davvero, con quella parte di Moriarty che ti rimaneva sempre dentro, perché in fondo eravate la stessa persona, e non potevo sopportarlo, mentre ti baciavo piano il collo e sapevo che stavi sgranando appena un po' i tuoi occhi troppo scuri, per poi socchiuderli quando le mie mani ti sono scese lungo il petto e le tue sono salite nei miei capelli.

«Non essere assurdo, un grazie basta.»

Il mattino dopo siamo sul Tower Bridge, a guardare i motoscafi, i traghetti e l'acqua sporca scorrere sotto di noi. Ti sento già scivolare via, nel tuo cappotto scuro e nei tuoi capelli imbrillantinati (ricordo ieri sera, com'erano arruffati sotto le mie carezze quando mi hai appoggiato la testa sul petto e hai preteso un'altra sigaretta e poi un'altro bacio e poi ancora e ancora), nei tuoi occhiali da sole e nel fatto che non parli e hai quel mezzo sorriso esaltato, e le tue mani non stanno ferme sulla balaustra del ponte.
Sei Moriarty, in tutto e per tutto, e io sono Moran, non Seb, e sto zitto anch'io in attesa di ordini, perché so che il nostro saluto l'abbiamo già avuto ieri sera, il saluto di Seb e Jim, perché quello di Moran e Moriarty sarà nient'altro che un gesto quasi militaresco da parte mia, un ghigno da parte tua. Stai andando a dare la caccia al tuo mostro, senza sapere di essere tu il mostro.

«Buona fortuna, Boss.»
«Non ho bisogno di fortuna. Sii preciso come al solito, darling

E io ti odio quando mi chiami così, odio quando mi prendi il mento fra le dita come fossi nient'altro che un'esotica belva addomesticata. Mi scosto per accendermi una sigaretta, tu ti avvicini come se volessi respirarne il fumo, invece sei qui, con le persone che ci passano attorno sul Tower Bridge sembra una di quelle scene di vecchi film in bianco e nero che tu guardi di sera tardi, metti le mani sui miei fianchi e ti allunghi per posare le labbra sulla mia guancia, labbra morbide su pelle ruvida di barba, e io stringo i pugni sul pacchetto di sigarette e il manico della valigetta dove tengo il fucile di precisione, e magari sto anche trattenendo un po' il fiato.
Le tue mani sono una pressione leggera e le tue labbra si schiudono per darmi un morso, e mi sento soffocare perché so che sei ancora Moriarty, e che ho significato qualcosa anche per questa versione di te che mi fa paura - no, non è paura, è timore, per te.

«…»
«…»

C'è questo silenzio fra noi che vorrei essere in grado di spezzare, ma poi mi accendo la sigaretta e tu mi volti le spalle per chiamare un taxi, così io guardo quella figura nera sparire nel traffico e mi avvio anch'io, e sto ancora stringendo la maniglia della valigetta tra le dita improvvisamente fredde, perché non so se ti rivedrò, stasera. E non so cosa ci unirà, dopo che avrai sconfitto il tuo mostro. Perché di questo non abbiamo parlato. Perché Jim ignora quasi totalmente il suo mostro, alla pari quanto Moriarty ne è ossessionato.

«E poi ti danno in omaggio queste lanterne di carta come ringraziamento per aver speso una patacca di soldi nel loro cibo fritto, suppongo, e quando ci metti una candela dentro, con la stanza al buio, sui muri iniziano a comparire questi ideogrammi che dio solo sa cosa diavolo vogliono dire.»
«Mmmh, una volta dovremmo farlo. Sembra… bello.»

Occhi scuri e addolciti di speranza. 
Allora era così.
Occhi scuri e sgranati e vuoti.
Ecco cosa c'è ora, in una pozza di sangue e cervella.

«Forse ne valeva la pena, alla fine. E se ho capito davvero il biglietto nel biscotto, qualcuno questa sera avrà da scopare»
«Sebastian, non è che hai bevuto un po' troppo?»
«Ah, no, non credo proprio»

E adesso guardo soltanto dalla finestra verso il basso, e il fucile non è più nella valigetta, l'ho lanciata dall'altra parte della stanza mezz'ora fa. Sono soltanto io, e non sono più Sebastian, non sono più la Tigre, non sono più Moran. Non sono più niente. Sono freddo quasi quanto lo sei tu, e vorrei soltanto poterti venire vicino e toccare, pulire il sangue dai capelli come ti asciugavo la pioggia con il phon e dirti che andrà tutto bene, anche se so che non è così, e so che lo sai anche tu, ma nei film funziona sempre, vero? Eppure no, resto fermo, con il fucile puntato contro quel puntino biondo che è John Watson, e aspetto che l'altro, il suo mostro, salti per non dover sparare. Mi avevi detto di non distrarmi, eppure non ho la vista pulita perché Sebastian sta piangendo mentre Moran fissa l'obiettivo. Sebastian è quello che ha quasi rischiato di farsi scoprire quando hai sparato, che ha urlato per cercare di fermarti. Hai preso una delle mie pistole. Ti sei ucciso con una mia pistola. 
No. Non ti sei ucciso. Lo hai ucciso. Tu hai vinto. Ti sei salvato da solo. Non era Jim quello che ha sparato. Era Jim solo quello che è caduto. 
Con gli occhi scuri e ormai scalfiti da una speranza malriposta.
Che hai capito come andavano le cose.
Con occhi scuri e sgranati e vuoti.
E tutto quello che volevo vedere con il sole che nasceva era in una pozza di sangue e di cervella.

«E questo cos'è?»
«Beautiful»
«Oddio cristo, neanche tu puoi davvero guardare queste cose»
«Zitto, Seb, che inizia. E passami i popcorn. Però è proprio bella, questa lanterna»

"Sai, Jim? Ho paura. Ho paura di essere rimasto solo. Sai, Jim? Ho paura. Ho paura di aver perso tutto quello che riusciva a farmi andare avanti, a far chiudere la bocca alla mia coscienza. Sai, Jim? Ho paura. Ho paura di averti condannato a te stesso."

La lanterna è appesa al soffitto basso e sul tavolo c'è una vagonata di cibo che odora di unto e fritto e carne, che so marcirà, perché non ci sarà nessuno a mangiarla. Anche se ci sono io, ma non ho la minima intenzione di mangiare quella roba. I biscotti della fortuna sono disposti in un piatto come se volessero formare un sole. La lanterna di carta è l'unica luce nella stanza. Ci sono ideogrammi di luce che danzano sulle pareti. E immagino che vogliano dire:
Morte
Solitudine 
Abbandono
Rimpianto
Ricordi
«E sai cosa non ho mai fatto?…»
La cenere delle sigarette che fumo cade nel maiale in agrodolce e i mozziconi si ammucchiano fra i biscotti della fortuna, di cui non leggerò i messaggi. Mi sgrideresti per come mi sto comportando, lo so. Ma qui c'è solo il buio, la puzza di fumo, e quegli ideogrammi.
E i tuoi occhi, che in qualche modo sembrano guardarmi, e guardare il mondo lì fuori, da qualche parte dentro di me.


Black and Blue
And who knows which is which and who is who
Up and Down
And in the end it's only round and round and round
Haven't you heard it's a battle of words
The poster bearer cried
Listen son, said the man with the gun
There's room for you inside
Down and Out
It can't be helped but there's a lot of it about
With, without
And who'll deny that's what the fightings all about
Get out of the way, it's a busy day
And I've got things on my mind
For want of the price of tea and a slice
The old man died
*

  
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