La festa d’inizio primavera che ogni anno Adele organizzava nel suo loft nell’Upper East Side era molto importante , simboleggiava rinascita, freschezza e soprattutto tanta speranza. Speranza data dalle decine di editori che scrutavano ogni suo movimento come un critico d’arte si accinge a osservare la mostra di un artista emergente , arricciando il naso ad ogni pennellata sbagliata su di una tela. Per una scrittrice in ebra che si tuffa a capofitto nel freelance , trovare contatti e farsi notare nel campo dell’editoria è fondamentale ma Adele non sbagliava una mossa poiché sapeva che chi è di casa in questo mondo sa capire come una ventenne scrive anche da come questa organizza una festa.
Stava per aprire la porta in mogano laccato ma sobbalzò quasi come spaventata: un ultimo ritocco prima di ricevere l’ultimo arrivato. Con uno scatto si posizionò davanti al piccolo specchio che sovrastava il mobile su cui era posato lo svuota tasche ed un vaso con degli alti girasoli , passo una mano tra la sua liscia chioma castano-chiara , si lisciò il vestito rosa confetto con delle fluttuanti maniche a farfalla ed accessoriato con una
grossa cintura nera in vita , fece una smorfia guardandosi allo specchio per testare la resistenza del lucidalabbra , buttò giù quello che restava dello champagne e finalmente si decise ad avvolgere delicatamente con le mani il pomello in ottone. Fece un leggero movimento di polso per girarlo e aprì la porta.
Marc De Santis era lì, impalato sull’uscio che sfoggiava un sorriso a trentadue denti e un visetto compiaciuto dolce e irritante allo stesso tempo.
Adele ricambiò subito il sorriso, face segno all’uomo di entrare e vedendo la sua reazione titubante , quasi goffa, cedette alla compostezza forzata dell’evento e gli si avventò al collo in un abbraccio di benvenuto .
Il suo migliore amico, l’amico che l’aveva seguita ed inseguita dall’Italia sino a New York , l’amico, l’uomo , che le aveva dato una spalla su cui piangere e una battuta su cui ridere sin dall’adolescenza, la persona di cui si fidava di più in assoluto era proprio lì, nella sua nuova casa dall’altro capo del mondo, nella sua nuova vita da scrittrice newyorkese .
<< Dede!>> Esclamò Marc in un grido smorzato dalle braccia della donna che gli stringevano forte il collo. Sapeva che lei non amava affatto quel nomignolo affibbiatole dalla mamma sin dall’infanzia, quando Marc ne era venuto a conoscenza avevano entrambi quattordici anni e da allora Adele, la ragazzina sicura di sé e piena di talento, fu “ Dede”.
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Adele si sganciò dall’amico e ricadde a terra sulle sue decolté che martellarono il pavimento di marmo che componeva l’uscio della porta. Lo esaminò, lo accarezzò, per capacitarsi della sua effettiva presenza.
<< Marc, tu, qui.. A New York!! >>
<< Sì, Dede. Sono qui!>> Ribattè l’uomo emulando il tono di stupore della ragazza.
<< Tu.. sei qui! Con me! Come avevamo sempre sognato!!>> Adele , sempre più atterrita, prese la mano dell’amico per tirarlo dentro il suo appartamento. Afferrò un altro bicchiere di champagne e lo consegnò all’uomo che , disorientato, si guardava attorno come un gatto randagio catapultato in una dimora d’alto borgo. Un uomo in smoking interruppe la sua ricognizione indicando il soprabito grigio che ancora indossava , gli chiese gentilmente se desiderava consegnarglielo , Marc annuì con un cenno del capo e, mentre l’uomo in smoking si allontanava nella camera da letto adibita a guardaroba , Adele lo prese sotto braccio , accompagnandolo al centro del salotto.
<< Allora? Che te ne pare? Sono una buona padrona di casa?>> ridacchiò.
<< Beh.. direi più che buona! >>Si guardò intorno ammirando l’arredamento particolare sicuramente frutto dalla creatività dell’amica.
<< Che dire Dede.. Complimenti! E’ tutto quello che hai sempre desiderato,no?>>
<< Sì, Marc! Tutto quello che ho sempre desiderato è qui davanti ai miei occhi. Un appartamento nell’Upper East Side invaso da ricconi e editori delle maggiori testate giornalistiche della grande mela. Ed io, perfetta padrona di casa, che si destreggia in una vita fatta di lusso, opportunità, raffinatezza e ....>> si fermò ad ammirare il suo abito d’alta moda firmato da chissà quale stilista francese <<.. ed un vestito da sballo!>> Adele sfoggiò un sorriso pieno d’orgoglio e di soddisfazione. Era tutto perfetto. Era tutto così agognato. Era tutto così.. surreale!
L’allarme della sveglia risuonò tuonante.
Era davvero surreale. Era un sogno.