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Autore: GuruGuru90    12/08/2012    2 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa succede dopo il finale di Brotherhood? Allora leggere e lasciate recensioni :)
Tratto dal secondo capitolo: “Vista quella tranquillità ebbe l’occasione di riflettere ancora una volta, come quella mattina, su quello che lui e Al stavano facendo. Era anche un modo per ringraziare quelli che per tutto il tempo gli erano stati vicini. Roy, Riza, Izumi, Hughes, Havoc, Breda, Falman, Fury, Armstrong, Ross, Brosh, Winry… Già Winry…
Prese il suo orologio da taschino e lo guardò pensando all’ultima volta che aveva inciso qualcosa su un orologio, per la precisione sull’orologio dei cani dell’esercito. In quella triste circostanza vi aveva inciso la data del giorno in cui lui e suo fratello avevano dato fuoco alla loro casa. Era un monito per andare avanti..
Anche ora ne aveva uno.. Prese una penna dal cassetto del suo comodino e cominciò a raschiare la parete interna dell’orologio.
Questa volta c'era scritto: “DO IT FOR HER,W”. Fallo per lei.. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Elric | Coppie: Edward/Winry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eilà gente! E' da un po' che non si ci vede! Perdonate il mio ritardo: a causa della scuola e soprattutto degli esami non ho avuto tempo per continuare la storia, di conseguenza ho perso anche l'ispirazione..
Ecco perchè ho deciso di far adottare la storia e la madrina mi piace tanto. Si chiama Hayley_Gin91 e l'ho trovata subito perfetta per svolgere questo compito.
La ringrazio tantissimo per essersi occupata di questa storia :)
Adesso ,però, ecco a voi il suo primo capitolo, ovvero il terzo della serie! Aspettiamo recensioni :)




Quel mattino, quando varcò la soglia della cucina, Winry notò che erano già tutti in piedi, tranne Den, accucciato sotto la sedia di nonna Pinako.
Il meticcio alzò le orecchie e, quando vide la sua padroncina, le si avvicinò scodinzolando, il clangore della zampa auto-mail sul pavimento.
- Ciao Den.- lo salutò Winry, dandogli una grattatina dietro le orecchie.
Quello si lasciò fare qualche carezza e, dopo che Winry si tirò su, tornò ad appisolarsi accanto a Pinako.
- Oh, buongiorno Winry.- disse l’anziana occhialuta, versandosi del caffè.
- ‘Giorno.- grugnì Edward, la bocca piena dei rimasugli della torta di mele che aveva preparato il giorno prima.
Già, perché Ed era finalmente tornato dopo quattro lunghi mesi passati lontano da Resembool a fare ricerche. Ogni volta portava una gran confusione, ma Winry provava sempre un moto di felicità a vederlo girare per casa.
- Buongiorno.- sbadigliò la ragazza, vagamente a disagio per i vecchi pantaloni della tutta e la maglietta smessa che indossava.
Non poteva sapere che Edward la stava fissando perché la trovava bellissima anche vestita in quel modo, capelli spettinati inclusi.
- Vieni a sederti.- la incitò Pinako. - Oggi la colazione l’ha preparata Edward.-
Winry spalancò gli occhi per la sorpresa. - Davvero?-
Nonna Pinako le allungò un piatto pieno di frittelle. - E ha fatto anche un ottimo lavoro, sai?-
Winry si accomodò al tavolo di legno, afferrò il cibo da cui proveniva un profumo appetitoso e lo studiò.
- Cos’è quell’espressione inquisitoria?- si lagnò Ed.
- Bè,- disse Winry, servendosi. - devi ammettere che è strano; Edward Elric che cucina.-
- Se non ti piace, nessuno ti obbliga a mangiarlo.- rispose lui, scontroso.
Winry lo ignorò e mandò giù un boccone. Non ci avrebbe scommesso nemmeno il suo attrezzo peggiore, ma dovette ricredersi; quella frittella non era solo mangiabile, era pure saporita. Anche se non poteva più usarla, era comunque un alchimista, perciò non c’era da stupirsi se le dosi, la forma e la cottura erano perfette.
Edward, dal canto suo, osservava con minuta attenzione l’espressione di Winry, eppure, non riusciva a capire se quelle frittelle, che aveva cucinato con impegno sin dall’alba, sporcando una montagna di stoviglie, fossero di suo gradimento oppure no.
Quando finalmente Winry alzò lo sguardo e si accorse che Ed la stava fissando, arrossì violentemente. - Che hai da guardarmi così?- si agitò.
Lui si affrettò a distogliere lo sguardo e lo fece vagare sul soffitto, a disagio. - Niente!- esclamò, rosso in viso.
Dal suo angolo, zia Pinako soffocò una risatina.
Pur di non incontrare di nuovo quegli occhi dorati, Winry afferrò lo sciroppo e, giusto per fare qualcosa, ne versò un po’ sulla frittella.
- A proposito,- se ne uscii di nuovo Edward, tornando a guardarla. - questo pomeriggio partiamo per Central City.-
Nonna e nipote si scambiarono uno sguardo interrogativo.
- Come dici?- domandò Winry.
- Ieri mi sono dimenticato di dirtelo,- spiegò Edward. - ma Mustang ci ha invitati a festeggiare tutti insieme la sua nomina a Comandante Supremo. E vuole che ci sia anche tu.- aggiunse, imbarazzato, tornando a fissare il lampadario.
Nella stanza calò il silenzio e quando Ed si arrischiò a cercarne il motivo, si beccò una forchetta in testa.
- Ahia, Winry!- si lamentò, portandosi una mano nel punto in cui l’aveva colpito. - Perché l’hai fatto stavolta?!-
Certo, non era una chiave inglese, ma faceva comunque un male cane.
- Ti sei rimbecillito?!- gridò l’altra, alzandosi e battendo le mani sul tavolo.
Den, allarmato, alzò la testa e si guardò intorno stando sull’attenti ma, quando vide che si trattava solo di Winry, poggiò il muso sulle zampe e tornò a dormire.
- Ti pare il modo di dire certe cose?!- continuò la ragazza, infuriata. - E poi, ho un lavoro io, e dei clienti che contano su di me! Non posso certo abbandonarli per una “festicciola”!- disse, mimando le virgolette al pronunciare dell’ultima parola.
L’altro si appiattì sulla sedia, sgomento; l’adorazione snaturata di Winry per gli auto-mail era fatto noto da tempo ormai, ma la sua serietà verso il lavoro e i clienti suonava nuova e anche un po’ strana alle orecchie di Edward.
- Ma ho già acquistato i biglietti.- tentò lui.
Winry si riempì d’aria i polmoni, già pronta a ribattere, quando Pinako si intromise. - Via, via, Winry.- tentò di rabbonirla. - E’ una bella cosa che il Comandante Supremo ti abbia invitata. Credo che dovresti andarci.-
- Ma nonna, il lavoro…-
- Non ti preoccupare di quello.- la interruppe Pinako. - Dopo gli ultimi scontri a Central City, ci sono sempre meno persone che hanno bisogno del nostro aiuto. E poi,- aggiunse, infilando la pipa in bocca, - oggi è domenica. Vai pure, qui me la caverò benissimo anche da sola.-
Winry si imbronciò, ma presto la tensione l’abbandonò.
- Va bene.- sospirò, poi puntò il dito contro Edward, che trasalì. - Ma dobbiamo essere di ritorno entro due giorni, non di più, chiaro?-
- C-certo.- balbettò lui.
- A che ora si parte?-
- 15:30.- rispose Ed, mentre il suo stomaco festeggiava ballando il limbo.
- Perfetto.- Winry si girò, dirigendosi verso la porta. - Vado a preparare le valigie.-
Uscì dalla cucina e prese a salire le scale. Quando fu sicura di non essere più visibile, cominciò a fare i gradini due a due, tanta era l’eccitazione di partire da sola con Ed. Non che la compagnia di Al non le piacesse, ma, forse, quella era la volta buona per dichiarare i suoi veri sentimenti.
 
********
 
Edward si chinò sulle tombe di Trisha Elric e Van Hohenheim e vi depose due mazzi di fiori male incartati. Raddrizzò la schiena, mise le mani in tasca e rimase lì impalato a fissare i nomi e le date incisi sulle lapidi.
Nonostante si trovasse di fronte alle tombe dei suoi genitori, il più vecchio degli Elric non provava tristezza; era invece pervaso da una sorta di tranquillità nel vederli di nuovo l’uno accanto all’altra, intenti ad amarsi ancora, silenziosamente, proprio come quando lui ed Al erano bambini.
Alzò gli occhi sulla collina e, in lontananza, sotto il sole cocente del primo pomeriggio, scorse le macerie della loro prima casa, quella che aveva regalato loro ricordi felici e momenti di disperazione, quella che loro stessi avevano dato alle fiamme per essere sicuri di non avere una scusa per tornare sui loro passi, sopraffatta dalle erbacce.
Edward sorrise mesto, finalmente il cuore in pace. - Andiamo, Den.- disse.
L’altro fece penzolare la lingua tutto felice e lo seguì trotterellando giù per il sentiero.
Quando furono a qualche metro di distanza, la porta di casa Rockbell si spalancò all’improvviso.
- Ed!- esclamò Winry, affaticata, poggiando la valigia sulle assi di legno. - Che fine avevi fatto? Sei sparito senza dire niente.-
- Sono passato a fare un saluto alla mamma e a Hohenheim.- spiegò lui.
Pinako, appena sopraggiunta alle spalle della nipote, trascinandosi dietro il bagaglio di Ed, alto quasi quanto lei, provò un moto di contentezza sentendo pronunciare il nome del suo vecchio compagno di bevute, felice di sentirlo uscire così naturalmente dalle labbra del nipote acquisito.
- Ah, capisco.- disse Winry. - Pensavo fossi partito senza di me.- rise poi.
Edward salì gli scalini e la superò senza guardarla. - Non lo farei mai.- affermò, e dalla sua voce, Winry, sorpresa ma anche lusingata, potè intuire un certo imbarazzo.
Il ragazzo afferrò la cara, vecchia valigia di pelle consunta che l’aveva accompagnato fedelmente nei suoi lunghi viaggi e se la gettò sulle spalle. - Allora ci si vede tra qualche giorno.- disse, sorridendo alla zia.
Quella annuì. - Mi raccomando, Winry, tienilo d’occhio.-
Ed aggrottò le sopracciglia, indispettito. - E con questo cosa vorresti dire, vecchia befana?!- si infervorò.
- Che hai bisogno della baby-sitter, dato che ovunque tu vada ti cacci sempre in qualche guaio, fagiolino dei miei stivali!- rispose a tono Pinako.
- Fagiolino a chi, nanetta?!-
Winry sospirò, pensando bene che era ora di farli smettere. - Finiscila Ed.- lo riprese. - Finiremo per perdere il treno se continui a fare il bambino.-
Lui fece per dire qualcosa, ma Winry non gliene diede il tempo e andò ad abbracciare la nonna. - Non preoccuparti per noi.- la rassicurò. - Piuttosto, se hai bisogno di qualunque cosa, non esitare a chiamarmi.- E così dicendo, corse a raggiungere un Edward musone sulla strada polverosa.
- Non provare più ad ignorarmi, fissata di auto-mail!- sbottò Ed quando la ragazza gli si affiancò.
- Senti chi parla, il “piccoletto” fissato di alchimia!- rispose con sufficienza Winry, mentre Den abbaiava per dire la sua.
- Cosa hai detto?!- gridò Edward punto sul vivo. - Guarda che sono più alto di te, adesso!-
Continuarono a battibeccare per tutto il tragitto come una vecchia coppia di sposi.
Pinako li guardò allontanarsi, le loro voci sempre più smorzate, strizzando gli occhi per ripararli dai raggi accecanti del sole primaverile.
Den li accompagnò scodinzolando fino alla fine dell’incrocio, dove Winry si voltò per salutarla un’ultima volta. Lei, sulla porta, alzò un braccio e agitò la mano, ricambiandola.
Forse dovrei smetterla di preoccuparmi tanto, pensò tra sé e sé, rientrando in casa.
 
Quando li vide entrare in stazione, la donna della biglietteria uscì dal suo stato di intorpidimento, stupita.
- Oh, Edward-kun!- lo salutò da dietro il vetro. - Sei arrivato solo ieri e già riparti?-
- Purtroppo si.- annuì Ed, sospirando esasperato, facendosi timbrare il biglietto e riponendolo al sicuro nella tasca della giacca.
- Anche tu, Winry-chan?- chiese la donna, timbrando anche il suo. - Cosa ci andate a fare a Central City?- si interessò, poggiando la guancia sul palmo di una mano.
A differenza di Edward, gli occhi di Winry luccicarono d’entusiasmo. - Facciamo visita a un amico.- rispose tutta felice.
- Amico!- sbraitò Edward, allontanandosi a grandi passi. - Io e quel Colonn… quel Comandante Supremo Mustung non siamo mica amici!-
- Ehi, Ed, aspettami!- Winry prese il biglietto, ringraziò la donna e filò via anche lei.
Rimasta sola, l’inserviente rimase a fissare il punto in cui i due erano spariti. - Co-Comandante… Supremo…?- balbettò interdetta, non credendo alle proprie orecchie.
Quando giunsero al binario, il treno non era ancora arrivato. Edward si accomodò sulla prima panchina libera che gli capitò a tiro e lo stesso fece Winry; anche se la primavera era appena iniziata, al sole si avvertiva già un po’ di caldo.
- A proposito,- proruppe Winry, sfilandosi la felpa. - perché Mustang ha invitato pure me?-
Edward si irrigidì sul posto al pensiero dell’ultima telefonata che aveva ricevuto dal Neocomandante Supremo. Vorresti venire senza la tua fidanzata?, aveva detto. A ripensarci, sentì il viso andargli in fiamme. Non che aborrisse l’idea di Winry come… come… la sua… ma era troppo imbarazzante parlarne così a quattr’occhi.
- Ed…?- Winry si sporse per guardarlo meglio, chiedendosi cosa l’avesse ammutolito.
Per sua fortuna, un fischio attirò la loro attenzione all’orizzonte.
- Il treno!- esclamò Ed, scattando in piedi, ringraziando il cielo per averlo sottratto a una conversazione dai toni sicuramente spinosi.
Il treno arrivò sferragliando e si fermò lentamente con uno stridio, invadendo il binario di un denso fumo grigiastro. Quando le porte si aprirono, poca gente scese e altrettanta ne salì.
Edward si fiondò sulla prima carrozza, con Winry alle calcagna.
- Ed, che ti prende?!- gridò la ragazza, issando con qualche difficoltà la valigia dal marciapiede.
- E’ che non voglio perdere il treno.- rispose lui, spuntando dal corridoio e aiutandola.
- Ma se si ferma almeno dieci minuti in stazione!- sbuffò Winry.
Storcendo il naso per l’odore polveroso dei rivestimenti, andarono avanti fino a che non trovarono il numero del loro scompartimento, ma, quando Edward fece scivolare la porta scorrevole, si fermò di colpo, facendo sbattere una Winry ancora borbottante contro la sua schiena.
- Diamine, Ed, che c’è questa volta?!- chiese, frustrata.
Edward non rispose; rimase in silenzio per qualche attimo, frugò nella tasca della giacca e, dopo aver controllato il biglietto, diede un altro sguardo al numero scritto sullo scompartimento.
Winry, confusa, si affacciò sotto il suo braccio e capì all’istante il perché di quell’espressione tesa; l’interno era già occupato e dalla persona più improbabile che si sarebbe mai sognata di incontrare.
- Scar…- sussurrò, spalancando gli occhi, come se in tal modo cercasse di convincerli che si trattasse proprio di lui.
Non era cambiato affatto; stessi occhi rossi, stessi capelli bianchi, stessa pelle scura, stessi tatuaggi a ricoprirgli le braccia, stessa inquietante inconfondibile cicatrice sulla fronte. Le uniche cose che portava di diverso erano i capelli, ora più lunghi e legati in una coda e i vestiti, una tunica viola con un pezzo di stoffa dalle strisce nere e rosse a fasciargli la spalla sinistra al posto dei lerci abiti sempre sporchi di sangue che indossava anni prima, quando era aveva gettato nel panico gli alchimisti di tutto il Paese.
L’espressione dura di Scar fu attraversata dalla sorpresa. - Edward Elric.- disse, poi, quando si accorse di Winry alle sue spalle, avvertì un crampo allo stomaco e distolse in fretta lo sguardo, assalito da un vecchio senso di colpa.
- Eh?- fece Ed, sbigottito, fissando l’uomo seduto lì accanto come se lo vedesse per la prima volta. - Maggiore Miles? Sei proprio tu?-
Quello, in divisa militare e con i soliti occhiali scuri sul naso, stirò le labbra in un sorriso. - Sei cresciuto parecchio dall’ultima volta che ci siamo visti. Anche tu, Winry-chan.-
- Grazie, Maggiore.- rispose Winry, cortese. - La trovo bene.-
Edward le lanciò un’occhiata apprensiva, poi, trovandola incredibilmente tranquilla, prese i bagagli e li sistemò ben bene nella griglia di ferro sulle loro teste, prendendo posto vicino al finestrino. Winry chiuse la porta e si accomodò accanto a lui.
Il fischio del capostazione venne sovrastato da quello del treno che annunciava la partenza. Prima piano, poi sempre più veloce, il treno avanzò, fino a lasciarsi alle spalle la piccola stazione di Resembool.
Nonostante le buone maniere che si erano scambiati fino a quel momento, si respirava un’aria pesante nello scompartimento; Scar osservava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino, freddo e distaccato come suo solito, mentre il Maggiore Miles se ne stava seduto rigido come un soldato sull’attenti. Winry invece si tormentava le mani, la testa incassata nelle spalle, con Ed di lato che stava per esplodere tanta era la pressione di quel silenzio.
- E’ proprio una strana coincidenza questa.- se ne uscì, giusto per smorzare la tensione. - Siete diretti a Central City?-
- Esatto.- rispose il Maggiore Miles, estraendo una busta dalla giacca e porgendogliela. - Suppongo stiate andando anche voi per questo, non è così?-
Edward la prese e l’aprì; dentro c’era un invito formale firmato personalmente dal Comandante Supremo. - Sì, ci stiamo andando proprio per quello.- bofonchiò, irritato per non aver ricevuto anche lui un invito come quello, ma ancor di più per essere stato preso in giro da quel Mustang; qualcosa di piccolo un accidente! Chissà quante persone aveva invitato.
- Comunque,- riprese Miles, riponendo la lettera al sicuro. - Staremo giusto il tempo per fare i nostri omaggi al nuovo Comandate Supremo, poi, ritorneremo a Nuova Ishbar.-
Ed si mise dritto sul sedile. - A proposito, mi è capitato di passare da lì qualche tempo fa. Sta diventando una gran bella città, ottimo lavoro!-
- Merito della nostra gente.- disse Scar all’improvviso, come sempre fiero del sangue che gli scorreva in corpo. - Stanno dando tutti del loro meglio per costruire case, scavare pozzi, coltivare terreni…-
- E di sua Eccellenza il Comandante Supremo, ovviamente. - aggiunse il Maggiore con un sorriso sghembo. - Le persone che ci ha mandato sono di grande aiuto.-
- E’ grandioso, davvero!- esclamò Ed, sinceramente felice per loro.
- E tu,- si informò l’altro. - cos’hai fatto finora?-
- Sono stato all’Ovest fino a qualche giorno fa, a fare ricer…-
- Scusate,- lo interruppe Winry, alzandosi di scatto. - ho bisogno del bagno.- Uscì in fretta, senza degnarli di uno sguardo e senza dare loro il tempo di dire “ma”.
Edward, quasi se lo fosse aspettato, si riprese subito. - Anche io.- annunciò, seguendola.
Una volta rimasti soli, Scar e Miles si guardarono.
- Di bagno ce n’è solo uno.- constatò il Maggiore, pensieroso.
Scar, dal canto suo, tornò a guardare fuori dal finestrino, aggrottando le sopracciglia.
Quando Ed la raggiunse, Winry era ferma in mezzo al corridoio, i biondi capelli a coprirle il volto, le mani ben salde al finestrino di fronte per non farsi sballottare dal moto ondulatorio del treno in corsa.
Senza sapere bene cosa dire o fare, Ed le si avvicinò. - Win…-
- Scusami.- lo interruppe lei. Sorprendentemente, la sua voce era ferma e sicura, forse, solo velata di tristezza. - Non riuscivo a respirare lì dentro.-
Era difficile per lei spiegare cosa stesse provando in quel momento. Quando aveva rivisto Scar era stata assalita da un turbinio di emozioni; il dolore sordo per la perdita dei suoi genitori, le loro immagini sbiadite di quando erano ancora in vita che le si accavallavano ancora prepotentemente nella testa, la rabbia nei confronti di Scar che la fissava negli occhi senza dire niente, una rabbia che non l’avrebbe mai abbandonata.
Ed allungò un braccio e le cinse con forza le spalle. - Non sai quanto vorrei prenderlo a pugni per quello che ha fatto allo zio e alla zia.- ringhiò a denti stretti, inspirando il profumo dei capelli di Winry contro il suo petto. - Ma, alla fine, cosa risolverei?-
Winry ascoltò il battito accelerato del cuore di Ed, chiuse gli occhi e sospirò - Hai ragione, mamma e papà non tornerebbero in vita.-
Rimasero in silenzio per qualche secondo, con l’unica percezione del calore che il loro abbraccio stava generando, poi, Ed le chiese - Ti ricordi cosa dicesti a Scar quella volta al Nord, quando lo medicasti e lui pensò che lo stessi perdonando?-
Winry aprì gli occhi, sorpresa da quella domanda. - “Devo sopportare”.- sorrise alla fine.
Ed la strinse ancora di più a se. - Questa volta, sopportiamo insieme, ok?-
Winry annuì con vigore, abbandonandosi alle stretta rassicurante delle sue braccia. - Grazie.-
  
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