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Autore: Levineisabitch_    12/08/2012    1 recensioni
Paolo e Michele.
Migliori amici.
Messaggi, numeri, vassoi e Coca Cola.
E Carla.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre.

Era solo l’ultimo di una serie di messaggi.
Numeri decrescenti.
Il ticchettio di un orologio, il respiro di una persona, il battito di un cuore.
-Fanculo, fanculo, fanculo, FANCULO!- il ragazzo si teneva la testa tra le mani e gridava contro se stesso, era solo in casa.
Si alzò facendo cadere un paio di cuscini per terra e si avviò in cucina, dove prese il telefono e chiamò Michele.
Rispose, come sempre, la segreteria telefonica. Era da un mese che, quando chiamava il suo migliore amico, si sentiva rispondere la sua voce registrata che lo invitava a lasciare un messaggio. Quel dannatissimo messaggio lo lasciava ogni volta eppure non lo aveva mai richiamato.
Ma cosa ci poteva fare, lui? Aveva solamente paura e sperava nell’appoggio dell’amico, che si era rivelato villano, stupido e cattivo. La cosa peggiore è che lo sapeva da sempre, conosceva il suo lato sadico, ma preferiva vedere solo il lato divertente di lui. Michele era uno stronzo, a voler essere sinceri.



-Paolo, Paolo! Guarda, l’ho ucciso. Ne uccidiamo un altro? Mi aiuti?- urlava il ragazzino all’amichetto, mentre con un bastoncino torturava il cadavere di un uccellino, prima catturato e poi brutalmente ammazzato.


-Ma ti sei vista in faccia? Dio, sei terrificante! Non dovrebbe nascondersi la gente come te?- si faceva beffe di una compagna di classe, alle medie.



-Stronzetto, vedi di passarmi i compiti oppure dico alla professoressa che ti scopi suo figlio.- minacciava il ragazzo del banco di fianco, prima dell’inizio della lezione successiva.
-Non sono gay! Giuro, davvero, no!- cercava di difendersi quell’altro.
-Ah, no? Vi ho visti, stronzetto.-
E lo stronzetto passava i compiti da sotto il banco a Michele che li copiava per poi distruggere la copia del compagno.


Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere, diceva un detto, e si adattava. Il suo amico di sempre lo aveva mai supportato? No, anzi, lo aveva convinto a lasciare il nuoto a livello agonistico, a bigiare e da quando lo conosceva era sempre in presidenza, mentre lui sghignazzava dalla sala d’aspetto.
-Sei uno stronzo, Michele. Uno stronzo! Fanculo. Mi hai rovinato. Grazie davvero- cominciò a urlare nel microfono del cellulare. –Ti odio- chiuse il messaggio.


 
Ero l’uomo che non aveva mai mentito, mai mentito fino ad oggi.
 

Michele non era più in possesso del suo cellulare, lo aveva dovuto consegnare a quell’uomo che lo teneva prigioniero.
Michele non era più in possesso delle sue facoltà mentali, le aveva dovute consegnare a quell’uomo che lo teneva prigioniero.
Michele non era più in possesso di nulla, aveva dovuto dare tutto a quell’uomo che lo teneva prigioniero.
Era venuto a cercarlo fuori da scuola, non lui, ma Paolo. Aveva chiesto del suo migliore amico e lui aveva subito sentito che qualcosa non andava, così aveva detto di essere lui quel Paolo. E ora si trovava lì.


L’uomo si era rivolto alla polizia, certo, ma anche a un detective privato di sua conoscenza. Aveva trovato un biglietto con scritto un numero in penna sulla scrivania di sua figlia, che era stato circondato da cuoricini rossi e l’aveva portato dal detective che, in poco tempo, aveva individuato a chi apparteneva.
Paolo Berra, Istituto Superiore Martino Bassi, Roma. Ed era andato alla ricerca, l’aveva trovato e ora era suo.
Paolo era in giro in motorino per le strade di Roma, quelle di periferia, alla ricerca di Carla, solo che era piuttosto difficile non avendola mai vista in faccia. Ci provava comunque. Sapevo a cosa corrispondevano i numeri e non voleva vedere lo zero sul display. Quei numeri significavano morte.
Carla gli aveva detto che aveva 10 giorni per trovarla, lei sarebbe rimasta in città. Aveva anche aggiunto che se non l’avesse trovata avrebbe ingoiato delle pillole.
Il ragazzo si chiedeva il perché di tutto ciò, ma non lo trovava. Forse lo faceva perché non aveva altri motivi, buoni motivi, per vivere,  però voleva avere un appiglio, un qualcosa che le permettesse di dire “Io ci ho provato, a rimanere in vita, ma nessuno mi ha aiutato, meglio così.”, anche se non l’avrebbe più potuto dire, effettivamente.
Un’altra domanda che lo martellava era: perché salvarla? Lei non era nessuno per lui.
Eppure si sentiva in dovere di fare qualcosa, come se lui potesse cambiare le cose, ma non poteva, non in quel modo.


Carla era rannicchiata tra un sacchetto dell’immondizia e un altro, nel buio più assoluto. Versi di animali, indistinti, vicino al suo corpo, in lontananza, ovunque.
Qualche balordo passava di lì, ubriaco, ma non la vedeva, tanto era sotterrata in mezzo alla sporcizia.
Era riuscita a portarsi qualche cosa da mangiare e dell’acqua, quando era scappata, andava avanti così.
Non sapeva nemmeno se era felice, orgogliosa di sé, spaventata, triste, stupida o altro.
Sentiva solo che doveva andarsene, anche se Paolo non l’avesse trovata. Ma allo stesso tempo voleva morire, morire in fretta. La morte dura per sempre, quindi voleva la morte, che è sicura, non cambia, resta così.
Non ne era sicura, ma le sembrava una scelta definitiva, e nella sua vita di scelte non ne aveva mai avute.
Paolo si svegliò con la consapevolezza che fossero le tre del mattino e che stesse dormendo su un cartone in una strada di periferia.
Si era addormento lì, dopo aver cercato Carla per ogni dove, per gli ultimi tre giorni.
Sapeva anche che quel giorno era il giorno numero 0, ovvero quando tutto finiva e la morta veniva chiamata come se fosse un’ospite la cui attesa è sempre gradita.


Paolo, cazzo, potevi chiedere a me! Sono il tuo migliore amico! Ci sono sempre stato, grazie, grazie.

Ti ha lasciato, e allora? Per giocare ai videogiochi ci sono io e devo dire che sono anche più bravo.

Puoi nasconderti da me se i tuoi si incazzano per il 4, lo sai.
 


 Ora tutte le volte che Michele gli aveva offerto aiuto gli rimbombavano in testa, come un contrattacco in ritardo. Era vero, Michele era un cretino, si comportava male con tutti, era uno stronzo, ma con lui? Lo era anche con lui? No, mai. Avrebbe donato il cuore pur di aiutarlo. Ai suoi non l’avrebbe donato, ma a lui sì.




uh, ehm, ciao.
lol




                                        
   
 
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