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Autore: jeffer3    12/08/2012    6 recensioni
In collaborazione con charlietno.
Santana e Rachel sono due patite di scommesse. Da qui, si susseguono una serie di vicende, incentrate sulle sfide che le due si rivolgono constantemente.
Dal capitolo I :
“Hobbit! Non ti avevo visto… ti avevo preso per il cestino della palestra.” Iniziò procurando un sonoro sbuffo nell’altra. “Non credi che sia capace di fare quanto detto?”
“Ma per favore, sono sicura che non ce la faresti mai.” Affermò, sicura, la diva, mentre la latina le si avvicinava poco a poco con le braccia incrociate.
“Scommettiamo?” chiese, allora, sollevando le sopracciglia.
“Scommettiamo!”
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Perché siamo qui, Santana?”
“Facciamo scommesss, Hobbit!” esclamò entusiasta, la latina, indicando alle altre tre ragazze presenti lo spazio circostante, una zona un po’ isolata, in cui l’unica traccia di civiltà sembrava essere una villetta un po’ diroccata.
“Perché siamo anche io e Brit qui, allora?” chiese un po’ confusa Quinn.
“Oh, buona domanda Gandalf! Tu sei qui, nel caso in cui l’Hobbit voglia salutarti l’ultima volta prima di morire… Brit, invece, perché subito dopo andremo al parco” concluse con noncuranza.
“Morire?!”
“Beh, diciamo che potrebbe essere una possibilità non poi così remota…” spiegò velocemente la latina, osservandosi le unghie interessata.
“M-ma…cioè, cos-“
“Un osso.” Disse semplicemente l’ispanica.
Vedendo, però, le facce confuse delle altre si affrettò a spiegarsi meglio “Devi prendere un osso.”
“Ok, vado dal macellaio, o da Lauren credo sia la stess-“
“Eh no!” la interruppe subito con un ghigno sadico l’altra “Ti mostro quale osso devi portarmi.”
Dopo averle fatto segno di seguirla, l’ispanica la scortò fino al cancelletto aperto – un po’ malandato, visto che probabilmente quella casa doveva essere abbandonata a sé stessa – esortandola a guardare di fronte a sé.
“Una cuccia per cani…” commentò allora la piccola diva, osservando la casetta a misura di cane – a quanto pare anche probabilmente grande – da cui fuoriusciva una catena, attaccata ad un chiodo arrugginito poco distante.
Non ci voleva certo un genio per capire che doveva chiaramente servire a tenere il cane fermo e non farlo scappare… o, come in questo caso, a non mangiare la piccola Berry in un sol boccone.
“L’ho soprannominato Pasticcino.”
“Chi?” fece confusa la Fabray.
“Mh.. il rottweiler che c’è all’interno.”
“SCHERZI?! Un rottweiler?! E io dovrei prendere il suo osso lì dentro?!? Ma sei completamente fuori?!” chiese, fuori sé, a raffica la diva, rendendosi che la morte era la conseguenza più probabile, a cui sarebbe andata incontro.
“Berry, puoi sempre ritirarti…” le propose tranquillamente, iniziando però, subito dopo, ad ondeggiare le braccia e a fare il verso di un pennuto a caso, mentre muoveva con piccoli scatti la testa.
“Smettila!”
“Di fare cosa?”
“La gallina!”
“Oh e perché mai? Probabilmente sarete parenti stretti…” fece, iniziandosi ad allontanare dal posto “Ok, Berry, ho capito. Non te la senti. Tranquilla, può capitare di nascere con una propensione innata per la codardia. Ma non c’è problem-“
“Rimangiatelo!”
“Pfff, ma fammi il piacere. Come se non fosse vero. Senti, io me ne vado.” Concluse, prendendo la mano della ballerina al suo fianco, mentre la diva si contorceva le mani pensando a cosa fare “Andiamo, Britt.”
Tempo, però, di fare un paio di passi e la piccola Berry la richiamò, facendola sogghignare, soddisfatta.
“Vieni qui, Satana! Ci sto.”
“TU COSA?!” fece, allibita, una Quinn, che si stava iniziando ad agitare al suo fianco “Rach, Rachie, amore mio bello, le tue mani sono importanti…TROPPO importanti” continuò, lanciandole occhiate allusive.
“Fantastico, Berry! Noi ti aspettiamo qua.”
“No, no, no! Rach, Rach, per favore! Hanno delle doti eccezionali le tue dita, le tua man-“
“Povera Quinn, teme di rimanere in astinenza” commentò malefica la latina, osservando come la bionda era arrivata ad attaccarsi, con tutto il peso, alle gambe della propria ragazza, impedendole di muoversi decentemente.
“TACI TU!” tuonò, sempre dalla sua postazione, la Fabray.
“Quinn” la richiamò allora la diva.
“Dimmi. Hai deciso di rinsavire per caso??” chiese speranzosa.
“No, ti volevo dire, che potrei arrivare a trascinarti fin lì. L’unica differenza sarebbe che se ora le probabilità di mia morte si aggirano intorno all’80%, con te attaccata ai piedi schizzerebbero al 110%, con conseguente tuo decesso.” Spiegò, osservando la faccia della propria ragazza sbiancarsi sempre di più “Vorrei evitare anche la tua morte, ad essere onesta.”
“Santana è pazza, Rach!  Ti prego…”
“Facciamo così, se vedo che non tira aria buona me ne torno subito, ok?”
“Promesso?”
“Promesso!” la rassicurò, vedendola allentare la presa sulle gambe. “Vado.”
 
 
Era da dieci minuti buoni che la piccola diva si trovava all’interno del giardino – se così lo si voleva chiamare – della casa, mentre le altre tre erano di fuori ad aspettarla.
“Sei proprio una stronza, San” le disse, arrabbiata, la bionda più bassa.
“Oh, Quinnie cara, ho imparato dalla maestra.” Ribattè, seccata, riferendosi chiaramente alla vicenda di Zizes.
“Te l’hanno insegnato alle elementari, San?” chiese ingenuamente Brittany, che doveva aver perso qualche passaggio.
“No, paperotta, mi riferivo alla qui presente Quinn Fabray, che mi voleva mandare a morte attaccando quel rinoceronte da wrestling.” Mise in chiaro piccata, lanciando occhiatacce all’amica.
“Oooh, Lauren!”
“Esatt-“ si interruppe, però, sentendo improvvisamente urlare dalla villetta.
“MERDAAAAAAAAAAAAA”
“Oh, cazzo, è morta sul serio!?” fece un po’ preoccupata l’ispanica.
“Ma che diavolo…” la bionda si avvicinò pian piano al cancelletto per vedere cosa stesse succedendo, quando un rumore di scarpe che correvano si fece sempre più vicino, accompagnato dall’inconfondibile suono della voce della diva.
“SCAPPATEEE”
“Scappate? Ma di che sta parl-“ iniziò l’ispanica, per poi osservare la Fabray, che ora si era sporta dal cancelletto, diventare bianca come un lenzuolo. La vide girarsi e iniziare a correre, afferrando al volo la mano di Brittany trascinandola con sé.
“Ma cos- oh, merda.” Commentò semplicemente, vedendo la diva uscire di corsa dal cancelletto seguita a ruota da quel bestione di cane, che  portava con sé la catena, che non doveva aver retto alla sua furia.
“BERRY! Ma come d-diavolo hai f-fatto hai far u-uscire il can-“ provò a parlare la latina mentre correva a più non posso verso la macchina che Quinn aveva già messo in moto, aspettando loro due per avviarsi.
“Smetti di p-parlare e c-corri!”
 
“O-oddio…” cercò di riprendere fiato l’ispanica , finalmente in salvo sulla vettura. “mmm… Berry?”
“E-eh, dimmi.” Rispose, ancora col fiatone l’altra.
“Hai preso almeno l’osso?”
“NO!” esclamò furibonda “Razza di idiota…”
“Ahà... idiota o meno, ho vinto ancora, però!”
 


 


“Ma che ca-“ Santana si svegliò si soprassalto, sentendo il campanello di casa suonare insistentemente. Dopo aver dato un veloce sguardo alla sveglia, che segnava le 7 e mezza di mattina, e averlo posato, poi, sulla sua biondina, ancora abbracciata a lei e addormentata, si alzò delicatamente, evitando di far svegliare l’altra.
I signori Lopez erano, infatti, fuori per lavoro e, come ogni volta che la latina aveva casa libera, Brittany era andata a farle compagnia.
Dopo averle lasciato un bacio sulla guancia, messa la prima maglia a portata di mano, scese a vedere chi diavolo fosse.
“Arrivo, arrivo, basta scampanellare! Son-“ si interruppe vedendo due ragazze, a lei fin troppo note, sulla soglia di casa “Petulanza e compagna.” Le salutò, quindi, freddamente.
“Santana, mia adorata!” fece, tutta entusiasta la Fabray, guadagnandosi uno sguardo sospettoso dall’ispanica.
“Cosa volete?” chiese, interessata, per poi focalizzare meglio l’attenzione sulle due ragazze davanti a sé. Lo sguardo della Berry era fin troppo compiaciuto, quello della bionda, invece, poteva definirsi euforico, come se avesse trovato la soluzione ai problemi del mondo. Guardando meglio, notò poi una maglietta bianca, che la piccola diva aveva in mano.
In quel momento realizzò.
“Facciamo scomm-“ iniziò la diva, prontamente interrotta dall’ispanica.
“Ma anche no, Hobbit! Che scritta c’è su quella maglia?!”
“Oooh, Sanniuccia, è per te…” commentò dolcemente la bionda. “Fagliela vedere, Rach”
Detto fatto. La mora si trovò davanti una semplice t-shirt bianca, con una scritta nera sul petto: ‘free hugs”.
“Abbracci gratis?” chiese confusa l’ispanica.
“Dovrai indossarla…” iniziò, quindi, a spiegare la diva “E dovrai abbracciare tuuuuuutte le persone che ti troverai nei paraggi… il tutto chiaramente con un sorriso a 32 denti e un ‘grazie’ per ogni abbraccio! Oh e, chiaramente, una tua eventuale reazione negativa ti costerebbe la sconfitta.” concluse, entusiasta, osservando la latina corrugare le sopracciglia sempre di più ad ogni parola pronunciata.
Quinn sapeva, infatti, perfettamente che Santana odiava contatti di questo genere sia con sconosciuti sia, soprattutto, con persone che non sopportava. Avere come ragazza e alleata una persona che sapesse così tanto della latina si stava rivelando molto utile ai fini delle scommesse per la diva, che gongolava contenta.
“Io credo che non sia corretto.” Disse semplicemente la mora più alta.
“Perché mai?”
“Quinn tu stai sbandierando i miei punti deboli, non va bene!”
“Ma sbaglio o poco tempo fa mi dicesti che tu non avevi nessun tallone d’Achille, Santana?” chiese, innocentemente, la diva.
“B-beh, ma infatti…”
“Quindi, non ci sono problemi, o sbaglio?” continuò con voce calma, facendo, però, innervosire l’altra.
“Da’ qua!” esclamò arrabbiata “Poi vengo soprannominata io Satana, eh?” chiese, cacciandole letteralmente da casa e chiudendosi la porta alle spalle.
“Devi portarla per 24 ore, San!” puntualizzò, infine, da fuori la piccola diva, facendo borbottare ancora di più l’ispanica che tornò in camera per andare a svegliare la sua peperella.
“Secondo te quando resisterà?” chiese, poi, la bionda avviandosi verso scuola, seguita dalla piccola Berry.
“Stando a quanto mi hai detto e conoscendola, a stento reggerà la mattinata.”

 
La prima mattinata era passata abbastanza bene per tutti.
O, meglio, non proprio tutti.
Lo sconforto poteva leggersi, con assai poca difficoltà, sul volto della latina, che sembrava essere lì lì per avere un crollo di nervi. Aveva deciso, proprio per questo, di trascorrere la pausa pranzo in giardino, per evitare di dover abbracciare ancora chiunque fosse dotato di vita nei propri paraggi.
*Dio, ho dovuto abbracciare quel bidet di Jacob…. Quel giocatore di hockey con seri problemi di igiene personale... Sto male.*
Presa com’era da pensieri di questo tipo, non aveva fatto caso alla piccola diva che si avvicinava con un sorriso strano sul volto, lasciando più indietro Quinn, che teneva un cellulare in mano, e Brittany.
“Santana…”
“Berry?” chiese confusa.
“Ho dimenticato una cosa fondamentale!”
“Ovv-“ si interruppe, vedendo la diva allungarsi per abbracciarla, entusiasta.
Dopo essersi staccata, la più bassa le rivolse uno sguardo eloquente, mentre l’ispanica tentava ancora di riprendersi.
“Che c’è?”
“Dimentichi qualcosa, per caso? Un sorriso…” iniziò contenta “Un grazie…” continuò, provocando un sonoro ringhio nell’altra.
“H-hai… r-ragione” provò a parlare, cercando di combattere la voglia di saltarle al collo e strapparle la giugulare a morsi “G-grazie.” Disse, poi, con un sorriso forzato, mentre la diva si era messa a saltellare, ridendo.
“Hai filmato, Quinn?!” chiese, poi, su di giri rivolgendosi alla sua ragazza.
“Eccome, Rach!” le rispose altrettanto euforica, per poi allontanarsi verso un albero lì vicino per sedersi, mentre l’ispanica si stava ora massaggiando le tempie con le dita, cercando di scacciare gli istinti omicidi, che rischiavano seriamente di sopraffarla.
Vedendola in difficoltà, tuttavia, la ballerina non esitò ad avvicinarsi alla sua ragazza.
Le prese le mani, carezzandole leggermente, e la abbracciò, cercando di tranquillizzarla.
Ottenne, effettivamente, l’effetto desiderato, tanto che non solo la sentì sorridere sul suo collo, ma rimasero così, nella stessa posizione, per buoni 10 minuti.
“Sono proprio carine, eh?” fece Quinn, osservandole, rivolta alla mora al suo fianco.
“Già, Santana si trasforma completamente… cioè, fino a pochi minuti fa sembrava una tigre in gabbia, ora…”
“Sembra un gattino che fa le fusa”
“Già…”
“Già… “ iniziò sorridendo, per poi aggiungere, come se stesse parlando di cosa avrebbe dovuto mangiare a cena “Credo sia ora che continui la sua sofferenza” concluse, avvicinandosi alle due ragazze.
“Ehi! Ehi, Brit! Santana non ha finito!” esclamò, facendo staccare di mala voglia le due, in particolare la mora, che la fulminò con lo sguardo.
“T’ho! Arrivano dei giocatori di football, andiamo a sederci, Britt. San deve dispensare amore.” Disse, portandosi via la bionda, che diede un ultimo sguardo dispiaciuto alla propria ragazza, prima di essere trascinata via.
Tutte e tre si misero, quindi, ad osservare la scena da lontano. I cinque ragazzi sembravano parecchio divertiti della cosa e Santana dovette abbracciarli uno dopo l’altro.
Proprio con l’ultimo, tuttavia, si verificò un piccolo problemino.
Videro, infatti, la latina, che con uno sguardo indignato spinse via il bestione, per poi colpirlo subito dopo al volto con un pugno ben assestato, che lo fece quasi cadere a terra.
Prima che questo, però, potesse reagire in un qualsiasi modo, fu trascinato via dai compagni, mentre le tre ragazze si riavvicinarono.


“Chissà perché sospettavo che sarebbe finita in questo modo, prima o poi…” commentò, sollevando le sopracciglia, la diva, guadagnandosi un’occhiataccia dalla mora, che non tardò a risponderle.
“Brutta umpa-lumpa che non sei altro, quel cretino mi ha toccato il culo! Ma non si è limitato a questo! Mi ha toccato il culo… parliamo del MIO CULO, e mi ha proposto una conversione ad eterosessuale grazie al suo aiuto!”
“Ah.” Commentò, seriamente infastidita quanto lei dalle parole del ragazzo.
“Eh!”
“Hai fatto bene.” Disse, infatti, subito dopo.
“Lo so!” fece l’ispanica, sperando che, così, la diva avrebbe ritirato la scommessa.
Si sbagliava.
“Già. Beh, ho vinto comunque, però”
“Fottiti, Berry! Mi vado a levare questa merda di dosso”
 





“Nana!”
“Ehi, Santana” le rispose subito la diva, prima di uscire da scuola.
“Facciamo scommessss” propose, con uno sguardo soddisfatto.
“Ora?? San, oggi devo andare da Quinn e-“
“Lo so!”
“Ah bene, quindi, rimandiamo a domani?”
“Oh, no.” Le rispose subito, maligna. “Riguarda proprio oggi, ma dobbiamo stabilire delle regole prima di tutto.”
“Di che parli?”
“Ci saranno scommesse per cui io, così come te, non potrò essere presente per appurare di persona se tu le abbia vinte o meno. Insomma, dovremo essere oneste, capisci?”
“O-ok… cioè, nel senso che…”
“Ci deve essere 100% onestà! Che tu perda o vinca devi dire la verità e io mi fiderò. Ci stai?”
“Sì, mi sembra giusto…” iniziò, un po’ frastornata la diva “Ma.. cioè che tipo di scommesse riguarderebbe?”
“Tipo quelle che riguardano 24 ore o più, insomma non posso pedinarti tutta una giornata, la mia salute mentale ne risentirebbe e i miei occhi preferirebbero andare in autocombustione piuttosto… quuuundi…”
“Ahà, ok.” Commentò, seccata, avvicinandosi all’uscita per incontrare Quinn. “Vado, allora, eh?”
“No, no, no! La scommessa, Hobbit!”
“Spara!”
“Eccellente, brava nana” iniziò contenta “E’ molto semplice come cosa…”
“Veloce, Santana, non ho tutto il pomeriggio”
“Sì, sì. Mentre sarai a letto con Quinn dovrai urlare un altro nome” fece sogghignando “Bob, John, Batuffolo, Smerdino, a tua scelta!” continuò lasciando allibita l’altra.
“C-cos- no! Cioè non posso!”
“Oooh, andiamo Berry, da quando in qua rifiuti una scommessa!?”
“Ma, ma… riguarda Quinn! No, no è fuori discussione, ci rimarrebbe malissimo e si arrabbierebbe a morte. Lo sai che può trasformarsi in una serial killer quando vuole. E’ dolcissima, ma anch-“
“Berry!” la richiamò, sbuffando, l’altra. “Che sarà mai? Basterà il bacetto della pace dopo, su!”
“M-ma…” provò a ribattere, quando le arrivò l’illuminazione “Ho un’idea. Rilancio.”
“Spiegati”
“Sarà una doppia scommessa. Dovrai fare lo stesso con Brittany” spiegò, facendo bloccare l’ispanica “Domani mattina vedremo chi ha vinto e chi no.”
“C-cioè… non si può…”
“Mi stai dicendo che non intendi accettare la scommessa?” la provocò, allora, la più bassa.
“Ecco…” cercò di temporeggiare per trovare una soluzione. Non voleva assolutamente fare una cosa del genere alla sua peperotta, proprio no.
“Sì? Senti, Santana, vedi? Nemmeno tu avresti il coraggio di farlo, quindi, lasciamo stare, ok?”
“M-ma… no, ok, accetto.” Disse, poi, rassegnata.
“Visto? Prevedibile, no? Ora vado” fece la diva.
“Ho detto che accetto, nana.”
“Sì, sì ho capit- che hai detto, scusa?”
“Accetto.” Concluse, lasciando impietrita la piccola diva  e allontanandosi per raggiungere la ballerina, che, appena arrivata, le aveva teso una mano, che afferrò prontamente.
“Ehi, Rach, andiamo?”
Proprio in quel momento la Fabray arrivò per richiamare la diva. Si avvicinò e, dopo averle dato una leggera carezza sulla guancia, le rivolse un sorriso dolcissimo.
“Tutto ok?”
“S-sì… andiamo.”

 
La mattina successiva le due more si incontrarono di nuovo nei corridoi di scuola. Dopo essersi salutate da lontano, si avvicinarono l’una all’altra un po’ imbarazzate.
“Berry…”
“Senti, Lopez…”
“Ho perso.” Dissero all’unisono, sgranando entrambe gli occhi.
“Davvero?!” fece la diva. “Credevo che almeno tu…”
“Ad essere onesta…” iniziò, grattandosi la nuca “Lì per lì mi ero completamente dimenticata della scommessa…”
“Anche tu?! Anch’io! Era davvero l’ultimo dei miei pensieri, anzi, diciamo che la mia attenzione era rivolta a tutt’altro…” commentò facendo fare una faccia schifata all’altra.
“Non voglio i dettagli, nana, grazie.”
“Senti… comunque ci ho pensato stamattina e-“
“Lasciamo stare questo genere di scommesse” concluse per lei la latina.
“Ah sia lodato nostro Signore!” commentò, lasciandosi andare ad un sospiro sollevato.






“Hobbit!”
“Dica, Lopez” le rispose la diva, intenta a studiare alcuni fogli di spartiti.
“Facciamo scommesss”
“Mh, ci sto!” le rispose subito, su di giri.
“Whoa! Sei di buon umore oggi, nana?”
“Già!” fece contenta “Ieri io e Quinn abbiamo fatto tre mesi… mi ha portato al ristorante” iniziò con occhi scintillanti “Mi ha offerto la cena… non faceva altro che dirmi quanto fossi speciale e bellissima e… mi ha detto che mi ama” concluse con gli occhi lucidi.
“Sto vomitando arcobaleni.” Si limitò a dire l’altra, facendola corrucciare “Ma sono comunque felice per voi.”
“Davvero? Lo so che dici costantemente che io non sono alla sua altezza e-“
“E certo, sei una tappa di prima categoria tu.”
“Sant-“ iniziò spazientita la diva, interrotta però subito dalla più alta.
“Basta parlare! Scommess!”
“Spara.”
“Devi solo dire una cosa ad una persona.”
“o-ok…”
“Cosa?”
“’Sei grassa’.”
“Mh… a chi?”
“Lauren.”
“COSA?! Sei pazza?!”
“Oooh andiamo che fine ha fatto il tuo entusiasmo!?”
“Aaah, speravo di fare qualche mese in più con Quinn, prima di morire” commentò rassegnata.
“Beh, tre mesi sono sempre qualcosa!” esclamò con un sorrisetto sulle labbra “Fammi sapere quando glielo dirai… per la mattinata ovviamente” concluse, facendole l’occhiolino e andandosene.

 
“L’ho fatto.”
“Berry, quante volte devo dirti che non mi interessa la tua vita sessuale?” commentò, acida, la latina, proseguendo il suo cammino per i corridoi, seguita a ruota dalla piccola Berry.
“Ma che hai capito?! Ho detto a Lauren quello che le dovevo dire!”
“Che hai fatto!?”
“Ho vinto!”
“E sei viva?! C’è qualcosa che non va…” commentò sospettosa “Come avresti fatto?”
“Sai, i piccioni viaggiatori sanno essere molto efficienti. E – sorpresa! – non saprà mai che sono stata io! Sono stata geniale, geniale!”
“Mmh, interessante” commento l’ispanica, fermandosi e guardandola.
“Sì! Dici bene! Sono intatta, guardami! Che bello, la gioia nel cuore!” continuò, imperterrita “Sono stata proprio brav-“ si interruppe sentendosi, però, picchiettare sulla spalla.
Si girò con estrema lentezza, avvertendo un brutto, bruttissimo, un cesso di presentimento farsi largo dentro di sé. Quando vide chi l’aveva richiamata, sbiancò all’istante. Si voltò subito di nuovo, cercando almeno l’aiuto della latina.
“Santana aiutam-“ si interruppe, però, vedendo che nessuno si trovava più nei paraggi.
“E così io sarei grassa, eh, Berry?” chiese, tranquilla, Zizes scrocchiandosi le dita, riportando l’attenzione della diva su di sé.
*Merda.*






Angolo dell'Autrice

Ehilà, bella gente!
Ringrazio da subito tutte le belle persone che hanno messo la storia nelle seguite/ricordate, le meraviglie che hanno commentato il capitolo precedente e tutti quelli che anche solo leggono! Grazie davvero!
Spero che anche questo capitolo sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate! :)

Per qualunque cosa, domande, consigli, critiche, o anche semplicemente per cazzeggiare questo è il mio account di twitter:

https://twitter.com/_jeffer3
tra l'altro, l'ho appena creato, quindi è la povertà xD

Grazie mille ancora.
A presto, bella gente! :D
  
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