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Autore: Gwen Kurosawa    12/08/2012    6 recensioni
{Basata su due canzoni dei Vocaloid: "Chivalry" come il titolo della storia; e "Daughter Of Evil" per il finale che avrà questa storia}
Salve a tutti!
Questa storia racconta degli avvenimenti accaduti 200 anni prima della storia del game "HeartGold e SoulSilver".
La protagonista è il mio OC Marina Miyazaki.
{Pairing presenti: DarknessShipping, accenni Rollingwindshipping e Resistanceshipping}
Buona lettura!
Dal Capitolo Primo:
"-Proteggete mia figlia fino alla fine…- disse alla fine, lasciando spazio alla figlia, che stava per ribattere.
-Padre, ma perché non mettiamo fine a questa storia? Io sono pronta ad affrontare il mio destino!- urlò, aridata contro il padre, che voleva, in un certo senso, sterminare tutto il popolo.
-Non devi fare nulla! Tu devi rimanere qui, chiaro?- la rimproverò l’uomo, con i suoi occhi color ghiaccio fissò quelli della figlia, mettendola in soggezione."
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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 Chivarly


Capitolo Quinto: L’inizio della fine
 
Improvvisamente, Marina si svegliò, nella sua stanza.
Respirava a malapena, stava sudando e tutte le coperte erano a terra.
La nobile guardò la sua stanza, disorientata: che fosse stato tutto un incubo orrendo?
Mismagius non era accanto a lei: dormiva pacificamente nella sua Pokéball.
Confusa più che mai, si alzò dal letto e si vestì; poi svegliò il Pokémon Spettro e uscirono insieme da quella stanza da letto.
Convinta che l’avvenimento accaduto la notte fosse solo un sogno, la castana, andò, con la sua amica, verso la Sala delle Riunioni: avrebbe trovato il padre che stava ordinando qualcosa ai mercenari.
Cominciò a correre, con la sola e unica speranza che suo padre era vivo e che lei si era immaginata tutto: il Regnante non poteva lasciarla così!
Arrivò davanti alla porta di legno della Sala: appoggiò i palmi della mano contro la superficie legnosa e cominciò a prendere fiato.
Non doveva essere scomposta, nelle riunioni.
“Marina, non ti preoccupare…tuo padre c’è!” continuava a pensare, sebbene il Pokémon la guardasse tristemente.
Mismagius, a differenza della ragazza, sapeva bene cosa era successo la notte precedente.
Presa di coraggio, Marina aprì la porta: vide i pochi rimasti vivi alla battaglia del giorno precedente e un uomo alto, dai capelli neri, che stava in piedi.
Quell’uomo, appena vide la nobile, sorrise.
-Vi presento la nuova regina di Amarantopoli: Marina Miyazaki!- acclamò, alzando entrambe le braccia.
I presenti cominciarono a urlare di gioia; mentre Akane e Angelo, messi in disparte, guardavano la povera neo-regina, sconvolta da quella sentenza.
-Perché? Dov’è mio padre?- domandò, cercando di trattenere tutta la sua rabbia per quell’elezione non approvata da lei.
Quell’uomo, con quel sorriso stampato in faccia, si avvicinò alla ragazza e sussurrò nel suo orecchio.
-Sai meglio di me che tuo padre è morto!
-Ma io ho solo diciassette anni, non posso ancora essere regina!- urlò la nuova Regnante, dopo quella rivelazione da parte dell’uomo, con le lacrime agli occhi.
Il corvino sorrise: non gli importava molto dell’età della ragazza.
Quei pochi cavalieri rimasti continuavano a urlare di gioia; mentre Marina si accasciò a terra, presa da troppo nervosismo.
 

***

 
-Marina, stai bene?
Una voce femminile la chiamava, preoccupata.
-Misma?
Un Mismagius la chiamava, ancora più preoccupata della precedente voce.
Marina le sentiva queste voci, ma non riusciva a raggiungerle.
“Chi siete? Perché sono in questo spazio nero?” domandò, gridando, ma sembrava che nessuno la sentisse da laggiù.
-Marina, svegliati, per favore!
Una voce maschile.
Nella mente della nobile venne il volto di un Capopalestra biondo e con gli occhi viola.
“Angelo? ANGELO, ASPETTAMI!” urlò nuovamente la ragazza, disperata perché non riusciva a muoversi in quello spazio nero.
Dopo pochi minuti, trascorsi in urla agghiaccianti da parte della dormiente Nobile, lei si svegliò.
Affianco stavano Angelo e Akane; Mismagius volteggiava sopra di lei.
-Mhm…che è successo?- chiese, un po’ disorientata da quel sogno così strano.
Akane abbassò lo sguardo, proprio come Mismagius, che smise di volteggiare.
Angelo, invece, alzò lo sguardo verso la ragazza e, con un po’ di coraggio, decise di dirle tutto, anche se poteva farle male.
-Sei svenuta durante la tua elezione a Regina. Oggi c’era anche il funerale di tuo padre ma, per farti riposare, abbiamo deciso di non andarci…- spiegò, con i suoi occhi viola fissi su quelli castani di Marina, che era sorpresa da quel controllo mentale da parte del Capopalestra.
Funerale?
Suo padre era morto davvero?
Non era uno stupido incubo?
-Ma io sono la figlia del Re: devo andare al funerale e…- cominciò a delirare la povera fanciulla, sconvolta per la morte del padre; ma il ragazzo la bloccò prima che potesse muoversi.
-Non voglio che tu abbia un’altra ricaduta…ti starò accanto, me l’hanno permesso, non preoccuparti!- giurò il biondo, prendendo la Nobile e la abbracciò teneramente.
Lui sapeva benissimo che la Rivoluzione non era ancora finita e, anche a costo della vita, avrebbe protetto quell’indifesa principessa.
La castana era sorpresa da quell’abbraccio così dolce da parte di Angelo: non capiva il motivo di quel gesto affettuoso del Capopalestra.
Con grande dispiacere, lui sciolse quell’abbraccio e mise le mani sulle spalle dell’amica e completò il suo discorso.
-Ora riposati: se succederà qualcosa, io ti proteggerò!-
Gli occhi di Marina si riempirono, stranamente, di lacrime e, afferrando il giovane dalla sciarpa, cominciò a piangere.
-Non provare a farti uccidere! E non fare il fico con me, eh?- continuò a piangere, stringendo il povero amico come se fosse un pupazzo.
Akane, Mismagius, Arcanine e Gengar – il Pokémon del ragazzo – cominciarono a ridere, divertiti da quella scena così buffa.
La nobile osservò quella coppietta e sorrise: era chiaro come l’acqua che l’amica provasse un sentimento d’amore nei confronti di Angelo; per il Capopalestra, invece, non si capiva se provasse o meno un sentimento per la nobile.
“Probabilmente li nasconde per non sconvolgere ancora di più la vita di Marina…” pensò, continuando a osservare la castana che piangeva e il biondo che chiedeva aiuto.
 

“Devo trovarmi un fidanzato…” pensò la Nobile dagli occhi viola.
 

 

***

 
-E ieri, quindi, hai ucciso il Re? Allora siamo liberi!- fece un ragazzo di dodici anni a Valerio che, nella locanda di Amarantopoli, stava bevendo un alcolico.
Il blu, sentendo questo stupido giudizio, si girò verso il bambino e lo squadrò per bene.
-Non si può essere liberi subito…non ti dovrebbe interessare questa…-
Fu interrotto da un grido di Sandra che, dopo aver rimproverato il Regnante di Violapoli di essere troppo crudele nei confronti del ragazzo, prese il piccino e lo accompagnò fuori.
Dopo averlo “buttato fuori dal locale”, la donna rientrò nella locanda e si sedette accanto al Cavaliere Blu.
-Ancora non è finita la rivoluzione, vero?- domandò, con un pizzico di sarcasmo nelle sue parole.
Valerio inclinò la testa, scuro: se avesse ucciso anche la Dama dell’Oscurità, la rivoluzione sarebbe finita subito e la ragazza non sarebbe stata eletta Regina.
-Evita le tue battute idiote, Sandra…-
La donna s’imbronciò di colpo: come si permetteva quel ragazzo – che era più piccolo di lei, d’altronde – a sminuirla in quella maniera?
Se non ci fosse stata lei, altro che Rivoluzione!
A quest’ora, la monarchia sarebbe stata ancora più potente di prima!
Il merito era tutto di Sandra, ovviamente!
-Senti, caro, è colpa tua se Chiara è morta; io ti sto aiutando in questa cretinata di liberare Amarantopoli!- urlò, fuori di sé, attirando l’attenzione dei presenti a quella locanda.
Piombò il silenzio: l’orgoglio da Nobile del ragazzo dai capelli blu era stato ferito da una stupida affermazione – orgogliosa – di una Domadraghi che criticava gli altri e non se stessa.
-Dobbiamo pensare alla Rivoluzione, non ai nostri problemi sentimentali!- la rimproverò Valerio, cercando di non essere volgare nei termini e calmo con il tono di voce.
La donna non obiettò nulla: prese una sedia accanto al Cavaliere e si sedette.
-Potremo fare come ieri…sei riuscito a uccidere il Re…se lo facessimo nuovamente, riuscirei a entrare e ad arrestare la…-
Sandra non poté continuare, che Valerio la bloccò.
-Avevo in mente di fare qualcosa di più originale…come un attentato all’entrata del Palazzo…-
La donna rimase un po’ spiazzata da quella decisione del Cavaliere, ma decise di non opporsi; ma stavolta, sarebbe stata lei ad arrestare la Dama.
 

***

 
Quella notte, Marina non riusciva a dormire: erano successe fin troppe cose in due soli giorni.
Nonostante fosse cresciuta con quel desiderio di sacrificio, in quel momento, desiderava avere almeno altri sessant’anni di vita in più.
Voleva continuare a vivere.
Con Mismagius che dormiva nella sua Pokéball, la castana si alzò dal suo letto e si diresse verso una piccola scrivania di legno, dove c’erano una penna artificiale di Articuno in una boccetta d’inchiostro e un foglio bianco.


Spazio Autrice:

Bene, il titolo è leggermente prevedibile, vero?
Comunque, l'uomo dai capelli neri è, come il padre di Marina, senza nome: se volete, potete aiutarmi nella scelta dei nomi di questi due personaggi...
Perdonate il ritardo di questo capitolo, ma esco spesso e ultimamente ho la testa fra le nuvole...e qualcuno (Gas Gas, se vi chiedete chi è, non vi preoccupate, è il frutto dello sclero tra me e Pimpi_chan) ne approfitta volentieri.
Volevo avvisare di una cosa: "Adventure in Johto" la cancellerò per poi rimpiazzarla con una sua versione molto più bella.
Per MP vi dirò quali caratteri lascerò e quali modificherò: per caratteri intendo solo i personaggi.
Dopo aver avvertito...posso lasciarvi.
Questo è la discussione aggiornata: 
http://papermoon.friendspace.forumfree.it/?t=62533337#entry508537445

Sayonara!

Gwen Kurosawa
   
 
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