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Autore: Kim WinterNight    12/08/2012    3 recensioni
Grace riuscirà a recuperare un rapporto che sembra ormai concluso per sempre?
Tra una figuraccia e l'altra, la protagonista andrà alla ricerca di un modo per riconquistare la fiducia di un vecchio compagno di giochi.
Leggete e ditemi che ne pensate, mi farebbe piacere.
Grazie!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jemy'
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Il giorno seguente, Grace aveva un impegno importante: doveva andare con la sua amica Jane a ritirare un regalo che le due avevamo ordinato per il compleanno della sorella di Jane, Denise. Grace, però, non voleva negarsi la possibilità di poter vedere Jeremy. Insomma, Elizabeth era l’unica ad essere a conoscenza della sua ‘confusione’ mentale nei confronti del ragazzo, e tale doveva rimanere. Se ne avesse parlato con Jane, era certa che lei l’avrebbe giudicata negativamente e le avrebbe snocciolato una predica più grande di lei, soltanto perché era convinta di essere dalla parte della ragione, qualunque cosa dicesse o facesse. Perciò era meglio se la cosa rimaneva tra Grace ed Elizabeth, per evitare qualsiasi malinteso.

Così, Elizabeth accompagnò le due ragazzo in cartolibreria a ritirare un libro di Brian Weiss, poi tutte e tre insieme si diressero al parco.

Grace, prima di uscire, aveva escogitato un linguaggio codificato che avrebbe permesso ad Elizabeth di avvisarla se nei paraggi ci fosse stato Jeremy; il tutto consisteva in una parola chiave, niente di che alla fin fine, soltanto ‘rosso’, vista l’abitudine del ragazzo di indossare maglie di quel colore già dall’infanzia.

“Ragazze, ci prendiamo un gelato?” propose Grace, non appena le tre misero piede all’interno del parco.

Jane storse un po’ la bocca. “Non ho soldi, ho solo qualche spicciolo.”

Grace scosse il capo, osservando la sua amica che indossava una maglia con su dipinto un enorme teschio. “Non rompere, ti ho già detto che te lo offro io!”

“Già, Jane, te lo offriamo noi, per una volta!” intervenne Elizabeth, per poi inciampare in un sasso.

Grace rise. “Dovrei essere io quella che cade, non tu!”

“Va’ al diavolo! Maledetti sassi, ho i sandali!” squittì l’altra, fermandosi a controllare che la sua scarpa destra fosse integra.

“Comunque, no. Non voglio che mi offriate niente” ripeté Jane.

“Sta’ zitta!” Grace si fermò di fronte al bancone.

“Salve ragazze. Ditemi.” La solita donna del chiosco le salutò amichevolmente.

“Per me un cono al cioccolato. Jane?”

Elizabeth, come al solito, era impalata a fissare il cartellone dei gelati, immersa nella sua solita indecisione.

“Ho detto che…” provò a dire Jane.

“Okay, due coni al cioccolato.”

“Mmh… cosa prendo?!” si chiese Elizabeth, portandosi un dito sul mento.

“Lizzie, deciditi! Guarda che…”

“Ciao!” salutò qualcuno, comparendo alle spalle di Grace.

La ragazza si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Jeremy Pherson.

Oh, no! Era certa di essere diventata rossa come un peperone e sperava che né lui, né Jane si accorgessero di qualcosa.

“Ciao!” esclamò, agitandosi.

“Jane? Vieni, aiutami! Non so cosa scegliere” disse Elizabeth, notando le condizioni in cui si trovava la sua amica.

Le due presero a borbottare con gli occhi fissi sui gelati.

“Vedo che sei rimasta illesa da ieri, a parte…” Jeremy s’interruppe, trattenendo a stento una risata.

“A parte cosa?”

“Hai un bernocolo in mezzo alla fronte.” E si lasciò andare in una sonora risata, seguito dai suoi soliti amici.

Un attimo…

Quando e da dove erano spuntati quei due? E perché si stavano prendendo gioco delle sue disgrazie?

“Ma che…”

La donna dietro il bancone si schiarì la gola, attirando l’attenzione di Grace.

La ragazza si voltò nella sua direzione e si affrettò ad afferrare il borsellino.

Jane la raggiunse e prese i cornetti in mano, mentre lei pagava.

“Per me un ghiacciolo alla fragola” dichiarò Elizabeth, estraendo il suo portafoglio dalla solita borsetta di jeans.

Grace non ebbe minimamente il coraggio di guardarsi alle spalle, nonostante fosse certa che Jeremy Pherson e i suoi amici idioti fossero ancora là dove li aveva lasciati. Una strana sensazione di tristezza la invase, ma decise di sopprimerla. Insomma, non poteva permettere a qualcuno di rovinarle la serata, sapeva che lei e le sue amiche si sarebbero divertite e voleva godersi ogni istante, senza preoccuparsi di niente e nessuno.

“Andiamo!” proclamò, dopo che Elizabeth ebbe pagato. Prese a marciare in direzione dei tavoli di plastica, senza lanciarsi nemmeno una mezza occhiata alle spalle. Non aveva bisogno di vederlo per sapere che gli sguardi di quei tre erano puntati su di lei. Le sensazioni ingannano meno delle immagini, Grace ne era pienamente convinta. Mentre cercava di capire se ci fosse qualche posto libero, per poco non finì a terra. Non aveva visto il gradino che doveva scendere per raggiungere la sua meta.

Istintivamente, si voltò indietro, mentre le sue amiche le intimavano di stare attenta.

Jeremy Pherson non le badava affatto, stava con i gomiti posati sul bancone del chiosco e aspettava la sua ordinazione, mentre uno dei suoi amici gli tirava un dread.

Elizabeth le diede una gomitata, riscuotendola da quella fase di trance. Sapeva a cosa la sua amica stava alludendo; se Jane si fosse accorta del fatto che lei stava fissando Jeremy, tutte le sue speranze di non essere giudicata sarebbero andate alla deriva.

Le tre si sedettero ad un tavolo e presero a mangiare il gelato, commentando di tanto in tanto l’abbigliamento di qualcuno che passava di lì o gli schiamazzi delle ragazzine che civettavano con i loro amichetti cercando di attirare l’attenzione di tutti i presenti.

Non mancarono i doppi sensi, essendo Jane conosciuta per la sua malizia; riusciva a trovare qualcosa di sconcio in ogni frase, ecco perché ad un certo punto si guardò intorno e bisbigliò:

“Non mi piace mangiare il gelato davanti a tutta questa gente. Sembra che sto facendo altro!”

Grace per poco non sputò un pezzo di cono. Riuscì a mandarlo giù, poi rise, mentre Elizabeth fulminava l’altra con lo sguardo.

“E’ vero!”

“Sì, certo. Sei tu che pensi sempre male!” commentò Grace, cercando di non far trapelare la curiosità nel sapere dove diamine si fosse cacciato Jeremy.

Una volta finito di mangiare, decisero di spostarsi in un’altra zona del parco, optando per una panchina di cemento che si trovava sotto la protezione di enormi pini ammassati l’uno all’altro.

Mentre si dirigevano verso quel luogo, passarono accanto ad un albero solitario.

“Sai,” attaccò Grace, camminando al fianco di Jane, mentre la terza ragazza si trovava alcuni passi più avanti a loro, “ieri stavo camminando e ho sbat… AHHH!!!!” gridò, sentendosi sprofondare.

“Grace!”

“Ma che cazzo…” Si accorse di essere quasi caduta dentro un fosso che si era formato attorno all’albero. Si precipitò verso Elizabeth, con il respiro affannato e il cuore a mille dallo spavento. Le si aggrappò alle spalle e cercò di balbettare qualcosa.

Possibile che Elizabeth non si fosse accorta di niente?

“M-mi… so-s-sono sp-pa…”

“Oh, mollami! Mi stai facendo male!” si lamentò Elizabeth, cercando di scrollarsela via.

Grace aumentò la presa, mentre Jane le raggiungeva, ridendo.

“Mi… mi sono spaventata!” riuscì a concludere Grace, lasciando andare l’amica.

“Ma cosa è successo?” domandò lei, guardando le due amiche con aria interrogativa.

“Stavo per cadere dentro a quella buca! Dio, che figura di merda!”

Elizabeth scoppiò a ridere. “Altrimenti non saresti tu. Oh, sediamoci là!” Indicò una panchina e vi si diresse, con le altre al seguito.

Non appena fu seduta, Grace pensò che probabilmente tutto il parco aveva assistito alla sua figuraccia, Jeremy Pherson compreso. Non poteva sopportare di fare sempre certe gaffes, specialmente in luoghi così affollati. Possibile che non fosse per niente in grado di guardare dove metteva i piedi? Be’, no. Sotto la coltre di quei dannati pini c’era talmente buio che spesso aveva bisogno dell’aiuto delle sue amiche per potersi spostare.

Diede un calcio ad Elizabeth, cercando di farle capire che voleva sapere qualcosa su Jeremy.

Jane prese a fare battute sconce, mentre le sue amiche ridevano divertite e Grace le mollava qualche schiaffo sul braccio, come per ammonirla.

“Sai, Jane, ad Elizabeth piace Jeremy Pherson!” scherzò ad un certo punto Grace, scoppiando a ridere.

Voleva parlare di quel ragazzo, ma senza dire chiaramente che l’interesse fosse suo.

“Non è vero!” La diretta interessata la fulminò con lo sguardo.

“Sì, invece.”

“Grace, smettila!”

“Davvero ti piace? Dai, non è male! Io ti ci vedo insieme a lui” fece Jane, ridendo nel vedere l’espressione contrariata di Elizabeth.

“No, Jane, non mi piace. Lasciala dire.”

“Ma zitta! Sai, il tuo ragazzo prima mi ha detto che ho un bernocolo sulla fronte! Con che razza di persona ti sei messa? Con uno che si diverte a ridere delle disgrazie altrui! Vergognati!” Grace si stava divertendo un mondo a prendere in giro Elizabeth.

Lei, tuttavia, non sembrava dello stesso parere. “Sei ancora in tempo per stare zitta, altrimenti parlo io e ti lascio immaginare cosa succederà” la minacciò la ragazza, con tono estremamente serio.

“Io non ci sto capendo niente!” esclamò Jane, facendo spallucce.

“Non lo faresti mai” disse Grace, ridendo.

“Tu credi?” Elizabeth pareva seriamente infastidita dal comportamento della sua amica, e la fulminò, trucidandola con gli occhi. “Piantala.”

Jane, che si era accorta di quanto la situazione stesse degenerando, rise e cambiò magistralmente argomento, tornando a doppiosensare apertamente.

Grace lasciò perdere.

Il tempo trascorse velocemente. Elizabeth e Grace decisero di accompagnare Jane a casa.

Mentre uscivano dal parco, quest’ultima schiacciò una gomma da masticare con l’infradito e imprecò.

“No, anche oggi! E’ già la terza volta che mi succede nel giro di due giorni! Porca puttana!” E si esaminò sotto la suola, contorcendosi per riuscire a vedere al di sotto della scarpa senza sfilarsela.

Grace ed Elizabeth risero.

“Che sfiga!” Jane sbuffò.

“Dai, casa tua non è lontana. Andiamo, appena arrivi la pulisci” la incitò Elizabeth, incamminandosi.

Durante il breve tragitto, Grace si rese conto di non aver più visto Jeremy Pherson. Questo fatto, tuttavia, non le dispiacque. Aveva vergogna di farsi vedere da lui dopo tutte le figuracce di quegli ultimi giorni, perciò fu stranamente sollevata di poter tornare a casa senza incontrarlo.

Presto per Jane fu ora di separarsi dalle sue amiche. Le salutò frettolosamente e ricordò a Grace che il giorno seguente sarebbe stato il compleanno di Denise.

Poi Elizabeth e Grace ripresero a camminare.

“Ce l’hai con me per prima, Lizzie?”

“No, Grace. Semplicemente sai che mi dà fastidio quando scherzi su certe cose.”

“Sì, ma stavi per dire a Jane quello che non deve assolutamente sapere!” sbottò Grace, senza voltarsi verso la sua amica.

“Quando mi girano i cinque minuti, sai che sono capace di tutto. La mia bocca non dà retta al cervello.”

L’altra sbuffò e si zittì, sentendosi sì dispiaciuta, ma anche delusa dal fatto che Elizabeth avrebbe raccontato tutto a Jane a causa di una cosa così banale. Be’, forse per lei poteva esserlo, ma non per Elizabeth. Particolare com’era, bisognava capire quando era il momento di non scherzare più. Okay, era vero, Grace aveva esagerato. Ma c’era bisogno di prendersela tanto? Sbagliare era umano, no?

In silenzio, andarono dritte a casa di Grace, fermandosi soltanto per sedersi nella solita piazzetta.

Quando Grace rimase sola a casa, si sentì triste per come si era conclusa la serata. Non voleva che la situazione con Elizabeth si raffreddasse in quel modo, ma era stato inevitabile.

In più, Jeremy Pherson si era comportato come un cretino e questo non riusciva proprio ad accettarlo e a spiegarselo. Il giorno precedente le si era avvicinato dopo averla vista sbattere contro quel dannato palo, e ora la prendeva deliberatamente per il culo.

A che gioco stava giocando?

  
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