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Autore: aliciablade    26/02/2007    11 recensioni
Usagi beve accidentalmente una pozione d'amore ed inizia a comportarsi molto stranamente...specialmente verso un certo nemico alquanto disprezzato. ATTENZIONE:questa fanfiction è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 6 - LOVE IS EXCELLENT MOTIVATION

Questa volta non era spaventata dall'essere fuori dalla sua porta. Ancora nervosa e timida, si, ma non pietrificata. Il suo cuore si sentiva ancora calpestato dalle dure parole che quella mattina Rei le aveva detto nella sala giochi e Usagi aveva trascorso l'intero giorno cercando disperatamente di ricostruire la stima in sè stessa, ma ogni volta in cui pensava a Mamoru - il che avveniva molto, molto spesso - non poteva evitare di pensare che non aveva alcuna possibilità.

Probabilmente voleva una ragazza che dicesse pellicola al posto di film, come Rei. E che poteva parlare di biologia e chimica e fisica con lui.

Ma poteva imparare tutte queste cose, non è vero? Se si impegnava davvero, poteva essere intelligente. Lo avrebbe fatto, per lui. Ci avrebbe provato.

E poi c'era quello che le aveva detto Motoki. Che Mamoru era interessato alle ragazze uniche e differenti. Quel pensiero l'aveva tormentata tutto il giorno, perché non riusciva a pensare ad una sola cosa che potesse dimostrargli la sua individualità. E poi iniziava a pensare che forse non era così tanto unica, e se era davvero così...

Sospirò. Non mi amerà mai.

Ma non poteva ancora arrendersi. Se c'era anche il più piccolo barlume di speranza che lui potesse sentire qualcosa - qualsiasi cosa - per lei, allora ci avrebbe provato e ci sarebbe riuscita. Aveva bisogno che lui fosse suo. Aveva bisogno di lui.

Così, con la sua giacca avvolta in una busta per indumenti, regalo della lavanderia, posata sul braccio, si trovava fuori dalla sua porta.

Di nuovo.

Non volendo spaventarlo per la terza volta, strinse i denti, chiuse gli occhi e bussò.

Ci fu un breve strascicare di piedi prima che la porta si aprisse, rivelando Mamoru in pantaloncini, maglietta bianca e occhiali da vista.

Usagi si sciolse completamente.

Era sicura che avrebbe lasciato una macchia sul tappeto per come il suo corpo ed il suo cuore si stavano sciogliendo. Non poteva respirare. Le sue ginocchia erano fatte di gelatina. La sua bocca era spalancata e sapeva che non poteva fare nulla a riguardo.

Era. Così. Sexy.

Mamoru sembrava sorpreso - di nuovo - di vederla, ma non come prima, per ovvie ragioni. Togliendosi gli occhiali, le sorrise nervosamente e si appoggiò alla porta.

Il cuore di Usagi batteva furiosamente contro le sue costole, cercando disperatamente di uscire. Deglutendo rumorosamente, squittì un ciao, trovando che ogni suo pensiero era avviluppato alle sue ampie spalle ed ai suoi occhi blu come l'oceano.

"Allora...nessun biscotto?".

Scosse la testa.

"Non sei qui per lavare i piatti, vero?".

Continuò a scuotere la testa, la bocca ancora aperta.

"Allora?". I suoi occhi si posarono sulla giacca che pendeva dal braccio di Usagi e lei sorrise nervosamente, tendendogliela.

"La tua giacca", sussurrò.

"Grazie". La prese ed uno spiacevole silenzio calò fra di loro mentre Usagi cercava disperatamente di ricomporsi. Un momento dopo, capendo che era meglio andarsene prima di rendersi completamente ridicola, fece un passo indietro.

"Beh, credo che questo sia tutto, allora", mormorò, iniziando a voltarsi.

"Aspetta, Oda-Usagi".

I suoi piedi incespicarono e allungò una mano verso il muro per sorreggersi, mentre si voltava verso di lui. Saltò in avanti come se si preparasse a prenderla, ma vedendo che non c'era bisogno della sua assistenza, si tirò indietro, verso la sicurezza della sua porta, appendendo la giacca sul pomello.

"Si?".

"Ehm...", grattandosi la nuca e divenendo improvvisamente incantato dal rivestimento della sua porta, Mamoru aveva nuovamente l'aspetto di un ragazzino confuso.

Il cuore di Usagi si addolcì, alcune delle sue paure svanirono e aspettò.

"Stavo solo...pensando a quello che Rei ha detto stamattina alla sala giochi...".

Sentì il suo cuore irrigidirsi ed abbassò lo sguardo sul tappeto.

"...e a te che hai risposto che ti manca la motivazione per studiare e, beh...E'solo che, sai, è un problema davvero comune fra gli studenti".

Osando guardarlo di nuovo, Usagi si chiese se stesse cercando di farla sentire meglio.

"Può essere duro per molte persone concentrarsi sui compiti, specialmente se hanno molte distrazioni e cose da fare. Beh, sai come può essere...".

Oh, sta cercando di farmi sentire meglio!

"Allora, stavo pensando...Sei stata così diversa, e...ehm...dolce, ultimamente...".

Pensa che io sia dolce!

"...che, se sei interessata, potresti...E'solo, che io sono qui a studiare, tutta la notte, e se vuoi rimanere, potremmo...studiare...insieme". Si schiarì la gola, il che significava la fine del suo monologo, e timidamente sollevò lo sguardo verso di lei.

E lei era lì, completamente sciolta, ogni muscolo era diventato un grande, soffice pudding nel corridoio del suo palazzo.

"Davvero?".

Annuì. "So che è sabato sera e probabilmente avrai altre cose da fare, ma saresti la benvenuta se-".

"Certo! Mi piacerebbe!".

Si fermò. "Davvero?".

"Si! Ma devo andare a casa a prendere le mie cose. Non ho alcun quaderno con me o libri o altro".

Lentamente, increspò le labbra in un sorriso. "Beh, d'accordo. Io andrò al negozio per prendere qualche snack mentre tu sei via".

"Okay!".

"Bene".

"Tornerò a breve!".

"D'accordo".

Mamoru sorrise fra sé e sé mentre Usagi volava per il corridoio verso l'ascensore. Sembrava così felice, così entusiasta. Di studiare. Non riusciva davvero ad immaginare perché, ma non c'era modo di negare la sua eccitazione. Rientrando nel suo appartamento, prese il portafoglio stupefatto, pensando agli eventi delle ultime ventiquattr'ore.

Usagi era così diversa. Non nella sua personalità, ma nelle sue azioni verso di lui. Nel modo in cui lo guardava, le cose che diceva, come sembrava così...spaventata, in un certo qual modo. Come se stesse sempre trattenendo il respiro ed aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. Come se stesse cercando di compiacerlo. Come se stesse cercando di farsi volere bene.

Scosse la testa. Perché le importava? Da quando le importava? Le importava realmente, o stavo solo immaginando delle cose? Ma no che non immaginava delle cose. Stava cercando di essergli amica, lo sapeva. Non c'era altra spiegazione. Ed anche se non era sicuro su che cosa avesse portato a quel cambiamento, non poteva negare che gli piaceva. D'accordo, era giovane e impulsiva e irresponsabile, ma era anche...

Anche...

"Meravigliosa", sussurrò, trovandosi in mezzo al suo salotto a fissare un piatto di biscotti mezzo vuoto sul suo tavolino da caffè.

Scosse la testa, sentendosi improvvisamente a disagio per il corso che avevano preso i suoi pensieri.

Aveva bisogno di un altro amico, e Usagi era come qualsiasi altra persona. Era gentile e generosa e, per qualche strana ragione, gli sembrava improvvisamente di piacerle. Di piacerle davvero. Un sacco.

Ma probabilmente stava leggendo fra le righe.

___________________________________

Usagi trovò la sua motivazione.

Aveva fatto un patto con sé stessa - e stava disperatamente cercando di mantenerlo. Per ogni pagina che leggeva dal suo libro di storia, avrebbe potuto alzare lo sguardo su Mamoru e contare fino a 10. Una conta molto lenta fino a 10.

Non lo aveva notato, immerso com'era nei suoi appunti di biologia. Erano entrambi seduti sul pavimento attorno al tavolino da caffè, che era coperto di libri, quaderni, penne, matite, calcolatrici, guide di studio, tabulati, appunti, ed un sacco di snacks.

Sorridendo, Usagi allungò una mano per prendere delle caramelle e se le mise in bocca una per volta, mentre memorizzava i suoi lineamenti.

Uno. I suoi occhiali era calati sulla punta del naso.

Due. I suoi capelli erano davanti agli occhi.

Tre. Le sue labbra si muovevano ritmicamente, silenziosamente, mentre leggeva fra sé e sé.

Quattro. Una mano stava pigramente battendo una matita sul tavolo.

Cinque. Le dita dell'altra mano scorrevano sulle parole della pagina di fronte a lui.

Sei. Il suo respiro era dolce e regolare.

Sette. Le sue gambe erano incrociate con noncuranza sotto di lui.

Otto. I suoi calzini erano grigi con le punte bianche.

Nove. La sua maglietta aveva alcuni fili che pendevano dalle maniche.

Dieci. I suoi occhi erano pieni di concentrazione e comprensione.

Undici...

Hey, avevi detto fino a 10!

Sospirando, lanciò l'ultima caramella in bocca, facendo in modo che i suoi occhi lo assaporassero un'ultima volta, prima di riconcentrarsi sul libro che parlava delle antiche civiltà dell'Asia dell'Est.

"Che c'è?".

Sollevò la testa di scatto e vide che lui la guardava con la coda dell'occhio. Le si irrigidì la schiena. "Cosa?".

"Stai sorridendo".

Lo fissò, confusa, prima di arrossire e rivolgere la sua attenzione di nuovo al libro.

"Stavo solo...pensando".

"A cosa?". Mamoru posò la matita sul tavolo e stiracchiò le braccia sopra la testa.

Scrollò le spalle, volendo che lui lasciasse cadere la cosa. "Come va con biologia?".

Sbuffò e si sfregò gli occhi con il palmo della mano. "Chi lo sospettava che studiare la vita facesse sentire così morti?". Poi sogghignò. "Sai, se due giorni fa qualcuno mi avesse detto che saremmo stati qui, a studiare da me, avrei pensato che fosse pazzo".

Ridendo, Usagi osò guardarlo. Gli occhi di Mamoru brillavano, ma lui distolse lo sguardo, improvvisamente affascinato da una scatola di pretzel.

"Grazie", sussurrò.

"Di cosa?".

"Per avermi fatto venire qui. Per...la motivazione".

Scrollò le spalle come se non fosse nulla, ma il sorriso lusingato faceva intendere altrimenti. Il cuore di Usagi danzò quando notò il leggero rossore che gli imporporava le guance mentre ritornava a concentrarsi sul libro di fronte a lui.

Mordicchiandosi il labbro, Usagi si schiarì la gola e appoggiò i gomiti sul tavolino.

"Mamoru-san?".

"Hm?", la guardò da sopra gli occhiali.

"Che cosa - che cosa pensi...renda una persona, ehm, una ragazza, unica?".

Sbatté le palpebre, in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia. "Che cosa intendi?".

"Sai, se una ragazza stesse cercando di essere...uhm...diversa e...eccezionale? Se stesse cercando di emergere fra tutte". Strinse le labbra, sperando di non essersi scoperta troppo.

Mamoru non disse nulla e Usagi poteva sentire il suo cuore battere nervosamente ed il sangue salirle alle gote. Infine, rispose, "Perché me lo chiedi?".

Titubò, gingillandosi con il bordo del libro per tenere occupate le sue dita. "Ho solo sentito qualcuno dire, prima oggi, che...i ragazzi...alcuni ragazzi...sono attratti dalle ragazze uniche".

Un altro lungo silenzio. Usagi divenne consapevole del ticchettio del lontano orologio e del pigro rombo del traffico della città. Poi, Mamoru ridacchiò, e lei lo sbirciò da sotto le ciglia. Stava sorridendo e scuotendo la testa e strofinandosi le dita sulla fronte.

"Odango", iniziò, inalando pazientemente e distogliendo lo sguardo, "tu sei la ragazza più unica che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita".

Spalancò gli occhi e le si mozzò la voce, deliziata. Sorrise. No, brillò. E quando Mamoru rivolse nuovamente lo sguardo su di lei, quella visione gli fece fermare il cuore ed accelerare i battiti. Era arrossita e gli occhi le luccicavano. Sembrava pronta a bruciare per la felicità.

"Grazie", cercò di dire, tremando, pensando, mi può amare. Può farlo! Pensa che io sia unica e speciale ed è attratto da queste cose il che significa che può essere attratto da me!

"Dico davvero", rispose, poi fece scorrere una mano fra i capelli, improvvisamente stranamente nervoso. "Allora, come va con la storia?".

"A meraviglia", esclamò con i nervi aggrovigliati per i caldi, teneri sentimenti.

"Tutto è meraviglioso!", prese il suo evidenziatore e ritornò a leggere, ma neanche dopo due righe, si fermò e lo guardò di nuovo. Mamoru stava battendo nuovamente la matita sul tavolo e fissava nel vuoto. "Sai, hai ragione!".

La guardò.

"E'più facile studiare quando sei in compagnia. Ci sono meno distrazioni...". Fece una pausa, pensando che in questo caso non era del tutto vero, ma scosse la testa e continuò, "Ed è più facile concentrarsi quando è questo lo scopo per cui sei qui e tutto. Credo che mi stia aiutando molto".

L'espressione di Mamoru si addolcì. "Già, è bello".

Quella frase rimase sospesa nell'aria, con l'orologio, il traffico ed Usagi che era ritornata a leggere, ancora sorridendo, e Mamoru che si ritrovò a guardarla e a non volere distogliere lo sguardo. Un improvviso, strano desiderio gli strinse il cuore; un desiderio che non aveva mai avvertito prima e che non capiva. Deglutì nervosamente, picchiettandosi la gomma sulle labbra e fissando le ciocche che le si arricciavano dietro l'orecchio. Il suo battito accelerò, mentre prendeva coscienza di come teneva la matita fra le dita e si mordicchiava il labbro e socchiudeva gli occhi alle parole estranee.

Distolse a fatica lo sguardo e chiuse saldamente gli occhi, scuotendo la testa, come cercando di scacciare via quei pensieri e inspirò profondamente, realizzando che doveva aver smesso di respirare.

"Stai bene?".

"Huh?". Aprendo gli occhi, vide che lo guardava, preoccupata. Si strofinò di nuovo gli occhi. "Si, si. Sono solo stanco".

"Oh, si sta facendo tardi. Forse dovrei andare".

"Già, forse dovresti", Le parole suonarono fredde anche alle sue stesse orecchie, e sollevò immediatamente lo sguardo in segno di scusa. "Non...non lo intendevo in quel modo. Ma i tuoi genitori saranno preoccupati. E comunque non penso che posso studiare ancora per questa sera".

Annuì comprensiva ed iniziò a raccogliere le sue cose e a metterle in cartella. Mamoru aveva una stretta allo stomaco al pensiero che lei se ne andasse, e questo lo fece divenire ancora più ansioso di vederla andare via. Forse. Ma non era più sicuro. Riguardo a nulla.

Sentiva che il suo certo, sicuro, confortevole mondo stava cadendo a pezzi e non capiva se era una buona cosa o cattiva o solo un cambiamento di tipo mediocre. In ogni caso lo spaventava. Stette in piedi mentre Usagi si metteva le scarpe, i pensieri sconvolti, non avendo idea di come gestire le emozioni che improvvisamente si muovevano in lui. La loro turbolenza gli rendeva le ginocchia deboli e tremò quando lei allungò una mano per afferrare il pomello della porta. La udì a malapena dire "Buonanotte", attraverso lo scorrere del sangue nelle sue tempie.

"Aspetta, Odango!".

Si voltò, gli occhi interrogativi, molta della loro luce era scomparsa. Non era solo pochi minuti fa che lo aveva guardato con così tanta adorazione, così tanta gentilezza, così tanta-

"Forse dovremmo rifarlo qualche volta? Sai, sei...". Tossì, distogliendo lo sguardo, fissando il pavimento, poi sospirando e ritornando a guardarla. "Sei sempre la benvenuta qui".

Lo sguardo confuso e spaventato era ancora lì, poi scomparve e stava di nuovo brillando. Splendendo. Sembrando un angelo pronto a volare via.

"Okay! E'grandioso! Grazie, Mamoru-san!".

E le paure, i dubbi e l'agitazione scomparvero e sogghignò, i pensieri nuovamente tranquilli. Si sentiva felice. E a suo agio. Ancora confuso, ma in un modo che gli faceva presagire che tutto sarebbe andato per il meglio. Che in quel momento, tutto andava bene.

"Certo, Usa. Buona serata".

Annuì e saltellò fuori dalla porta. Gli ci volle un bel po' per avere la forza di chiuderla dietro di lei.

___________________________________________________________________

Note di lithtys: eccomi qui con il sesto capitolo. Scusate moltissimo per il ritardo.

Ringrazio Gaia, giulia_88, sailormoon81, Strega_Mogana, valepoit, Kirby e miki90.

  
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