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Autore: Beckss_    13/08/2012    4 recensioni
OOC per il futuro, non si sa mai, per evitare incomprensioni.
Che dire? Sono tornata.
Ambientata nel "futuro" a tre anni di distanza dalla quarta stagione (come arco temporale. Come zona del tempo, non come avvenimenti)
Una Kate diversa, un Richard temprato dal dolore che non si arrende.
Un mare a fare da sfondo, una detective nuova.
Si chiariranno, per sempre stavolta.
Sarà un bel souvenir la loro vita, alla fine della storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Ma ci sarà un souvenir che ci riporterà solo certi momenti.
Ma ci sarà un souvenir che ci commuoverà fino a farci contenti.  
 
“Ero seduto davanti a lei, con le mani che reggevano il viso e la osservavo mentre dormiva. Ho rischiato la morte più di una volta quella sera”.
 
Castle ricordava tutto delle loro serate e soprattutto di quella, ogni ricordo è impresso nella sua mente.
Ricordava ogni sfumatura di grigio nel reggiseno della sua donna e ricordava ogni singola curva che facevano i capelli sparsi sul suo cuscino.
Ricordava ogni singola mossa del viso di Kate, mentre dormiva serena.
Ora gli era rimasto solo questo e guardava sconsolato il mare.

 
Cominciava a pensare che avesse veramente qualche cosa di magico quel posto, poiché gli aveva ridonato un minimo di ispirazione oramai perduta: aveva iniziato un nuovo romanzo di Heat ambientato al mare; forse sarebbe stato l'ultimo.

Si chiedeva se Beckett l’avrebbe mai letto. Aveva i fogli del capitolo stampati sulla scrivania, sparsi, con qualche correzione a penna. Forse avrebbe comprato quella casa, se avesse continuato a fargli così bene. Piccola quanto basta per poter appoggiare il proprio Macbook, Castle si sentiva immensamente legato a quelle quattro mura bianche.

 
A distoglierlo dai suoi numerosi pensieri, il campanello di casa. Pensò fosse Esposito che aveva dimenticato qualcosa.
“Espo, fratello, il matrimonio ti ha fatto venire l’Alzheimer?” rimase interdetto nel vedere chi era davanti a lei.
“Hai un minuto, Castle?” solo una persona era in grado di chiamarlo Castle in quel modo, di farlo sentire così in colpa solo nel sentirsi nominare. Kate Beckett era davanti a lui, in veste da casa, con leggins e un leggero vestitino bianco ricamato. Era così solare e serena che l’uomo pensò fosse la gemella buona, quella che aveva superato la morte della madre pochi anni dopo l’accaduto.
“Mi fai entrare, Rick?” lui rispose con un cenno del capo.
Con una scusa,lui si allontanò.
"Vado a fare il caffè - aveva detto - tu siediti, fai come se fosse casa tua" aveva aggiunto.
Cosa pensava forse? Che sarebbe scappata? In effetti era quello il suo timore più grande, la sua angoscia era di non ritrovarla più, che fosse scappata un'altra volta.

 
Kate dal canto suo era stata spinta da un ricordo a varcare la soglia di quella casa e non era ancora del tutto convinta che fosse la cosa giusta, ma ricordava tutto di quella giornata e di quella serata. Ricordava le sue mani sulle sue gambe, sulla schiena, i baci, le carezze e come lui la fissava credendo che stesse dormendo.
Notò le pagine di un nuovo libro e notò che era sempre lei, la protagonista. Lesse qualche riga veloce. Si sentì onorata di essere ancora lei la Musa dell'uomo, ma avrebbe dovuto capire che la fedeltà dell'uomo è indiscussa.
 
"Eccomi" disse porgendole una tazzina."Allora, dimmi Kate."
La donna strinse di poco gli occhi, come per migliorare la vista poi si mise a gambe incrociate sul piccolo divano. "Come sei diverso Rick." disse con un po' di amarezza. Aveva notato in che tono le aveva rivolto la parola, con quanta punta di decisione le stava parlando; una cosa del genere non sarebbe mai successa qualche anno fa, ma d'altro canto loro non si erano più sentiti.
"La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti."
"Che fai citi Goethe?"
"Sono un uomo di cultura, io" disse l'uomo alzando un sopracciglio e la tazzina sostenendo un muto alla salute.
"Ti chiederai perchè sono qui" iniziò lei.
"In effetti si, me lo chiedo"
"Mi chiedo cosa tu pensi di me" disse la donna, quasi esasperata da quel continuo botta e risposta invariato.
"E io mi faccio la stessa domanda." sentenziò cattivo.
"Io penso che sei diventato uno stronzo." disse velenosa.
"Detective sei venuta qui per insultarmi" chiese scettico lui.
"Se è l'unico modo per farmi sentire si." rispose franca la donna.
"Ti ascolterei comunque, Kate" di rimando lo scrittore.
 
Era sempre così, sincero. Sincero, schietto, senza barriere, come se si lasciasse completamente andare davanti alla bellezza e davanti alla persona che era la Detective.
Non si era mai diveso, non aveva mai cercato scuse, non aveva mai abbandonato la sua posizione. Aveva sempre detto quello che voleva, quello che era da dire, non aveva mai mentito e questa era la cosa che aveva destabilizzato di più la detective.
Anche adesso che lei lo aveva insultato, lui non aveva perso occasione per dimostrarle la sua fedeltà: l'avrebbe sentita comunque, dopo tutto quello che aveva fatto.
 
Beckett sorrise e guardò fuori dalla finestra, venendo illuminata dalla luce mattutina.
"Ti ha fatto ancora più bella, questa città" di nuovo una frase senza veli, senza falsità, di nuovo sincero.
Gli sorrise di rimando e poi cercò di essere anche lei il più sincera possibile:"Ricordo tutti i complimenti che mi facevi, ricordo ogni singolo istante."
"Ricordi anche quel giorno?"
"Soprattutto quel giorno. Il nostro primo giorno insieme. Facevamo tutto mano nella mano, con la paura che separandoci saremmo scomparsi. Lanie continua a dire che ti dovrei dare un'altra possibilità, dovrei riuscire ad essere felice anche con te, che meriti spiegazioni, che non sono stata corretta con te." disse sicura lei.
"Cosa vuoi che ti dica, Kate?"
"Dimostrami che ne vale la pena, Rick".
 
Kate si alzò, rimettendosi le scarpe; si abbassò e gli diede un bacio sulla guancia.
Poi silenziosamente se ne andò.
 
Uscendo, sperava che Castle capisse cosa lei voleva, cosa lei stesse immaginando in quel momento.
Voleva rivivere la loro prima sera, dove avevano visto per ore il cielo con le stelle, dove si erano emozionati guardandosi negli occhi e dove si erano baciati fino allo sfinimento. Voleva rievocare sulla pelle tutte quelle emozioni, che però ancora ricordava.
Chissà se lo scrittore che la spiava dalla finestra senza farsi notare, avrà avuto la stessa idea.
 
Larossacorner.
 
Odio ogni giorno di più Office Word e amo sempre di più il blocco note. Prima o poi fionderò il Macbook dalla finestra ecchissenefrega.
Vabbè.
Deliri a parte.
Ho le lenti a contatto che mi stanno facendo delirare oggi, quindi se ci sono doppie di troppo è colpa dei miei occhi che non vedono.
Non sono analfabeta ù.ù
A presto fandon (mon amour!)
Hopeuenojyit!
Kisses.
  
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