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Autore: marny97    13/08/2012    1 recensioni
Ciao, sono Martina, ho quindici anni e sono di Torino. Quest'anno ho deciso di andare a Londra a trovare mia cugina Alexia. Durante una corsa fra i marciapiedi trafficati di Londra mi andrò a scontrare con Harry Styles, uno dei miei idoli. Lui mi darà il suo numero per vari motivi. Pian piano conoscerò il resto della band e mi innamorerò perdutamente di Louis, nonostante mi senta attratta da Harry. Chi sceglierò alla fine? In più ci si mettono i litigi fra me e Federica, la mia migliore amica. Come andrà a finire?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

I threw a wish in the well,
Don't ask me, I'll never tell

I looked to you as it fell,
And now you're in my way

Mi destai dal sogno meraviglioso che stavo facendo, le note di Call Me Maybe che mi risuonavano nelle orecchie. Strizzai le palpabre, per abituarmi alla forte luce del sole. Mi sedetti sul bordo del letto, mi stropicciai gli occhi con i palmi delle mani dopodichè rimasi qualche secondo a guardare un punto fisso, ancora addormentata. Il giorno prima ero arrivata a Londra, avevo passato tutta la giornata a girare e a fare shopping con Alexia, la mia cugina inglese. Eravamo tornate presto a casa ma ero comunque distrutta. Mi alzai per andare in bagno, che si trovava nel corridoio principale del piano superiore. Entrai e mi lavai il viso con l'acqua ghiacciata, che mi svegliò del tutto. Al mattino, in estate, non c'era nulla di meglio che di quello per cominciare la giornata al meglio. Tutta sorridente uscii dal bagno e andai in camera di mia cugina. La trovai che dormiva alla grande, pancia in giù, viso schiacciato contro il cuscino. Soffocai una risata e mi avvicinai a lei. Le strappai il guanciale da sotto la testa, che rimbalzo sul materasso facendola sobbalzare. Mi guardò con i suoi grandi occhi azzurri, quegli occhi che sin da bambina avevo invidiato, dato che io ce li avevo marrone scuro, quasi neri, ma che con il tempo avevo imparato ad amare.
<< Sveglia, dormigliona! >> esclamai ridendo.
Alexia mugolò per risposta e cercò di riprendersi il cuscino ma io lo lanciai dall'altra parte della stanza.
<< Ehi! >> protestò allungandosi verso di me, con il risultato di cadere a terra con un gran tonfo. Scoppiammo a ridere.
<< Dai, alzati >> le dissi porgendole una mano.
Mi baciò sulla guancia.
<< Sono contenta che tu sia qui, a Londra. >>. 
<< Anche io sono contenta. >>.
Ci abbracciammo, un abbraccio che si da solo fra migliori amiche, ed era così, nonostante la grande distanza fra noi, la nostra amicizia era un qualcosa di fantastico. Conoscevamo tutto l'una dell'altra, come se ci vedessimo ogni giorno, ma non era così. Ci vedevamo una volta all'anno, passavamo i tre mesi delle vacanze estive assieme. Andavamo nelle città straniere, ma per quell'anno avevamo deciso Londra, io non l'avevo mai visitato, nonostante fosse stato il mio sogno sin da piccola.
<< Vai a vestirti, ho intenzione di correre un po'. >> le dissi.
<< Correre? Con i marciapiedi trafficati di Londra? Tu sei pazza! >> gridò mentre andava in bagno.
Sorrisi e mi lasciai cadere sul letto a baldacchino di Alexia, con un sospiro. Notai che nella sua stanza, dovunque, attaccati ai muri, c'erano poster di Beyoncè, di Christina Aguilera e dei One Direction, la nostra boy band aglo-irlandese preferita. Guardai uno ad uno le loro immagini, e mi bloccai ad osservare Louis. Quegli occhi mi incantarono, erano profondi e vivaci, come il colore, un celeste intenso. Da quando ero diventata una Directioner, ogni notte sognavo di poterli incontrare tutti e cinque, che Louis si innamorasse di me, però avevo abbandonato quella speranza quando si era fidanzato con Eleanor Calder, una studentessa e una modella. Per carità, la trovavo molto carina e mi sembrava anche simpatica, ma avrei voluto che al suo posto ci fossi stata io. Vabbè, non sempre va tutto come si desidera. Mia cugina tornò nella stanza, con indosso un asciugamano blu scuro.
<< Vestiti, se vuoi andare a correre. >> mi disse mentre apriva il mobile dei vestiti.
<< Okay. >>.
Andai in camera mia e aprii la valigia. Presi un paio di pantaloncini neri, una canottierina bianca e indossai il tutto, con un paio di scarpe da ginnastica. Scendemmo al piano inferiore per fare colazione. In cucina trovammo mia zia che leggeva un giornale sorseggiando il caffè. Appena entrammo alzò lo sguardo e ci sorrise.
<< Buongiorno ragazze. Marty, dormito bene? >>. 
<< Buongiorno zia. Sì sì, grazie. >>.
<< Cosa c'è per colazione? >> domandò Alexia aprendo il frigo grigio.
<< Quello che volete. Posso prepararvi anche bacon e uova. >>.
Alexia mi guardò. Certo, uova e bacon erano molto invitanti, però dovevamo andare a correre, non è il massimo farlo con lo stomaco strapieno.
<< No, io opto per una tazza di latte con qualche biscotto. >>.
Mia zia Ignazia si alzò e andò a prendere dalla dispensa un pacco di biscotti con le gocce di cioccolato mentre Alex prendeva il latte e due tazze. Facemmo colazione parlando del più e del meno. Quando finimmo andammo a lavarci i denti, salutammo mia zia ed uscimmo per la nostra corsetta in giro per Londra.
<< Allora, li hai mai incontrati? >> le chiesi superando una signora in tailleur grigio che camminava spedita con una 24ore nera in pelle.
<< Li ho visti una volta camminare per strada, ma ci ho messo un po' a realizzare che erano oro. >>.
Ridemmo. Tirai fuori il mio iPod, mi misi le cuffiette e feci partire la musica: Domino di Jessie J. Quella canzone mi diede la carica giusta per la corsa. Corremmo in silenzio, ognuna persa nella musica che ascoltava. Il bello di Londra era la gente varia che camminava per strada: etnia, razza, religione. C'erano ragazzi che si vestivano a seconda del loro genere musicale, creando un insieme di colori bellissimo. Ero talmente assorta da ciò che mi circondava che non mi accorsi di un ragazzo che mi veniva incontro correndo, così ci scontrammo. Caddi rovinosamente a terra, battendo il mio povero fondoschiena e mettendo male il polso destro. Il dolore fu lancinante.
<< Oh mio Dio. Cavolo, mi dispiace tantissimo. Non ti ho vista. >> disse una voce maschile, molto familiare.
Nel mio campo visivo entrò una mano grande, le dita affusolate e curate, al polso un braccialetto viola e uno sul nero marrone.

Cavolo che bella mano!pensai mentre mi aggrappavo a quella che in mi sembrò la mia ancora di salvezza.
<< Tutto bene? >> mi chiese.
<< Il polso, non riesco a muoverlo. >> dissi alzando la testa a guardare il ragazzo.
Ma mi bloccai a osservare il petto. Spalle larghe, fisico asciutto e muscoloso. Fu ll'abbigliamento a colpirmi di più, perchè aveva qualcosa di troppo familiare. Maglietta bianca, giacca blu con contorni bianchi, le maniche tirate su fino al gomito. Appena lo guardai in viso, ciò che c'era intorno a noi si confuse in un'unica massa di colori, il mio cuore aumentò i battiti, il dolore sembrò scomparire, nonstante ci fosse ancora, e anche più forte. Non potevo credere ai miei occhi, perchè lì, davanti a me, c'era Harry Styles.

  
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