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Autore: Marty E Vanny Winchester    13/08/2012    3 recensioni
Salve a tutti! Siamo Marty_Love_Winchester e Vanny_Winchester, siamo qui per presentarvi una nostra storia, unione delle nostre menti!
Sam e Dean si spingeranno fino in Italia, a Firenze per seguire un caso particolare, dove incontreranno due cacciatrici: Jessica e Vanessa...
Il resto, scopritelo leggendo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The only desire that comforts me at night, it's you'
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mi scuso per gli errori che sicuramente troverete, ho un terribile mal di testa e ho riletto così tante volte che mi risulta difficile scovare l'errore ormai xD



19 luglio


Sono una persona molto pigra di natura, starei ore a dormire, la parte difficile è addormentarsi. Cacciare ti obbliga a vedere cose terrificanti; tutti scappano dai mostri, noi cacciatori no: ci andiamo proprio incontro, rischiamo la vita e viviamo esistenze colme di orrori. Ognuno di noi lotta per una ragione, si crea le proprie sicurezze e tira avanti, ma come puoi dormire dopo essere stato strappato da ogni tua certezza?
Dopo ore passate a girarmi e rigirarmi nel letto, sono più agitata e stressata che mai. Penso che poche cose siano frustranti come non riuscire a dormire. Basta, ci rinuncio. Mi metto seduta sul letto, afferro un elastico che avevo appoggiato sul comodino e mi tiro su i capelli. Non guardo nulla di particolare, la stanza è quasi completamente immersa nel buio e in casa regna una pace quasi assoluta. Respiro un odore dolce e delicato, vaniglia credo; il letto è molto caldo, l’estate non è il periodo migliore per del sonno ristoratore. Mi volto verso il Winchester, credo che non abbia mai condiviso il letto con una donna senza farci sesso. Mi perdo a pensare per non so quanto tempo, i miei pensieri corrono sprovvisti di una base razionale e quasi mi addormento. Quasi.
Dopo un tempo indefinito sento bussare con forza alla porta, mi sento intontita e ho bisogno di qualche secondo per attivare il cervello. Faticosamente mi metto in piedi, afferro un coltello e lo tengo nascosto dietro alla schiena. Barcollo fino alla porta, evitando per miracolo la sedia e una lampada da terra. Ho gli occhi impastati e un leggero mal di testa, quindi non mi preoccupo dei capelli scompigliati e della faccia da rimbambita che sicuramente ho. Apro la porta, cercando di non fare troppo rumore (un disturbo che la donna che mi ritrovo davanti non si è presa).

«Scusi la sveglia così presto, ma ho una cosa importante da darle»

«A quest’ora di notte? Non poteva aspettare domani?!»
Mi accorgo di risultare antipatica e insensibile, ma penso sia normale essere scontrosi dopo una simile sveglia.

«Un uomo affascinante, occhi di un blu intenso, capelli scuri, con indosso un trench, mi ha detto di darle questa lettera il prima possibile»
Mi porge un foglio di carta, rimango un po’ imbambolata -con gli occhi spalancati- poi afferro quello che mi sta porgendo e richiudo la porta. Mi siedo sulla sedia, accendo una lampadina e fisso un po’ la lettera. La scrittura è perfettamente leggibile, con un brivido inizio a farmi investire dal contenuto. Tengo il foglio a fatica, sento quelle parole bruciarmi la pelle.  

Ciao Jessica, sono Castiel, scusa se ti ho fatto recapitare questa lettera così presto, ma il tempo è contro di noi. Se avete trovato il file sul vostro computer, sapete che oggi succederà qualcosa. Vi siete arrabbiati perché non vi abbiamo detto come stavano le cose, la verità è che non lo sapevamo nemmeno noi. Adesso, però, sappiamo questo: da quando i Winchester hanno fermato l’apocalisse, Raffaele sta cercando di fargliela pagare in ogni modo possibile. I mostri che avete sconfitto, erano stati creati da lui: voleva farvi conoscere, insieme avreste ucciso il mostro e quindi sareste finiti in questi universi paralleli. Perché non vi ha spedito semplicemente qui? Non lo sappiamo.
Devo essere sincero, Sam e Vanessa non se la passano bene dall’altra parte, ma presto anche il vostro mondo vi “crollerà addosso”. Non sappiamo molto dei piani di nostro fratello, ma sicuramente vi farà soffrire, molto.  Dovete andare in ospedale e recitare la formula che ho scritto in fondo, è l’unica speranza: dovrebbe essere in grado di aprire un varco, ma dovrete essere veloci a portare Sam e Vanessa nel vostro universo, non sappiamo quanto resterà aperto e soprattutto quanto manchi al bombardamento.

Alla parola “bombardamento” il mio cervello va momentaneamente in tilt, devo resistere all’impulso di urlare e continuare a leggere.

So che per voi potrebbe essere uno shock, ma confido nel vostro forte carattere. Una volta che sarete tutti insieme, potremmo collaborare e cercare di tornare nel vero mondo. Tutto quello che vi circonda è opera di Raffaele, non c’è nulla di vero, però se morite è per davvero. Quasi dimenticavo: è molto importante che iniziate a recitare l’incantesimo alle 8.30 del mattino.
Ps. Non entrate nella camera delle gemelle, per nessuna ragione al mondo.

Non riesco più a trattenere le lacrime e scoppio a piangere. Dean si alza di scatto, accende le luci della stanza ed è pronto a lottare con un coltello in mano. Si guarda dubbioso intorno e costata che non c’è nessun pericolo, imminente almeno.
«Che cosa succede?»

Ha la voce leggermente impastata, ma comunque limpida. In meno di un secondo mi è accanto, lo fisso e gli porgo la lettera. Appoggia il coltello sulla scrivania e inizia a leggere, io non riesco a guardare altro fuorché le mie mani; le parole si sono marchiate a fuoco nella mia mente, le sento persino bruciarmi da dentro.

«Santo cielo»
Non gli ho mai sentito pronunciare quelle parole, ma evidentemente il suo cervello deve essere momentaneamente andato.

«Raffaele? Un varco? Bombardamento?...»
Ripete tutte le parole della lettera, una dopo l’altra. Mi sento un macigno sullo stomaco, il mio sguardo corre alla porta viola. Devo entrare, devo vedere. Mi alzo e appena Dean capisce le mie intenzioni, mi afferra un braccio.

«Lasciami andare! Devo andare a vedere, devo sapere cos’è accaduto alle mie figlie!»
Gli grido contro, cerco di liberarmi il braccio, ma lui è più forte di me. Sento la sua robusta mano sulla mia pelle, provo una scarica elettrica ogni volta che sfiora il mio corpo.

«Non sono le tue figlie»
Replica, senza smettere di tenermi stretta per un braccio. Quelle parole sono peggio di cento pugnalate in pieno petto, razionalmente so perfettamente che ha ragione, ma irrazionalmente mi rifiuto di crederci. Mi butto per terra, sprofondo la testa nelle ginocchia e inizio a piangere. Dentro di me sento che sono morte: “Presto anche il vostro mondo vi crollerà addosso”, le parole di Castiel sono come aghi nella mia mente.

«Jessy»
La voce del maggiore è dolce, rassicurante e ovattata dal mio pianto. Si siede accanto a me e mi abbraccia, il suo calore mi regala un po’ di sollievo. Sentiamo dei passi fuori dalla porta e istintivamente ci alziamo in piedi, io afferro la pistola nascosta dietro dei libri, Dean il coltello che aveva appoggiato sulla scrivania.

«Tutto bene qui dentro?»
Non riconosciamo la voce, ma sarà qualche guardiano notturno. Ci scambiamo un’occhiata e gli suggerisco cosa dire, sussurrando più piano possibile. Il maggiore cerca di parlare senza ridere, io sono ancora molto scossa per trovare la cosa divertente.

«No, per niente! Sa come sono le donne in fase mestruale: piangono e si arrabbiano per un non nulla»

«Già, la capisco… anche mia madre diventa irritabile»
Adesso entrambi dobbiamo trattenere le risate, ma quando la porta si apre leggermente, gridiamo all’unisono:

«Non entri, siamo nudi!»

«Chiuda la porta, mia moglie a quest’ora non è un gran bello spettacolo!»
Lo fulmino con lo sguardo, ma almeno le nostre parole lo hanno persuaso a entrare. Ci augura una buona notte, rimaniamo immobili fino a quando non avvertiamo più i suoi passi sul parquet. Appoggiamo le nostri armi e ci guardiamo, senza dire niente. Alla fine è lui a spezzare il silenzio.

«Sai, abbiamo tre ore ancora»

«Come puoi pensare al sesso?! Le nostre… Angelica e Rebecca potrebbero essere morte»

«Io volevo dire che potremmo cercare di riposarci un po’»
Alzo un sopracciglio, credo che non riuscirei a dormire manco con una dose di morfina.
***

Ci prepariamo con molte ore di anticipo; indosso una canottiera nera e dei pantaloncini bianchi, Dean una semplice maglietta rossa e un paio di jeans estivi. Non sono dell’umore, ma cerco di sistemarmi i capelli e coprire un po’ le occhiaie. Ovviamente non indosso gioielli, tranne una collana portafortuna che mi ha regalato Vanessa. Cerchiamo di mangiare qualcosa, dobbiamo essere in forze, ma ho lo stomaco così chiuso che non riesco a buttare giù nemmeno un pezzo di crostata al cioccolato. Usciamo in giardino e quando noto il cielo - cupo e nuvoloso- sospiro rumorosamente: rispecchia perfettamente il mio umore. Nell’aria si respira un odore definito: tra poco dovrebbe iniziare a piovere. Arriviamo in garage e inizio a schiacciare la chiave che tengo in mano per capire a quale auto appartenga. Si accendono le luci di una Ferrari nera, un brivido mi percorre la schiena: sarà la mia prima e ultima occasione di guidarne una, molto probabilmente.
«Hey, lascia guidare me»

«Scordatelo»
Rispondono prontamente al Winchester, entrando nell’auto.


                                    ***

L’ospedale non è molto distante, manca ancora parecchio tempo all’orario indicato da Castiel. Parcheggio e rimaniamo ad aspettare in auto, il tempo è scandito dai tergicristalli. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro. La pioggia scivola velocemente sui finestrini, il cielo è illuminato da lampi e l’udito è continuamente invaso dai tuoni. Tira un forte vento, riesco a vedere gli alberi muoversi e qualche ramo cadere. Le ambulanze procedono con cautela, le persone corrono subito al riparo dentro l’ospedale. Guardo l’ora segnata dall’auto: 8.15.

«Cominciamo a entrare»
Le parole mi escono strozzate. Respiro con affanno, mi passo una mano nei capelli togliendo le chiavi dal quadro e infilandole in tasca. Usciamo dalla macchina, percorriamo il parcheggio dell’ospedale stando molto vicini. Dopo nemmeno dieci passi siamo fradici, ma è l’ultima delle nostre preoccupazioni. Finalmente riusciamo a sottrarci alla pioggia battente, rifugiandoci in ospedale.

«In che zona andiamo? Se lo facciamo qui davanti a tutti, ci manderanno in psichiatria»

«Andiamo in una stanza della DEA»

«è?»

«Sta per “Dipartimento d’Emergenza e Accettazione”»
Inarca il sopracciglio, come se stessi parlando arabo.

«Il pronto soccorso»
Risponde con un “Ah”, alzando le spalle. Ci nascondiamo in una shock room: è una fortuna che siamo lavoratori in questo ospedale, passiamo quasi inosservati.

«Se fosse un’altra situazione mi sentire il dottor “strana more”: un ginecologo e una infermiera, nascosti in una stanza del pronto soccorso…»

«Sii serio per favore! Siamo qui per cercare di salvare Sam e Vanessa, quindi concentriamoci»

Lo ammonisco e controllo l’orologio: è ora di iniziare.

All’inizio non succede nulla, ma dopo tredici parole iniziano a sentirsi delle scosse di terremoto. Dopo venti parole un forte vento ci rende difficile rimanere stabili sulle gambe. Dopo trenta parole appare qualcosa, come quando guardi attraverso un vetro opaco.

«Forza, andiamo!»
Gli urlo, passando attraverso quello spiraglio. Appena arrivo dall’altra parte mi sento un nodo alla gola: Vanny è svenuta, Sam è per terra evidentemente ferito e… c’è mia madre! “Jessica, quella non è tua madre” mi dico, ma questo non rende la situazione più facile. Non devo lasciarmi distrarre, niente di questo è reale. Il sosia di mia madre ci fissa con stupore, non facciamo in tempo ad agire perché ci sbatte violentemente contro il muro. Sam cerca di alzarsi in piedi, ma il demone lo tiene ancorato al pavimento. Cerco di spostare un qualsiasi muscolo, ma solo gli occhi riescono a muoversi.

«Guarda che cosa abbiamo qui. Jenny, Dean, venite»
Il sosia di mia madre ha una voce che fa accapponare la pelle, niente a che vedere con quella della mia mamma. Dopo dieci respiri pesanti, appaiono nella stanza due esseri uguali a me e a Dean. Adesso capisco come devono sentirsi i gemelli. Dean, il demone, mi scruta in maniera davvero strana. Si avvicina a me, mi mostra i suoi occhi neri e mi rivolge un sorriso inquietante.

«Ecco la ragazza con cui è stata scambiata Jenny, bene bene»
Mi afferra il volto e mi stringe con forza, quanto vorrei che avesse un aspetto diverso. Il Winchester, inchiodato al muro come me, bestemmia e sbraita a tutto spiano.
Nella stanza spunta Gabriele, ci urla di chiudere gli occhi: obbedisco e l’unica cosa che riesco a vedere, attraverso le palpebre chiuse, è una luce molto forte. Quando sento di potermi muovere, apro gli occhi. Gabriele sta per parlare, ma scompare misteriosamente nel nulla. Guardo lo spiraglio, per fortuna è ancora aperto e i demoni sono fuori gioco.

«Andiamo!»
Dean aiuta il minore a tirarsi su, lo spintona verso l’altro universo, ma lui non si muoverà di lì senza Vanessa. Continua a chiamare il suo nome, ma è troppo debole per esserle di aiuto.
«Mi occupo io di Vanessa, riesci appena a stare in piedi. Dean, cominciate ad andare»
Ci scambiamo un’occhiata intensa, alla fine Sammy annuisce e insieme al fratello oltrepassano il varco.
 
**punto di vista: Dean**

Con molta fatica aiuto mio fratello a camminare, preferirei passare dall’altra parte con le ragazze accanto, ma non è possibile. Lasciamo quel luogo prossimo al bombardamento, ma non siamo sollevati: ancora non vediamo arrivare le ragazze. Velocemente ritorno nel passato, trovando una situazione inquietante: la casa è semi distrutta, le ragazze sono ferite e svenute per terra. Un movimento quasi impercettibile di Vanny mi fa sperare per il meglio; le corro vicino e sussurro all’orecchio “riesci a muoverti?”. Apre gli occhi, di un colore profondo, e l’aiuto a mettersi in piedi. È confusa, sorpresa e sollevata allo stesso tempo. Annuisce e barcollando oltrepassa la barriera tra i due universi. Jessica è messa decisamente male: vetri sul corpo, sangue che esce dalla testa e dal naso. Sento uno strano vento provenire dalle mie spalle, senza pensarci un secondo di più prendo in braccio la ragazza e corro, riuscendo a passare per un soffio.


**punto di vista: Dean demone**
Quella creatura era un angelo! Per fortuna qualcuno gli ha tolto le batterie, non mi ha messo fuori gioco per molto. Dannazione, devo andare via da questa topaia: ci tengo al mio bel contenitore, avere una bellezza fuori da comune rende gli aborti umani stupidi. Scatto in piedi, sistemo i capelli del mio corpicino e mi guardo intorno: Jenny non deve essere lontana. Eccola lì, infatti; un attimo… quella non è Jenny!



**angolo dell’autrice Marty**
Ciao a tutti e grazie di aver letto, pensavate che le cose stessero migliorando vero? Non è così, la pace per i nostri eroi è lontana! >.< Questo è l’ultimo capitolo della prima “stagione”, la mia socia, amica e cognata Vanny arriverà presto con il seguito, che dovrebbe chiamarsi: If you're there, I'll be there.
 
Grazie a tutti! xD

  
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