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Autore: 1rebeccam    13/08/2012    13 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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-Abbiamo… sconfitto… il drago… Kate!-
Avrebbe dovuto essere un grido di vittoria, invece è solo un sussurro,
un sussurro tradito dalla voce tremante e da lacrime silenziose,
che bruciano sulla ferita allo zigomo e bagnano il collo di lei.

Passano solo pochi secondi, ma a loro sembra passata un’eternità, le sirene vicinissime lo risvegliano all’improvviso.
Si guarda intorno come smarrito, cerca di rimettere a posto le idee e si alza di colpo, lamentandosi per il dolore alla costole e si dirige fuori dalla stanza.

-Rick, dove vai?- …     
                                                                                                                          



 

La Resa Dei Conti


*
Un'unica Certezza...

*
32° Capitolo 

 

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-Rick, dove vai?-... 
 

Quello che succede immediatamente dopo, appare come sbiadito.
Voci concitate, preoccupate. Passi veloci, occhi sbarrati e attenti.
Le luci delle sirene fuori dalla finestra, riflettono uno strano colore blu metallico intermittente all’interno dello studio, illuminato solo dalla lampada sulla scrivania ed altre due, ai lati della stanza.
Oltre che sbiadito, è anche tutto ovattato, come se quei minuti terribili, trascorsi tra botte, rabbia, paura e morte, avessero attutito di colpo ogni senso.
Udito, vista, odorato, gusto, tatto… sono come addormentati, atrofizzati.
L’udito, sente il loro respiro cadenzato, perché abbracciati e vicini.
La vista, si affaccia con la presenza della morte attorno a loro.
L’odorato, li circonda con l’essenza pungente del sangue e del sudore.
Il gusto, ha il sapore salato e amaro di lacrime e dolore.
Il tatto, dà loro l’unica certezza del momento… guancia contro guancia, mano nella mano, paura contro paura: sono vivi!
Per questo sono rimasti immobili, quando Ryan, avvicinandosi a loro, con la paura ancora negli occhi, la pistola in pugno lungo il fianco e il cuore in gola, gli ha chiesto se stavano bene.
Fuori dallo studio e attorno a loro si percepisce solo tanta confusione. Nesbit ordina ai suoi uomini di controllare le stanze del piano di sopra, facendo attenzione a non toccare niente, all’avvocato Corbin di restare all’entrata e ad Esposito di occuparsi delle guardie ammanettate e tramortite nel parco.
-Kate… Rick! Va tutto bene?-
Ripete Ryan, poggiando una mano sulla spalla di Beckett, mentre aspetta, quasi senza respirare, che lei risponda, finchè Beckett solleva lo sguardo su di lui e quel silenzio ovattato, improvvisamente comincia ad urlare.
I sensi si liberano. I suoni diventano chiari. Gli odori si mischiano tra loro. Il tocco di due dita amiche diventa una carezza, rivelando al gusto un’immensa dolcezza e la vista mostra quegli occhi azzurri, sgranati e preoccupati, quel colore meraviglioso che vede tutti i giorni da anni e che, adesso, le sembra come un salvagente in mezzo all’oceano.
Ryan non è riuscito a mantenere le distanze, ad essere obiettivo o distaccato. In quel momento non è un poliziotto. Quello, per lui, non è lavoro. Loro sono i suoi colleghi, la sua famiglia e non ha potuto fare a meno di chiamarli per nome, in un sussurro, carico di quella tensione e quella paura di non arrivare in tempo, che non ha potuto evitare di provare lui, come il suo amico Esposito. Solo loro due sapevano cosa si stesse consumando realmente in quella casa, solo loro due sapevano esattamente chi era il governatore Jordan e che importanza avesse, non solo per Beckett, ma soprattutto per Castle.
Ora è lì, davanti ai suoi due amici, lei con il collo e le braccia livide, il labbro spaccato, lui con un taglio profondo alla faccia, che comincia anche a gonfiarsi e cambiare colore e non riesce a non far scendere una lacrima, di dolore, forse per la scena che ha davanti, di felicità, per averli ritrovati vivi... e vedere Beckett sollevare lo sguardo e sorridergli, gli ha allargato immensamente il cuore.
-Mio padre ha bisogno di un’ambulanza, Kevin.-
Risponde lei, con lo stesso sussurro e la stessa complicità che ha usato lui nella domanda.
Ryan annuisce e corre nella stanza accanto per dare soccorso a Jim, mentre lei continua a non muoversi, stretta in quell’abbraccio di protezione al suo uomo, bisognosi entrambi del rispettivo calore.
Dopo avere impartito ordini su ordini ai suoi sottoposti, Nesbit si avvicina, assieme ad Esposito e Stan, a quello che, non è più lo studio del governatore, ma la scena di un crimine. Si vede costretto a chiamare la centrale, dire cosa fosse successo e richiedere la scientifica e altre squadre, confermando che uno dei cadaveri, ancora da definire se vittima o carnefice, è proprio il governatore dello stato di New York, Victor Jordan.
Il detective si porta la mano ai capelli, si china a controllare il corpo senza toccare niente. La bomba sta ormai per esplodere, tra qualche ora tutto il paese avrebbe saputo, tutto il paese avrebbe preteso spiegazioni.
Castle cerca di alzarsi, ma il dolore lo blocca. I movimenti che era riuscito a fare poco prima, a sangue caldo, diventano sempre più difficili, man mano che passano i minuti; ora sente davvero delle fitte lancinanti, tanto da avere difficoltà a respirare.
Nel giro di pochi minuti, il parco diventa un via vai continuo di macchine con i lampeggianti accesi e di agenti che, su e giù, dentro e fuori la casa, corrono alla ricerca di non si sa bene cosa. I medici si occupano immediatamente di Jim Beckett e Kate gli resta vicino, mentre lo mettono sulla barella.
-Non credo che Nesbit mi permetterà di venire con te sull’ambulanza. Sono ancora in arresto!-
-Anche se lo facesse, non te lo permetterei io. Devi restare qui, Katie. In tutti questi anni Rick ti ha aiutato e sorretto, ora è lui che ha bisogno del tuo seostegno.-
Si sporge dalla barella e rivolge un ultimo sguardo verso Castle, per poi guardare ancora sua figlia.
-Sembra distrutto… e non solo nel corpo. Devi restare qui, io sto bene… tranquilla.-
Le parla con un sorriso sereno sulle labbra, felice e sollevato che lei sia viva. Kate lo abbraccia, non riuscendo a trattenere le lacrime che, dopo lo sparo a Lucas, non hanno smesso di bagnare i suoi occhi.
-Ti voglio bene papà!-
-Mai quanto te ne voglio io, bambina mia.-
Lo accompagna fin sopra l’ambulanza, lo guarda andare via e resta immobile, finchè i lampeggianti non diventano solo un puntino luminoso nella notte. Si guarda intorno e si rende conto che la zona circostante alla casa, è già piena di gente con telecamere e macchine fotografiche… la stampa è già arrivata, a momenti prima della polizia. Un agente la riporta alla realtà.
-Mi scusi, il detective Nesbit chiede di lei…-
Annuisce e lo segue in casa.
Sono ancora tutti nello studio. Il medico legale sta studiando i cadaveri e la scientifica sta catalogando tutto.
I medici che stanno medicando Rick, invece, lo hanno fatto stendere sul divano all’entrata. Lo hanno bendato ben stretto al torace e gli stanno ricucendo il taglio sulla guancia destra. Dopo averlo ripulito del sangue che lo ricopriva, si cominciano a vedere i lividi, mezza faccia è praticamente violacea. Kate lo guarda con una smorfia sulle labbra, quando vede i continui cambiamenti della sua espressione, man mano che l’ago entra ed esce dalla sua carne.
-Dovresti convincerlo ad andare in ospedale.-
Le sussurra Esposito sorridendo, dopo aver constatato di persona che il suo capo sta bene, nonostante i lividi.
-Mentre eri fuori ha fatto il diavolo a quattro, perché i paramedici volevano metterlo sulla barella e portarlo in ospedale. Gli ha praticamente ordinato di ricucirlo qui.-
Lei risponde al sorriso di Esposito.
-Lasciamogli fare la parte del duro, stavolta se l’è meritata!-
L’amico le mette un braccio attorno alle spalle e si avvicinano al paziente, proprio mentre il medico rimette a posto ago e filo.
-Noi abbiamo finito, non ha niente di rotto, ma le costole sono ammaccate. Nelle prossime ore il dolore potrebbe diventare insopportabile, deve andare in ospedale e rimanere immobile per un paio di giorni-.
Guarda tutti in faccia in cerca di aiuto, ma quando si rende conto che nessuno gli avrebbe dato man forte, sospira, aiuta Castle a mettersi seduto, appoggiandolo delicatamente alla spalliera del divano e prende dalla valigetta due flaconcini.
-Le pillole verdi sono antibiotici, per la ferita al viso. Una compressa al giorno per 5 giorni. Quelle bianche sono antidolorifici, ne prenda due al giorno, se non dovesse sopportare il dolore, arrivi pure a tre, ma non ne abusi. Per questa notte dovrebbe essere a posto, nell’iniezione che le ho fatto prima, c’era una bella dose di analgesici e calmanti… mi raccomando, resti immobile a letto, almeno per quattro giorni, poi faremo un controllo.-
Esposito ringrazia il medico e lo accompagna alla porta e Beckett, che si è impossessata delle pillole, si siede vicino a Rick sul divano. Stan si abbassa davanti a lui, tenendosi le costole e sorridendo.
-Che fossi egocentrico e megalomane, l’ho sempre saputo, ma che fossi capace di farti picchiare a sangue solo per avere le mie stesse ferite, beh, questo è davvero il colmo!-
Castle lo guarda, hanno la stessa benda bianca sulla parte destra del viso e si tengono le costole allo stesso modo… cercano di sorridere, ma il dolore li ferma e la risata scappa spontanea sulle labbra del resto dei presenti.
-Stan, potresti avvertire mia madre e Alexis che stiamo bene? Saranno in pena e terrorizzate.-
Lui annuisce.
-Perché non ci parli tu stesso, Richard?-
Gli chiede porgendogli il telefono, ma lui scuote la testa.
-No, ti prego, adesso no, non potrei. Dì solo che stiamo tutti bene, ma non dirgli cos’è realmente successo, gliene parlerò a casa… per favore!-
Gli poggia la mano sul braccio e Stan annuisce alzandosi, anche se non riesce a capire perché dovrebbe essere così difficile dire alla sua famiglia che il drago è morto, finalmente!
-Come vuoi!-
-Spero vada meglio, signor Castle!-
La voce di Nesbit alle loro spalle, li fa ripiombare improvvisamente in quello studio, con la luce fioca, tre cadaveri sul pavimento e tanto sangue.
-Il sindaco ha chiamato il mio capo già tre volte e il mio capo ha chiamato me altrettante volte, vogliono una spiegazione plausibile per quello che è successo qui questa sera… e anche io!-
Li osserva attentamente, mentre lui si tocca la benda sulla faccia e lei guarda semplicemente nel vuoto.
-Sentite, lo so che siete provati e che non è stata una bella serata, ma io ho tre cadaveri in quello studio, ed uno di questi è il governatore. Non è una cosa che passa inosservata. Per convincermi a venire qui, Esposito mi ha raccontato una strana, mezza storia, per cui il governatore era il fantomatico drago, senza però nessuna prova plausibile… e io l’ho mandata giù solo perché conosco Javier, ma adesso quei cadaveri gridano domande a cui io devo assolutamente rispondere, visto che la patata bollente me la sono voluta io.-
Nessuno risponde ancora, lei continua a tenere gli occhi fissi sulle sue mani intrecciate, mentre Castle guarda  nel vuoto, come per raccogliere le idee. Nesbit prende una sedia, ci si siede al contrario e si posiziona davanti a loro, poggiando le braccia sulla spalliera.
-Signor Castle, sulla scrivania abbiamo trovato due fascicoli su di lei e su Beckett. Il governatore sapeva vita, morte e miracoli, soprattutto di Beckett, la spiava e la seguiva da tempo. Ora, io mi chiedo: se fosse vero che Jordan era il drago, perché avrebbe rapito Jim Beckett, mostrandosi apertamente a lei? Per 13 anni è rimasto nell’ombra e di punto in bianco esce allo scoperto… perché?-
Finalmente Castle alza lo sguardo e sospira.
-Non lo so… onestamente Nesbit… non lo so… o perlomeno, sono riuscito a farmene un’idea, solo quando sono arrivato qui.
-Mi spieghi allora.-
Lui annuisce.
-Mi ha contattato oggi pomeriggio, convinto che conoscessi la sua vera identità. Mi ha detto che Jim Beckett era nelle sue mani e che sapere la verità su di lui e avere le prove sulla sua colpevolezza, non avrebbe cambiato le cose.-
-Prove? Di che genere?-
Chiede Nesbit avvicinandosi a lui, che scuote la testa.
-Non sapevo nemmeno questo, quando mi ha contattato. Ha continuato dicendo che Beckett doveva presentarsi questa sera qui, a casa sua, per restituirgli tutto quanto e se non l’avesse fatto, avrebbe rimandato a casa suo padre a pezzettini. Dopo di che se ne è andato, senza ulteriori spiegazioni.-
Si ferma un momento, cercando di respirare piano e prendere un po’ di tempo, mentre Nesbit passa al vaglio tutte le espressioni dei presenti, che oltre ad essere corrucciate e preoccupate, non tradiscono nessun’altra emozione. Poi torna su Castle, ammiccando per spronarlo a continuare.
-Quindi Beckett era nascosta a casa sua!?-
Gli chiede serio e lei solleva di colpo lo sguardo preoccupata, ma lui scuote la mano, lasciando intendere che questa, al momento, non era la cosa più importante. Rivolge la sua attenzione su Castle, facendogli cenno di proseguire.
-Ho raccontato a Kate la discussione con il governatore e lei è rimasta stupita quanto me, noi non avevamo la più pallida idea di chi fosse il drago, finchè non me lo ha detto lui stesso. Quando ha saputo del rapimento del padre e delle condizioni di Jordan per liberarlo, per impedirmi di venirle dietro, Kate ha avuto la brillante idea di fracassarmi una lampada sulla testa.-
Sottolinea la frase guardandola, mentre lei solleva un sopracciglio e anche Nesbit, sposta lo sguardo su di lei.
-Complimenti Detective… coraggiosa e pericolosa… mi piacerebbe averla nella mia squadra!-
Lei risponde senza guardarlo.
-Potrebbe entrare lei a far parte della mia!-
Nesbit la guarda storcendo la labbra.
-Peccato che al momento lei non abbia nessuna squadra!-
-Touchet!-
Risponde lei, scuotendo la testa e Nesbit sorride.
-Quindi Beckett, lei è arrivata qui, ha tramortito tutta da sola tre guardie, disarmandole e ammanettandole, la stessa cosa ha fatto con la guardia nella stanza video, è entrata nello studio… e poi?-
Lei annuisce.
-Jordan era in piedi davanti alla scrivania e il suo braccio destro era vicino a lui. Li tenevo sotto tiro con la pistola che avevo tolto ad una delle guardie. Gli ho chiesto di vedere mio padre, ma il governatore ha iniziato a dire cose sconnesse. Continuava a ripetere che, se non gli davo quello che gli avevamo rubato, avrebbe ucciso mio padre davanti ai miei occhi…-
-Di cosa parlava?-
-Non ne avevo idea. Gli ho perfino detto che, se lasciava andare mio padre, mi sarei costituita e avrei confessato l’omicidio di Freeman, così non avrebbe avuto più niente da temere da me, ma Lucas ha sparato a mio padre, ferendolo alla spalla, poi Jordan è riuscito a disarmarmi e mi ha messo le braccia al collo… nel frattempo è arrivato Castle.-
Lo sguardo si posa nuovamente su di lui.
-Quando sono entrato, Lucas stava per sparare di nuovo a Jim, ma io l’ho colpito alla mano; nel parco avevo trovato le pistole che Beckett aveva tolto alle guardie e ne avevo presa una. Jordan continuava a tenere Kate per la gola, diceva che le avrebbe spezzato il collo, se non gli avessi dato i documenti.-
-Documenti? Le prove di cui le aveva parlato nel vostro incontro del pomeriggio?-
-Probabile! Ripeteva in continuazione, che dal suo ufficio era scomparso un incartamento segreto, documenti che potevano distruggerlo, insistendo sul fatto che potevamo averli presi solo noi…-
Nesbit lo osserva serio.
-Siete mai stati negli uffici del governatore? Lo avevate incontrato mai di persona, prima di stasera?-
Castle scuote la testa, negando e il detective si fa ancora più cupo.
-Allora perché era così sicuro che foste stati voi?-
-Perché glielo aveva detto il suo braccio destro, come si chiamava… Cane… Lucas Cane.-
Nesbit e anche i tre amici accanto a lui, aggrottano le sopracciglia, mentre Castle raccoglie le idee per continuare.
-Pare che Cane, avesse raccontato a Jordan, di avermi visto nei corridoi dei suoi uffici, qualche giorno dopo la morte di Montgomery, da una delle telecamere di controllo. Gli ha detto che aveva cercato di fermarmi, ma prima che potesse raggiungermi, io me ne ero già andato, così, quando hanno scoperto che mancavano i documenti, il governatore ha pensato che li avessi presi io. Non so perché quell’uomo abbia detto una cosa del genere, ma io non sono mai stato nel palazzo del governo, né tanto meno immaginavo che Jordan potesse essere il drago.-
Nesbit annuisce, mentre Esposito, Ryan e Stan si guardano di sottecchi, non riuscendo a seguire il filo logico della storia.
-Poi cos’è successo?-
-Ho continuato a negare che fossimo in possesso di quello che diceva lui, Jim era ferito, volevo prendere tempo, sperando nel vostro arrivo… ma...-
Beckett lo interrompe.
-Ma nel frattempo è arrivato l’altro agente di sicurezza, che ha fermato Rick. Ogni volta che il governatore parlava di quello che, secondo lui, gli avremmo rubato, Lucas lo colpiva con calci e pugni al viso, al torace …-
Castle riprende il racconto.
-Poi il governatore ha colpito lei al viso, scaraventandola a terra con forza…-
Si guardano seri, gli occhi lucidi, come a rivivere il dolore di quel momento e Nesbit si schiarisce la gola per attirare la loro attenzione. Si voltano contemporaneamente a guardarlo e poi lei abbassa di nuovo lo sguardo sulle sue le mani.
-E come siamo arrivati a tre cadaveri?-
-Sono riuscita a divincolarmi un attimo, avevo un coltello nascosto nello stivale e ho colpito la guardia, Jordan mi ha fermata ancora, mi stritolava le braccia con una mano, mentre con l’altra aveva preso la pistola per sparare a Rick, ma… -
-Ma improvvisamente Lucas ha sparato a lui, alle spalle…-
Sussurra Castle, prendendole la mano.
-Lucas Cane… ha sparato al governatore... a sangue freddo!?-
Castle e Beckett annuiscono nello stesso momento.
-Perché?!-
Beckett solleva lo sguardo, incontrando quello interrogativo e serio di Nesbit.
-Lucas ci guardava con una strana espressione di trionfo, rideva. Sembrava un pazzo, rideva mentre guardava il cadavere del governatore, come divertito da quello che stava succedendo.‘Si sentiva un dio, non aveva ancora capito che eravate ad un passo da noi, io invece si… dovevo prendere in mano la situazione. Sapevo che, nascondendo i suoi documenti, sarebbe uscito fuori di testa e così è stato. Si è lasciato manovrare come un burattino!’ Dopo aver detto questa frase, ha smesso improvvisamente di ridere e ha puntato l’arma verso Rick. Ha detto che nessuno avrebbe trovato i nostri cadaveri.-
E Cane? Com’è morto?-
-Ai miei piedi c’era la pistola caduta al governatore, lui era così preso dalla sua follia, che non se ne è curato, così sono rotolata a terra, l’ho presa e… e ho sparato io per prima!-
Resta in silenzio un paio di secondi, riporta lo sguardo verso il pavimento e sospira
-Dopo qualche minuto siete arrivati voi.-
Ryan, Esposito e Stan, che sapevano dei documenti, restano impassibili davanti alla strana storia dei due amici, l’avvocato non riesce a capire dove vogliano andare a parare, mentre i due detective cominciano a delineare la logicità del racconto e si rendono conto che il nome del capitano Roy Montgomery, non è stato pronunciato nemmeno una volta. Nesbit si passa per l’ennesima volta la mano sui capelli, esasperato.
-E’ chiaro che lo ha tradito per prendere il comando… anche se non ho ancora ben chiaro di cosa! Ma come avrebbe spiegato la morte del governatore e i vostri cadaveri?-
Le domande sembrano rivolte più a se stesso, che a loro.
Castle solleva le spalle.
-Questo dovrebbe chiederlo a lui, doveva avere un piano che per lui era perfetto, ma, a quanto pare, non lo sapremo mai.-
Nesbit annuisce alzandosi in piedi.
-Chissà che fine hanno fatto i documenti di cui parlava Jordan?!
-Forse la risposta ce l’ho io, capo!-
Uno degli agenti di Nesbit  sta scendendo le scale con una cartelletta aperta su dei fogli, che sta controllando attentamente.
-Dimmi Carter, cos’hai trovato?-
-Un plico di carte, capo. Era in una delle stanze di sopra, nascosti sotto al materasso, credo fosse la stanza del signor Cane.-
Nesbit controlla alcuni dei fogli, Castle e Beckett si guardano seri ed Esposito si avvicina, fingendo curiosità.
-Cosa c’è scritto Jason?-
-Non ne ho la più pallida idea. Numeri, ci sono numeri su numeri e simboli e date, ma non ho idea di cosa siano.-
L’agente Carter si fa avanti.
-Se mi permette capo, sembrano numeri cifrati, forse conti bancari segreti,  ma c’è qualcosa di peggio in questo registro.-
Porge al detective un libro con la fodera di pelle nera e tutti quanti guardano, quasi senza respirare, Nesbit, la cui espressione cambia man mano che lo sfoglia.
-Capo, tutto ciò che è segnato nei documenti e soprattutto in questo registro è palesemente illegale, è chiaro che il governatore fosse invischiato in affari poco puliti. Penso che il suo braccio destro volesse una fetta più grossa di quella che riceveva già e li abbia rubati, usando Beckett come capro espiatorio, con l’intento di ricattare il governatore. Da quel poco che ho potuto vedere, questo registro è una bomba.-
Nesbit continua a sfogliare pagina per pagina e nello stesso tempo annuisce.
Castle e Beckett si guardano complici…
 
-Rick, dove vai?-
Era uscito velocemente dallo studio per rientrare immediatamente dopo, con il registro tra le mani e Beckett lo aveva guardato meravigliata.
-Lo hai portato con te?-
-L’ho nascosto dentro il porta ombrelli in cucina, prima di entrare qui.-
Beckett aveva scosso la testa.
-Non ci posso credere, pensavo lo avresti lasciato al sicuro per darlo a Nesbit, nel caso mi avesse uccisa.-
Lui, senza rispondere, si era avvicinato alla scrivania, si era asciugato le mani sui vestiti, per assicurarsi che non fossero sporche di sangue, aveva aperto il plico contenente i documenti, ed era rimasto un attimo a fissarli.
-Rick, che hai intenzione di fare?-
Nemmeno a questa domanda aveva risposto. In silenzio, aveva sistemato il registro assieme al resto dei documenti e si era fermato a riflettere, mentre le sirene continuavano ad avvicinarsi.
-Senza questi, sarà difficile dimostrare che lui era il drago e consegnandoli semplicemente alla polizia, dovremmo dire come e da chi li abbiamo avuti… se invece la polizia li trovasse, per caso, tra le proprietà del governatore… come se, in tutti questi anni, avesse segnato per filo e per segno tutti i suoi affari, senza tralasciare nulla… dobbiamo solo inventarci un modo convincente di nasconderli!-
Aveva sorriso, quando gli occhi di Kate si erano illuminati improvvisamente, come se gli stesse dicendo che era un’idea geniale. 
-Ma come?-
Rick aveva riflettuto un altro paio di secondi, facendo mente locale su come si erano svolti i fatti. Le analisi della scientifica e del medico legale, avrebbero rivelato che il proiettile che aveva ucciso Jordan, era stato sparato da Lucas alle sue spalle… era questa la soluzione.
-Li nasconderemo nella camera di Lucas, faremo credere che volesse tradirlo e ricattarlo. Lucas ruba i documenti per averlo in pugno e gli fa credere che siamo stati noi e che abbiamo scoperto la sua vera identità, così lui, messo alle strette, è dovuto uscire per forza allo scoperto!-
Lei continuava a guardarlo con una strana luce negli occhi, stupita di come la sua mente, funzionasse sempre in modalità fantasia, in questo modo avrebbero anche potuto spiegare il perché Lucas avesse colpito Jordan alle spalle. 
-Può funzionare! Così Montgomery non comparirà in alcun modo. Dobbiamo solo metterci d’accordo sulla storia.-
-Niente di più facile, sono uno scrittore, no? Inventare storie è il mio pane quotidiano!-
Dopo aver messo a punto cosa dovevano dichiarare alla polizia, si era voltato a guardare Jim nell’altra stanza, seduto a terra e appoggiato alla parete di fronte a lui, si teneva la spalla, che, grazie al cielo, non sanguinava più.-
-Jim, quando la interrogheranno, dovrà solo dire che è rimasto svenuto per tutto il tempo, dopo che le hanno sparato alla spalla, perciò, non ha visto, ne sentito niente, così non ci saranno differenze sulle nostre deposizioni.-
Papà Beckett aveva annuito.
-Tranquillo Rick, stai parlando con un uomo svenuto!-
Gli aveva risposto, strizzandogli l’occhio.
Avevano sorriso alla battuta di Jim, poi Castle aveva fatto qualche passo in avanti per recarsi al piano di sopra, ma era stato costretto a fermarsi.
-Kate, io non riuscirò a fare le scale, le costole mi fanno troppo male, devi farlo tu, nascondili in un posto banale… Jordan si fidava di Lucas, non aveva motivo di perquisire la sua stanza…-
Beckett aveva preso i documenti ed era corsa al piano di sopra, aveva individuato facilmente la stanza di Lucas, controllando gli abiti nell’armadio, lui era molto più basso del governatore, perciò di taglia diversa. Aveva sistemato i documenti sotto al materasso ed era scesa di corsa per tornare nello studio, mentre le auto della polizia facevano ingresso nel parco.
Castle era accasciato in ginocchio, mentre con un braccio si teneva alla scrivania, proprio vicino al corpo di suo padre.
-Rick, cos’hai?-
-Non riesco… quasi a respirare, è come… se mi entrasse una… una lama dentro al petto.-
Aveva risposto piano, lamentandosi. Lei si era seduta a terra e lo aveva attirato a sé.
-Appoggiati a me e cerca di muoverti il meno possibile, i soccorsi saranno qui tra poco.-
Rick si era lasciato andare tra le sue braccia, aveva guardato ancora il corpo senza vita del governatore Jordan, aveva rivisto i suoi occhi chiudersi lentamente e in quel momento, aveva stretto la mano di Kate che gli accarezzava il viso. Si erano guardati per un attimo e per un attimo tutto era diventato ovattato; silenzioso ma rumoroso; reale ma surreale. 

Così li aveva trovati Ryan, quando era entrato nello studio, a segnare la fine di quella terribile serata…


Continua...



 

Angolo di Rebecca:

Nonostante il pericolo corso, i due tontoloni si sono inventati una storia
(il mio cervello ha architettato tutto, 
credibile, non credibile... sta a voi dirlo) 
ma Nesbit e gli altri ci crederanno?!

 
 
  
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