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Autore: FairySweet    13/08/2012    2 recensioni
Era semplicemente una seconda occasione e niente di più. In fondo, lui non aveva chiesto niente dalla vita ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Short Film 4
                                                                 Un Respiro di Rugiada






La camera d’albergo era a dir poco fantastica, ampia, luminosa e piena di allegria. Buttò il borsone sul letto e il bastone fece la stessa fine, era stanco e il jet lag non aiutava per niente.
Accanto al letto, nell’angolo più riparato della camera una culla bianca aspettava la sua bambina “A quanto pare qualcuno si farà un bel sonno” mormorò posandovi la piccola e chiudendo gli occhi si lanciò sgraziatamente sul letto.
Era un suono lontano e distorto, qualcosa che assomigliava ad una sirena ma non lo era, socchiuse appena un occhio cercando la sveglia ma non era quel marchingegno a suonare “Cazzo” sussurrò schiacciandosi il cuscino sulla faccia “Regola gli orari bambina perché altrimenti litighiamo” scostò il lenzuolo lasciando scivolare le gambe di lato, Rylie piangeva come una disperata agitando le manine e le gambe “E va bene ho capito” esclamò sollevandola dalla culla “La smetti di perforarmi i timpani?” era così piccola da stare comodamente sdraiata sul suo avambraccio senza fatica “Ehi ehi guardami” smise di piangere e attratta dalla sua voce voltò il viso verso di lui.
“Dobbiamo trovare un accordo Rylie altrimenti finirò per diventare matto nel giro di pochi giorni e non so quanto ti convenga” sorrise divertito dall’espressione della figlia.       
Continuava ad osservarlo confusa con le lacrime che scendevano silenziose dagli occhi e una manina davanti alla bocca “Non ti piace il tuo letto?” continuò sollevandolo sguardo “Beh forse hai ragione, sembra  una prigione” prese due cuscini e li sistemò sul bordo del  letto“Per stasera ti concedo questo onore ma non ti ci abituare chiaro?” posò la bambina accanto a sé lasciando cadere un braccio accanto a lei “Ora dormi, paparino deve cercare un lavoro domani e non ho intenzione di restare tutta la vita in una suite chiaro?” sbuffò chiudendo gli occhi ma li riaprì di colpo quando la manina di Rylie si posò sulla sua. Era un gesto così naturale che nemmeno ci aveva fatto caso. Per una volta la sua razionalità aveva abbassato la guardia permettendo a quella bambina il primo vero contatto con sé stesso e con il suo vero essere.
Quel contatto di cui aveva bisogno e che tanto temeva ora era lì, lampante davanti ai suoi occhi. Rimase immobile studiando quella manina minuscola e tenera che si abbandonava sulla sua, leggera, profumata, quasi come fosse una soffice nuvola colorata di rosa. Chiuse gli occhi e si abbandonò al dolce tepore del sonno lasciando che quel contatto perforasse la barriera dei sogni accompagnandolo lontano dalla stanchezza.  Avrebbe passato ore e ore sdraiate in quel morbido letto e invece, doveva alzarsi, doveva farlo altrimenti non avrebbe mai avuto un lavoro.
Cercò di fare meno rumore possibile, Rylie era tranquilla o almeno sembrava, l’acqua della doccia era fresca e rilassante anche se ad ogni minimo rumore tirava la testa fuori per ascoltare se, in quel silenzio chiassoso, la bambina si era messa a piangere. Doccia e vestiti puliti, andava decisamente meglio, si voltò sbadigliando verso la piccola, aveva messo quattro cuscini impilati uno sull’altro per evitare di ritrovarla a terra ma lei  non si era mossa “Sei ancora viva?” mormorò chinandosi appena sul letto “Andiamo” la sollevò delicatamente reggendola quasi come se avesse tra le mani un vaso di cristallo.
Non aveva mai avuto una bambina e non sapeva la minima cosa di bagnetti e vestitini, così, rimase seduto davanti alla vasca da bagno per venti minuti buoni prima di farsi coraggio e aprire l’acqua calda “Allora, prometto che sarà veloce e indolore ma tu prometti di non piangere” esclamò sollevandola davanti al viso “Lo prendo per un si d’accordo?” cercava di toccarla il meno possibile, usava due dita per slacciare i bottoncini del body e lo stesso per il pannolino “Va bene” continuò chiudendo l’acqua “Proviamo” la prese di nuovo tra le braccia e la immerse in acqua reggendola con la mano destra mentre con la sinistra, era intento a cercare il sapone da qualche parte affianco a sé, Rylie piegò le labbra in un lieve sorriso e giocava con l’acqua muovendo dolcemente le manine “Ehi ehi” esclamò divertito “Io ho già fatto il bagno ora tocca a te” le insaponò dolcemente la testa ridendo mentre cercava di evitare gli schizzi.
In fondo non era andata poi così male, Rylie non aveva pianto nemmeno una volta ed era riuscito a trovare il coraggio di stringerla con più forza, la trattava come una bambola di porcellana pronta a cadere da un momento all’altro ma non poteva continuare a sfiorarla e basta. Doveva prendersi cura di lei e per farlo doveva spingersi
leggermente oltre lo sfiorare e lo spiare.
Certo era strano, lui, burbero e scorbutico medico, così odiato da tutti eppure così ricercato da tutti ora era alle prese con una bambina di pochi giorni.  
Impacciato e confuso, si sentiva decisamente fuori luogo,forse Rylie stava meglio in una casa famiglia, lì almeno si sarebbero presi cura di lei e non l’avrebbero trattata come un pupazzo di pezza. Lui se l’era trascinata dietro semplicemente per riuscire a dimenticare, era stato egoista e bastardo costringendo una bambina a vivere nel dolore assieme a lui ma in fondo, Rylie era questo, una seconda occasione, un seconda e divertentissima occasione per ricominciare a vivere. La vestì in fretta litigando di tanto in tanto con i laccetti e i bottoni ma alla fine, il risultato fu più che soddisfacente. Aveva comprato di fretta solo quel completino da neonata e non si era reso conto di quanto effettivamente Rylie fosse piccola, le sue mani, i piedi, il corpo, tutto di lei era in miniatura. Il cappellino rosa e bianco risaltava i lineamenti aggraziati del suo visino … non avrebbe mai pensato di arrivare a sorridere per un bambino e invece ora, era lì come un idiota a ridere  per cose banali e stupide.
Scosse leggermente la testa e avvolgendola nella coperta la prese in braccio, certo camminare con Rylie e il bastone era decisamente complicato ma bilanciando bene il peso poteva riuscirci.
 La cosa veramente positiva in tutta questa fottutissima storia era la stagione, almeno Rylie aveva scelto la primavera per venire al mondo risparmiandogli così il gelo delle mattinate invernali e i problemi con i vestiti. Camminava tranquillo per le strade londinesi fermandosi di tanto in tanto ad ammirare la vetrina di qualche negozio e le insegne colorate dei pub.
Era entrato in quasi tutti i negozi per l’infanzia che trovava sulla via, almeno avrebbe comprato tutto quello di cui la piccola aveva bisogno. Da “Sweet Baby” aveva comprato i vestitini, una montagna di vestitini ma la commessa aveva vent’anni ed era bella e questo bastava a fargli perdere il contatto con la realtà. Da “Baby of the World” invece aveva preso la carrozzina e il corredino per il bagno compreso di paperelle e giochi, Rylie di certo non se ne sarebbe fatta niente ma lui adorava le paperelle di gomma e un centinaio di altre cose di cui ignorava il funzionamento e che ora, erano comodamente sparpagliate in albergo.
Nel pomeriggio avrebbe incontrato il direttore sanitario del più importante ospedale di Londra e poi, se tutto fosse andato per il verso giusto sarebbe corso a comprare casa. Non erano i soldi a mancargli e di certo, non avrebbe rinunciato a vivere nel lusso per un po’, in fondo se lo meritava no? Aveva preso con sé una bambina e aveva azzerato qualsiasi contatto con il passato ritornando nella terra di sua madre.
Le due e mezza, afferrò il bastone e mettendo Rylie nel marsupio chiamò un taxi.
Certo se quello era l’ospedale più grande di Londra c’era un motivo. Princeton sembrava una scatoletta di cartone a confronto. Lì dentro si respirava pace e soprattutto possibilità di evitare le ore di ambulatorio senza dover continuamente preoccuparsi del capo “Che dici, andrà bene?” mormorò nervoso abbassando appena lo sguardo ma Rylie non era in vena di risposte anzi, comodamente appoggiata al suo petto dormiva incurante di tutto quello che le accadeva attorno “Perfetto” esclamò sarcastico, fece un bel respiro e si diresse verso l’ufficio del direttore “Posso esserle utile?” si bloccò incuriosito davanti a quell’omino sui trent’anni alto la metà di lui, un visetto sorridente e due occhietti vispi a completare il tutto “Dovrei incontrare il dottor Symur” l’altro sorrise appena consultando l’agenda “Ha un appuntamento?” “No gli faccio un improvvisata” sbottò ironico picchiettando con il bastone per terra “P- prego” balbettò aprendogli leggermente la porta.
Bell’ufficio  … decisamente luminoso e decisamente moderno, neanche lontanamente paragonabile all’ufficio di quella donna, lì tutto era più freddo e distaccato. Poltrone di pelle nera e una scrivania di vetro, grandi librerie in pieno stile moderno e moquette scura per completare il tutto “Lei è il dottor Symur?” domandò confuso stringendo la mano ad un uomo anziano distinto e raffinato “E lei è?” “Gregory House” “Non posso crederci” esclamò divertito rafforzando la presa “Nemmeno io” sibilò tagliente cercando di sfilare la mano “Così lei è davvero quel famosissimo dottore che cura i pazienti nel giro di qualche giorno?” “Già” annuì deciso sedendosi di fronte a lui “E viene da me per?” rimase a fissarlo per qualche secondo prima di scoppiare a ridere “Non posso crederci … Viene da me per un lavoro?” ma che cavolo di posto si era trovato “Lei è un medico di fama mondiale, non ha bisogno di chiedere” iniziò il primario aprendo una cartella di fronte a sé “Sono disposto ad aprire un nuovo reparto di diagnostica e le darò la migliore squadra di medici che esista. Lei è una leggenda e averla nel nostro ospedale non può che farci bene” rimaneva a bocca aperta ad ogni parola di quel medico pazzerello e distinto che andava in brodo di giuggiole di fronte  a lui “Ovviamente sono disposto a darle quello che vuole ma, se non le dispiace, vorrei sapere il motivo per cui se ne è andato da Princeton. A quanto ne so, è uno dei migliori ospedali che esistano e il primario di medicina è … beh per metterla con un termine diciamo così americano, una vera bomba!” sorrise annuendo allegro “Vero, è una super bomba sexy tremendamente brava nel suo lavoro ma, vede, io mi sono terribilmente innamorato di lei e non voglio farla soffrire” in fondo era stato sincero, forse per la prima volta nella sua vita, l’altro rise appena firmando un foglio “È sua figlia?” domandò incuriosito sbirciando la bambina da sopra gli occhiali “Già” “Come si chiama?” “Rylie” “Ha un nome strano” borbottò passandogli il foglio “Ma è comunque molto bella” provò a sorridere ma era certo che la smorfia che stava prendendo posto sul suo viso era tutt’altro che allegra “Ovviamente se lei firma un contratto con noi le chiedo di restare qui almeno per due anni. Vorremo averla unicamente per noi. Lei è un genio e ha bisogno di un ospedale che le dia nuovi stimoli” “Vero” rispose firmando “Sono un genio convinto di essere onnipotente e la maggior parte delle volte mi comporto da bambino ma  sono comunque un genio e mi creda, non ho nessuna intenzione di tornare indietro” Symur sorrise stringendogli di nuovo la mano “Benvenuto a bordo dottor House”.
  
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