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Autore: FairyCleo    13/08/2012    2 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Inaspettate verità

 
"Che cosa hai fatto?".
 
Caspian non riusciva a farsi una ragione dell'orrore a cui i suoi giovani occhi avevano appena assistito. Semplicemente non poteva essere vero. Lo scenario era troppo crudele e surreale per poter corrispondere alla realtà. Eppure, l'odore pungente di ruggine e sale che le sue narici avevano percepito e il rosso scarlatto che colava imperterrito dall'altare sul lindo pavimento erano la prova più evidente dell'orrore che era appena stato commesso.
 
In piedi, davanti al trono, con le labbra sporche di liquido rosso e le mani ancora zuppe della stessa sostanza, vi era l'essere che era stato la causa e l'effetto di quella magia così potente e così spaventosa.
Miraz l'usurpatore era circondato dalle losche figure incappucciate, e osservava con aria famelica i suoi stessi arti: erano gli stessi di un tempo, ma i presenti non riuscivano a capire che in realtà per lui erano praticamente come nuovi. In lui scorreva una linfa vitale, un'energia che solo chi era diventato come era lui sarebbe stato in grado di comprendere. Si sentiva vibrare, quasi ardere dalla forza che scorreva in ogni singola fibra del suo corpo. I suoi occhi erano del colore del fuoco, e il ghigno sul suo viso continuava a diventare sempre più opprimente e sempre più malefico.
Purtroppo, non si potevano non avvertire l'odore amaro della vittoria di un mostro, e quello della sconfitta e del dolore del mondo che aveva appena iniziato a vivere sotto una minaccia che non era in grado di contrastare.
Non era tanto l’immortalità di Miraz a causare un problema, ma il modo in cui se ne sarebbe servito. Purtroppo, chi ha scopi malefici, solitamente li protrae per tutto il resto della sua vita.
 
Il corpo senza vita di lord Sospespian giaceva immobile sull'altare: uno squarcio spaventoso si apriva sul suo torace, e là dove doveva trovarsi il cuore, c'erano solo sangue e vuoto.
Sul pavimento, riverso su di un fianco, il volto cereo e i polsi straziati da quella magia che faceva così tanto parte di lui, c'era il mago che era stato costretto a perpetrare un simile abominio.
 
"Merlino!" - aveva urlato il giovane Caspian, scendendo dalla sicura groppa del grande e possente Aslan.
Il timore che al suo nuovo amico fosse capitato qualcosa di terribile era dilagato in lui. Sapeva fin troppo bene quali prezzi richiedesse quel tipo di magia, glielo aveva insegnato il suo caro amico Mikael molto tempo addietro, e temeva che la vita di un solo uomo non fosse un prezzo abbastanza alto da pagare.
Aslan lo aveva lasciato fare: i suoi grandi occhi luminosi erano diventati allo stesso tempo tristi e severi, ma non potevano staccarsi dall'essere crudele che aveva osato sfidare le leggi della natura, le leggi che regolavano il mondo sin dalla notte dei tempi.
 
Il giovane Merlino respirava ancora, ma il battito del suo cuore andava mano a mano scemando. I polsi erano serrati dai malefici arnesi frutto della magia nera e sanguinavano copiosamente, forse più del corpo dilaniato di lord Sopespian. Di quel passo sarebbe presto morto dissanguato.
 
"Amico mio, amico mio, ti prego, devi svegliarti!" - continuava a ripetergli Caspian mentre lo scuoteva con dolcezza - "Devi svegliarti Merlino! Sono qui con Aslan, il grande leone, e presto verrà anche Artù! Mi hai sentito? Artù! Il principe della tua amata Camelot! Ti prego Merlino, non ci puoi abbandonare, non adesso!".
 
Ma proprio mentre stava facendo l'ennesimo tentativo di risvegliarlo, la malefica ombra di Mikael si era parata davanti al giovane Caspian, facendolo gelare. Fino a qualche tempo prima, aveva solo sentito parlare dell'essere spaventoso in cui si era tramutato il suo migliore amico, ma vederselo davanti senza alcun preavviso, in tutta la sua aria minacciosa e crudele, era tutta un'altra cosa. Le fauci spalancate lasciavano intravedere una sibilante lingua rossa, le lunghe spire si attorcigliavano su se stesse, ma la cosa che maggiormente procurava orrore al principe erano i tizzoni ardenti che essa aveva al posto degli occhi.
Ogni ricordo delle splendide iridi dorate di Mikael svaniva rispetto a quell'abominio. Neanche la più felice memoria poteva sperare di sopravvivere.
 
"Mikael..."  aveva appena sussurrato Caspian, mentre reggeva ancora fra le braccia il corpo di Merlino - "Amico mio... Che ti hanno fatto?".
 
L'ombra, però, non aveva dato alcun segno di avere memoria della perduta umanità. Le iridi di fuoco continuavano a scrutarlo, cercando di arrivare sin dentro la sua anima, e la punta della lingua arrivava quasi a sfiorargli la fronte. Caspian riusciva a percepire il gelo del suo alito, e non poteva capacitarsi di come una creatura apparentemente forgiata dal fuoco potesse emanare un freddo tanto spaventoso.
 
Era pietrificato dalla paura. Non aveva la più pallida idea di cosa poter fare per sistemare le cose. Voleva aiutare Merlino, e allo stesso tempo voleva cercare di salvare anche ciò che rimaneva del suo più caro amico. Ma cosa poteva fare lui, un misero essere umano, se neanche il possente Aslan sembrava in grado di fare qualcosa?
 
L'orrenda creatura si era avvolta su se stessa, e se gli anni di addestramento e di caccia gli avevano insegnato qualcosa, Caspian aveva riconosciuto quel gesto come un segno di imminente attacco. Ma, proprio mentre stava per spalancare le possenti fauci e fare Aslan solo sapeva cosa, la voce imperiosa di Miraz lo aveva fermato.
 
"Mio buon amico, non è questo il modo di trattare chi mi ha permesso di diventare immortale! E non è di certo questo il modo di salutare il principe Caspian!".
 
Il tono della sua voce era di scherno. La cattivera faceva evidentemente parte di lui, e sembrava gioirne ancora di più dopo essere diventato immortale.
 
"Tu... tu sapevi che...".
"Che eri vivo? Credi davvero che io sia così sciocco, mio caro nipote? Ho la magia più potente del mondo dalla mia parte, l'hai forse dimenticato? Non sai che piacere averti qui".
Ma Caspian sembrava non capire quello che suo zio evidentemente intendeva.
"Andiamo ragazzo, ero convinto che fossi molto più intelligente di così!".
"Vile codardo e traditore! Privi tuo fratello della vita, costringi tuo nipote alla prigionia e usurpi un trono che non potrà mai appartenerti! Non meriti di vivere!".
Miraz sorrideva maligno mentre si avvicinava a suo nipote e al mago.
"Belle parole, ragazzo. Parole di un futuro sovrano leale e giusto. Peccato solo che la tua ingenuità ti abbia portato a questo" - e aveva posato il palmo della mano su quello che doveva essere il capo dell'ombra sibilante.
"Tu non regnerai mai su Telmar, né su Narnia o sulle terre circostanti! Restituisci alla gente quello che gli appartiene, e sparisci per sempre!".
 
Caspian stesso si domandava da dove pervenisse tutto quel coraggio che stava dimostrando. Non era un codardo, ma aveva sempre affrontato ogni situazione ponderando meglio che poteva ogni cosa, evitando di fare cose che gli avrebbero causato pentimenti e vergogne. Ma non quella volta: in quell'occasione, Caspian si era dimostrato coraggioso quasi come il leone che lo aveva ricondotto a casa, o forse ancora di più, perché finalmente aveva trovato in se stesso la forza di combattere in nome della giustizia e dell'amore.
Ma il perfido e immortale Miraz non sembrava altrettanto entusiasta. Il coraggio di Caspian lo aveva inizialmente divertito, in seguito lo aveva indispettito a dismisura. Come si permetteva quello sciocco insolente di rivolgersi a lui con quel tono di sfida tanto altezzoso e impertinente? Uno sciocco ragazzino non poteva competere con il grande Miraz, l'immortale! Sì, quello era il titolo con cui sarebbe stato chiamato fino alla fine del mondo! L'immortale. Perché al contrario di tutte le altre creature, egli sarebbe vissuto per sempre.
 
L'anima nera di Mikael continuava ad essere sull'orlo di attaccare. Era assurdo che un essere nato dalla magia oscura decidesse di utilizzare un modo talmente animalesco e brutale di punire un nemico. Sembrava che aspettasse solo l'ordine di Miraz, ordine che però stentava a sopraggiungere.
 
"Io non ho paura di te, zio. Perché dovrei averne? Non sei tu ad aver conquistato ciò che ritieni di avere per merito. Hai costretto un ragazzo dal cuore puro a commettere degli abomini, hai incatenato a te la magia, e hai ridotto un intero popolo in schiavitù. Guardati attorno. Guarda cosa hai fatto a questo ragazzo" - e aveva indicato Merlino, ancora svenuto e agonizzante - "Guarda cosa sono gli esseri di cui ti circondi!".
 
Nonostante il principe Caspian non fosse pratico delle arti magiche e di tutto quello che gravitava loro attorno, sentiva una grande chiarezza riguardo alle cose che lo stavano circondando. Ciò gli aveva permesso di accorgersi immediatamente delle reale identità delle figure incappucciate che stavano supportando Miraz: esse non erano più creature appartenenti al nostro mondo, bensì erano quelli che un tempo erano uomini avevano venduto il loro cuore, tramutandosi in bestie crudeli trasfigurate nel corpo e nell'anima. I loro volti ormai privi di cappuccio erano quasi impossibili da guardare troppo a lungo: i capelli non erano più presenti sulle loro teste, e la pelle giallastra era cosparsi in più punti da verruche spaventose. Le mani erano scarne e ossute, terminanti con lunghe unghie gialle e ricurve, e l'aver addosso quella lunga tunica nera contribuiva a rendere ancora più sinistro il loro aspetto.
Caspian aveva stretto maggiormente Merlino a sé, cercando di distogliere lo sguardo. Persino Miraz sembrava profondamente turbato dall'immagine che si era manifestata davanti ai suoi occhi. Si era evidentemente reso conto all'improvviso di chi era davvero il gruppo di persone di cui si era circondato, e quello aveva evidentemente causato turbamento nel cuore nero del neo-immortale.
Come aveva fatto a non notarlo prima? Quegli uomini lo avevano affiancato sin da quando aveva iniziato a pianificare ogni cosa, e non si era mai accorto di cambiamenti o di qualcosa che potesse anche solo lontanamente farlo sospettare. Eppure erano lì, vive e reali, più spaventose e temibili che mai. Ma come poteva lui provare paura? Lui non poteva morire e aveva al proprio fianco l'essere più potente che la magia potesse forgiare, cosa poteva ferirlo, o anche solo lontanamente turbarlo?
 
"Non dovete avere timore maestà..." - aveva detto uno di essi, avvicinandosi con passo lento e ondeggiante - "Noi siamo qui per consigliarvi, proprio come abbiamo fatto sin dal primo istante".
"Sì maestà..." - aveva aggiunto un altro - "Non badate alle parole del giovane... E' traviato dal narniano, dal leone. Non c'è niente di cui temere mio signore. Noi siamo qui per servirvi, e lo saremo in eterno".
Miraz non sembrava del tutto tranquillo, ma di certo non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare i suoi piani.
"Non devi ascoltarli zio" - aveva tentato Caspian - "Sono certo che con l'aiuto di Aslan potrai rimediare al male che hai inflitto, potrai riportare la luce nel tuo cuore accecato dall'odio e dal buio. Anche il cuore più nero può cambiare se deciderà di accettare l'amore. Accetta l'amore di Aslan e potrai sistemare ogni cosa".
Ma Miraz non sembrava della stessa opinione. L'usurpatore aveva posato entrambe le mani sui fianchi ed era scoppiato in una fragorosa risata.
"In chi dovrei riporre la mia fiducia, caro nipote? In un leone che ti ha abbandonato così, su due piedi? I miei complimenti!".
Inizialmente, Caspian non aveva compreso il vero significato delle parole di suo zio. Poi, però, guardandosi attorno, si era accorto che quella presenza così costante che tanto gli aveva infuso coraggio era svanita nel nulla. Aslan non c'era più. Il maestoso leone dorato, il re dei re, il creatore di Narnia, aveva abbandonato il castello.
"Aslan...".
Dopo un iniziale smarrimento, le parole del leone gli erano tornate alla mente, e ogni cosa era stata finalmente chiara. Sarebbe stato compito dei figli di Adamo sconfiggere Miraz, anche se arrivati a quel punto sembrava una missione impossibile. Ma lui era il principe Caspian, il vero erede del trono i Telmar, figlio di Caspian IX e nipote di Caspian VIII, e di certo non avrebbe più ceduto. Non aveva bisogno di vedere Aslan con gli occhi, perché percepiva perfettamente la sua presenza nel cuore.
"Tu non vincerai, mostro. Noi ti fermeremo".
"Voglio proprio vedere come tenterai di farlo".

*

Artù era in fermento. L'esercito era ormai stato schierato, e da tempo avevano cominciato a marciare verso la volta di Telmar. Un nano dai capelli rossicci dal buffo nome aveva aiutato lui e sir Leon a pianificare l'attacco, avvertendolo di quello che avrebbero trovato una volta varcate la soglia della città. Anche se sembrava impossibile da credersi, pareva che ogni cosa fosse piombata nella più totale oscurità, e che l'anima che Miraz aveva legato a sé fosse un tempo un ragazzo buono che era stato costretto da un patto infranto a scagliare maledizioni in nome di quel mostro senza scrupoli. Briscola - questo era il nome del nano - aveva raccontato ad Artù che quasi tutta Telmar era invasa da uomini trasformati in statue di pietra, e che i pochi superstiti vivevano nel terrore. Il giovane sapeva che il desiderio di Miraz era quello di diventare immortale, ma continuava a non capire perché avesse deciso di rapire Merlino. Ovviamente, seguendo gli ordini di Aslan, Briscola non aveva rivelato la vera identità del ragazzo, aspettando che fosse quest'ultimo a farlo. La parola di Aslan doveva essere rispettata a prescindere da tutto e tutti, ma qualcosa nel cuore del valoroso nano gli suggeriva che questo giovane mago fosse un ragazzo dal cuore puro e innocente, una vittima della crudeltà e dell'ignoranza altrui. Sapeva pure che re Uther, il padre di Artù, aveva bandito la magia e dato la caccia a centinaia di creature magiche, ma questo non lo aveva fermato dal mettersi al servizio del giovane principe. Aveva visto lealtà e onore nei suoi occhi unite al desiderio ardente di salvare il suo amico. Il principe aveva sfidato il suo stesso padre pur di salvarlo, e questo dimostrava quanto puro e immenso fosse il sentimento che lo legava a Merlino. Briscola sperava solo di riuscire ad intervenire in tempo.
"Siamo al limitare del bosco, sire" - aveva detto sir Leon ad un certo punto – “Facciamo attenzione”.
Se inizialmente aveva provato disagio a muoversi fra animali parlanti di ogni genere, il prode cavaliere non aveva ormai più alcun timore. Quelle che lo circondavano non erano comuni bestie, ma esseri intelligenti e valorosi. Era un vero onore combattere al loro fianco e per giunta in una simile battaglia. Sperava solo che ne uscissero vincitori.
Artù si era avvicinato con il proprio destriero a quello di sir Leon, che galoppava a sua volta accanto a Briscola.
"Aslan ci ha detto che avrebbe radunato il resto del nostro esercito, e a questo punto credo che si riferisca al resto degli abitanti di Telmar, anche se non vedo come artigiani e contadini possano aiutarci contro un esercito ben istruito e per giunta assistito dalla magia nera, ma non voglio dubitare della Sua parola" - il principe aveva imparato immediatamente a non mettere in discussione ciò che il leone aveva proferito - "Sono sicuro che Lui interverrà al momento opportuno. E' solo che vorrei trovarmi al castello... Maledizione".
Sir Leon non aveva commentato: il suo principe era troppo nervoso e impaziente, e non era di certo quello il momento di mettersi a fare degli appunti. Artù era un condottiero, e l'attesa per lui era snervante.
"Cerchiamo di fare presto per favore... Miraz deve essere fermato prima che sia troppo tardi. Potrebbe arrivare persino a Camelot per portare morte e desolazione, e questo non possiamo permetterlo. Dobbiamo restituire alla gente la propria terra e la propria libertà, e dobbiamo sottrarre Merlino al suo volere. Qualunque sia la ragione per cui è stato condotto qui, ora non ha più importanza. Nel nome di Aslan, ridiamo a Narnia ciò che è di Narnia".

*

La situazione era precipitata in pochi istanti. Miraz aveva dato ordine ai suoi uomini di imprigionare Caspian e aveva fatto condurre Merlino nelle sue stanze. Il giovane mago non si era ancora risvegliato, e aveva continuato a perdere del sangue. Ormai era bianco come un cadavere, e il suo respiro era praticamente impercettibile. Caspian aveva lottato con tutte le sue forze per evitare che li separassero, ma era stato tutto inutile: erano troppi e troppo forti, e nonostante la presenza in lui dell'amore di Aslan, non era riuscito ad evitarlo. Merlino era lontano da lui, nascosto ai suoi occhi, e Caspian era certo che la sua prossima destinazione sarebbe stata la sala delle torture, dove Miraz, il caro zio che aveva fatto ogni cosa pur di ucciderlo, gli avrebbe fatto pagare la colpa di portare lo stesso nome che avevano avuto tutti i regnanti sedutisi sul trono di Telmar. Ma Caspian aveva ancora una volta sottovalutato la crudeltà dello zio: il perfido re immortale, aveva privato il giovane della sua spada e del suo pugnale, imprigionandogli polsi e caviglie proprio alla base del trono, in modo che chiunque entrasse nel salone fosse in grado di vederlo.
"Portate via il corpo di lord Sopespian! Trovo incredibile che nei nostri boschi si vedano ancora animali così feroci, no?" - aveva ordinato alle guardie, ridendo come solo un essere crudele come lui era capace di fare - "Subito dopo, pretendo che vengano radunati tutti i nobili e le loro signore: ci sarà una festa qui, oggi. Si festeggerà la cattura del mostro che ha fatto uccidere il suo stesso padre dai narniani".
Finalmente, tutto era chiaro. Il piano di Miraz aveva toccato il fondo con quell'ultima osservazione brutale. Il perfido tiranno aveva deciso di far passare Caspian per il colpevole davanti ai pochi che ancora non sapevano quello che era stato lui a fare, accusandolo di aver ucciso il re e istigato i narniani alla rivolta. Facendo in quel modo, Miraz avrebbe avuto un motivo per giustificare il loro attacco, un motivo per giustificare il misterioso e inatteso ritorno del principe che tutti credevano morto, e soprattutto avrebbe dato una spiegazione più che plausibile alla sua incoronazione e al perché il legittimo erede al trono fosse imprigionato come il più terribile tra i malviventi. E la cosa peggiore è che tutti gli avrebbero creduto, perché non c'era colpa più grande per un nobile che macchiarsi di alto tradimento nei confronti della corona. Chi avrebbe mai prestato ascolto alle insulse scuse di un ragazzo che era sparito per anni senza lasciare alcuna traccia di sé, di un giovane che tutti avevano dato per morto? Lacrime amare erano salite agli occhi del giovane principe, ormai pervaso dalla rabbia e dalla frustrazione. Si sentiva inutile e di peso. Cosa avrebbe potuto fare in quelle condizioni?
Improvvisamente, aveva scorto tra la piccola folla una figura che egli conosceva molto bene, una figura che non avrebbe potuto confondere con nessun'altra.
"Giona!" - aveva chiamato, cercando di non farsi udire dalle guardie che presidiavano il trono (sua maestà il re aveva deciso di cambiarsi d'abito per l'occasione) - "Giona!"- aveva ripetuto una seconda volta, sempre più agitato ed emozionato allo stesso tempo. Forse il padre di Mikael avrebbe potuto aiutarlo!
"Buon Giona, ti prego, ho bisogno del tuo aiuto! Aslan è stato qui! Lui mi ha condotto nel castello! Sono arrivato in groppa al suo dorso, non mi hai visto? Ti prego Giona, io non posso muovermi, ma c'è necessità che qualcuno faccia una cosa molto importante, una cosa che non può essere più rimandata!".
Caspian si riferiva al fatto che il popolo dovesse essere guidato durante l'apertura dei cancelli. C'era necessità di trovare il momento esatto, perché un ritardo o un anticipo avrebbero potuto far saltare il piano. Ah! Se solo non fosse stato talmente sciocco da farsi catturare! Come aveva potuto non prevedere una simile astuzia da parte dell'uomo dal cuore nero? Al solo pensiero di Miraz che divorava il cuore di un essere umano le budella di Caspian si contorcevano in una fitta dolorosissima. Quanto odio e quanta sete di potere albergavano in quell'uomo per permettergli di compiere un tale abominio? Per non parlare poi del povero Merlino: non occorreva un luminare per capire che quel mostro lo aveva costretto a compiere un brutale assassinio di sua mano. Una creatura così pura e innocente era stata costretta a commettere un atto così ignobile, pagandone le conseguenze sulla sua pelle. Il mago gli aveva spiegato cosa fossero le due maledette polsiere, e quali effetti provocassero in lui ogni volta che tentava di utilizzare la magia. Miraz non gli aveva permesso di toglierle, e quello solo per potersi servire ancora di lui in futuro, sempre se fosse sopravvissuto.
Cielo, come avrebbe potuto spiegare ad Artù quello che era successo senza parlare della magia che invadeva il suo giovane servitore? Facendo in quel modo non gli avrebbe permesso di aiutarlo. Ma fare altrimenti sarebbe stato come tradire la fiducia di Merlino. Era in una posizione davvero sconveniente e per nulla facile da gestire. Eppure, se Aslan lo aveva condotto in quel luogo e non all'accampamento, era certo che c'era un motivo più che valido.
Mentre proseguiva con quelle sue elucubrazioni, attendeva ancora una risposta da parte di Giona, risposta che, però, tardava a sopraggiungere.
Il mago non sembrava del tutto in sé. Evidentemente, l'orrore a cui aveva assistito lo aveva sconvolto al punto di non farlo più ragionare lucidamente.
"Giona, ti prego, è importante!" - ma neanche quell'ultimo accorato appello da parte di Caspian sembrava aver sortito alcun effetto su di lui. Il mago lo aveva fissato un attimo di sfuggita, senza però riconoscerlo per davvero, e poi era uscito dal salone, lasciando il prigioniero nel più totale sconforto, e nella più assoluta solitudine.
Caspian aveva fallito di nuovo.

*

Margareth e i suoi compari erano sull'orlo di una crisi di nervi. Non avrebbero mai messo in dubbio le parole del leone, ma cominciavano ad essere molto impazienti. A giudicare dalle urla di giubilo provenienti dal castello, doveva essere appena accaduto qualcosa di terribile, qualcosa che sarebbe stato segno di sventura per i poveri oppressi come loro.
"Credo che le cose non vadano per il meglio" - aveva esclamato la donna, mentre stringeva con forza il forcone che reggeva tra le mani - "E non vedo nessun esercito ancora. Ho paura che il signorino Merlino e il principe Caspian siano in grave pericolo. E noi siamo qui senza fare niente".
"Dobbiamo aspettare il segnale, lo sai bene" - aveva detto il mastro fornaio, anch'egli preoccupato - "Aslan e il principe Caspian non ci mentirebbero mai".
"Ma se è davvero così come dici, perché non è ancora arrivato nessuno?" - aveva ribadito il ciabattino.
"Perché ci vuole tempo per pianificare queste cose!" - aveva risposto il pescivendolo - "Muovere un intero esercito non è mica uno scherzo, amici! Sapete meglio di me di cosa parlano le leggende su Narnia e le sue armate! Presto saremo invasi da animali parlanti di ogni genere! E, nel nome di Aslan e del nostro futuro re, io sarò pronto ad attenderli!".
Il coraggioso pescivendolo non aveva neanche finito di pronunciare quella frase che un piccolo cardellino dall'aria del tutto innocua aveva cominciato a gironzolargli sul capo, disegnando dei cerchi concentrici sempre più piccoli.
"E questo che vuole?" - aveva esclamato il pescivendolo, cercando di ripararsi il capo - "Non sarà mica uno dei mostriciattoli al servizio di Miraz, no?".
Ma nessuno aveva fatto in tempo a rispondere che il piccolo uccellino aveva cominciato a parlare, ripetendo più volte il nome della persona che stavano aspettando.
"Artù!" - aveva detto - "Artù!".
"Artù?" - a quel punto, il pescivendolo, Vinicio, aveva alzato la mano verso il cielo, lasciando che il delizioso cardellino si posasse sul dito indice.
Tutti erano in attesa: doveva essere evidentemente un discendente di Narnia, e Artù era il principe di Camelot che tutti attendevano con grande ansia. Il momento della battaglia stava per sopraggiungere, e sarebbe stato a dir poco grandioso.

*

Artù non riusciva a capacitarsi di come il buio avesse avvolto ogni cosa in quel luogo dimenticato dagli dei. Quando era arrivato al confine, aveva esitato per la prima volta nella sua vita. Gli avevano spiegato che sarebbero piombati nel più totale buio, ma non pensava che sarebbe stato un buio letterale. La cosa che lo aveva maggiormente impressionato era stato proprio il trovarsi davanti alle tenebre mentre era ancora bagnato dal sole di mezzogiorno. Sembrava che fosse ai confini del mondo, dove la notte e il giorno si incontravano, dove sorgeva il limitare fra il regno del sole e quello della luna. Solo che non vi era nessuna luna dall'altra parte del bosco, né una stella che potesse in qualche modo rischiarare il loro cammino. Il buio inghiottiva ogni cosa, e solo uno sguardo attento e l'aiuto di una torcia avrebbe permesso a chiunque di proseguire.
"E' spaventoso" - aveva commentato sir Leon mentre cercava di calmare il suo cavallo, visibilmente agitato per la stranezza davanti a cui si trovava.
"Puoi dirlo forte e chiaro amico mio" - gli aveva fatto eco Briscola il nano, evitando di staccare gli occhi da ciò che aveva di fronte.
"Sono sempre più convinto che sia stato un bene lasciare Morgana all'accampamento" - era stato il commento di Artù - "La mia sorellastra è una fanciulla coraggiosa, ma dubito che a questo avrebbe reagito con la sua ostentata spavalderia!".
"Avete ragione maestà. Soprattutto dopo il suo incubo riguardante il principe Caspian, sarebbe stato un errore permetterle di partecipare alla battaglia. Non metto in dubbio il valore di lady Morgana, ma temo ugualmente per la sua vita".
"Sir Leon, pensavo che temessi più per la mia!" - aveva ironizzato il giovane Artù - "Pensa a cosa mi farebbe mio padre se le accadesse qualcosa! Dubito che dopo mi chiamereste ancora ' sire '!".
La battuta di Artù aveva permesso all'animo del cavaliere di alleggerirsi. Certo, non sarebbe stato piacevole inoltrarsi nel bosco, ma sapere di essere guidato da un giovane così reattivo era una vera manna dal cielo. Era fiero e orgoglioso di servire Artù, di certo il re più valoroso e saggio che Camelot avrebbe mai potuto sperare di avere.
"Dobbiamo andare. Il tempo di giocare è finito" - e, a quel punto, si era girato verso il bizzarro esercito alle sue spalle, parlando in tono solenne - "A questo punto, non ci si può più tirare indietro. Chiunque penetrerà nel buio, lo farà nel nome di Aslan e nel nome di Narnia. Coraggio miei soldati! Andiamo a liberare chi da troppo tempo vive oppresso dalla crudeltà e dalla sete di potere di un singolo uomo! Andiamo ad aiutare Caspian e ad aiutare il mio amico Merlino!".
Artù non si era reso conto che nel pronunciare il nome di quest'ultimo la sua voce era improvvisamente mutata.

*

Avrebbe voluto essere morto da secoli, ma non avrebbe voluto assistere a quello spettacolo ricolmo di odio e di orrore.
Avrebbe voluto che la terra lo inghiottisse o che le onde lo facessero sparire, piuttosto che veder morire un uomo, anche se crudele, per mano di un innocente.
Avrebbe voluto perire fra le più atroci sofferenze piuttosto che vedere Miraz divenire immortale.
Avrebbe voluto sparire nel nulla piuttosto che vedere ciò che rimaneva del suo amato figlio votarsi completamente al male più assoluto.
Giona non ce l'aveva fatta. Aveva fatto molto più di quello che il suo povero cuore poteva permettersi, ma assistere al rituale era stato un colpo che non aveva potuto reggere. Merlino non ce l'avrebbe fatta. L'aveva sospettato sin dall'inizio, e ne aveva avuto la conferma nel vederlo privo di sensi fra le braccia di un Caspian ancora convinto di poter risolvere ogni cosa. Il povero piccolo, dolce e coraggioso mago non avrebbe più aperto i suoi occhi sorridenti sul mondo crudele abitato dagli uomini. La magia di cui egli stesso era fatto lo avrebbe ucciso lentamente, come il potentissimo veleno di un serpente, e purtroppo, quel serpente era proprio suo figlio.
L'ombra nera generatasi da Mikael non aveva abbandonato neanche per un istante il capezzale di Merlino, assorbendone mano a mano tutta l'energia vitale che ancora albergava in lui. Quella creatura, quel mostro, si nutriva di tutto ciò di buono che l'universo poteva offrire, tramutandolo in puro odio e dolore.
Come poteva essere accaduto tutto quello proprio a loro? Come poteva essere accaduto proprio a lui? Quante volte aveva pregato Aslan, chiedendogli di proteggere la sua famiglia o meglio, ciò che ne restava? Già, Aslan. Il grande leone si era presentato al cospetto di Miraz insieme a Caspian per poi sparire nell'aria. Ma perché? Perché si divertiva a far loro del male? A fargli credere di poter finalmente parlare di rivalsa e giustizia per poi fargli crollare tutto addosso senza possibilità di appello? Avrebbe tanto voluto andargli incontro e urlargli tutto quello che lo stava avvelenando da anni, ma non ne aveva trovato la forza o il coraggio, e in ogni caso non ne avrebbe avuto il tempo, perché il re dei re non gliene aveva fornito.
Ah, com'erano cambiate le cose rispetto a quando era bambino! A quel tempo, quando avevano cominciato ad impartirgli i primi rudimenti della magia, il suo più grande desiderio era stato quello di incontrare il leone buono di cui tutti parlavano. Adesso, avrebbe voluto non vederlo affatto. Che speranze poteva avere che le cose migliorassero, arrivati a quel punto? Miraz era diventato immortale, i mostri che lo affiancavano si erano rivelati per quello che erano, e Caspian era stato imprigionato. Neppure un miracolo avrebbe potuto fare qualcosa per loro.
"Perché mi hai fatto questo Aslan, perché?".
Ma proprio in quel frangente, proprio quando aveva ormai perso ogni speranza, una voce fin troppo conosciuta lo aveva colto di sorpresa, facendogli sussultare il cuore.
"Padre! Padre! Sei vivo!".
"Clara! Figlia mia! Non posso credere che sia proprio tu!".
Eppure, quella che aveva davanti era davvero la sua bambina, l'ultima superstite di quella famiglia che credeva ormai del tutto distrutta. Senza pensarci due volte, l'uomo le era corso incontro, stringendola al petto come faceva quando era solo una bimbetta che a volte faceva i capricci. Per la prima volta dopo tanto tempo, l'uomo aveva finalmente pianto lacrime di gioia. Con estrema dolcezza le aveva posato una mano fra i capelli color del fuoco, cominciando ad accarezzarli con amore.
"Tesoro mio, sono così contento di rivederti!" - aveva detto ad un certo punto, staccandosi da lei controvoglia.
La ragazza, con gli occhi ancora lucidi dal pianto, aveva fissato il volto maturo di suo padre, cominciando a parlare con fare concitato.
"E' stato Aslan, padre mio. Il grande leone è venuto a salvarmi. Ancora non riesco a credere di averlo visto con questi occhi! Che grande emozione!".
Non riusciva a crederci. L'essere che aveva appena considerato la causa di tutti i suoi mali, aveva appena liberato sua figlia dalla torre. Che avesse commesso un errore?
"Aslan? Ma come...".
"Padre, io non so come abbia fatto, so solo che prima ero solo, al buio, incatenata e disperata, e poi un istante dopo le catene hanno smesso di dilaniarmi le carni, e non provavo più angoscia o dolore. Il mio cuore aveva di nuovo trovato la pace e la speranza, ed è tutto merito Suo. E' tutto merito di Aslan, Oh padre, dobbiamo fare presto! Dobbiamo liberare Caspian, aiutare Artù ad entrare e condurlo da Merlino, e dobbiamo fare presto!".
"Figlia mia... Ma cosa stai dicendo? Artù? Cosa centra Artù? E come pretendi di liberare Caspian senza l'aiuto della magia?".
"Non c'è tempo per discuterne! Ti spiegherò tutto per strada!  E se puoi padre mio, chiedi perdono per aver dubitato di Lui. Aslan non ci ha mai abbandonati, e mai lo farà. Nel nome di Alsan, andiamo a riprenderci ciò che è nostro!".

*

Le mura che circondavano Telmar erano tre volte più alte rispetto a quelle che circondavano la sua Camelot. I cancelli erano di ferro battuto, e le sbarre erano e scure, proprio come il materiale delle costruzioni che svettavano sinistre verso il cielo. Il castello era enorme e aveva l'aria minacciosa, aumentata notevolmente dalla pietra scura di cui era stato costruito. L'intero esercito era in fermento. I felini silenziosi avanzavano sicuri, scivolando sinuosi fra le radici degli alberi, mentre gli animali dotati di zoccoli prestavano maggiore attenzione, cercando di non commettere il minimo rumore.
Artù, affiancato dal prode sir Leon e dal buono e coraggioso Briscola, attendeva impaziente che il simpatico Mercurio portasse a termine il proprio compito.
"A quest'ora dovresti essere già arrivato! Forza Mercurio... Siamo nelle tue mani".
E, proprio alla fine di quella invocazione, qualcosa aveva cominciato a muoversi, scuotendo l'aria e la terra attorno a loro: i cancelli si stavano aprendo.
L'intera armata era col fiato sospeso. Due sole erano le alternative che potevano celarsi lì dietro: l'arrivo degli alleati, o l'attacco dei nemici. Il principe aveva sguainato la spada, scendendo da cavallo. Nonostante le proteste di sir Leon e di Briscola, era avanzato nel buio, lasciandosi alle spalle un'armata che ormai non poteva più distinguerlo in maniera netta. Aveva i nervi a fior di pelle e il cuore che batteva all'impazzata quando dallo spiraglio appena aperto era fuoriuscito qualcuno che conosceva bene, qualcuno che si era andato a posare immediatamente sulla sua spalla coperta dall'armatura.
"Amici! Amici!"- aveva trillato il piccolo Mercurio accanto all'orecchio del biondo principe di Camelot, principe che ormai non stava più nella pelle.
"Ottimo lavoro piccolo! Anche se non parli ancora molto bene, sai farti capire alla perfezione!".
Qualche istante dopo, anche se i cancelli non erano stati completamente spalancati, l'apertura da cui era fuoriuscito il suo inviato era stata attraversata da un'altra figura, decisamente più grande, più umana e anche un po’ più grassa.
"Chi sei?" - aveva chiesto Artù con fermezza nella voce.
"Siete il principe Artù di Camelot?" - aveva chiesto quella di rimando, tremante - "Siete l'altro figlio di Adamo?".
A quella domanda, Artù si era avvicinato, scoprendo che colei che aveva parlato era una donna dall'aria gentile. Non aveva dato l'impressione di essere una spia di Miraz, ma come poteva esserne sicuro?
"Non credi che prima di ricevere una risposta da parte mia dovresti presentarti?" - aveva detto lui, sulla difensiva. Di certo non era venuta da sola, e non voleva affatto difendersi da un assalto improvviso. Lui voleva attaccare per primo.
"Vi chiedo scusa maestà, avete ragione. Ma sapete com'è, veder tornare il principe Caspian sulla groppa del potente Aslan...".
"Hai visto Aslan?".
"Sì maestà. E non l'ho solo visto, Lui mi ha parlato. Il grande leone mi ha detto che sareste arrivati e che ci avreste aiutato a liberarci di Miraz. Vi prego figlio di Adamo, non abbandonateci, abbiamo bisogno di voi. Da troppo tempo viviamo sotto il comando di un uomo malvagio e senza scrupoli che non ha esitato a punire e a distruggere anche quando non era necessario. Il mostro che si è proclamato re ha ucciso il nostro legittimo sovrano e...".
"Non occorre che tu mi racconti la vostra storia, donna. Sono qui perché mi è stato chiesto di aiutarvi, e sono qui per salvare un amico. Non so se lo conosci. Hai mai sentito parlare di un ragazzo che si chiama Merlino?".
"Oh, il giovane mago!".
Artù era rimasto di sasso. La donna non poteva aver detto quello che aveva appena sentito.
"Il mago? No di certo!".
"E invece sì, vi dico! Merlino è il mago che l'usurpatore ha rapito perché lo rendesse immortale! Povero ragazzo, se vedeste come è stato ridotto! Non solo è stato reso uno schiavo incapace di usare i propri poteri, per giunta un essere che qualcuno si ostina ancora a chiamare uomo ha cercato più volte di attentare alla sua virtù! Ma lui si è sempre difeso con onore! Ah, povero ragazzo!".
Il principe era rimasto a bocca aperta, gli occhi sgranati tanto da far paura e le pupille perse nel vuoto. La donna doveva essersi sicuramente sbagliata! Chi mai avrebbe potuto attentare alla virtù di uno come Merlino? Ma al solo pensiero di quello che secondo il racconto della donna era stato evitato per miracolo gli si accapponava la pelle. E poi, Merlino non poteva essere un mago. Era a dir poco impossibile che in incapace pasticcione come lui potesse essere una di quelle creature!
"Tu dici il falso..." - aveva detto senza poca convinzione. Non poteva accettarlo. Non poteva farlo perché tutti gli anni trascorsi insieme si sarebbero rivelati solo una menzogna, una immane, crudele menzogna. Merlino non gli aveva mai mentito su niente, come poteva avergli tenuto nascosto un simile segreto? Forse per paura che lo consegnasse nelle mani di suo padre? Quello era un tradimento ancora più grave, perché significava che l'unico amico che avesse mai avuto non si fidava di lui.
"No principe Artù, ve lo giuro, non vi mentirei mai. Leggo nei vostri occhi quanto tenete a quel ragazzo, e posso dirvi che lo stesso vale per lui. Non sapevo che voi non foste a conoscenza delle sue doti. Spero di non avergli causato dei problemi".
Il silenzio di Artù l'aveva spinta a proseguire.
"Credo che Merlino abbia fatto per voi molto più di quello che pensiate, figlio di Adamo. Quando parla di voi il suo viso si illumina e ritrova la felicità perduta. Separarsi da voi è stato il dolore più grande, e solo la speranza di potervi un giorno rivedere lo ha aiutato a tirare avanti, ve lo posso garantire".
Il principe si era sentito quasi venire meno. Le parole della donna lo avevano confuso e turbato. Merlino non poteva provare quello che lei aveva appena detto. Era assurdo.
"Siete ancora giovane, principe, ancora estraneo a questo tipo di amore, ve lo leggo negli occhi. Ma posso garantirvi che se a questo mondo esiste una persona veramente devota, quella è Merlino. Avrà avuto i suoi buoni motivi per non dirvi niente, ma il ragazzo vive per voi maestà".
"Mi ha mentito..." - aveva bisbigliato Artù con gli occhi puntati al suolo - "Mi ha mentito per tutto questo tempo... Non posso crederci...".
A quel punto, la donna dall'aspetto gentile aveva sollevato una mano, posandola sulla guancia morbida e priva di peli di Artù. A quel tocco, il principe aveva avuto un sussulto, ma non si era spostato. Nessuno aveva mai avuto un gesto così affettuoso e materno nei suoi confronti.
"Lui è di animo buono maestà. Non ha niente a che fare con la creatura che ha gettato odio e disperazione su questo posto. Aiutateci a sconfiggere Miraz figlio di Adamo, e noi vi aiuteremo a riprendervi Merlino. Non lasciate che il male in persona vi divida come ha fatto con il principe Caspian e il suo amico Mikael".
A quel punto, Artù sentiva l'esigenza di sentire il resto della storia.

*

Immerso nel buio della sua stanza, Merlino continuava a giacere sul letto, immobile, senza dare alcun segno di vita. Se non fosse stato per l'impercettibile movimento che il suo petto faceva nell'incamerare e nell'espellere aria, avrebbero potuto scambiarlo per un corpo senza vita. Le lenzuola erano ormai intrise di sangue e sudore, e sul volto pallido erano comparse scure e profonde occhiaie. Le labbra erano bianche e socchiuse, i capelli incollati alla fronte e al collo. Persino le orecchie, solitamente arrossate sull'estremità dei padiglioni avevano perso ogni vitalità. Il silenzio che regnava in quel luogo era interrotto solo dal lento sibilare della creatura che continuava a fargli la guardia. I suoi occhi spettrali scintillavano nel buio, e il suo respiro malefico impegnava l'aria di magia nera come il cuore di chi l'aveva generata.
Non ci sarebbe stato modo per Merlino di liberarsi, se non grazie all'aiuto di un amico. Miraz e la creatura erano più che certi che nessuno avrebbe mai osato tanto.
Però, a quanto sembrava, dato lo spaventoso urlo elevatosi dalla piazza, a volte anche chi aveva pianificato tutto alla perfezione poteva sbagliarsi.

Continua...
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Eccomi qui!!!
Stavolta il ritardo è più che giustificato: ho scritto tutte e tre i capitoli - lunghissimi, come avrete notato da questo appena postato - in una sola volta prima di postarli. Cercherò di farlo nel minor tempo possibile, visto che vi ho fatto aspettare tanto! Che dire? Ho quasi le lacrime agli occhi… Non riesco a credere di essere arrivata alla fine! Ma era giusto che essa arrivasse, dopotutto! Quando una cosa viene tirata troppo per le lunghe finisce per stancare, ed io non voglio stancarvi!
Grazie per avermi aspettata fino ad ora!
Vi adoro!
Baci
Cleo
   
 
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