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Autore: _Pikadis_    14/08/2012    8 recensioni
E se, nel giorno più importante delle loro carriere, qualcosa fosse andato storto?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni dodici agosto, mia madre, usciva di casa e andava a comprare cinque rose bianche, le metteva in un vaso di vetro rosso e le sistemava al centro del tavolo della sala da pranzo. Io, quando ero più piccola, non ci facevo tanto caso, ma, crescendo comincia ad incuriosirmi: per quale motivo, ogni anno, mia madre, si lasciava scappare una lacrima, guardando quelle rose? Così, all’età di tredici anni, il dodici agosto del 2040, presi coraggio e, quando mia madre tornò dal fioraio:

-Mamma, ma perché ogni anno, il dodici agosto, compri quelle rose?- Il viso di mia madre, parve attraversato da un lampo d’angoscia. Mi guardò negli occhi e vi vidi un’enorme tristezza, nascosta nel profondo. Mia madre sospirò, come se improvvisamente i suoi polmoni si fossero svuotati.

-Sei proprio sicura di volerlo sapere, tesoro?- Io annuì convinta. –Allora va a sederti in soggiorno, io ti raggiungerò tra poco.- Me ne andai in salotto e mi accoccolai sul divano, stringendo un cuscino sullo stomaco. Mi madre mi raggiunse dopo qualche minuto, con una scatola di cartone tra le braccia. Su c’era scritto “Una vecchia promessa”. Mia madre sistemò tra me e lei la scatola e cominciò ad aprirla. Mentre tirava fuori poster, cd e gadget vari, raccontò la sua storia:

-Devi sapere, tesoro, che quando avevo la tua età, avevo degli idoli. Era una boy-band inglese, i One Direction, che io avevo conosciuto tramite Internet, grazie ad un sito di fan-fiction. Erano arrivati terzi alla sesta edizione di X-Factor UK e poi da lì, in poco meno di due anni, il loro successo era aumentato a dismisura. Io speravo con tutto il cuore di poterli incontrare un giorno, di poter andare ad un loro concerto, ma, essendo italiana le speranze erano poche. Però io non demordevo, mi accontentavo delle foto che trovavo su Facebook, delle interviste in streaming, dei messaggi su Twitter…insomma, ero felice per quei pochi contatti che potevo avere con loro. Devi sapere, che ero diventata una loro fan da poco, quando fu annunciato che avrebbero preso parte alla cerimonia di chiusura delle olimpiadi del 2012 a Londra. Io ero euforica per quella notizia. Così, la sera del dodici agosto 2012, organizzai un “pigiama party” a casa mia, con una mia amica. La trasmissione della cerimonia cominciava alle ventidue, essendo Londra un’ora indietro, ma noi alle sette già stavamo sclerando davanti al computer con Twitter. Quando, però, la cerimonia ebbe inizio ci incollammo al televisore. Una volta arrivato il momento tanto atteso, il mio cuore non reggeva dalla gioia! Stavo osservando i One Direction in diretta per la prima volta in vita mia! Ma, la mia gioia, non durò a lungo.- Mia madre prese un lungo respiro, come se non riuscisse a trovare le parole per continuare. Quando si riprese, un alone di lacrime gli oscurava gli occhi.- Infatti, dopo nemmeno due minuti dall’inizio della loro performance, la piattaforma su cui si trovavano i ragazzi, esplose, facendo riecheggiare un boato assordante per tutto lo stadio. La scena era orribile, io la osservavo a bocca spalancata, mentre vedevo gli addetti mentre cercavano di spegnere le fiamme. Tutto lo stadio era in fermento, si sentivano urla e pianti. Io non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo, paralizzata dalla paura e dall’orrore. Fu la mia amica tirarmi via da quello spettacolo macabro. Mi abbracciò e cominciai a piangere. Purtroppo, i ragazzi, i miei idoli, i One Direction, non ce la fecero. Nei giorni successivi, sul Web, si diffusero leggende, notizie, iniziative di marketing, ma, soprattutto il dolore di noi directioners. Alcuni giorni dopo, il colpevole fu scoperto. Un ragazzo di circa vent’anni, con problemi psichici, diceva di aver messo quella bomba “per liberare il mondo da una piaga musicale”. Il solito hater invasato. Al funerale, che ebbe luogo circa tre giorni dopo l’incidente, partecipò mezzo mondo, tra cui anche io, anche se in uno stato di semi-coma. Lì, tra la folla, c’erano migliaia di ragazzine come me. Ragazze che avevano sempre sognato di incontrarli e ora si ritrovavano al loro funerale, con li loro sogno infranto davanti agli occhi, con li terrore di un futuro senza loro come supporto. Quando i ragazzi furono sepolti, il silenzio era tombale, nessuno emise un suono. Non dimenticherò mai quel giorno,- disse mia madre, mentre una lacrima le rigava una guancia- anche se quel ricordo mi perseguitò come incubo per anni. La tristezza che mi pervase e la rabbia che mi nacque dentro, ma soprattutto, non dimenticherò mai le voci che hanno reso stupenda la mia adolescenza.- E così dicendo accarezzo una vecchia foto incorniciata: cinque ragazzi su degli spalti di pietra. Cinque ragazzi con la vita negli occhi. Cinque ragazzi che avevano realizzato il loro sogno e che erano stati costretti ad abbandonarlo troppo presto.
 
  
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