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Autore: Padfoot_    14/08/2012    5 recensioni
-Hogwarts sembra sempre la stessa, io non ho notato nulla d’insolito..- borbottò Hermione fra sé e sé
-A parte i musi appesi dei Tassorosso, vorrai dire..- le rispose Draco, spaparanzandosi comodamente sul letto.
-Sinceramente ero troppo distratta dai Serpeverde che facevano baldoria..sembra che la tragedia non li abbia toccati neanche un po’..-
-Oh andiamo, anche i Grifoni e i Corvi facevano baccano..- le fece notare lui, alzando gli occhi al cielo.
Hermione lo fulminò con lo sguardo.
-Senti, Granger- esordì Malfoy, mettendosi a sedere e fissandola con espressione decisamente seria –Dovremo convivere in questa stanza e soprattutto collaborare- mise particolare enfasi nell’ultimo verbo –Per acciuffare il colpevole e spedirlo per direttissima dai dissennatori a calci in culo. Cerca di chiudere un occhio sul fatto che sono un Serpeverde, che non mi sopporti e che mi inceneriresti volentieri seduta stante, ok? Renderai il lavoro di entrambi molto più semplice-
Hermione annuì, sospirando: -Hai ragione, perdonami. E’ che le vecchie abitudini sono dure a morire..-
Già..tregua?- propose il biondo, tendendole una mano.
-Tregua- acconsentì la ragazza, stringendola con foga.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il ministero della magia era quasi vuoto a quell’ora. Mancava mezz’ora alle otto e l’ufficio si stava svuotando a una velocità quasi paurosa: si apprestavano tutti a timbrare il cartellino d’uscita, picchettandoci due volte sopra con la bacchetta.

Hermione stava finendo di compilare le ultime scartoffie: una decina di minuti e anche lei avrebbe alzato i tacchi. Infondo non le dispiaceva trattenersi un po’ più degli altri a lavoro: loro avevano probabilmente una famiglia da cui tornare, un marito o una moglie che li aspettava a casa a braccia aperte, qualche pargoletto desideroso di attenzioni..lei no. Lei era sola, completamente sola, fatta eccezione per albus, il meraviglioso gatto dal pelo bianco come la neve, che si era scelta come animale da compagnia.

-Si può?– fece una voce da dietro la porta a vetri.

-Certo- rispose la donna, sorridendo a Harry Potter che aveva appena varcato la soglia della stanza.

-Non hai ancora finito?- le chiese il moro, indicando con fare sospettoso il mucchio di carta che ingombrava la scrivania della riccia.

Lei fece cenno di no con il capo: -Il caso di Ted Gilderoy, quel tipo che se ne andava in giro a cruciare la gente convinto di essere la reincarnazione del Signore Oscuro, rischia di prendermi tutta la sera..-

-Non penso proprio! Stasera sei ufficialmente invitata a cena a casa Potter e..-

Hermione fece per interromperlo ma Harry alzò una mano facendole cenno di tacere: -Ginny ti ucciderà se ci dai buca anche stavolta!- le fece notare.

La riccia sbuffò:-L’altro ieri io e Ginny abbiamo pranzato insieme..se stasera le do buca sono sicura che non cascherà il mondo!-

- Herm, dall’ultima volta che avete pranzato insieme sono passate settimane..-

- Ma..-

-Niente ma, esigo la tua presenza stasera! Te lo sto chiedendo io, come amico. Il lavoro ti stressa troppo, sei sempre sommersa da mucchi di carta, hai bisogno di prenderti una pausa..respira..-

Hermione sospirò: -Immagino che Gilderoy potrà aspettare fino a domani mattina..- concluse, rassegnata.

Harry si illuminò: -Le scartoffie non vanno da nessuna parte, tranquilla..ti aspetteranno qui!-

-Accidenti! E io che speravo che si suicidassero per solitudine..- buttò lì la donna, accennando un sorriso.

Il moro scoppiò a ridere: - Alle otto e mezza da noi, non fare tardi!- si raccomandò.

 

Il campanello di casa Potter trillò all’improvviso, facendo sobbalzare tutta la combriccola.

Ginny si alzò di scatto dal divano, rischiando di far cadere la scacchiera sulla quale suo fratello e suo marito si stavano dando battaglia, e si diresse a grandi passi verso la porta, aprendo un occhio e sbirciando attraverso lo spioncino.

-Non ci credo!- disse, tirando giù la maniglia e lasciando entrare Hermione.

-Herm!- squittì, deliziata, avvolgendo l’amica in un abbraccio talmente soffocante da rischiare di romperle una costola.

-Uuhh!- fece lei per risposta, completamente senza fiato.

-Ginny, per l’amor del cielo, lasciala..è diventata viola, non riesce a respirare- le fece notare Ron, ghignando.

La rossa lasciò andare l’amica, regalandole un sorriso a trentadue denti.

-Sono contenta che tu sia qui..- le disse, ma Hermione non la stava ascoltando. Si era immobilizzata e fissava Ron con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta.

- Tu sei..sei tornato..non..non ci posso credere!- soffiò, andando in contro al rosso con gli occhi lucidi dalla commozione e felicità.

Ron si alzò dal divano e strinse l’amica, alzandola da terra e facendole fare un paio di giravolte. –Sopresa!- le disse poi, stampandole un rumoroso bacio sulla guancia.

-Non ti aspettavamo prima della fine del mese..- gli confessò Hermione, sedendosi sul divano affianco a Harry e gettando un’occhiata di sbieco alla scacchiera.

-Chi gioca con le pedine nere?- domandò poi, sospettosa.

-Ron..- le rispose Harry, sbuffando.

La riccia sorrise. –Ovviamente..-

Ron le sorrise di rimando. –Dovevo rimanere in Irlanda ancora per un po’, sai i ragazzi avrebbero dovuto giocare la finale fra pochi giorni, ma il nostro cercatore si è infortunato durante gli allenamenti e quindi hanno rimandato la partita al mese prossimo..e intanto ci godiamo tutti un po’ di meritato riposo..-

-Eh si, deve essere dura allenare la squadra di Quidditch più famosa d’inghilterra!- lo canzonò la sorella, scompigliandogli fraternamente la zazzera rossa.

Ron alzò gli occhi al cielo – Più di quanto immagini!- le rispose, piccato.

Hermione ed Harry scoppiarono a ridere.

-Allora? Quando si mangia?- chiese il moro, guardando speranzoso in direzione della moglie.

-Sei irrecuperabile..- fece Ginny, sorridendo. –Vado a riscaldare le lasagne- aggiunse poi. –Herm, mi accompagni?-

 

-Allora, che effetto ti ha fatto rivedere Ron dopo quest’anno di lontananza?- chiese Ginny con aria innocente, indossando i guantoni da cucina e tentando disperatamente di accendere il forno con le mani, a mò dei babbani.

-Nessunissimo effetto- rispose Hermione, tentando di evitare il confronto. Poi prese la bacchetta e la puntò verso il forno sussurrando qualcosa. Quello si accese e prese a riscaldare allegramente le lasagne per i fatti suoi.

La rossa si tolse i guanti e ringraziò l’amica prima di tornare all’attacco: -Come no. Dopo il bacio appassionato che vi siete scambiati in questa stessa cucina stento a credere che non ti è mancato neanche un po’..-

-Certo che mi è mancato. Ci siamo scritti, abbiamo deciso di rimanere amici. Il suo lavoro lo porta lontano talmente tanto spesso che tentare una relazione sarebbe un suicidio..stiamo bene così.-

-Ah,ah,ah.-

-Non ci credi?-

Ginny scosse il capo –Certo che non ci credo. Tu dici di star bene ma in realtà ti struggi d’amore per lui..-

-Chi si strugge per cosa?- chiesero Harry e Ron all’unisono, facendo irruzione in cucina.

-Nessuno vi ha insegnato la buona educazione? Non si interrompono due donne che stanno spettegolando amabilmente..- li rimbeccò Ginny, minacciandoli con la cucchiarella.

I due alzarono le spalle: -Non ci interessano i vostri maledetti pettegolezzi. Abbiamo fame.-

-Beh, non hanno tutti i torti, Gin..- gli diede manforte Hermione, che non vedeva l’ora di tirarsi fuori dai guai..

-E cena sia!- decretò la rossa, tirando fuori le teglie dal forno e mettendole in tavola, ripromettendosi però di far vuotare il sacco all’amica appena ne avesse avuto il tempo.

 

-Ginny mi ha detto di dirti che tra cinque minuti i peperoni vanno tolti dal fuoco..- disse Ron, aprendo la porta della cucina con una tale violenza che quella per poco non saltava via dai cardini.

Hermione non gli rispose. Era poggiata al frigorifero con la testa bassa e le braccia incrociate sul petto.

-Herm, va tutto bene..?- le chiese il rosso avvicinandosi.

-Mhh, si.- rispose lei, tirando su col naso.

Ron le mise un dito sotto al mento e la costrinse ad alzare la testa, guardandola negli occhi.

-Stai piangendo.- disse, senza nessun tono di voce particolare. Non la stava accusando, non glielo stava chiedendo..era una semplice constatazione.

Lei annuì: -Non è niente- tentò di rassicurarlo, sfregandosi la guancia con una mano nel tentativo di asciugarsi le lacrime che le rigavano il volto.

-Stai piangendo..- ripetè lui, attirandola a sé e facendo in modo che lei posasse la testa sulla sua spalla.

Hermione singhiozzò, stringendosi al corpo muscoloso dell’amico.

-Cosa c’è che non va?-

-Niente..-

-Hermione, andiamo, ti conosco da quasi dieci anni..non me la bevo..-

La ragazza singhiozzò ancora più forte.

-E’..è..è per domani?- le chiese il rosso, carezzandole la schiena con delicatezza.

La riccia sciolse l’abbraccio e annuì.

-Oh, andiamo..starò via solo per una decina di mesi..non è la fine del mondo..-

Lei sorrise tra le lacrime –Lo so. E’ un pianto stupido, scusa. Io sono una stupida.-

-Hermione Granger, tu sei tutto furchè stupida-

-Ah davvero?-

-Davvero.-

Hermione alzò gli occhi al cielo: -Hai ragione, sei tu lo stupido qui. DIECI MESI! E’ un sacco di tempo..ma come ti è venuto in mente di accettare questo maledetto lavoro?-

-E’ il sogno di una vita, lo sai..non me ne fare una colpa..- la pregò lui, con gli occhi lucidi.

-Come potrei incolparti? Non te ne faccio una colpa..è solo che..-

-E’ solo che..?-

E’ solo che mi mancherai..voleva dire lei..ma qualcosa la bloccava, un peso nello stomaco, una morsa che le stringeva le viscere..

-Mi mancherai anche tu.- le disse il rosso, che evidentemente aveva già capito tutto.

Fu un attimo: Hermione con pochi passi annullò la distanza fra loro e gli allacciò le braccia al collo. Poi avvicino il suo volto a quello di lui, furtiva, silenziosa, finchè le sue lacrime non gli bagnarono le guancie.

Ron la stava guardando negli occhi con una tenerezza infinita.

-Mi mancherai tanto..- le confessò, arrossendo.

Hermione posò le sue labbra su quelle di lui senza pensarci su: Ron rispose timidamente al bacio e solo quando lei prese a mordergli le labbra dischiuse la bocca, permettendo alle loro lingue di incontrarsi.

Da quel momento iniziarono una danza movimentata, veloce, passionale..

Che fu purtroppo interrotta dall’arrivo di Harry in cucina.

- Avete tolto i peperoni dal fuoco? – chiese il moro, ignaro di quello che aveva appena interrotto..

Quelle furono le ultime parole che Hermione sentì prima di svegliarsi..

 

Era quasi un anno che, senza considerare qualche rara notte di pacata tranquillità, Hermione faceva sempre lo stesso sogno che la costringeva, puntuale come un orologio svizzero, a rivivere quell’assurda serata che l’aveva portata fra le braccia di Ron.

E poi lui era partito e lei era rimasta a Londra nel suo monolocale, intervallando il lavoro alle sempre più rare visite a casa di Harry e Ginny..

 

Con un calcio fece cadere il lenzuolo dal letto e balzò in piedi: aveva terribilmente bisogno di un caffè. Si trascinò pigramente in cucina e, con qualche abile colpo di bacchetta, fece in modo che la tazza le comparisse direttamente fra le mani, ovviamente piena.

Bevve il caffè seduta a tavola, sfogliando distrattamente la gazzetta del profeta e quando ebbe finito si diresse in bagno. Dopo una rapida doccia fredda indosso il suo solito completo da lavoro (camicetta bianca e pantalone nero, lungo), legò i capelli in un ordinato chignon che perfezionò con qualche forcina e quando guardandosi allo specchio fu pienamente soddisfatta del suo lavoro si smaterializzò con un “pop” ricomparendo direttamente in ufficio.

Le scartoffie non si erano mosse neanche di un millimetro, erano lì che l’aspettavano con espressione tutt’altro che invitante.

Si diresse mogia mogia verso la scrivania e stava addirittura per sedersi quando Harry fece irruzione nella stanza, col fiatone.

-Sei appena arrivata?- le chiese, riprendendo fiato.

Hermione annuì.

-Oh beh, anche per oggi carte e cartuscelle dovranno aspettare..Kingsley mi ha chiesto di accompagnarti nel suo ufficio.-

- Kingsley?-

Stavolta fu il turno di Harry di annuire.

-Hai idea di quello che voglia da me?- chiese la riccia, sospettosa.

-Assolutamente no ma ha l’aria di essere una faccenda abbastanza importante..-

-Guidami allora..- fece lei, rassegnandosi con un’alzata di spalle al suo destino.

L’ufficio del ministro non era mai allo stesso posto. Era stata una scelta del ministro stesso, come precauzione di sicurezza. Harry era uno dei pochi che veniva aggiornato quotidianamente dei vari cambiamenti, essendo il salvatore dell’intero mondo magico.

Stavolta si stava dirigendo verso i sotterranei con passo decisamente svelto. Hermione doveva quasi trotterellare per riuscire a stargli dietro.

Cosa accidenti c’era di così urgente? Si chiese. In un caso serio non ci sperava neanche più..da quando Voldemort era caduto era un continuo di matti che tentavano di farlo tornare in vita oppure che decidevano di onorare la sua memoria, facendo saltare in aria un intero quartiere oppure mettendosi a sparare maledizioni a raffica suoi passanti. Ecco, si trattava sicuramente di una situazione del genere..che barba..

Erano quasi arrivati. Harry rallentò e bussò tre volte alla porta di quello che aveva tutta l’aria di essere un ripostiglio delle scope.

Ma quando la porta si aprì Hermione dovette ricredersi: era un ufficio accogliente, dotato di una scrivania, dietro la quale era seduto Kinglsey con un sorriso assai enigmatico, e un paio di poltroncine per gli ospiti.

-Harry, grazie mille- disse quest’ultimo, facendo capire al prescelto che il suo lavoro lì era terminato.

Il moro prima di lasciare la stanza diede una pacca amichevole sulla spalla di Hermione.

-Buona fortuna- le sussurrò all’orecchio. Poi uscì.

-Allora? Di che si tratta?- chiese la riccia, accomodandosi, appena i due furono rimasti soli.

-Dammi dieci secondi. Tra un po’ dovrebbe arrivare il tuo compagno e poi..oh, ecco l’ospite d’onore!- s’interruppe, alzandosi per porgere la mano all’uomo che era appena entrato in stanza.. niente di meno che a..Draco Malfoy.

-Ministro- fece il biondo, ricambiando la stretta e mettendosi a sedere a fianco della donna.

-Ho poco tempo per spiegarvi tutto, ci sono degli intoppi con la cooperazione magica internazionale e mi tocca rimediare, Percy Weasley non è ancora del tutto in grado di cavarsela da solo con i goblin- esordì.

- Hogwarts è in pericolo. Stamattina un alunno della scuola è stato trovato morto nel suo letto. Un tassorosso. Nato babbano, per la precisione. Non è il primo evento sinistro che mi è stato comunicato quest’anno. Minerva mi ha inviato un gufo proprio ieri sera per mettermi al corrente di tutte le sue preoccupazioni. E’ terrorizzata. Le ho risposto stamattina, dopo aver avuto la tremenda notizia, e le ho promesso che le avrei mandato sul posto i miei migliori auror. E qui entrate in gioco voi due..-

Hermione si girò verso Malfoy e constatò che anche lui aveva il suo stesso sguardo perplesso.

-Partirete oggi stesso.- continuò il ministro, incurante delle reazioni dei due. –Minerva vi aspetta per cena. Ci sono due posti riservati a voi al tavolo dei profesori. Non ho altro da dirvi. Voglio che risolviate il problema di quella benedetta scuola, al più presto..scoprite chi è il responsabile di quest’omicidio e fermatelo. Scoprite chi è che si è messo in testa di seminare il panico in un’intera scuola..scovatelo e portatelo da me. Mi fido di voi.-

-Buona giornata- li salutò poi, strizzando l’occhio a entrambi e uscendo dalla stanza.

Hermione stentava a crederci. Hogwarts? In pericolo? Di nuovo? Accidenti.

-Granger..- il sussurro di Draco interruppe il corso dei suoi pensieri.

-Si?- gli rispose, perplessa.

-Ci vediamo fra un’ora a king’s cross, ok?-

-Un’ora? King’s cross?-

-Binario nove e tre quarti, per la precisione-

 

La stazione era affollata come al solito. Hermione camminava a passo svelto, trascinandosi a fatica il baule strapieno dietro le spalle. A causa dei babbani che la circondavano non poteva trasportarlo con la magia e quindi era costretta ad usare pazienza e olio di gomito.

Si diresse verso la colonna che ben conosceva e prese la rincorsa, pronta ad attraversarla. Ad aspettarla dall’altro lato c’era Draco Malfoy che fissava con sguardo perplesso il binario vuoto.

-Che ti aspettavi, un treno tutto per noi?- lo canzonò, posandogli una mano sulla spalla per segnalargli la sua presenza.

-Qualcosa del genere..- rispose lui, senza sorridere.

-Mhh, temo che ci toccherà smaterializzarci a Hogsmeade. Dammi la mano..-

Il biondo allungò il braccio e appena le dita dei due si toccarono riconobbe la solita, fastidiosa, sensazione di risucchio.

Con un “pop” ricomparvero davanti ai tre manici di scopa dove Minerva McGranitt li aspettava con il suo solito cipiglio severo.

-Benvenuti..- li salutò, cordiale.

-Professoressa- ricambiarono i due, in coro.

-Non siate sciocchi e chiamatemi Minerva!- li rimbeccò la donna.

-Professo..ehm, Minerva, come pensa di raggiungere Hogwarts?- chiese Malfoy, guardandosi intorno come in cerca di un auto o qualcosa del genere.

La McGranitt scosse il capo –Me lo stai chiedendo davvero?- s’interruppe, ridacchiando sotto i baffi. –Datemi la mano- ordinò poi ai ragazzi, ritrovando il solito tono formale.

I due, perplessi, seguirono le istruzioni della donna senza batter ciglio e con un nuovo “pop” si ritrovarono direttamente nell’ufficio della preside.

Hermione era basita: -Ma se non ci si può smaterializzare entro i confini del castello lei come...?- chiese, lasciando la frase a metà, essendosi resa conto della stupidità della sua domanda. Silente poteva smaterializzarsi. Ovviamente era concesso anche alla McGranitt, essendo la preside in carica.

- Accomodatevi- disse quest’ultima, ignorando Hermione e indicando loro le poltrone di fronte alla scrivania.

-Terry McQueen, alunno di tassorosso, è stato trovato stamattina dai suoi compagni di casa, morto, nel suo letto. E’ una tragedia. I genitori sono basiti, continuano ad arrivare lettere di protesta che mi chiedono di chiudere la scuola..-

E, come per avvalorare la sua tesi, posò lo sguardo su un mucchio di carta che le ingombrava la scrivania.

-Ovviamente io non ne ho alcuna intenzione ma questa è una situazione che bisogna risolvere. Ed è qui che entrate in ballo voi..per quanto riguarda la vostra permanenza qui, vi ho riservato la stanza dei prefetti dei Grifondoro, signor Malfoy mi dispiace ma al momento quella dei Serpeverde è riservata ai genitori di McQueen. Andate a sistemarvi, con calma..vi aspetto a cena- concluse poi.

I due uscirono dall’ufficio del preside, in silenzio.

-E così saremo compagni di stanza, Granger. Fantastico! Che ne dici di organizzare un bel pigiama party stasera?- commentò Draco, in tono pungente.

-Ah,ah,ah. Molto simpatico, Malfoy. Che ne dici di chiudere quella boccaccia una volta tanto?- gli rispose lei, alzando gli occhi al cielo.

Il biondo sbuffò –Era una richiesta innocente..- le fece notare.

-Non pensavo che la parola “innocente” facesse parte del tuo vocabolario..-

-Come vedi, sono un uomo pieno di soprese..-

Hermione scosse il capo –Piantala. Potresti almeno far finta di essere professionale?- lo rimbeccò.

-Ci proverò- promise lui, alzando le mani.

  
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