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Autore: FairySweet    14/08/2012    3 recensioni
Era semplicemente una seconda occasione e niente di più. In fondo, lui non aveva chiesto niente dalla vita ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Short Film                                               Ancora Stelle




“È stato facile” mormorò incredulo uscendo dall’ospedale “È stato terribilmente facile” ma iniziò a ridere da solo, probabilmente le persone l’avrebbero scambiato per pazzo  ma che gli importava? Aveva fatto un colloquio di appena venti minuti ed aveva ottenuto un reparto intero, decisamente meglio di Princeton.
Arrivò a Chelsea in meno di mezz’ora e comprò casa in meno tempo ancora. Se ne era innamorato non appena la vide: tre piani di un’antica casa inglese, arredata in puro stile anglicano, pavimenti in legno e un’enorme salone per i ricevimenti e i pranzi, certo non ne avrebbe mai fatti ma quella, era la casa che più si avvicinava a quella della sua infanzia.  I tre piani erano collegate da scale in marmo scuro perfettamente in armonia con il resto dell’arredamento e non si era nemmeno posto il problema della sua stupida gamba, se l’ospedale gli forniva tutto quello che chiedeva, allora forse avrebbe soddisfatto anche quella sua bizzarra richiesta per il metadone.
Era una droga e su questo non ci pioveva ma con dosi regolari e test frequenti poteva sopportare bene quella terapia e inoltre, non zoppicava più. 
Non si era nemmeno scomodato a tornare in albergo, si era limitato a pagare la casa e a farsi portare tutto lì dentro.
Sganciò gli attacchi del marsupio liberando Rylie da quella trappola di tele e cinghie “Ok, questa sarà la nostra nuova casa, lo so che magari non è molto nelle tue corde ma giusto perché tu lo sappia, io sono il genitore e io decido quindi non mi importa” camminava avanti e indietro per le stanze mostrando alla bambina quel nuovo mondo “La tua camera sarà al secondo piano accanto alla mia, così non dovrò fare chilometri per toglierti quei pannolini assassini” la cullava teneramente senza nemmeno accorgersene “Ora” continuò abbandonandosi sul divano “Credo che tutti e due abbiamo bisogno di riposo” la piccola tossicchiò leggermente costringendolo a raddrizzarsi di colpo “Cazzo” esclamò secco “Mi hai vomitato addosso” ma era troppo piccola per cogliere quella nota di sarcasmo ben costruita.

Ancora le stelle, ancora una notte lontano dal passato, ancora una notte lontano da lei e dal suo calore, chiuse gli occhi massaggiando leggermente la schiena della bambina, la testolina sul suo petto e le manine dolcemente posate accanto al viso erano una piacevole costante di quelle serate passate in casa con Rylie. Per quanto la sua mente razionale si opponesse alla possibilità di avere una vita, quella bambina stava lentamente capovolgendo ogni sua regola. Si svegliava nel cuore della notte, piangeva alla mattina presto costringendolo ad alzarsi, era una piccola sanguisuga che richiedeva costante attenzione e forse, solo ora riusciva a capire come si sentiva lei quando la prendeva in giro accusandola di non essere una buona madre. Lui riusciva a malapena ad essere un padre figuriamoci gestire un lavoro e una bambina assieme.
Però era riuscito ad organizzarsi decentemente tra il lavoro e Rylie, in fondo non era molto difficile, gli bastava solo andare in ospedale per tre ore, controllare che i suoi nuovi schiavetti non ammazzassero nessuno e poi poteva tornare a casa. Rylie era affidata alle cure di una tata, la vita non poteva andare meglio. Finalmente iniziava ad avere un po’ di quella tranquillità che aveva sempre e solo spiato.

  
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