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Autore: Sofy_m    14/08/2012    11 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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capitolo 13


Il nascondiglio perfetto.



Ad un tratto Kate, in stato di dormiveglia, udì degli strani rumori provenire dall'esterno, come di qualcosa che veniva trascinato. La detective si alzò di scatto impugnando il coltello.
-Castle!- chiamò lo scrittore scrollandolo leggermente. -Sveglia Castle!
Rick si stropiccio gli occhi guardandosi intorno confuso. -Dove siamo?
-Nello stesso posto dove eravamo un'ora fa, al generatore.- rispose lei veloce posizionandosi di fianco alla porta, pronta a colpire.
L'uomo la guardò sorpreso. -Quindi... è tutto vero. Non è stato solo un sogno....
-No Castle, i tre morti sono reali. Come è reale l'assassino che ci ha rinchiusi qui.
-Ci siamo baciati.- disse sconvolto.
La donna sorrise. -Sì, direi proprio di sì.
Sul volto di Castle si aprì un grande sorriso. -Fantastico.
-Bene scrittore, se adesso è abbastanza sveglio e allegro mi servirebbe il suo aiuto. Penso che qualcuno stia venendo a farci visita.- ora oltre a degli strani rumori sentiva anche una voce maschile.
Rick annuì e si avvicinò a lei con un pezzo di legno in mano.
Poi, improvvisamente, la porta del generatore si aprì e i due si ritrovarono di fronte a quattro facce piuttosto preoccupate. Beckett non fece nemmeno a tempo a capire chi fossero che vide una chioma di capelli rossi superarla velocemente per raggiungere il padre.
-Papà!- Alexis lo strinse in un abbraccio scoppiando il lacrime.
-Ehi ciao zucca, Che succede?- chiese preoccupato il padre stringendola a sè dolcemente.
-Io... Io pensavo che... non vi avrei più rivisti...- disse la ragazza asciugandosi le lacrime.
-Va tutto bene Al, stai tranquilla.- la tranquillizzò lui.
Xavier, Cooper e Carter erano sulla porta e li guardavano sorridendo. -Siamo contenti di vedere che state bene.
-E' tutto merito vostro ragazzi.- li ringraziò la detective con un sorriso. -L'assassino deve averci rinchiusi qui dentro.
-Sì, in effetti c'era un grande pezzo di legno che bloccava la porta.- concordò l'americano.
-E' tornata la luce?
-Sì.- confermò Cooper. -Circa mezz'ora dopo che ve ne siete andati. Così quando non vi abbiamo visti tornare abbiamo iniziato a preoccuparci.
-Al, sei tale e quale a tuo padre.- commentò Kate sospirando. -Non ti avevo detto di restare nel salone?
-Kate avevo paura... E poi appena ve ne siete andati tutti hanno iniziato a fare confusione e...- la giovane Castle si giustificò con voce rotta.
-Aspetta, stai dicendo che qualcuno si è allontanato dal salone?- chiese allarmato suo padre.
Alexis annuì. -Praticamente tutti a parte nonna, Kristen, Lars e loro tre.- fece un cenno con la testa.
-Quindi chiunque si è allontanato potrebbe essere l'assassino.- sussurrò la detective sconvolta.
-Già.- lo scrittore guardò i tre uomini. -Ora è meglio se torniamo là e raduniamo tutti un'altra volta.

Il cielo era ancora piuttosto scuro, ma il sole sbucava da dietro una grande nube e con i suoi raggi riusciva ad illuminare almeno un po'.
Alexis camminava in mezzo al bosco a fianco dei tre uomini, davanti a musa e scrittore. Si era accorta del netto miglioramento nell'umore del padre, delle sue attenzioni per la detective e dei numerosi sguardi e sorrisi che i due si scambiavano, ma aveva pensato che non fosse il momento giusto per fare domande.
-Perchè pensate che il colpevole abbia tolto la luce e vi abbia rinchiusi?- la voce di Xavier spezzò il silenzio.
-Penso ci abbia rinchiusi perchè aveva bisogno di tempo.- rispose Kate. -Non capisco però perchè causare quel black out.
-Come può averlo causato?- domandò Carter Wright voltandosi per guardarli.
-Quasi sicuramente con un dispositivo comandato a distanza.
-Forse...- azzardò Castle. -Il black out era un altro diversivo per guadagnare tempo. Forse si è sentito minacciato e si è ritrovato costretto a farlo.
-No, insomma, di tempo dopo aver ucciso lo sceriffo ed essersi ripreso il coltello ne ha avuto, perchè mai sentirsi...- Beckett si interruppe alzando di scatto la testa e guardando negli occhi il suo partner.
-Abbiamo sbagliato tutto.- sussurrò lui.
-Come abbiamo potuto essere così stupidi?
La ragazza dai lunghi capelli rossi si voltò verso di loro confusa. -Questa dev'essere una di quelle cose di cui mi parlavano Ryan ed Esposito... Avevano ragione, fate paura. Non è che potreste spiegare anche a noi?
-Ci siamo sbagliati, Mills non è stato ucciso prima che iniziasse a piovere.- spiegò suo padre.
-E quindi?- chiese Carter perplesso, non capiva dove stava la differenza.
-Io e Castle abbiamo pensato fosse stato ucciso stanotte o questa mattina presto perchè nell'obitorio non c'erano tracce di fango e fuori non c'erano impronte. Ma non è così. L'assassino dev'essere entrato nell'obitorio mentre pioveva, stando attento a non lasciare indizi, ha ucciso lo sceriffo, si è ripreso il coltello e si è nascosto. La pioggia ha cancellato le impronte che indicavano il suo arrivo. Quando pensava di poter uscire tranquillamente, però, siamo arrivati noi.
-Di conseguenza- continuò lo scrittore. -è uscito da lì dopo di noi e non ha avuto il tempo necessario per nascondere il coltello e ripulire le tracce.
I tre uomini annuirono.
-Ma papà, come avete fatto a non accorgervi che l'assassino era nella vostra stessa stanza?
-Eravamo preoccupati per la morte dello sceriffo e per la scomparsa del coltello e pensavamo se ne fosse già andato...
Sua figlia annuì. -Quindi il black out serviva per avere il tempo di sistemare tutto.
-Esatto Al.
-Ma allora potrebbe essere stato chiunque tra quelli che si sono allontanati dopo che siete usciti.- fece notare uno dei due australiani.
-Già...- concordò tristemente Castle spostando un ramo con il braccio.
Beckett scosse la testa. -No, io escluderei gli italiani e la russa. Alexis, tu li hai interrogati, hai notato qualcosa di strano?
-No, niente.
-Chiunque abbia causato il black out doveva sentirsi in trappola in quel momento, senza possibilità di scampo. Non avrebbe senso se fossero stati loro.
Per un po' rimasero tutti in silenzio a riflettere. Era vero, Kate aveva accorciato la lista dei sospettati, ma i nomi erano ancora tanti.
-I giapponesi.- suggerì Alexis dopo quasi dieci minuti.
-Perchè?- domandò Rick.
-Perchè il black out è arrivato proprio quando dovevano essere interrogati da Kate.
La detective annuì salendo sopra una roccia. -Potresti avere ragione.
-Pensate siano stati tutti e tre?- chiese Xavier.
-No, sono più che sicura che l'assassino sia uno solo.
-Quale allora?
-Escluderei Natsumi perchè è una donna e per lei sarebbe stato complicato mettere in atto il secondo omicidio.
-Ma tu sei riuscita a portare giù il corpo dalla fontana...- obiettò il suo partner.
-Sì, ma solo con l'aiuto di David e ricordati che io sono addestrata. Sarebbe stato azzardato fare qualcosa di così difficile rischiando di mandare tutto all'aria e farsi scoprire.
-Ok, rimangono il fratello e l'amico.
La donna scosse la testa. -Potrebbe essere stato chiunque tra i due.
-Quindi?
-Quindi scopriamo dov'è il coltello e interroghiamoli.

Castle, Beckett, Martha e Alexis erano in piedi al centro del salone. Musa e scrittore avevano deciso di iniziare da lì le ricerche e di farsi aiutare dalle due donne.
-Qual è il nascondiglio perfetto per un coltello?
-Un posto dove è difficile che qualcuno lo trovi ma a portata di mano.- rispose la madre dello scrittore.
-Sotto il cuscino?- propose Rick.
-No.- disse la detective. -Se qualcuno lo trovasse sarebbe difficile da giustificare. Io non lo terrei in camera.
-Bosco?
-Spiaggia?
-Giardino?
-In un sacchetto legato al pontile in mare?
Kate guardò il suo partner trattenendo una risata. -Ah, e lì sarebbe a portata di mano?!
L'uomo sbuffò. -Era pur sempre un'idea.
-Casa vuota?
-Cassetto dei coltelli.
Castle e Beckett si voltarono di scatto verso Alexis. -Come?
-Cassetto dei coltelli. E' a portata di mano e nessuno si stupirebbe mai di trovarlo lì.
-Al, sei un genio!- esultò suo padre.
-Pensate abbia ragione?
-Sì.- rispose la detective sorridendo.
-Quindi adesso andremo a perquisire le loro stanze?- domandò Martha.
-Esatto.
-Ok, io vado un attimo da Kristen papà, poi vi raggiungo, ok?- chiese la ragazza andando verso la porta.
-Va bene.
-Al, potresti chiedere a Kristen se suo padre ha mai lavorato con dei giapponesi?
-Certo.- la rossa aprì la porta. ma poi si voltò con un gran sorriso. -Sono contenta che abbiate chiarito. La prossima volta vi chiuderò subito in una stanza da soli.- disse uscendo seguita da sua nonna.
Beckett sorrise e si strinse a Castle. -Sai, a volte tua figlia mi spaventa. Prima i giapponesi, poi il cassetto dei coltelli...
-Potrebbe rubare il lavoro ad uno dei due...
-O ad entrambi.

-Signor Harada, abbiamo qualche domanda da farle.- Kate stava bussando alla porta del giapponese. Alexis le aveva appena comunicato che il signor Olsen aveva lavorato con una giovane ragazza giapponese durante il primo anno di attività della sua impresa.
Dopo qualche secondo l'uomo aprì la porta. -E' successo qualcosa?- domandò facendo scorrere lo sguardo da Beckett a Castle.
-Abbiamo bisogno di chiederle alcune cose e di dare un'occhiata alla sua stanza.- rispose lo scrittore.
Tatsuo li guardò diffidente ma poi fece loro segno di entrare e si accomodò. -Ditemi pure.
-Signor Harada, dove si trovava questa mattina prima che la venissero a chiamare?
-Qui, mi stavo rilassando.
-Qualcuno può testimoniarlo?
-No, come vede detective, sono in camera da solo.
-Ok. E prima, quando è uscito dal salone?- domandò.
-Sono andato a fare una passeggiata, ero stanco di stare al chiuso. All'inizio ero solo ma poi ho trovato la ragazza italiana, Ginevra.- aggiunse vedendo che Beckett prendeva appunti.
-Va bene, posso controllare la sua stanza?
-Certamente.- rispose lui tranquillo.
Kate esaminò ogni angolo, cercando indizi anche in bagno mentre Rick si concentrò sulla cucina. Aprì il frigo e ogni mensola, per poi passare ai cassetti. -Beckett.- chiamò la collega per attirare la sua attenzione. Lei gli si avvicinò velocemente. -Guarda.
Nel terzo cassetto, tra numerose posate e altri utensili, spiccava un grosso coltello dal manico blu.
-L'abbiamo trovato!
-Signor Harada- disse la donna alzando l'arma -cos'è questo?
-Un coltello?- rispose innocentemente l'uomo.
-Sì, lo stesso coltello che ha ucciso Iva e James.
Il giapponese si irrigidì. -Vi sbagliate, forse è solo simile. Quel coltello è lì da quando sono arrivato.
-Impossibile.- replicò Castle. -Quei coltelli sono presenti solo nelle suite. Tatsuo, possiamo vedere le scarpe che indossava prima?
-Vi serve un mandato.
Lo scrittore scoppiò a ridere. -Siamo su un'isola deserta, dove pensa di trovarlo un giudice? In un modo o nell'altro riusciremo a vedere le sue scarpe.
L'uomo serrò la mascella nervoso. -In fondo a destra.- mormorò.
La detective andò dove le era stato indicato e controllò le scarpe bianche. -Sono sporche di fango.
-ha piovuto prima, è ovvio.
-E ci sono delle tracce di sangue.
Harada impallidì. -Io... Io mi sono tagliato l'altro giorno... e... e devo aver sporcato le scarpe...
-Davvero? Le macchie sembrano molto più recenti...
-No, ecco...
-Conosceva la signorina Akemi Yamato?- lo interruppe Rick.
Tatsuo sbiancò e iniziò a tremare. -Come sapete di lei?
-Sappiamo che ha lavorato per un anno con il signor Olsen e che poi è morta in circostanze sospette.
-E' esatto...- sussurrò lui.
-E' per questo che ha ucciso quei due? Perchè dopo tanti anni voleva vendicarsi?
-NO! No! Non sono stato io, non è come sembra!
-Sa, questa è la frase preferita dei colpevoli.- gli fece notare Kate.
L'uomo scoppiò a piangere. -Voi non capite... lei era così bella... il suo sorriso illuminava il mondo... e un attimo dopo non c'era più... morta, persa per sempre...- singhiozzò.
-E' per questo che ha deciso di ucciderli?
-NO! Non è colpa mia!
-Tutte le prove dimostrano che lei ha ucciso lo sceriffo.
-Non volevo fargli del male, davvero... ma ho dovuto... disse disperato.
-Signor Harada, devo arrestarla.- gli comunicò Beckett alzandosi in piedi.
-NO!- Tatsuo si alzò di scatto e prese in mano in coltello, puntandolo verso la detective. -Ho dovuto farlo, ho dovuto farlo...
-Signor Harada...
-NO!- l'uomo fece uno scatto in avanti, cercando di colpire la donna, ma Kate ebbe i riflessi abbastanza pronti da schivarlo. Lo colpì con un calcio alla mano disarmandolo e lo fece cadere a terra. -Tatsuo Harada, la dichiaro in arresto per tre omicidi.- si voltò verso il partner. -Prendi una corda, non ho le manette.
-Signor Harada, per ora la rinchiuderò in una cella della centrale di polizia qui vicina, quando torneremo sulla terraferma verrà arrestato davvero.

-Sai, oggi penso di aver capito perchè ami così tanto il tuo lavoro. Vedere quei volti felici quando abbiamo comunicato di aver preso l'assassino, l'espressione sollevata di mia figlia, il tuo sorriso senza traccia di paura... E' stato qualcosa di fantastico.
Kate appoggiò la testa sulla spalla dello scrittore. Erano in pigiama, seduti sull'enorme divano della loro suite e ammiravano il cielo tornato limpido e pieno di stelle e il mare liscio come l'olio. Martha e Alexis dormivano nella stanza dello scrittore.
Meno di un'ora prima, dopo aver chiuso in cella Harada, avevano detto agli ospiti del villaggio di aver arrestato il colpevole. Dire che l'avevano presa bene era un eufemismo. Finalmente avrebbero potuto godersi la vacanza senza il terrore di ritrovare un corpo o di rimanere uccisi. Finalmente potevano divertirsi e dormire senza paure.
Certo, il giorno seguente Castle e Beckett avrebbero dovuto parlare con il giapponese e con Kristen per ricostruire i fatti almeno in parte, ma almeno ora potevano rilassarsi.
-Siamo stati bravi.- commentò soddisfatta la detective sbadigliando.
-Beckett, forse è meglio se ti lascio andare a dormire.- disse lo scrittore con un sorriso.
La donna si alzò e lo guardò confusa. -E tu?
Lui scrollò le spalle. -Dormirò qui.
Kate si fisso i piedi arrossendo. -Io voglio che tu dorma con me.
-No Kate, non è necessario. Quello che ho detto oggi... Io non...
-Ma non è per te.- lo interruppe. -E' per me. Voglio dormire tra le tua braccia, annusando il tuo profumo, sentendo il tuo calore sulla mia pelle, il tuo cuore battere vicino al mio...- sussurrò.
Rick la fissò ammaliato, al settimo cielo. Lei lo voleva accanto. -Come vuoi mia musa...- rispose seguendola nella sua camera.
Beckett si sedette sul letto guardandolo avvicinarsi lentamente. -Rick, perchè zoppichi? Ti fa ancora male il ginocchio?- chiese preoccupata.
-Sì ma tranquilla, non è nulla.
La detective lo guardò per un attimo, poi andò in bagno. Dopo qualche secondo ne uscì con in mano diversi flaconi. Si sedette vicino a lui e lentamente gli alzò la gamba del pantalone del pigiama per poter vedere il ginocchio. Castle, sentendo le dita di lei leggere sulla sua pelle, sentì il suo cuore accelerare.
Kate rimase un attimo ad ammirare il suo scrittore. Solo vedere la sua gamba muscolosa la sconvolgeva.
Si accorse che aveva un livido nero sotto la rotula e un grosso taglio lungo la coscia. Prese la crema e iniziò a spalmargliela lentamente sul ginocchio, poi, con del cotone, gli disinfettò la ferita. Infine, sempre con la crema, iniziò a massaggiargli la coscia procedendo verso l'alto. A quel tocco Rick trattenne il respiro. Vedere Kate così impegnata su di lui era qualcosa che lo mandava fuori di testa. Era incredibile l'effetto che quella donna riusciva a fargli.
Quando capì che le cose stavano prendendo una piega complicata la fermò.
Beckett lo guardò spaventata. -Ti ho fatto del male?
Lo scrittore sorrise facendo intrecciare le loro dita. -Kate, mi stavi facendo impazzire.- sussurrò con voce roca.
-Oh.- le guance della detective si tinsero di rosso. -Scusa.
Castle si sporse in avanti per darle un dolce bacio sulle labbra, poi tolse tutto ciò che stava sul letto e la strinse a sè, costringendola a sdraiarsi fra le sua braccia. -Detective, non provi mai più a chiedermi scusa per una cosa del genere.- disse con tono importante.
La donna rise e lo baciò. -Ai suoi ordini scrittore.
Rick prese le coperte e coprì i loro corpi abbracciati mentre le accarezzava i capelli.
-Buona notte Richard.- sussurrò Kate addormentandosi.
-Sogni d'oro Kate.



Angolo dell'autrice:
Signore e signori, abbiamo scoperto chi era l'assassino!!! Spero che il capitolo non sia stato troppo veloce o confuso, mi sembrava fosse arrivato il momento giusto per risolvere :) Nei prossimi capitoli si capiranno meglio alcune cose.
Comunque tranquilli, anche se il colpevole è in cella la storia non è mica finita qui, anzi... (sì lo so, sembra una minaccia).
Ho scritto questo capitolo piuttosto in fretta perciò spero non ci siano errori.
Probabilmente pubblicherò questo capitolo dal cellulare quando sarò al campo quindi non so dirvi quanto dovrete aspettare per il prossimo, mi dispiace.
Grazie mille per le recensioni, se non rispondo è perchè con il cellulare è un incubo, appena tornerò a casa prometto che lo farò!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m

  
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