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Autore: Nellie    15/08/2012    2 recensioni
Troppi scrittori si sono immedesimati in ragazzini quattordicenni che combattono contro la depressione da primo anno di liceo.
La mia esperienza personale non è stata delle migliori, oserei dire uno dei momenti più drastici della mia adolescenza.
E' giunto il momento che anche una non-scrittrice prenda in mano la penna per gridare al mondo quel suo primo anno. Quel suo primo anno di prima liceo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invisibile,
come vorrei.


Non riesco a proiettarmi nel futuro, la mia mente si rifiuta di vedere quello che verrà. Probabilmente è per timore di rimanerne delusa; io, che dalla vita non chiedo più di un abbraccio.
Però è tremendamente difficile rifiutare di guardare avanti quando puoi sperimentare sulla tua pelle, nel presente, una delle situazioni più disastrose della propria adolescenza. Si sarebbe sì tentati a immaginare se stessi in meglio, tra le rose e i fiori, tutti gai e realizzati. Ma no, neanche in questo caso trovo la forza di pensarmi grande, più matura, con dei progetti da portare a termine.
Prego che la mia mente sia come il corridoio che sto attraversando. Vuoto. Svuotati, dannazione!
Mi concentro sulle mie All star consunte, logore a tal punto da non poter più individuare l’esatto colore di quando le ho comprate.
I tacchi di mamma rimbombano nell’intera scuola; almeno per una volta io ho fatto la scelta giusta. Con le mie suole di gomma non annuncio a nessuno il mio arrivo, passo semplicemente inosservata. Invisibile, come vorrei.
-Credevo fossimo in anticipo, non che dovessimo fare una maratona.-
-Chiara, finiscila. È solo per prudenza, in questi casi è meglio arrivare in anticipo piuttosto che quando ti hanno già chiamato.-
-Ma non troppo pre..- sono obbligata a fermarmi, perché mamma è sempre in grado di dimostrare di aver ragione.
L’Aula Magna pullula di ragazzini, i posti a sedere sono già finiti, per quelli in piedi devi spintonarti.
-Visto?- eccolo, quel sorriso di trionfo maledettamente irritante. Vince sempre lei.
-Sì, mamma, sì.- mi trascino dietro di lei sconfitta, ben attenta a non incrociare lo sguardo di nessuno.
Sembra che tutti si conoscano di già, come se in un attimo, uno schiocco di dita, siano capaci di fare amicizia.
Il vociare mi trapana nelle orecchie sconvolgendomi la testa, se non altro non sono più in grado di farmi astrusi giri mentali.
-Chiedo l’attenzione di tutti i ragazzi.- una voce grave sovrasta tutte le altre, mettendole a tacere. –Per prima cosa, benvenuti. Benvenuti fra noi. Non ho intenzione di fare nessun discorso, vedo che là in fondo siete anche piuttosto ammassati e non siete in ottime condizioni per ascoltare. Quindi passiamo immediatamente agli elenchi delle classi. Dunque, la PRIMA A.- Comincia la sfilza di nomi, uno dietro l’altro. Ogni tanto si spegne l’audio del microfono, perciò devo stare bene attenta che non chiami il mio nom..
-Chiara Zanfredo.- Oh cazzo.
Tra ‘scusa’ e ‘permesso’ attraverso la folla che mi separa dal preside ma, una volta fuori uscita dalla massa, mi rendo conto che la strada per avvicinarmi ai ragazzi che, aimè, saranno la mia classe, è ancora lunga: un corridoio tra centinaia di sedie occupate da ragazzi curiosi. Sento gli occhi invadenti di ognuno puntati su ogni mia parte del corpo, ed è terribile. Terribile.
Alzo il capo quasi orgogliosa di essere al centro dell’attenzione, giusto un travestimento all’imbarazzo che mi attanaglia. Sii forte, Chìa.
-Grande Chiara!- è una voce accanto a me, solo più in basso, che scatena dei risolini nella sala.
Giuro che se è mia madre la strangolo. Ha finito di vivere.
Mi volto verso l’origine del suono, rallentando la mia sfilata.
Ed eccola, il mio peggior incubo.
L’ho sempre detestata, sin dalle medie, e ora me la ritrovo anche al liceo. Che dire, uno sballo.
Le mostro un sorriso teso, uccidendola con lo sguardo, e poi riprendo a camminare con passo più sostenuto.
Che dire, operazione invisibile: fallita. 




Già proposta mesi fa, ma che non ha riscontrato alcun successo. Ci riprovo, forse dato che è estate ci sono più nullafacenti alla ricerca di qualche misera storiella con cui passare il tempo. Salut! 
Nellie.

   
 
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