È passato un anno e tutto ciò che si può sentire è ancora il silenzio.

La gente è muta, distrutta dal dolore, persa nei ricordi di cose che non può cambiare…

La città sembra ferma, ora come un anno fa.

È una citta ferita, nei cuori e nell’orgoglio, è una città che non trova pace, una città che vorrebbe tornare indietro, solo un anno, un’ora, un secondo prima che tutto avesse inizio… e che tutto avesse fine…

La città ricorda, come fosse ieri…

Quei momenti sono impressi nella mente di ogni cittadino, che ancora piange, ancora ha gli incubi…

E il Mondo gli è vicino, ma a lui non importa…

È un dolore troppo grande per essere condiviso o messo a tacere, è un dolore che si imparerà a gestire, anno dopo anno, ma che non svanirà mai del tutto.

La città è crollata, è morta sotto le macerie, è bruciata nelle fiamme…

“Come è successo” e “perché” non è ancora pronta a chiederselo…

Un anno non basta per tornare alla vita.

Eppure un anno è tanto rispetto a quei 102 minuti che hanno sconvolto New York.

Sembra di sentire ancora nell’aria l’odore di metallo bruciato, di carburante… di morte…

Sembra di vedere ancora il fumo che oscura la vista, i fogli volare, la cenere posarsi lentamente al suolo…

Sembra di sentire ancora le sirene, le urla, le lacrime…

C’è ancora il senso di impotenza di quel giorno negli animi delle persone che erano lì, senza poter fare niente, senza poter aiutare in alcun modo, se non ricordando…

Ed è questo che sta facendo oggi la città: ricorda, come ogni altro giorno, perché è l’unica cosa che può fare, perché sa che non bisogna dimenticare ciò che è accaduto per niente al mondo, perché le vittime vivranno ancora attraverso la loro memoria.

E in questa mattina di fine estate qualcuno esce dalla propria casa, in silenzio, senza fare il minimo rumore…

La città si ritrova, come se si fosse data appuntamento…

Il vento è l’unico che si permette di emettere un suono.

Fa volare un giornale, come se anche lui fosse tornato indietro a un anno fa…

Fa agitare i petali dei fiori posati a terra in quella tiepida, dannata mattina…

Su quel giornale, che il vento ha deciso di posare proprio lì, a Ground Zero, si legge una data:

11 settembre 2002.

Grazie di cuore a chi è arrivato fino a qui. Spero di avervi ricordato una data, una tragedia che NESSUNO dovrebbe MAI dimenticare.