Calciò
nuovamente in aria e ruotò su sé stessa con grazia. Poi mosse con un colpo di
polso il suo grande ventaglio, scagliando un potente colpo.
Una goccia di sudore le scese
lungo il collo, per poi andare a insinuarsi nella
scollatura.
Poco lontano qualcuno la osservava
e lei ne era perfettamente consapevole.
Nascosto tra gli alberi lui la studiava, seguiva ogni suo
movimento.
Sotto quegli occhi si sentiva
oppressa, come se il suo sguardo potesse bruciarla, ma era una sensazione
piacevole.
Si fermò, ansimante: per quel
giorno poteva bastare.
Voltandosi lo intravide: una
sagoma scura che saltava giù da un albero e spariva.
- Gaara… - sussurrò, mordendosi il
labbro.
C’era qualcosa di sbagliato, di
profondamente sbagliato in lui.
Certo, l’aveva sempre saputo.
Dentro di lui era sigillato Shukaku, ed era sempre stato emarginato e odiato per
questo.
Era un mostro.
Ma questo…
“è mia sorella
maledizione!”
Non era normale essere invaso da
uno strano calore guardandola.
Non era normale desiderare di
starle accanto sempre.
Non era normale voler uccidere
chiunque osasse guardarla.
Si lasciò scivolare nella vasca,
sospirando, i lunghi capelli biondi che ricadevano sulle spalle.
Giocherellava con la schiuma,
distrattamente.
Non riusciva a toglierselo dalla
mente, non riusciva a pensare ad altro.
“basta, non posso continuare così.
Lui è mio fratello…non posso…non posso essere attratta da lui. È il mio nii-chan,
dovrei provare solo affetto per lui…”
C’era qualcosa di sbagliato in
lei.
I suoi pensieri ormai giravano
tutti attorno a lui, i suoi sogni erano occupati solo da quegli occhi color del
ghiaccio.
Quante volte aveva desiderato di
sentire quella mani calde sulla pelle, quelle labbra sulle
proprie…
“basta, devo piantarla!! Devo
piantarla di pensare a queste cose…”
Una lacrima le solcò il viso.
Perché, perché le era dovuta capitare una cosa simile?
Si odiava, si odiava con tutta sé
stessa.
Era…era un
mostro.
Tutti avevano sempre associato a
Gaara l’appellativo di “mostro”, ma in realtà…era lei il
mostro.
Era un essere contro natura,
infima, sporca…
Alla prima lacrima se ne aggiunse
un’altra e un’altra ancora, finché scoppiò in un pianto disperato.
Si nascose il volto tra le mani,
le spalle esili ma forti scosse da dei violenti singhiozzi.
La porta si spalancò di colpo.
Temari alzò il viso lentamente, continuando a piangere.
- Temari…scusa, io… - cominciò il
ragazzo, imbarazzato. Poi si rese conto che la sorella stava
piangendo.
- G-Gaara… - singhiozzò lei,
cercando di asciugarsi le lacrime.
Il ragazzo le si avvicinò e si
inginocchiò accanto alla vasca, preoccupato.
- Temari…Temari che hai? – intanto
la ragazza continuava a piangere, senza rispondere.
- Temari…ti prego nee-san, ti
prego smettila… - le accarezzò delicatamente il viso, scostandole le ciocche
bagnate.
“che…che mi sta succedendo? Perché
mi sento così…perché sono così preoccupato per lei? ogni sua lacrima sembra…una
pugnalata in pieno petto, uno spillo nel cuore”
Temari non sembrava voler
smettere di piangere, mordendosi il labbro inferiore.
Prendendo una rapida decisione,
Gaara afferrò un grande asciugamano e, senza badare alle flebili proteste della
sorella, la tirò fuori dalla vasca e ve l’avvolse.
La strinse al petto e lei nascose
il viso nell’incavo del suo collo, continuando a singhiozzare.
“Gaara…perché, perché mi devo
sentire così quando sono con te? Sono un mostro, un
mostro…”
Il ragazzo spalancò la porta della
sua camera con un calcio e si sedette sul letto della ragazza, continuando a
stringerla a sé.
- Temari…Temari perché piangi? –
mormorò, accarezzandole i capelli.
- n-non…n-non p-posso d-dirtelo… -
rispose Temari, la voce rotta dai singhiozzi.
- perché no? – le chiese
dolcemente.
Dolcemente.
Nemmeno lui si riconosceva
più.
- p-perché m-mi
o-odieresti…
- non ti potrei mai odiare Temari.
Mai. – le sussurrò, stringendola maggiormente a sé.
- no! – sbottò Temari, scostandolo
bruscamente. Gaara la osservò confuso: che le era preso?
- ma Tema…
- no,no,no! – cominciò
freneticamente, allontanandosi sempre di più.
- Temari cos’hai? – tese la mano
verso di lei.
- stammi…stammi lontano!! –
esclamò, rifuggendo il suo tocco. Il ragazzo rimase immobile, fissandola negli
occhi.
Quante volte…quante volte aveva
sentito quelle parole. Quante volte aveva faticosamente rimesso insieme i
frammenti della sua anima, caduta in pezzi per quelle parole piene di paura e
disprezzo…
E adesso…anche lei.
Allontanò lentamente la mano e si
ritrasse.
Temari si rese conto solo allora
di quello che aveva detto.
Era stata una stupida. Per tutta
la vita Gaara aveva dovuto ascoltare quelle parole, per tutta la vita era stato
allontanato brutalmente da tutti.
E ora, ora che si stava aprendo e
che le stava mostrando il suo vero io…lei lo trattava
così.
Rimase a guardare impotente mentre
si voltava e faceva qualche passo verso la porta.
- no!!! – la voce le uscì da sola,
autonomamente. Gaara rimase immobile, senza voltarsi, le braccia lungo i
fianchi.
Si alzò e gli si avvicinò
lentamente.
- non…non te ne andare…per favore…
- timidamente gli si avvicinò e gli cinse la vita da dietro, appoggiando il
volto alla sua schiena.
Agognava così tanto quel
contatto…sentiva il calore della sua pelle candida, che la scaldava e la
confortava.
Il ragazzo si voltò lentamente e
le sollevò il viso con due dita.
- Temari…perché hai pianto? – le
chiese, freddo. Tutta la sua dolcezza sembrava
scomparsa,ormai.
- perché…io…perché io ti amo… -
mormorò, senza guardarlo negli occhi. Lui rimase impietrito,
sconvolto.
Lei…lo amava.
Amore…come se lui potesse provare
amore, come se lui conoscesse il significato di quella
parola.
- Temari…io sono tuo fratello… -
le disse, in un tentativo di convincere più sé stesso che la
sorella.
- lo so…ma non posso farci
nulla…ti prego non odiarmi… - supplicò, gli occhi lucidi. Non avrebbe potuto
sopportare il suo odio…
Gaara non rispose, continuando a
fissarla. i suoi occhi si spostarono lungo tutto il suo viso, per andare a
fermarsi sulla labbra rosee, leggermente aperte.
Un desiderio sconvolgente lo
pervase.
Doveva…doveva avere quelle labbra,
assaggiarle…
Si chinò su di lei e appoggiò le
labbra sulle sue. Temari aveva gli occhi sgranati, il respiro
mozzo.
Era meglio dei sogni. Questo era
reale.
Era sbagliato, perverso, sporco,
proibito, contro natura…ma splendido.
Lui cominciò a lambirle le labbra
con la lingua, richiedendo l’ingresso. Incerta, glielo concesse.
Dalla sua mente sparirono le
preoccupazioni, la paura, il disgusto verso sé stessa e rimase solamente una
felicità immensa.
Lentamente, con movimenti
insicuri, alzò le mani e le affondò nei capelli rossi di lui, senza
scostarsi.
Dopo qualche minuto, i più lunghi
della loro vita, si separarono, rimanendo comunque a pochissimi centimetri di
distanza.
Gaara si leccò le labbra, nel
tentativo di risentire il sapore dolce della sorella.
- non potrei mai odiarti… -
sussurrò nuovamente.
Temari lo guardò negli occhi ma li
riabbassò subito, non riuscendo a sostenere lo sguardo di quegli occhi di
ghiaccio.
- Gaara…Gaara, noi siamo fratelli…
- sussurrò, mordendosi il labbro inferiore – io…non posso amarti così, è
sbagliato…
- è vero, è sbagliato ma…è bello –
rispose lui, accarezzandole delicatamente i capelli. Temari alzò lo sguardo,
stupita.
- non so se questo è amore…però è
bello… - disse ancora il fratello, senza distogliere gli occhi dai suoi.
La mente di Temari era occupata
solo da lui, dal pensiero di lui, dalla sensazione che le dava la sua vicinanza,
dal calore delle sue mani sui fianchi, dal sapore che ancora sentiva sulle
labbra.
- e se è così bello…può essere
sbagliato? – le chiese in un soffio, chinandosi su di lei e posando un nuovo
bacio sulle sue labbra.
Finalmente, dopo aver vissuto anni
e anni circondato dall’odio e dal terrore, finalmente aveva scoperto quello
splendido sentimento, quel calore che parte dallo stomaco e si diffonde in tutto
il corpo, diventando bruciante e bello quasi da far male.
Finalmente si sentiva…amato. E
finalmente provava qualcosa, finalmente il suo freddo cuore si era aperto e
aveva ricominciato a battere.
L’aveva appena scoperto, appena
sperimentato, appena provato eppure…sapeva già che sarebbe finito.
Come, come avrebbero potuto stare
insieme?
Una lacrima solcò il viso di
Temari, andando a morire tra le loro labbra sigillate.
Fratello…mai una parola le era
sembrata tanto orribile.
L’uomo che amava, l’uomo di cui
era follemente innamorata, tanto da soffrire fisicamente, era suo fratello.
Si aggrappò alle sue ampie spalle,
stringendo tra i pugni la maglia che le ricopriva, quasi a trovare conforto,
riparo da una realtà crudele.
Mentre si stringeva a lui
l’asciugamano candido che l’avvolgeva cadde a terra con un fruscio, rivelando il
suo corpo snello.
I due, senza separare le proprie
labbra, si guardarono negli occhi.
Gaara la spinse delicatamente
all’indietro, facendola cadere sul letto. Si mise carponi sul materasso morbido,
le mani ai lati della testa della sorella.
Si chinò nuovamente a baciarla,
con impeto. Temari lo ricambiò con foga; non sarebbe mai stata sazia di quelle
labbra, di quel profumo…ne avrebbe sempre voluto ancora e ancora e
ancora…
Infilò le mani sotto la maglia del
ragazzo, accarezzandogli la schiena calda, sentendo sotto le dita i muscoli in
tensione.
Si separarono per riprendere fiato
e si fissarono per qualche istante. Poi lui cominciò a baciarle il collo,
mordicchiandolo e leccandolo.
Temari emetteva dei leggeri
gemiti, premendo il corpo su quello di lui. Il calore di quelle labbra sulla sua
pelle le dava sensazioni magnifiche, la eccitava
moltissimo.
- G-Gaara… - gemette, il respiro
mozzo e ansimante. Sentendo l’eccitazione nella voce della sorella, Gaara si
staccò dalla sua pelle morbida e liscia.
Osservò il corpo sotto di sé:
bella, ansimante, le goccioline d’acqua che le scivolavano lungo il ventre,
invogliandolo a leccarle via.
I due fratelli si guardarono negli
occhi e tornarono coscienti di quello che stavano facendo.
Temari si irrigidì, smettendo di
respirare.
Stava…lei stava per…per fare sesso con suo fratello!! E nonostante
quella consapevolezza, voleva ancora farlo, lo voleva tanto da star male.
Gaara spalancò appena gli occhi,
le pupille dilatate.
Cosa stava facendo?
Temari era sua sorella, la sua
nee-san e lui era lì, a cavalcioni su di lei, sul punto
di…
Avevano ragione.
Avevano avuto sempre ragione: era
davvero un mostro.
Temari scivolò via da sotto di lui
e raccattò l’asciugamano da terra, avvolgendoselo attorno al corpo con mano
tremante.
Gaara si mise a sedere, muovendosi
lentamente.
Lei gli si sedette accanto, le
ginocchia serrate e torcendosi le mani in grembo.
- Gaara…Gaara non possiamo… -
cominciò, la voce flebile.
- hai ragione… - disse
sommessamente il ragazzo, senza guardarla.
- cosa…cosa facciamo? – chiese
Temari.
- dovremo…dovremo far finta che
non sia mai successo. – Temari smise di respirare.
- ma…no. non posso, ti amo troppo…
- cominciò, sfiorandogli la mano.
- no, Temari. È come hai detto tu,
non possiamo.
- ma…
- credi che per me sia facile? –
urlò Gaara, voltandosi verso di lei, il volto deformato dall’ira. Temari
indietreggiò, con un singhiozzo strozzato.
- mi sto trattenendo a stento! –
continuò, stringendo i pugni – tu sei lì, avvolta solo da un asciugamano. Pensi
che sia facile decidere di dimenticare tutto?
- no…scusa Gaara. Ma il fatto è
che…non è giusto. – nascose il viso tra le mani, ricominciando a singhiozzare
violentemente.
- lo so…ma nulla è giusto, Temari…
- le sussurrò, stringendola a sé – non potremmo più rimanere qui, dovremmo
andarcene…e poi c’è Kankuro. Ci odierebbe. – le diede un bacio sui lunghi
capelli biondi.
- ma come…come farò a vivere? Come
faremo?
- saremo comunque insieme…dovremo
accontentarci dell’amore fraterno, ce lo faremo bastare. Ma io ci sarò sempre… -
Temari alzò il viso, perdendosi un’ennesima volta in quegli occhi
cristallini.
- anch’io Gaara. – gli disse,
stringendolo di più – tsk, sono la sorella maggiore e sto qua a farmi consolare.
Dovrei essere io a consolare te nii-chan. – disse, cercando di
sdrammatizzare.
- bhe, ma io sono il Kazekage. -
le rispose Gaara, un’ombra di sorriso sul volto.
- e questo che c’entra, scusa? –
ridacchiò Temari, accoccolandosi tra le sue braccia.
- Gaara…io ti amerò sempre. Non
importa cosa succederà, con chi staremo, quanto tempo passerà…ti amerò sempre. –
gli sussurrò, posando un leggero bacio sulle labbra del
ragazzo.
- Temari…non potrà più succedere
nulla di simile, lo sai vero? Una volta che sarò uscito da quella porta
torneremo ad essere due semplici fratelli. – lei annuì,
triste.
- anch’io ti amerò sempre… - le
sussurrò all’orecchio. L’espressione di Temari cambiò radicalmente.
Anche se sapeva che si sarebbero
dovuti separare…era felice.
Finalmente Gaara aveva imparato ad
amare.
- sono felice, nii-chan. Almeno
ora sono felice.
Gaara si alzò e la guardò
dall’alto al basso, un’espressione indecifrabile sul viso. Poi si voltò e fece
qualche passo.
- Gaara… - si fermò nel sentire il
tono supplichevole della voce della sorella. Si girò, guardandola con
un’espressione interrogativa.
- Gaara, non
potremo stare insieme…almeno una
volta? Far finta, almeno per oggi, di non essere fratelli? Essere...semplicemente
noi?
Lui le si avvicinò, e la trasse in
piedi, abbracciandola.
- Temari, ti desidero con tutto me
stesso, così tanto da stare male. Se tu adesso ti togliessi l’asciugamano non
riuscirei a resistere…ma sarebbe sbagliato. Sarebbe peggio per entrambi. – le
sussurrò. Lei annuì, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
Rimasero così per qualche minuto,
cullati dal calore dell’altro.
Temari alzò il viso e posò un
bacio sulle labbra del fratello
Fu un bacio di addio, carico di
desiderio insoddisfatto, di malinconia, di dolore,
d’amore…
Fu un bacio così doloroso, ma
anche così bello, da essere impossibile da descrivere con delle mere parole.
Nessuna parola può contenere delle
emozioni così grandi e sconvolgenti.
Un altro calcio, un pugno e
nuovamente un calcio. Si fermò, il respiro pesante, senza prestare attenzione
alle fastidiose gocce di sudore che le offuscavano la vista.
E ancora, ancora sentiva quello
sguardo bruciante su di sé, così intenso che sembrava potesse vederle l’anima.
E ancora sentiva in sé il
desiderio di voltarsi e incontrare quello sguardo, di perdersi in quegli occhi
di ghiaccio.
E ancora c’era, nascosto
nell’angolo più profondo del suo cuore, il desiderio di sentire nuovamente
quelle mani su di sé, di assaggiare nuovamente quelle labbra.
E riprese a calciare, a combattere con l’aria in una danza che sapeva di morte, sotto quello sguardo.
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Allora...che dire? sono in periodo drammatico!! XD spero comunque che vi sia piaciuta, anche se Gaara mi è risultato un po' OOC [(un po'?! UN PO'?! io non sono così sdolcinato!! ti ucciderò! ndGaara) (certo, certo...ndme) (non credi alle mie parole? ndGaara-tremendamente-incazzato) (a cuccia!! altirimenti ti faccio fare una lemon con Kankuro! ndme-sadic-mode) stranamente Gaara è ammutolito]
Prima che QUALCUNO ci interrompesse [occhiataccia a Gaara che si affretta a finire di pulirmi la camera (lì c'è una macchia!! ndme) (subito! ndGaara-che-progetta-vendetta)] dicevo che mi è risultato OOC, ma non penso sia male. (speriamo! XD)
Qualche commentuccio-uccio-uccio? *__* per favore!! ç__ç
un ringraziamento a chi è stato abbastanza coraggioso da addentrarsi nel mio delirio ed è giunto a leggere fin qui, che commenti o no.