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Autore: TurningSun    15/08/2012    4 recensioni
Un diavolo della Tasmania.
“Sai, il diavolo della Tasmania è il ciclone dell’Oceania. E’ una forza della natura proprio come te!” aveva riso Angelina mostrandogli la foto sulla guida turistica.
Già -sospirò George rimettendo a terra l’animale- E proprio come me, anche lui urla di notte.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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**Lilies in the valley**

 
 
 

A clouded mind and heavy heart
But I know I will have a new start

 […]
Hold me fast, Hold me fast
Cuz I'm a hopeless wanderer
(Hopeless wanderer – Mumford & Sons)



Urla strazianti lo svegliarono in piena notte, lasciandolo a fissare il soffitto.
Ogni urlo era un coltellata al cuore, un cazzotto in pieno stomaco, un nodo alla gola che non gli permetteva di respirare. Solo nel totale silenzio dell’hotel riusciva a respirare, ma ad ogni urlo sovraumano il cuore smetteva di battere.
Erano urla lontane eppure gli risuonavano in testa come se provenissero dalla porta accanto.
Si alzò dal letto cercando di non disturbare Angelina che dormiva beata tra le lenzuola bianche e la coperta color avorio. Si soffermò a guardarla e sorrise: la sua carnagione scura contrastava in modo netto con il candore delle lenzuola. Eppure, gli diede un senso di pace.
Un altro urlo e questa volta durò più a lungo.
Si affacciò alla finestra per scrutare il paesaggio e individuare chi emettesse quei suoni.
Né una luce, né un albero mosso. Non si muoveva nulla.
Sospirò pensando che forse quello che stava vivendo fosse solo un incubo e l’unico ad urlare fosse lui.
In fondo, non sarebbe stata la prima volta.
 
“FRED!”
Il rumore di una libreria caduta a terra.
“FRED!”
Il rumore di poster squarciati, di lampade che si frantumano al suolo, di boccette scagliate contro le pareti.
“Fred! Perché? PERCHE’?!”
Due braccia forti lo cinsero alle spalle bloccando ogni suo movimento mentre una voce maschile gli ordinava di aprire la bocca. Pochi secondi dopo, un bruciore lungo la gola che invadeva lo stomaco e si espandeva a tutto il corpo.
Non sentiva più nulla. Soltanto qualcuno che urlava in lontananza il nome di un ragazzo, poi il buio.
 
Si asciugò le lacrime che silenziose erano scese sulle sue guance.
Erano passati anni, ma un po’ di quel dolore era rimasto.
La sua famiglia e Angelina lo avevano aiutato ad andare avanti, ad elaborare quel dolore e conviverci riuscendo a crearsi una vita nuova.
Ripensò ai sorrisi dei genitori, al primo appuntamento disastroso con Angelina, ai litigi con i fratelli, le notti passate con lei a guardare le stelle senza parlare. Era riuscito ad andare avanti senza però dimenticarsi di suo fratello e della mancanza che si accentuava al solo ricordo delle sue battute.
Un altro urlo.
Avrebbe voluto trovare chi urlasse in quel modo ed ucciderlo all’istante. Non ne poteva più. Il suo orecchio non sopportava più quelle urla atroci.
Strinse le mani più forte che poté sulla ringhiera del balcone.
Poi un rumore.
Aprì gli occhi di scatto e vide una figura piccola e pelosa fuoriuscire dall’erba poco distante.
George prese la bacchetta dal comodino e tornò al balcone sperando che la creatura fosse ancora lì.
Le sue speranze furono ripagate e, agitando e colpendo, pronunciò “Wingardium Leviosa” facendo lievitare l’animale davanti a sé.
Un diavolo della Tasmania.
“Sai, il diavolo della Tasmania è il ciclone dell’Oceania. E’ una forza della natura proprio come te!” aveva riso Angelina mostrandogli la foto sulla guida turistica.
Già-sospirò George rimettendo a terra l’animale- E proprio come me, anche lui urla di notte.
 
 

***

 
Si alzò lentamente e guardò il viso della moglie.
Dormiva ancora pesantemente, benché il sole fosse sorto da diverse ore, e il respiro si alternava al russare ogni due o tre inspirazioni.
La guardò ancora e decretò che stava dormendo da fin troppo tempo e che, quindi, era giunta l’ora di svegliarla. Non fece in tempo a chiedersi come l’avrebbe fatto che già l’idea gli era venuta in mente. Prese la bacchetta e si posizionò davanti al letto. “Aguamenti!”
In un istante, Angelina fu inondata da un getto di acqua gelida che la svegliò in un istante. “GEORGE!”
Mentre il marito se la rideva appoggiato alla finestra di fronte a lei, Angelina si alzò sul letto acquistando qualche centimetro di superiorità.
“Ti dovrei uccidere! Sai come saranno i miei capelli ora?!” gli puntò addosso la propria bacchetta.
“Angie, non lo fare!” sorrise anche se terrorizzato: Regola numero uno di Angelina Johnson: mai e poi mai, per nessun motivo al mondo, toccarle i capelli!
“Perché dovrei risparmiarti, Weasley?!”
“Perché..- prese la prima cosa a portata di mano- ..patatine?!”
Angelina scoppiò a ridere, poi saltò giù dal letto e con un passo arrivò dal marito. “Sei sempre il solito pagliaccio!”
“Signora, la devo correggere. Malandrino. Io sono un malandrino!” sottolineò riempiendola di baci
“Oh, mi scusi, marito!” rise di nuovo.
“E non sai la parte migliore”
“Quale?”
“Sono un genio a letto!”
 

“Malandrino. Ho già sentito questa parola..” disse Angelina pensierosa mentre sistemava i capelli in una treccia.
“Forse perché l’hai letta nella Mappa che ha Harry”
“Hai ragione! Ma.. non era tua e di Fred? Ricordo che andavate in giro con quel pezzo di carta tutto il giorno.”
“Pezzo di carta?! Quella è la Mappa dei Malandrini! I quattro studenti più brillanti di Hogwarts!”
“Brillanti. Sì, come no.. e tu li conosci, vero?”
“Certo!”
“E chi sarebbero?” disse scettica. George era un maestro nell’inventare cavolate.
“James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus, alias il vecchio topo di Ron” dichiarò tranquillo. Negli occhi, però, aveva la luce di chi sa di aver stupito. E, infatti, Angelina si girò con occhi e bocca aperti, incredula. “Mi stai prendendo in giro?!”
“Affatto. È stato Sirius a dirmelo.”
 
“Lunastorta, ben arrivato!” sorrise Sirius facendo entrare Remus e Tonks nella casa di Grimmauld Place.
“Sirius, per favore!” lo rimproverò subito l’amico
“Lunastorta?” Fred e George si guardarono. Avevano letto quel nome così tante volte da sapere perfettamente a chi si riferiva. O meglio, a cosa.
“Eddai, Remus! In ricordo dei vecchi tempi - gli diede una pacca sulla spalla mentre gli porgeva un bicchiere di whiskey incendiario e poi ne prendeva un altro. - Ai Malandrini!” alzò il bicchiere seguito da Remus. “Ai Malandrini!”
“Scusate!” l’esclamazione di Fred fece voltare i due amici “Stavo passando di qui e ho sentito che parlavate dei Malandrini. Voi sapete chi sono?!”
Sirius e Remus si guardarono complici. “Ragazzo, hai davanti a te gli ultimi due membri del quartetto più brillante di Hogwarts!”
“Ti sbagli, Sirius. Peter Minus è ancora in circolazione.”
“Volete dire che..” George li guardava estasiato.            
“Ebbene sì! Io, Remus, Peter Minus e James Potter eravamo i Malandrini!”
“George! I Malandrini!! - Fred era esaltato, George aveva le orecchie infuocate dall’emozione - Insegnateci!!”
“Non credo serva - disse bonario Remus  - da quanto ne so, voi due avete una fama ineguagliabile per gli scherzi”.
“Ma come conoscete i Malandrini?” chiese Sirius curioso.
“Abbiamo rubato la Mappa dal cassetto dello studio di Gazza” iniziò Fred
“..sapete, ci avevano messi in punizione lì e..” proseguì il gemello.
“..non potevamo non dare un’occhiata in giro!”
Sirius guardò l’amico ridendo “Remus, vecchio mio! Questi due sono la nuova generazione dei Malandrini!”
 

***

 
Giravano ormai da ore, ma Angelina sembrava immune al caldo torrido che li aveva sorpresi appena usciti dall’albergo. Avevano visitato gran parte della città vecchia e scattato parecchie foto di ogni anfratto che avesse anche solo un accenno artistico.
“George, mettiti in posa, dai!”
Era questa la frase più detta dall’ex Capitano dei Grifondoro e George non poteva non accontentarla: era il minimo che potesse fare dato che l’aveva risparmiato per lo scherzetto di due giorni prima. Così si mise in posa ancora e sorrise all’apparecchio.
“Magnifico” decretò Angelina.
“Non credere che tutte queste lusinghe mi diano un po’ di energia. Non riesco nemmeno ad alzare i piedi!” si lamentò teatralmente, sedendosi accanto ad un gatto che spaventato corse via.
La ragazza sbuffò spazientita e si mise a cercare nella borsetta. “E va bene! Ci fermiamo in un bar!” tirò fuori la guida per poi scorrere velocemente le pagine “Oh! Questo fa musica dal vivo! E’ a venti minuti a piedi, andiamo?” chiuse la guida con aria soddisfatta.
George la guardava tra lo stupito, lo sconvolto e il distrutto. “Ma io non ce la faccio!”
“Smettila di lamentarti! Cosa vuoi che siano 35° all’ombra?!”
“Ma, Angie..”
“Muoviti!” lo prese sotto braccio e, con forza, lo tirò su in piedi per poi trascinarlo fino al bar.
“Dovrebbero inventare dei piccoli chiostri ambulanti con bibite rinfrescanti!” si lamentò sedendosi con l’Acquaviola fresca in mano.
“Hai la resistenza di una papera.” rise Angelina accomodandosi vicino a lui.
“Però non è male qui” sentenziò George dopo essersi guardato in giro.
Il locale era pieno, con gente seduta ai tavoli o in piedi accanto al bancone. Tutti avevano la testa girata verso la pedana che ospitava la band ed una ballerina.
Il genere di musica sembrava armonizzato perfettamente per la ballerina di danza classica.
Anche se George doveva ammetterlo: non era esattamente danza classica ma un genere più moderno, che però non conosceva data la sua scarsa cultura per l’arte in generale.
Mentre beveva l’Acquaviola, fissò la ragazza. Non poteva farne a meno: c’era qualcosa di magnetico in lei.
Gli venne in mente una foglia secca, adagiata sull’arida terra del deserto. Poi con suo stupore, vide se stesso seduto sul quel terreno infertile mentre, aprendo la mano, la stessa foglia si sbriciolava volando via. Lontano vedeva un prato verde coperto da fiori bianchi.
“..George?” lo chiamò Angelina, preoccupata per lo sguardo assente del marito.
“Hai detto qualcosa? Scusami..”
“Stai bene?” chiese dolce. Erano pochi i momenti in cui George Weasley stava in silenzio e con l’esperienza aveva imparato che era proprio di quegli istanti che bisognava avere più paura.
Il ragazzo annuì e bevve il rimanente del bicchiere in un sorso. Continuava a guardare di fronte a sé la ballerina dal vestito rosso che si muoveva come la fiamma di una candela. Era ipnotica e devastante.
La musica lo stava cullando in pensieri dolorosi che non avrebbero doluto far riaffiorare: si sentì improvvisamente vuoto e senza forze. Prosciugato da ogni emozione e vitalità, esattamente come la foglia.
 “Georgie..”
La voce di Angelina lo risvegliò nello stesso momento in cui la musica si arrestava e la sala scoppiava in un fragoroso applauso.
“Sono proprio bravi” riuscì ad inventare al momento.
“Ti senti bene? Hai una faccia strana..”
“No! Figurati..”
Ma la ragazza non lo lasciò finire di parlare. “Andiamo a ballare” sorrise dolce togliendogli dalla mano il bicchiere vuoto e posandolo sul tavolo.
Si alzarono ed andarono davanti alla band, dove anche altre coppie si erano sistemate.
Dagli strumenti si estese a tutta la sala una melodia tipica anni ’50 sottolineata dalla voce della cantante vestita di un semplice vestito bianco e rosso.
“Avanti, Weasley, mostrami cosa sai fare!”
Risero insieme mentre George la faceva volteggiare sulla pista.
I pensieri se ne andarono lasciando spazio alla felicità: Angelina sapeva sempre come tirarlo su di morale. Lei sapeva sempre quando aveva bisogno di parlare o quando doveva solo liberare la mente.
Aveva visto suo fratello in quel l’oasi di gigli bianchi mentre parlava con Sirius, ridendo.
Non aveva sentito cosa si dicevano però, all’idea di saperli insieme, sorrise anche lui.
Gli mancavano terribilmente, ma finché li avrebbe ricordati con i loro sorrisi ci sarebbe stato sempre posto per dei gigli nella sua valle dei ricordi.

 

Fine

 
 
  
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