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Autore: EleRigoletto    15/08/2012    2 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Finalmente ho scaricato l’anime, mi sento rinata!!
Per festeggiare il compimento dei 51 episodi scaricati di quest’anime, ho deciso di postare il sesto capitolo in anticipo.
Buona lettura.

Al tocco delle sue flebili braccia che mi sfioravano il torace, arrossii sempre di più, distogliendo lo sguardo dal suo.
Lasciai scorrere tutto il sangue e l’agitazione che erano in me, per poi indietreggiare leggermente.
Lui si spostò di un passo in dietro e non mollò lo sguardo dal mio.
“Ti senti meglio?” Mi chiese.
“S si … cioè, non mi sento male.” Dissi, abbassando lo sguardo.
Volevo evitare i suoi  occhi, quelli che mi scrutavano con perseveranza, senza decifrarne bene il loro significato.
Così belli.
“Non voglio che ti senta male, per cui è meglio se la maglia la lasci sbottonata, così non sudi.”
Arrossii di più, stringendo le mani in un pugno, graffiando il divano in una presa docile e tesa.
Non dissi niente, non mi osservai, non feci nulla.
Si avvicinò ancora, mostrandomi i suoi denti perfetti e i suoi capelli sbarazzini.
Il suo corpo accogliente si insinuò in me, mi strinse le spalle e con la mano mi toccò la fronte.
“Scotti, sei bollente!” Sussurrò lui.
“No, non tanto.”
Andò in cucina e prese uno straccio, bagnandolo con dell’acqua fredda.
“Sdraiati che ci penso io.”
Tolse i cuscini e mi indicò il punto in cui prima era accovacciato lui.
Ubbidii senza contestare, ora mi girava la testa e non mi sembrava il caso di ribattere.
Mi appoggiò lo strofinaccio e si sedette accanto a me, stringendomi la mano.
“Aspetta un pochino, poi ti porto a letto.”
Improvvisamente mi sentii debole, senza forze, non riuscii nemmeno a parlare.
 Il caldo si impossessò di me ed iniziai a sudare; Gli occhi iniziarono a lacrimare e un gemito mi uscii dalla bocca, tremando senza sosta.
“Avril, che ti succede?” Disse, preoccupato.
Lottai con tutta la mia forza e riuscii a dire poche parole.
“Ho caldo.”
Si alzò di scatto ed iniziò a togliermi la maglietta,sfilandomela da sopra la testa, per poi  gettarla per terra.
Si inginocchiò e spostò il panno sulla mia pancia, strizzandolo e facendo ricadere tutti gli schizzi d’acqua su di me.
Un sollievo aleggiò e mi ritrovai in pace con la temperatura del mio corpo.
“Adesso ti porto in camera.”
“No, ce la faccio ad alzarmi.” Feci per sollevarmi, per non farmi portare da lui, ma mi venne un capo giro e mi toccai la testa con la mano.
“Quanto sei testarda, ci sono qui io.”
Mi sollevò, cingendomi la pancia contro il suo petto scoperto; Una stretta calorosa mi fece venire i brividi e restai immobile.
Mi appoggiò lentamente sul letto e mi aiutò a rimettere la maglietta.
Mi toccò, nuovamente, la fronte e sorrise.
“Ora non sei più bollente, dormi pure.”
“Grazie, davvero.” Mi nascosi tra le coperte.
“Di niente.
A proposito, sei bellissima quando ti senti indifesa.” Mi salutò con un gesto della mano ed uscì dalla stanza, lasciandomi imbarazzata dalle sue parole.
Caddi subito in un sonno profondo, lasciando da parte i miei innumerevoli pensieri.
Il mattino seguente, andai subito in bagno per lavarmi e vestirmi.
Raggiunsi gli altri in cucina che mi prepararono la colazione.
“Ti senti meglio, oggi?” Mike mi guardò.
“Si, ora sono in gran forma.” Presi una fetta biscottata ed accolsi David che si sedette vicino a me, sporca di marmellata.
Lui sorrise e fece una smorfia strana.
“Sei sporca proprio qui …” Con l’indice mi toccò la parte destra del labbro.
“Oh. Grazie!” Presi il fazzoletto ed iniziai a togliere via la macchia.
“Che ne dite se oggi andiamo a fare un giro per il centro e pranziamo lì?”
Propose Mike, tutto entusiasta.
“Per me va bene.” Marc si alzò in piedi.
“Io ci sto.” Lo accompagnò Darker  con un pugno sul tavolo.
Io mi guardai intorno, non mi andava di andare, non mi sentivo a mio agio là fuori.
Guardai David che stava giocando a quei giochi spastici per bambini e lo vidi invogliato a non rispondere.
“ … Tu vieni, Avril?” Marc mi si avvicinò.
“Io passo, devo andare a San Diego perché ho scoperto che mio padre è lì e passeremo due giorni insieme.”
Si intromise David spegnendo il videogioco, lasciandomi sbalordita dalla  notizia.
Cioè, ero contenta per lui, ma allo stesso tempo non volevo che ci lasciasse.
Guardai mio fratello ed annui.
“Beh. Allora buon viaggio, quando parti?” Chiesi io.
Si grattò la testa, pensando.
“Verso mezzogiorno, circa tra due ore.”
“Non fare il cattivo e mandaci delle foto carine.
Anche se starai via per solo due giorni, vogliamo tante foto.”
Mike si divertì ad imitare passanti che giravano con la macchinetta, rivolgendosi a Dave.
“ … David deve andare via, ma tu? Resterai da sola o verrai con noi?” Insistette, mio fratello.
Mike si inginocchiò e mi prese la mano, iniziando a pregarmi di andare con loro.
Stufa delle sue preghiere, annuii e andai a prendere il cellulare che avevo lasciato in camera.
Raggiunsi gli altri fuori da casa; Aspettai che il mitico gruppetto si salutasse e gli sorrisi, per poi continuare a saltellare con Mike a braccetto.
“Fermiamoci, sono esausta!” Mi lamentai, appoggiandomi ad una panchina per allacciarmi le converse.
Guardai lo sfondo del mio cellulare che indicava l’una e tre quarti.
“Andiamo a mangiare.”
“Ok, che ne dite se andiamo qui?” Darker indicò un bar piccolo ma dall’aria accogliente.
Entrammo, ordinando dei panini e delle bibite.
Quando ci arrivarono le nostre cose, mio fratello iniziò a parlare.
“Dopo aver finito di mangiare, dove andiamo?”
Io e Mike ci guardammo, pensando esattamente la stessa cosa.
“Andiamo in un negozio di Cd” Gridammo all’unisono, mettendoci a ridere come pazzi.
“Calma ragazzi, ci andiamo, ci andiamo!”
Marc sorseggiò un goccio di Coca-Cola.
Finito di mangiare, pagammo il conto e ci dirigemmo verso un centro commerciale.
“Ci dividiamo in due gruppi, io e Marc e Mike ed Avril.”
Acconsentimmo tutti, presi il mio compagno e corremmo per tutti i negozi di musica accessibili ai nostri occhi.
Ne trovammo uno enorme, stupendo, pieno di scaffali con tutte le band dell’intero mondo.
A me e a Mike piaceva la stessa musica, così andammo a guardare il genere rock.
C’erano davvero delle belle cose, però non prendemmo niente ed andammo via salutando il negoziante.
Girammo un po’ per le vetrine imitando i manichini esposti, facendo i cretini davanti alla gente che ci fissava.
Non sapendo più cosa fare, dopo aver girato tutto il centro commerciale, andammo a sederci su una panchina, iniziando a prendere il tempo con la gamba ed intrattenendo un gruppetto di bambine che si era avvicinato per sentirci.
Non mi importava se la gente ci squadrava o se eravamo ridicoli,perché questa era la volta giusta per divertirmi, senza preoccuparmi delle conseguenze.
Cantando tra una nota e l’altra, ritrovammo gli altri due che ci guardarono urlando frasi del tipo       ‘ Siete fantastici, vogliamo il bis.’ Prendendoci in giro.
Passarono delle ore e decidemmo di ritornare a casa; Salutammo il gruppetto, ringraziandolo e uscimmo.
“Come siamo bravi, dovremmo partecipare ad un concerto.”
“Sì certo, così vi sbatterebbero via.”
Mi misi a ridere, vedendo la reazione di Mike all’affermazione di Darker.
Arrivammo sotto casa, aprii la porta e mi buttai sul mio materasso, togliendomi le scarpe.
Che sollievo per i miei poveri piedi.
Improvvisamente mi squillò il cellulare, lo tirai fuori dalla tasca dei jeans e rimasi sbalordita.
Un’altra volta? Era passato solo un giorno e mio padre mi aveva  ancora chiamata.
Non era da lui, strano, di solito non mi chiamava due volte di seguito.
Decisi di rispondere, trattenendo il fiato.
“Ciao.”
“Ciao piccola, come stai, che hai fatto oggi?”
Sapeva solo chiedermi questo?
“Sto bene … Sono andata con i ragazzi a fare un giro.”
“Mi fa piacere.”
“Devi dirmi qualcos’altro?” Dissi, invogliandolo a continuare.
“No … Beh. Sì, volevo avvisarti che io e  tua mamma abbiamo parlato e volevo chiedere la custodia per essere il tuo tutore al posto della mamma.”
Rimasi paralizzata.
Cosa? Come, voleva essere il mio tutore? Non potevo crederci, mi sentivo male.
La mamma  non glielo avrebbe mai permesso … Spero.
Ecco perché ti comporti sempre così, si spiega tutto delle tue chiamate.
Solo un pretesto per addolcirmi, per convincermi che di te ci si può fidare; Mi hai deluso è come se di me non conoscessi niente.
Non sai né i miei gusti né le mie abitudine.
Come fai ad essere il mio tutore se non sai quasi nulla di me?
 
“Avril, ci sei? Rispondi.”
 
 
Ciaoo gente, spero che questo capitolo vi abbia schiarito le idee sul fatto del comportamento del padre di Avril.
Beh. Che dire, fatemi sapere com’è e soprattutto cosa ne pensate.
(Mi farebbe piacere.)
Ringrazio sempre chi legge, chi recensisce e chi ha messo la storia tra Preferite/Ricordate/Seguite.
PS. Dedico questo capitolo alla Marty e a _inlovewithSP.
Un bacio Ele! ;)
  
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