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Autore: picci 1989    28/02/2007    6 recensioni
Tornano i personaggi di "E' la mia natura" e "Le cose potevano cambiare"...
Perchè il peccato rimane sulla pelle e al suo prezzo ovunque tu ti nasconda...
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La natura della serpe; Il rimpianto del Leone'
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Il prezzo del peccato

 

 

Ok lo so cosa state per dire ma vi prego non mi ammazzate, sono stata costretta da forza maggiore a dividere questa storia in tre capitolo autoconclusivi. Per capirci.

Il primo “E’ la mia natura” non doveva avere un seguito ma mi è piaciuta così tanto che non ho potuto resistere, spero non me ne vogliate.

Così è nata “Le cose potevano cambiare” e questa nuova ff “Il prezzo del peccato”.

Vi prego di leggerla con attenzione, è una one-shot molto lunga, ma spero comunque che vi piacerà.

ATTENZIONE NON PUO’ ESSERE LETTA SE NON SI E’ LETTI LE PRIME DUE.

 

Il prezzo del peccato

 

Lucifer era un demonio, forse anche peggio perché nella sua misera vita aveva amato e anche tradito la donna che aveva amato… Per farsi beffe di questo il Signore Oscuro gli aveva donato quel nome. Perché  ai demoni non è permesso amare. E lui aveva osato, ed era stato punito.

L’unica donna che lui avesse mai amato, l’unica per cui aveva desiderato di morire era appena uscita per la seconda volta dalla sua vita con la bestemmia fra i denti e strappandogli una promessa.

Mai più.

Mai più  braccarla, sentire la sua storia, ripeterla…

Chiuse di scatto la stanza della locanda “Hell” e con passo altero si allontanò per tornare al suo lavoro.

 

Una solitaria casa abbandonata, fatiscente e lontana da sguardi indiscreti fu la dimora che ospitò la cantastorie già nota per ben nove mesi della sua vita.

Lucifer aveva promesso di non seguirla e l’aveva informata di quell’abitazione abbandonata appartenete a un ricco Purosangue dove chissà come non passava mai alcun controllo.

Su una vecchia poltrona che doveva aver conosciuto sicuramente giorni migliori, dormiva.

Il cibo scarseggiava ma grazie alla fortuna riusciva a sfamarsi anche se  da due mesi era costretta ad alzarsi in piana notte per via di nausee improvvise.

Le temeva, perché ogni giorno diveniva sempre più debole ed esserlo troppo in quei tempi significava la morte.

Da quando il Signore Oscuro aveva vinto la sua guerra, tutto  si era modificato.

Il mondo magico aveva chiuso i contatti con il mondo babbano, non lo rispettava in alcun modo. Con la salita al potere di Voldemort infatti i babbani erano stati colonizzati. Le città erano flagellate da catastrofi temibili, le persone subivano angherie gratuite e non comprendendo il motivo di quelle morti improvvise lentamente anche loro erano degenerate.

Pazze completamente pazze.

Il male sporcava ogni cosa che toccava e anche quello che solo sfiorava.

I manganò, i babbanofili e i mezzosangue erano banditi, perseguitati e se trovati nel mondo magico uccisi.

Le speranze di vita erano affidate a una piccola scheda rettangolare difficilissima da ottenere che diceva che eri un Purosangue e che quindi avevi diritto a vivere.

Il mondo magico era divenuto una landa per lo più sterile che per la metà dell’anno era cosparsa di neve e per l’altra metà da infetti acquitrini.

I vecchi mezzosangue che prima della battaglia avevano ottenuto la bacchetta erano stati privati di questo grande dono. Gliela aveva spezzata davanti agli occhi.

Si sistemò la coperta sbrindellata sul corpo infreddolito, immaginando un fuoco ardere nelle viscere di quel camino.

Poi successe ancora, si dovette alzare e precipitare nel bagno a vomitare quel poco che era riuscita a trovare, con una bestemmia stretta fra i denti tornò a sedersi sulla poltrona, ma questa volta non si coprì, non chiuse gli occhi per dimenticare quanto successo.

Sedette immobile con gli occhi fissi al pavimento, respirando piano.

L’odore di lui era ovunque, sul suo corpo dove le carezze di lui erano scorse lascive e avevano lasciato quell’orma….Sui suoi abiti logori, sui nuovi abiti anche se quelli lui non lì aveva toccati.

Il disgusto della paura che sale. Mi denuncerà ancora…

Il disgusto per lui.

Il disgusto per se stessa.

Perché lei l’odore lo sentiva ancora…quell’odore inebriante e allo stesso tempo letale.

L’odore del peccato.

 

Il mese dopo smisero le nausee e cominciò un senso di pienezza tutto il giorno, dolori alle viscere, gonfiori sospetti. Dopo quattro mesi non potei più mentire  nemmeno a me stessa.

Aspettavo un bambino…da lui.

Aspettavo un piccolo mostro…ora cosa avrei fatto?

Dovevo togliermelo dalle viscere, conoscevo una levatrice, solo loro sapevano praticare la vecchia arte, era appassionata di racconti magici, potevo rischiare di entrare nel Mondo Babbano?

SI, mi risposi da sola

Per togliermi quel verme…TUTTO.

Mi sfiorai l’addome. Veramente un verme conteneva?

Mi addormentai subito dopo, accoccolata nella scomoda posizione fetale.

La stessa posizione del verme che avevo dentro.

Avevo appena chiuso gli occhi che mi apparve un bambino, di quelli rosa, con i capelli biondi come il grano, aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire tanto bene, poi aprì gli occhi e mi fissò le sue iridi erano grigie come l’argento, mi fissò per un attimo poi tornò a chiudere gli occhi.

Guardai di nuovo i suoi capelli e i fili d’oro erano stati sostituiti da ricci bruni, gli occhi si spalancarono  e ora erano caldi e color cioccolato. Il bambino mi sorrise piano.

No. non poteva essere quella la natura del verme, rifiutati quelle immagini con forza.

Lui è un verme! I vermi non sorridono.

Il sorriso si gelò sulle sue labbra e quando riaprì gli occhi quelli erano divenute grandi sfere gialle.

Un essere verde, squamoso, le zanne grigie bagnate di saliva. Si teneva alle mie viscere con gli artigli, con le zanne sbrindellava le mie carni e aveva una lingua rossa che leccava le labbra sporche di sangue…,

spalancai gli occhi e mi afferrai il ventre fra le mani.

Dovevo ucciderlo, prima che lui avrebbe ucciso me.

Devo farlo subito.

ORA.

 

Per trovare un passaggio sicuro al mondo babbano ci mise un mese.

Quando riuscì a raggiungere la levatrice, la donna la guardò stralunata prima di dirle:

“Non posso” e subito dopo si fece il segno della croce

Perché? Cristo, non mi sembra il momento di avere rimorsi di coscienza!” la donna con il viso altero rispose

“Punto primo: Non bestemmiare. Punto secondo: Non sono rimorsi di coscienza ma è lo stato avanzato della gravidanza che non mi permette di farlo.”

“Oddio come farò!” Hermione si coprì gli occhi con le mani, disperata, era troppo debole per subire tanta pressione psicologica così svenne.

 

Rivenne in una stanza pallida, dal pesante odore di disinfettante e una donna dall’uniforme candida girovagava per i letti.

Hogwarts? Stava sognando?

Quella sembrava proprio l’infermeria della scuola.

Aprì ancor di più gli occhi, le girava la testa.

“Mrs. Travis finalmente sveglia!” Hermione fissò l’infermiera in camice bianco, non era Madame Chips, come poteva essere lei? Non era a Hoqwarts ne al San.Mungo.

Guardando bene i locali, doveva trattarsi di uno di quegli ospedali babbani di quartiere come andavano di moda nel Mondo dei Babbani.

Guardò intontita la levatrice che col capo abbassato la spiava silenziosa.

Dove sono?” chiese saggiando la sua voce

Al  St. Thomas Hospital “ la levatrice si alzò di scatto facendo voltare le due donne

“Devo andare un attimo al gabinetto” squittì fissandoci impaurita

“Esca da qui. Imbocchi il corridoio di sinistra” spiegò educata e leggermente infastidita dalla richiesta per nulla velata

Quando la levatrice fu uscita, l’infermiera si voltò verso di me e mi rivolse uno sguardo furbo.

“Cosa le è successo veramente Mrs. Travis?” la guardai sbigottita, ma umettai lentamente le labbra

“Come scusi?”

“Sua madre ci ha raccontato che lei è caduta dalle scale e lei impaurita l’ha portata qui.

“Non so che dirle.”

Ma io si. Non ha ecchimosi, ma presenta un grave deperimento. Ha delle abrasioni dovute al freddo e una gravidanza di sedici settimane e mezzo trattata male. Il suo esofago presenta alcuni arrossamenti dovuti, ipotizzo a continue forzate espulsioni ,Hermione guardava la bruna infermiera con sguardo assente e terrorizzato “ In più sul suo addome abbiamo trovato molteplici graffi” Hermione ingoiò a vuoto

Con questo cosa vuole ipotizzare?”

“Nulla di particolare” diede uno sguardo alla porta “Credo che sua madre se ne sia andata”

“Non era mia madre” rispose asciutta, uno sguardo scaltro comparve sul viso dell’infermiera

“E immagino che lei non sia nemmeno Mrs. Travis?” con sguardo basso, Hermione annuì nuovamente.

“E che non sia nemmeno una Mrs. Immagino” ancora Hermione annuì

E chi è allora?” Hermione non seppe rispondere, o forse non voleva o forse non poteva perché la risposta non la conosceva più neppure lei.

“Ma anche a questa risposta so rispondere io. Rimase ancora in silenzio

“Lei deve essere una di quelle ragazze che avendo pochi soldi e poco timor di Dio si offrono per le strade”un piccolo ghigno disgustoso si era disegnato sulle labbra rosse della donna “Che per più di due sterline fanno tutto. Ma poi eccole le conseguenze, hai provato a rispedirlo al mittente vero? Ma il buon Dio non si riprende le sue punizioni. Questa è la punizione migliore che ti meriti per il piacere che hai bramato di ottenere. Il prezzo del peccato” concluse con le guance in fiamme e il viso alterato dall’eccitazione delle sue parole.

Quando il Mondo Magico aveva sigillato il mondo dei babbani aveva precluso l’entrata a tutti gli abitanti tranne che ai Mangiamorte che erano infatti autorizzati a girovagare per le strade. Voldemort aveva dato come scusa la distruzione di eventuali maghi che erano fuggiti dal Mondo Magico ma in verità quelle belve assetate di dolore godevano a torturare i babbani che non conoscendo la magia erano del tutto impreparati. Così, come succede a quegli animali che vengono messi in gabbia e a cui non si da alcuna via di uscita, i babbani reagirono in due differenti modi.

O divennero violenti o impazzirono.

Le continue catastrofi inoltre avevano portato a una ascesa impressionante della disoccupazione, così molte giovani erano state costrette alla prostituzione.

Per difendersi dalla corruzione e dalla delinquenza invece altri erano divenuti molto religiosi, perché vedevano in Dio l’unica soluzione ai proprio mali.

Vista la reazione della donna. Quell’infermiera dinanzi a lei doveva essere una di quelle.

“Pensi quello che vuole, tanto non portò liberarmi di questo verme” la donna se possibile la guardò con ancora più disgusto

“Se ne vada!” Hermione la fissò per un attimo

“Se ne va!” ripetè l’infermiera questa volta la voce si era alzata lentamente

“Come scusi?” Hermione alzò un sopracciglio in modo eloquente, ma l’infermiera le afferrò la mani e la spinse fuori dal letto

“FUORI DA QUI!” Hermione impallidì con vigore “Qui noi curiamo i malati non le persone malate dentro. Per quanto lei non abbia amato l’uomo con cui a concepito questo bambino non può odiare il bambino in se, sarebbe come odiare una parte di se e se pure lei odiasse se stessa non potrebbe odiare quel bambino che porta in grembo perché ce lo affida il buon Dio e non sa neppure quante donne desiderano un bambino e non lo possono avere!” una rabbia ceca investì Hermione che si scansò dalla presa della donna

E allora perché il buon Dio non l’ha dato a loro un bambino invece di darlo a me. A me che quando la mattina mi sveglio non so nemmeno quanto riuscirò a vivere se riuscirò a mangiare. Cosa crede? Lei se ne va sculettando per questo ospedale sorseggiando la sua camomilla e crede di aver capito tutto della vita. È convinta che Dio possa punire una persona donandole un bambino, magari! Maledetti babbani rincoglioniti!” quando chiuse la bocca Hermione aveva il fiato mozzo ma con raccapriccio si accorse di quello che aveva detto.

Bab..” cominciò ad arretrare lentamente, cosa aveva fatto? Si guardò intorno, nella stanza larga e zeppa di persone nessuno guardava loro o udiva le parole che si scambiavano, solo l’infermiera aveva sentito.

Afferrò le cose che la levatrice aveva abbandonato sulla sedia e vide con la coda dell’occhio l’infermiera che cercava di afferrarla ma non si lasciò prendere cominciò a correre fuori dall’ospedale come se nel suo corpo fosse entrato il diavolo in persona.

Rallentò il passo e prese fiato solo dieci minuti dopo quando sbucò fuori dallo stretto vicolo dove era allestito l’ospedale. Si guardò alle spalle per accertarsi che quella mezza pazza babbana non le avesse sciolto dietro quei cani della sicurezza ma quando vide solo l’oscurità e la puzza del vicolo si calmò maggiormente.

Le vergogne di Londra. Così venivano chiamati quei gomitoli di vicoli che in quel momento stava attraversando. Un buio artificiale, che puzzava di escrementi e di povertà li opprimeva, abitati da ombre negre che scattavano in avanti per derubare i sfortunati e si tiravano indietro appena si accorgevano che l’intruso era forte.

Ed Hermione era forte. Lo era sempre stata anche se ora era pallida, scavata e malnutrita.

Lei era un colosso.

Camminava ancora fra qui vicoli quando fra i palazzi umidi, cadenti e spenti brillò qualcosa.

“Una chiesa” le sue labbra mute pronunciarono questa parola prima di cedere alla tentazione ed entrare nell’accogliente e luminoso palazzo.

Una chiesa protestante. I vetri intatti, anche i delinquenti in quel periodo temevano la furia di Dio. Ottanta candele illuminavano la lunga e solitaria navata, l’aria era satura del fumoso incenso che i pastori amavano  scuotere di tanto in tanto quando non avevano di meglio da fare. Con circospezione si sedette fra le panche e  si perse nei meandri dei suoi pensieri.

Tranquillità.

Da quanto tempo non sentiva quell’emozione scendere su di lei. Nessuna fuga, nessun problema immediato.

Solo lei, quella chiesa e i suoi pensieri.

E come se non aspettassero altro le immagini delle persone a lei care le fluirono dinanzi agli occhi.

Harry, Ron, Ginny… le persone dell’Ordine…i suoi genitori… tutti.

Tutti loro erano morti.

Traditi da lei, che era stata tradita dal suo amore.

Maledetto l’amore! Si strinse l’addome piantandosi le piccole unghie nella carne e il dolore che proveniva da quel gesto le infuse la forza solita di non abbandonarsi agli eventi e di combattere a spada tratta perchè tutto potesse cambiare.

Perché bisogna fare in modo che tutto cambi perché nulla cambi.

“Si può morire per amore?” l’eco lugubre della sua voce si disperse per la navata, continuò a fissare le ottanta candele che brillavano gaie come stelle nel firmamento.

“È pensiero comune che l’amore faccia vivere in eterno, deduco quindi di no.” si voltò di scatto, una voce gentile aveva parlato, un viso pulito e avorio incorniciato da biondissimi capelli su cui brillavano dei bellissimi occhi grigi, di così belli Hermione li aveva visti solo a un'altra persona.

“Chi è lei?” strinse nuovamente la sua misera roba pronta a fuggire ma l’uomo sembrò comprendere perché portò le palme in alto come si fa di fronte agli sbirri

“Non voglio farvi nulla” sorrise, aveva i denti bianchissimi e un sorriso così dolce che Hermione cedette e lasciò andare una parte della tensione, non abbandonando però la sua voce severa.

“Chi siete?” l’uomo indossava delle vesti tanto simili ai Manigiamorte che per un attimo il suo corpo fu nuovamente inondato dal terrore.

“Il pastore della St James, chiesa dove sedete Mss” si rilassò impercettibilmente

“Mi scusi pastore, ma in questo periodo tremo appena una persona mi si avvicina non sa quante persone che non hanno timor di Dio ci sono. Simulando il fanatismo che era certa accomunava molte delle persone che sedevano fra quelle panche, l’uomo fece una piccola smorfia che fece sorridere Hermione.

“Miss, non si deve temere Dio. Egli è il creatore, del cielo e della terra. Egli è buono. Come vuole che un essere tanto buono che ci ha creato tutti ci abbia creato per aver timore di lui?” Hermione rimase senza fiato per quelle parole e stranamente desiderò potersi fidare di quel babbano, strano dato che da quando lui l’aveva tradita non si era più facilmente fidata di altri.

“Belle parole pastore, ma se qualche delinquente entrasse nella sua chiesa e le volesse distruggere tutto?”

“Significherebbe vedersela con me” sorrise questa volta divertito “Anche se la chiesa non è mia ma è vostra –indicando le panche ora vuote- quindi io la difenderei per conto di tutti e non perché quello è mio e quello è tuo.” Sorrise apertamente questa volta e il pastore le sorrise in risposta

“Come si chiama?” chiese allora l’uomo

Hermione” rispose solo

Che nome esotico e particolare. Io sono il pastore Trevis” per un attimo Hermione non si strozzò per le risa che le scoppiarono in pieno petto

Cosa c’è da ridere?”

“È una lunga storia!”

“Capisco e non chiederò oltre” poi la fissò intensamente e per un attimo Hermione si sentì a disagio sotto quei due occhi così simili a….

Cosa avete?”

“Nulla. Ma credo che il St.Thomas Hospital rivoglia i suoi abiti” Hermione si fissò il petto la giacca che aveva infilato durante la corsa era scivolata dalle spalle ossute e mostrava il camice bianco con cui l’ospedale l’aveva vestita.

Con stizza si richiuse il capotto e guardò l‘uomo che la fissava ora divertito:

Cosa c’è di divertente?”

“Lei Miss Hermione è molto divertente”

“Mi hanno detto molte cose ma mai che sono divertente!” rispose scioccata

“Peccato! Comunque mi vuol raccontare la sua storia?”

“Le ho detto che è molto lunga”

“Non ho alcuna fretta” a prova di quello che stava dicendo il pastore si sedette sulla panca  davanti ad Hermione.

Stava per dirgli che doveva proprio scappare o frottole giù di lì quando udirono un vociare concitato al di fuori della chiesa.

Hermione si alzò di botto, impaurita. Il pastore vedendo il suo volto le fece segno di nascondersi in una piccola nicchia della chiesa.

La ragazza gli sorrise e si arrischiò nell’oscurità della nicchia, pregando perché il pastore non la denunciasse.

Tre figure scure come la notte entrarono nella chiesa e di colpo le ottanta candele si spensero gelate e la porta della chiesa sbattè.

Dopo pochi attimi tre bacchette si accesero.

I Mangiamorte! Questo avrebbe urlato Hermione se la paura non le avrebbe serrato la gola.

Trevis!” il pastore si alzò andando incontro alle tre fosche figure

“Cosa diavolo volete?” il suo tono era poco gentile e le sue parole non più prudenti

“Cerchiamo una fuggiasca” Hermione si afferrò lo stomaco, l’avevano scoperta

“Tesoro e allora che cosa vuoi da me?” la Mangiamorte che parlava era sicuramente una donna

“Degli straccioni dicono di averla vista dirigersi verso la chiesa”

“Impossibile l’avrei vista” stava mentendo per Hermione, qualcosa di caldo si sciolse nel suo stomaco

“Devo forse controllare la tua chiesa?” Hermione si irrigidì nuovamente sentendo la sua fronte imperlarsi di sudore gelido.

Parkinson o molti difetti ma sul mio onore di Purosangue non ho mai scherzato. Non osare tanto, la mia famiglia anche se decaduta è sempre formata da maghi dal sangue purissimo. Pasy Perkinson? Dio! Lei cosa diavolo ci faceva nel Mondo Babbano?

“Poveri ma onorati.  la voce gelida della ragazza suonò sarcastica

“Più di quello che possano dire altre famiglie. E ora se non ti dispiace devi riaccendere le candele altrimenti qualcuno crederà che gli spiriti mi hanno visitato e non entreranno più in chiesa e io dovrò abbandonare la mia postazione di osservatore.” Ad Hermione si ghiacciò anche il sangue nelle vene, quel pastore era un Mangiamorte…perché non l’aveva denunciata? Immagini di possibili violenze le fecero girare la testa, perché non uscire dalla nicchia? Meglio uccisa che violentata e poi uccisa comunque. Conosceva i Mangiamorte, non conoscevano la parola Perdono e la parola Favore per loro andava a braccetto con quella Denaro. Non c’erano speranze…

“ Tanto tra breve dovrai comunque abbandonarla. Ho sentito che non hai giurato al Marchio, vero?” Hermione corrugò la fronte, che cos’era quella storia?

“No. Hai sentito bene non sarò un Mangiamorte” la ragazza si appoggiò alla nicchia traendo forza dal marmo freddo. Come poteva un Purosangue non essere un Mangiamorte di quei tempi?

“Spero che ce ne saranno pochi di Purosangue come te, Trevis. Vide il biondo sorridere piano, un ghigno tanto simile ad un altro Purosangue che ad Hermione si dimezzò ancor di più il fiato.

“Meglio Purosangue che Mezzosangue” Hermione sperò che fossero una copertura quelle parole, e non seppe perché lei voleva saperlo.

“Questo è certo.” Rispose rigida la Mangiamorte

“Il Signore Oscuro ti ha già trovato una fidanzata?” continuò la donna

“No. E non ce ne sarà bisogno, il Signore Oscuro vista l’antichità della mia famiglia ha lasciato carta bianca, nel suo testamento ha designato una lontana procugina.” Corrugò ancora la fronte, possibile che il Signore Oscuro potesse far decidere a lui? Sapeva che le famiglie più importanti erano sotto l’egemonia di lui

“Qual è il suo cognome?”

“Fra due mesi sarà Trevis, prima non so”

“Capisco” la Mangiamorte stava per voltarsi quando il Purosangue la bloccò con le parole

“Come si chiama la tua fuggiasca?”

Hermione Grenger” rispose la donna

“Come mai nome e cognome? Normalmente li ammazzate senza neanche conoscerne il volto.” La Mangiamorte gli rivolse un occhiata di avvertimento.

“Era una mia vecchia compagna di scuola, hai tempi di quel lurido babbanofilo di Albus Silente, infatti era Mezzosangue, l’ho trovata nell’ospedale dove lavoro, è incinta di quattro settimane. Devo fermarla prima che possa metter al mondo un figlio con possibilità magiche.”…Cazzo! Hermione riconobbe finalmente in quel ciuffo bruno e in quella bocca rossa la sua infermiera, la sua ex nemica giurata, Pansy Parkison, che era un osservatrice. Dio come era stata cieca!

“Una madre quindi.” Rispose tranquillo il pastore e improvvisamente Hermion sentì del calore salirle in viso, incredibilmente quell’uomo le stava facendo piacere il verme che aveva in grembo…

“Una Mezzosangue Trevis. Non devi dimenticarlo mai. Qualcuno potrebbe pensare che sei un babbanofilo” il pastore scosse ironico il capo

“Non mi importerebbe più di tanto, Parkinson, quello che dice la gente, a un Purosangue che si possa definire tale non importa mai. Perché egli è superiore a chiunque.” L’infermiera rimase in silenzio, la bacchetta accanto alle sue labbra rosse

Comunque non dimenticare che è una fuggiasca e che è una mezzosangue”

“È pur sempre una madre, come te Parkinson” la bacchetta della Mangiamorte fu portata al collo del pastore

“Non mettermi al paragone con quella Mezzosangue, Trevis, sarebbe l’ultima cosa che fai”

“Non ti preoccupare Parkinson,lungi da me, volevo solo sapere come stà il tuo pargolo…” neppure il minimo terrore balenò in quegli occhi antracite

“Come fai a sapere che è un maschio?” chiese la Parkison suscettibile

“Da tuo marito non mi sarei aspettato altrimenti” disse Trevis e la vide sorridere gelida

“Come se anche tu non volessi un maschio ad ogni costo” cercò quasi di giustificarlo

“A me non importa, basta che viva bene. Non mi hai risposto allora come stà?”

“Cresce bene” rispose asciutta eppure una tenue traccia di dolcezza si lesse nella sua voce

“Come si chiama?”

Felix…” non riuscì a udire il suo secondo nome la cantastorie perché sentì un piccolo pizzicore su una spalla, si voltò lentamente e nel buio vide due occhi lucidi fissarla di rimando, un strillo acuto e il ratto cadde dalla sua spalla.

Cosa è stato?” chiese la Mangiamorte, in posizione di attacco, ma riuscì solo a spostare qualche ombra perché il buoi rimase pesto.

Il piccolo ratto si allontanò affrettato fino a trovarsi di fronte i tre Mangiamorte.

“Topi” rispose calmo il pastore Trevis.

“Non topi normali, Trevis- il piccolo roditore si contorse fino a divenire una macchia molto più grande con mani e piedi, un sorriso scaltro si disegnò sul viso della Mangiamorte- ma animagus” il piccolo ragazzo si avvicinò alla donna

“C’è una ragazza nascosta in quella nicchia” la Mangiamorte sorrise e si rivolse canzonatoria al pastore come se avesse sempre saputo che quell’uomo nascondeva qualcuno.

Trevis, Trevis, tutto quel parlare di sangue puro e di onore e poi?” il pastore alzò le spalle e sembrò rilassato

“Ho mentito hai ragione, ma come potevo dirtelo?”

“Non sei mai stato bravo a mentire Trevis nemmeno quando eravamo piccoli. Ma da qui a nascondere una Mezzosangue!”

“Un attimo! Io non nascondo Sanguesporco!” l’uomo si avvicinò alla nicchia e con voce calda e rassicurante

“Tesoro mio vieni fuori, i miei amici capiranno che non potevamo fare altrimenti” ancora silenzio

”Su tesoro, non ti preoccupare” ancora silenzio,

“Non frati tirare” ma della stoffa che veniva tirata e lo squittio di una voce femminile seguirono quelle parole.

“Amore!”si sentì allora il suono di due piedi che strusciavano sul pavimento e il pastore si avvicinò stringendo una donna

“Chi è lei?” una giovane dal naso aquilino e la carnagione diafana la fissava con due occhi astiosi

“Non la riconosci? Giusto, come potresti? Questa è la mia fidanzata” la Mangiamorte le avvicinò la bacchetta al viso e di scatto la ragazza si avvicinò al pastore terrorizzata

“Non è molto abituata alla magia, vive in un luogo dove le donne non possono toccare una bacchetta fino ai diciassette anni. Disse Trevis stringendosela al fianco.

“Sei sicuro che non sia una babbana?”

“Come osi? Sarò una sprovveduta ma il mio sangue è puro” una voce altezzosa e tagliente uscì dalle labbra tremati della fidanzata del pastore

“Vorresti dire che tu sei una strega” la ragazza alzò il mento “SI”

“E allora perché eri nascosta in quella nicchia?” la ragazza arrossì e si voltò verso il pastore

“Io…” il pastore le sorrise rassicurante e le accarezzò il capo con gentilezza estrema

“Non ti preoccupare amore la Parkinson non è interessata ai scandali. Non dirà a nessuno che tu stavi qui.”

Ma…” la ragazza arrossì ancor di più

“Cos’è questa storia?” la Parkinson fissava i due con un ghigno sulle belle labbra rosse poi con voce canzonatoria continuò

“Così Trevis volevi disonorare la tua futura sposa prima del tempo…” guardò l’ampia porzione di collo e di gambe che il cappotto lasciava esposte “Sei veramente cresciuto! E io che credevo ti interessassero altri generi!”

“Ci hai beccato Parkinson, spero che non informerai il Signore Oscuro”

“A lui non interessano coppie procaci vuole solo uccidere il maggior numero dei babbani

“Che assurdità!” si lasciò sfuggire malauguratamente Hermione

Cosa hai detto?”

Che assurdità! Nel mio paese si fa la caccia al Mezzosangue. Quei luridi sono più divertenti, sanno che a ucciderli è la magia e un mago per la precisione mica hanno bisogno di dei immaginari!” la Mangiamorte sorrise

“Questa ragazza mi piace Trevis, verrò a prendere il thè da voi!” poi si voltò verso i suoi Mangiamorte

“Andiamo quella piccola lurida non è ne nemmeno qui, mi chiedo come faccia una persona gravida a muoversi tanto velocemente, mi ricordo che io facevo le scale così lentamente che avvolte mio marito mi scherniva dicendo che se avessi cominciato due ore prima sarei arrivata alla camera da letto in tempo.” Sorrise divertita al ricordo

“Addio Parkinson” disse con voce improvvisamente nostalgica, la Mangiamorte che si stava già voltando verso al porta si voltò di nuovo a fisarlo, stavolta gli occhi mostravano una gelida rabbia

“Sono sposata Trevis, sono una lady, non ti permetto più questa scortesia” Hermione sentì le mani del pastore serrarsi attorno al suo braccio per uno spasmo

“Ha ragione Lady Malfoy. O preferisce Lady Lucifer?”

“Lady Malfoy andrà benissimo” detto questo uscì come una folata di vento, come era entrata.

Automaticamente le candele si accesero tutte e ottanta e la porta si riaprì dolcemente.

La luce illuminò il corpo di Hermione nudo e il rigonfiamento sul davanti.

Trevis le stringeva ancora il braccio.

“Così tu sei una Mezzosangue”

E tu un Purosangue innamorato di una donna sposata”

“Credo Miss che questi non siano affari vostri”

“Pastore sono spiacente, ma credo che se non mi uccide scopriranno che non ha una fidanzata, non ha sentito la Par…Lady Malfoy? Vuole prendere il thè con me, se riesce anche con un elfo domestico a trasfigurarlo con tanta bravura e velocità allora po’ anche uccidermi” abbassò lo sguardo Hermione  sfiorandosi il piccolo rigonfiamento, quel dolce peso stava cominciando ad esserle caro. Trevis guardando quel viso pallido, scavato eppure tanto brillante di intelligenza, le mise un dito sotto il mento e delicatamente glielo alzò

“Io non abbandono la mia fidanzata” Hermione sorrise, incredibilmente aveva trovato un salvatore

Ma..” il pastore le sfiorò la pancia rigonfia ed Hermione tremò leggermente

“Credo proprio che dovrete raccontarmi quella lunga storia Mrs.Trevis” la ragazza si rilassò.

“Temo anche io Mr Trevis

 

Quello che era cominciato come un salvataggio in estremo divenne un matrimonio in piena regola. Si sposarono con il rito magico, Hermione divenne, Hermogenes Ina Trevis, moglie di Rufus Manfred Trevis II, purosangue non convinto e leggermente annoiato.

Vissero una vita ritirata dalla società per evitare la continua, faticosa operazione della trasfigurazione del viso per la Mezzosangue anche se maturando i sue tratti si affinarono e con l’uso del cerone sarebbe riuscita ad apparire pallida quanto bastava. Ma i coniugi Trevis vissero meglio così.

Anche se il loro fu un matrimonio di necessità.

Per Hermione che evitò di essere scoperta in quanto il parto avrebbe richiesto problemi infiniti.

Per Rufus che odiava tutte le donne dopo aver amato disperatamente una sola donna che l’aveva tradito per un prestigio sociale maggiore, ma Hermione era diversa e lui l’apprezzava per questo, per la sua innata forza d’animo, la sua dimestichezza nelle conversazioni , per la sua intelligenza fina e la furbizia ben sviluppata.

Per il bambino che evitò una vita di stenti e con l’assenza di una vera famiglia.

E l’amore? Richiesta lecita. L’amore arrivò, come ogni sentimento, a ghermire tutti i loro cuori. Non l’amore passionale che brucia l’anima che appassisce i corpi. Un amore più educato, rispettoso e amicale.

Hermione e Rufus non divisero mai lo stesso letto se non in caso di malattia del bambino per il resto furono amici, i migliori che poterono mai esistere sulla terra.

Il bambino che poi fu una bambina nacque in un fresco giorno dei primi di aprile.

Aveva capelli biondi come il sole d’estate e ricci come tralci di vite.

Labbra sottili e pallide e occhi grigi come l’antracite eppure insolitamente caldi.

La piccola  Jane Evelyn Trevis crebbe nell’amore più totale e incondizionato eppur mai vizioso ma sempre misurato e minuzioso.

E Draco chiederete voi? A Lucifer come ogni buon funzionario di morte era stata già prima dell’incontro con la cantastorie destinata una moglie alla quale non si oppose e con la quale generò un solo figlio.

Un maschio. Unico genere che avrebbe accettato.

Felix Lucifer Malfoy crebbe come suo padre e suo nonno prima di lui. Crebbe come ogni Malfoy. Senza eccessivi slanci di affetto, stringendo i denti quando gli eventi facevano troppo male e abituato alla solitudine.

In breve divenne la personificazione di suo padre.

Bruno come la madre aveva gli occhi grigi come l’argento del padre con la medesima glacialità nelle iridi.

Crebbero entrambi. La prima come una bambina solare ma ben lontana dalla società mentre l’altro perfettamente risucchiatovi dentro, tutti quando lo vedevano passare con quella postura altera non consona a un bambino di sette anni lo fissavano chi con rammarico e chi con timore reverenziale.

Lontani eppure così vicini.

Un giorno si sarebbero rincontrati, ma non ora.

Questa è un'altra storia.

La cantastorie tornò al suo dilettevole lavoro, naturalmente solo di sera e con il volto coperto, la sua storia era mutata:

“Madama volete ascoltare una storia?” la locandiera annuiva

“Fate di modo che sia bella” rispondeva quella burbera così che la cantastorie sedeva come mille volta addietro aveva fatto e cominciava a narrare.

La sua nuova storia recitava così:

“Sapete di quei meravigliosi fiori che si vedevano un tempo sulle colline erbose?” mandava loro le immagini di mille fiori e molti grugnivano mentre altri annuivano sorridendo

“La storia che vi voglio narrare comincia proprio su una di quelle dune…”

 

C’era una volta su di un campo verde una piccola primula che fissava il cielo con occhi infelici ed era tutta rattrappita. Un dì il cielo stanco del suo malessere le disse:

-Cos’hai primula? Col tuo malessere continuo rendi la bellezza di questo campo mutilata.

-Non riesco ad essere meno malata se penso che un giorno tu possa staccarmi dal mio gambo e uccidermi-

-Perché dovrei farlo? Io amo questo giardino non staccherei con il mio vento neppure una foglia di te che sei il mio fiore più orrido-

Il fiore sembrò rianimarsi e sbocciare in tutta la sua magnificenza.

Cominciò anche ad amare il cielo che con la sua vastità riusciva a procurarle un fremito in fondo alla sua essenza.

Poi un giorno mutò.

Il cielo solitamente tenue e azzurro divenne nero come la gola di un bambino malato. Vento terribile scosse le cime degli alberi.

-Cielo cosa ti accade?

-Nulla. Stò scatenando una tempesta

-Così mi staccherai

-Ma no, non temere!- e invece il vento forse staccò il fiore e lo si infranse fra un insenatura di sassi,mentre la primula moriva gridò al cielo

- Che tu possa morire, cielo infingardo, che tradisci le parole che dai…

- Questa è la mia natura, se dovessi tenere tutte le parole che do sarei destinato a morire

- io preferirei morire piuttosto che mentire.

-Non posso mentire a voi, vi amo troppo per vedervi infelice.

-Maledetto amore!- poi terrorizzato sentì che la vita la lasciava e guadando le rocce disse loro

-Vi prego nascondetela al cielo che con il suo menzognero cielo mi ha dannato l’anima, vi prego- con le sue ultime forze vomitò fra i sassi l’unica cosa per cui era stata creata. Un seme.

Il seme crebbe ad immagine e somiglianza della primula, crebbe sostenuto e nascosto dai sassi che la nascosero al cielo e divenuta grande e bella le spiegarono la sua storia.

La primula allora volle abbandonare il suo nascondiglio per guardare il cielo.

Ma i sassi impauriti e urlarono di non andare.

-Tua madre è morta così, si è fidata del cielo ed è morta

-Per questo motivo lo voglio incontrare, voglio sapere perché ha condannato mia madre se l’amava

-Devi sapere che ci sono entità che non sanno amare come si deve amare. Amano in modo differente, in un modo che ferisce le cose che amano.

La primula era troppo innocente per comprendere e si spinse comunque verso il cielo che vedendola la afferrò per i fianchi per poi portarla nella sua danza scatenata. La primula rideva e ridendo faceva gioire il cuore del cielo che una volta fermato la danza disse al fiore parole appassionate, la bacò lentamente e poi le diede un letto di calde foglie.

Così accadde anche per i giorni a venire.

Ma uno sfortunato giorno la primula venne riscossa da un vento impetuoso che invece di farla ballare la strappava facendola ondeggiare pericolosamente verso il dirupo.

Terrorizzata urlò –Cielo, mio dolce amante. Fermati, placati…aiutami…Non spazzarmi via!

Il cielo però non si fermò

-È la mia natura mia piccola amante.

- Tu dicesti di amarmi

-Ma io ti amo

-Il tuo amore è capriccioso e fa male, io non ti amo più. Perché l’amore per me deve far sorridere e trattare con rispetto  anche nei giorni di tempesta.

- E allora precipiterai e morirai come tua madre prima di te.

La primula urlò orripilata da quel comportamento mentre precipitava dal dirupo morendo.

La cantastorie si bloccava per poi aggiungere la sua morale “Chi ama di amore sbagliato è condannato a ferire le cose che ama sempre. Così per tutti i discendenti di chi non ha amato cadrà la maledizione del non amore. Il loro cuore che non ha amato insegnerà a non amare ai suoi discendenti così che tutta la stirpe andrà a male. Per quelle persone non vi è alcuna speranza”

La cantastorie non sapeva che a spiarla c’erano due occhi grigi. Due occhi grigi di innocenza che si dicevano che la speranza c’è per tutti.

Questa è però un’altra storia.

Così si conclude l’amore fra lo scorpione e la rana.

Ma la bellezza della conclusione di una storia d’amore e che si va a incrociare con l’inizio di un’altra storia d’amore che ha inizio.

Perché non c’è niente di più riuscito che due storie che si intrecciano.

 

THE END

Stavolta direte voi, non ci caschiamo e invece…

Questa è veramente la fine della prima serie di questa mia storia…

Ahahhahahah! Visto che vi ho giocato?

La prossima serie però sarà una long-fic, quindi non dovrete molto sbattere con la testa..ehehheh

Passo a ringraziare tutti coloro che hanno recensito la storia precendete:

 

Diletta:Nono non è finita, e non è finita perché io sono dispettosa e cattiva! Spero che ti piaccia…

Gemellina: Grazieeeeeeeeeeeeeee

Nebula91:Ma figuarti!!! L’importante è che ti è piaciuta e che ti abbia in qualche modo colpito, questo è già un risultato notevole per una persona che scrive te lo posso assicurare…

SweetChocolate:E spero che anche con questa io ti abbia colpito anche se finisce in modo meno aspro…

Lilyblack90: ihihiihihi sisi ti voglio far piagere così me la paghi delle tue storie super malinconiche e super belle…

Aysha:Mi fa piacere che hai colto così tanto dai miei personaggi…

Valemione:Ehehheehehevalemione dovresti conoscermi io devo sorprendere sempre altrimenti che vango a fare a scrivere su questo sito e a rompere le scatoline a voi? Cmq mi fa piacere che l’hai letta…e che ti sia piaciuta!

Herm85:Tesora hai letto anche questo…Grazie…Sei gentilissima!!!

 

 

  
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