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Autore: ClaWilde    16/08/2012    0 recensioni
Passiamo la maggior parte della nostra esistenza a "costruire" la nostra persona in modo da cercare di renderci quasi invincibili e intoccabili nel profondo, per poi arrivare ad un punto e derci conto del fatto che è tutto inutile. Non possiamo sigillarci in una bolla invisibile ed impalpabile sino alla fine dei nostri giorni, è impossibile. L'essere umano è un animale sociale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"And if you gaze for long into an abyss, the abyss gazes also into you"

Nietzsche era pazzo. Alla fine della sua vita era talmente fuori di testa che non riuscì nemmeno a mettere in ordine le sue opere e tutti i frammenti del suo pensiero da lui messi per iscritto precedentemente. Ma anche solo da quelli talvolta possiamo ottenere massime di vita non indifferenti, per esempio questa.
"Se punti il tuo sguardo a lungo in un abisso, allora anche l'abisso vorrà guardare dentro di te."

Cosa ci vuole dire con questo? Semplicemente che le relazioni non sono mai univoche, ad una sola direzione. Non importa quanto l'altra persona sia più forte o impassibile di noi, una relazione non sarà mai tale da non poterla scalfire anche solo in minima parte.
Passiamo la maggior parte della nostra esistenza a "costruire" la nostra persona in modo da cercare di renderci quasi invincibili e intoccabili nel profondo, per poi arrivare ad un punto e derci conto del fatto che è tutto inutile. Non possiamo sigillarci in una bolla invisibile ed impalpabile sino alla fine dei nostri giorni, è impossibile. L'essere umano è un animale sociale.

Possiamo passare la nostra vita a cercare di evitare di soffrire, sì. Sarebbe utile?
No.
Possiamo respingere tutti coloro che minacciano di entrare nella nostra vita e lasciarvi il segno, certo. Ci aiuterebbe?
No.

Alla fine ho scelto di rischiare; sì, rischiare, perchè alla fine è quello che sto facendo ora. Non credo ne valga la pena sinceramente ma, mi duole ammetterlo, ho sempre avuto un debole per gli errori. Amo sbagliare, amo cadere per il semplice fatto che poi mi rialzo mille volte più forte rispetto a prima. O almeno quella è la speranza. Forse sono impazzita anche io, forse anche questa è pazzia. Ma che gusto ci sarebbe altrimenti nel vivere?

L'unica cosa che vorrei tu capissi è solo questa: sappi che non hai tu le redini del gioco. Le abbiamo entrambi, e il fatto che tu ti illuda di essere in testa non vuol dire che tu lo sia davvero. Ma ad un certo punto il gioco finirà, le corse arriveranno al termine, un vincitore taglierà la linea del traguardo; ma rilassati, quel vincitore non sarà nessuno di noi due. Perchè da giochi di questo genere ne esce perdente anche chi è convinto di aver vinto. Magari io lo darò più a vedere, sono umana, troppo umana, per non soffrire per questo genere di cose. Ma alla fine, fidati, capirai di aver perso tanto quanto me. Non mi rimpiangerai, nemmeno per un secondo, nemmeno un attimo, mettiamo bene in chiaro questo, ma capirai che essere tanto freddo con il mondo non ti ha portato da nessuna parte. E ci guarderemo l'un l'altro negli occhi, perchè quelli non possono mentire, e capiremo che l'unica diversità che ci distingue, che ci fa apparire profondamente diversi è che le cicatrici che io mostrerò tu le avrai sottopelle. Le mie saranno visibili, le tue meno.
La gente potrà parlare della mia fragile forza e ammirare la tua studiata compostezza. Ma chi tra i due sarà realmente il più forte?

Exegi monumentum aere perennius, scriveva Orazio. Ho eretto un monumento più solido del bronzo. E sai qual è questo monumento? La poesia. Così effimera, così fragile, così leggera eppure eterna.
Dunque chi sarà il più forte tra noi? Il bronzo o la poesia?
  
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