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Autore: perrypotter    16/08/2012    13 recensioni
Storia partecipante al contest “Come nelle favole” indetto da Volaterrae.Degie sul forum di EFP.
Trasposizione della favola di Raperonzolo ai giorni nostri.
New York al posto del paese lontano, lontano e un grattacielo un po’ speciale che soppianta la torre senza ingressi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il contest a cui ho partecipato, richiedeva di riportare una fiaba ai giorni nostri con in più, l’utilizzo di un oggetto specifico; a me è capitata la favola di Raperonzolo (come è facilmente intuibile dal titolo) e un soprammobile che ho identificato in un piccolo angelo.
La storia che leggerete è stata leggermente modificata rispetto a quella partecipante in quanto ho cercato di utilizzare i consigli che mi ha dato Degie nel suo giudizio finale.
Vorrei ringraziarla anche per la serietà manifestata nei confronti delle partecipanti e della solerzia nel pubblicare i risultati, dimostrandosi una perfetta padrona di casa.
Spero possa piacervi.





RAPUNZEL 2012


C’era una volta, in un paese lontano lontano…
Come ogni fiaba che si rispetti, anche questa dovrebbe cominciare così, ma questa non è una favola come le altre.
La nostra storia comincia nei sobborghi di Seattle, dove una coppia di giovani sposi, Charlie e Renèe, vivevano nella miseria più tetra. I due ragazzi, si erano conosciuti sulla strada, dove entrambi risiedevano, si erano innamorati e sposati, ma mai avrebbero pensato di mettere al mondo dei figli. Come avrebbero potuto crescere dei piccoli se a mala pena riuscivano a sfamarsi, cosa avrebbero offerto loro? Erano queste le stesse domande che si erano posti quando si erano resi conto di aver commesso proprio quel grosso errore. Charlie tentava in tutti i modi di rassicurare la sua giovane sposa ripetendole che tutto si sarebbe sistemato, che avrebbero trovato il modo per dare al loro piccolo una vita decorosa e intanto la gravidanza progrediva. Una sera, quando il freddo stava attanagliando le loro membra riparate a mala pena da qualche cartone, si presentò di fronte a loro una donna. Bellissima, chiaramente molto ricca per come era vestita e per la quantità di gioielli che indossava, curata in ogni dettaglio, stonava decisamente con l’ambiente che la circondava. Cominciò a parlare ai due giovani con voce melodiosa, calma, pacata, tanto che entrambi rimasero ammaliati da quel suono.
Senza troppi giri di parole, propose alla coppia di cederle il frutto del loro amore. In cambio del piccolo che cresceva dentro Renèe, la donna offriva ai genitori la possibilità di vivere una vita agiata, in una dimora principesca, senza doversi mai più preoccupare del futuro. Come  in preda ad un incantesimo, i due accettarono la proposta. Solo dopo tanto tempo, i ragazzi, si resero che, in effetti, erano davvero sotto l’influenza dell’ incantesimo di una strega, ma a quel punto, non poterono più cambiare le cose. Man mano che si avvicinava il momento del parto, i due cominciarono a rimpiangere la loro decisione. Vivendo nell’agiatezza, come in quel momento facevano, avrebbero tanto voluto poter tenere con loro quella che ormai da qualche tempo, sapevano essere una bambina, ma erano certi che la loro benefattrice, non lo avrebbe mai permesso. Renèe piangeva spesso, si disperava al pensiero che la sua bambina, sarebbe cresciuta senza conoscere l’amore dei suoi genitori. Charlie cercava di confortarla come meglio poteva, anche lui distrutto dal dolore e dal senso di colpa. La strega, il cui nome rimase sempre ignoto ai due ragazzi, decise che il parto sarebbe avvenuto in casa, come nei tempi antichi. I ragazzi si dissero perplessi per quella decisione, ma come per qualsiasi cosa decidesse la strega, non ebbero voce in capitolo. Quando la giovane partorì, la levatrice mise tra le sue braccia una bellissima bambina con la pelle chiara e una spruzzata di capelli castani sulla piccola testa. I due rimasero incantati a guardare il loro piccolo capolavoro e all’unisono sussurrarono «Isabella.»
«Isabella? Mi sembra un ottimo nome per una dama di compagnia. Adesso datemi la bambina. Dobbiamo fare un lungo viaggio.»
«La prego» sussurrò Renèe «me la lasci solo qualche momento.»
«E sia. Tornerò tra un’ora e quando sarò di ritorno, mi consegnerete la bambina per non vederla mai più. Ricordate che se farete qualsiasi cosa per riprendervela, la miseria dove vivevate prima vi sembrerà la vita più agiata del mondo. Voi e vostra figlia patirete fame, freddo e dolore. La miseria che vi scatenerò contro sarà molto peggiore di tutto ciò che avete mai conosciuto.»
E con queste ultime parole, uscì dalla stanza lasciandoli soli, come una vera famiglia, per la durata di un’ora. Charlie e Renèe, passarono ogni prezioso minuto concesso loro, ad ammirare la perfezione della bambina. Sognavano una vita che non avrebbero mai avuto. Cosa avrebbero fatto di tutta quella ricchezza se la loro felicità l’avevano barattata in cambio del bene più prezioso? Il tempo a loro disposizione passò velocemente e, altrettanto in fretta, la strega tornò a reclamare ciò che le apparteneva. La ragazza strinse la piccola al suo seno mentre le lacrime inondavano il suo volto. Pregò ancora una volta la maga di lasciarli vivere con la loro bambina, si disse disposta a rinunciare a tutto, ma come avevano immaginato, non ci fu niente che poterono fare per cambiare la sorte della piccola. La strega prese la bambina e, in un soffio di vento, scomparve ai loro occhi. Gli anni passarono, i due ragazzi crebbero, ma non vollero altri figli. Rifiutavano l’idea di aver barattato la loro figlia in cambio di una vita migliore. Non si ripresero mai dal dolore e nessuna ricchezza riuscì mai a compensare la loro immensa perdita.
Nel frattempo, la piccola Isabella, cresceva ignara di essere stata ceduta, a quella che considerava la sua madrina, in cambio di denaro. Isabella, era una ragazza dolce e aggraziata, di una bellezza fuori dal comune. La sua pelle era chiara, i suoi occhi scuri erano di un caldo color nocciola, intenso e profondo. I suoi lunghi capelli castani, arrivavano a coprire tutta la schiena. La piccola era sempre gioiosa e sorridente, curiosa e affamata di conoscenza. Leggeva continuamente, amava i classici della letteratura romantica ma anche gli autori contemporanei, sfidava se stessa nello scoprire i colpevoli nei libri gialli, sognava di dame e signori in panciotto danzare nelle sontuose sale da ballo descritte, ma soprattutto, sognava l’amor cortese, così tanto decantato nei suoi romanzi preferiti. Non era comune trovare una ragazza così giovane perdersi tra le pagine scritte come faceva lei, ma ciò che maggiormente potrebbe sorprendere, è che la nostra giovane donna, non conosceva niente all’infuori dell’appartamento dive viveva. La maga che l’aveva portata via dai suoi genitori, non aveva fatto una scelta casuale. Con la sua voce stupenda, la piccola riusciva a mantenerla giovane, bella e affascinante. Le aveva insegnato una melodia ripescata da un vecchio libro di incantesimi, lo stesso che le aveva permesso di vivere per più di cento anni senza mai subire l’inclemenza del tempo. Tuttavia, l’utilizzo del libro, rappresentava per la strega un dispendio eccessivo di energie senza le quali non era in grado di portare a termine i suoi piani. Già una volta infatti, circa venti anni prima, aveva visto i suoi intenti sfumare miseramente a causa della poca reattività del suo corpo. Avrebbe dovuto unirsi in matrimonio ad un giovane di bell’aspetto, il figlio di un ricco imprenditore newyorchese che le avrebbe spalancato le porte dell’alta società, dandole così la possibilità di conquistare un potere immenso. Il tutto finì in una bolla di sapone quando, ad una festa alla quale lei non era abbastanza in forze per partecipare, il giovanotto, conobbe una ragazza di buona famiglia, innamorandosene perdutamente come un ragazzino. Adesso però, le cose erano cambiate, i ragazzi non credevano più nel vero amore e lei stava per raggiugere il suo scopo, guarda caso, proprio col figlio della sua prima preda. Questa volta non si sarebbe fatta fregare da qualche stupida ragazzina troppo intraprendente. Il giovane rampollo non sembrava particolarmente incline al matrimonio, ma lei aveva più di una freccia al suo arco. Aveva tempo, pazienza, costanza e, grazie alla piccola Isabella, una bellezza mai conosciuta. Per attuare il suo intento, aveva bisogno di trovarsi costantemente a contatto con loro, per questo aveva fatto in modo di trovarsi nella stessa città del ragazzo, rinchiudendo Isabella nell’attico di un grattacielo, celandolo al mondo con le sue arti magiche. Non esisteva nessun modo di raggiungere la ragazza se non la sua stessa voce che, magicamente, faceva apparire una scala che consentiva l’ingresso all’appartamento. Ogni sera, la strega pronunciava una frase, l’unica alla quale la ragazza avrebbe dovuto rispondere.
Oh, Bella, canta per me e fammi salire.
E come le era stato insegnato, la ragazza cantava e la scala appariva per permettere alla strega di entrare nel suo piccolo mondo.
La vita della ragazza proseguiva lenta e tranquilla ormai da tanto tempo. Sin da piccola, non le era mai stato permesso di frequentare altri bambini, o la scuola o un qualsiasi tipo di sport. Dall’alto della sua postazione, la giovane guardava continuamente verso la strada dove ogni giorno passavano centinaia di persone. Parlavano, ridevano, indossavano delle strane cose alle orecchie, bevevano da grandi bicchieri, per lo più andavano di fretta. Come unica compagnia, Bella poteva contare su un piccolo soprammobile a forma d’angelo. Più di una volta, la sua madrina, aveva proposto di eliminarlo dal loro appartamento, ritenendolo un ninnolo inutile, ma Bella si era opposta con tutte le sue forze. Quello che per la strega era solo un piccolo oggetto senza importanza, per Bella era il tesoro più grande. La piccola statuina, rappresentava l’angelo più bello che avesse mai visto in tutte le rappresentazioni che aveva trovato nei suoi amati libri. Aveva le fattezze delicate, uno sguardo triste e molto intenso. Tante volte, Bella, aveva immaginato che la piccola rappresentazione di porcellana, rappresentasse un essere reale e con la sua espressione, volesse comunicarle il probabile stato d’animo della creatura in essa custodita. La ragazza rimproverava se stessa per la fantasia che si scatenava alla vista di quel bellissimo viso, ma con tutta la sua buona volontà, non riusciva a farne a meno.
Molto spesso, Bella aveva chiesto alla sua madrina il motivo per cui non potesse fare anche lei le stesse cose che facevano gli altri e, sistematicamente, la risposta era sempre la stessa:  «Mia cara bambina, il mondo non è un bel posto. Le persone sono cattive, l’unico modo che ho per proteggerti, è tenerti qui, con me e me soltanto.»
Altrettanto spesso, chiedeva dove fossero i suoi genitori, ma l’unica risposta che otteneva, era che coloro che l’avevano messa al mondo, non erano stati in grado di prendersi cura di lei chiedendole di occuparsene personalmente. Nessun nome usciva dalla sua bocca, nessun posto che potesse farle capire dove si trovassero o se ci fosse la possibilità di rintracciarli.
Bella sospirava e lasciava cadere il discorso senza insistere. Sapeva da tempo quanto potesse essere inutile discutere con la sua madrina.
Intanto, in una lussureggiate dimora nella più esclusiva zona di New York, il giovane Edward, discuteva animatamente con suo padre su una faccenda assai delicata.
«Non la sposerò, ne ora, né mai, sono stato abbastanza chiaro?»
«Tu la sposerai, questo è quanto. La tua opinione, non è richiesta.»
«Si può sapere cosa ti è successo? Mi hai sempre detto che avrei dovuto sposare l’unica donna che mi avrebbe rapito il cuore, che avrei dovuto amarla con tutto me stesso. Tu e la mamma, mi avete insegnato quanto può essere totalizzante l’amore in una coppia, eterno perfino. E adesso invece pretendi che sposi una donna che non solo non amo, ma che arrivo quasi a detestare.»
«Cresci Edward, il mondo non è fatto di sogni e fantasie. Tu sposerai quella donna, che ti piaccia o no.»
Il ragazzo capì che era inutile continuare quella discussione. Come sempre da diverso tempo, finivano sempre a ringhiarsi contro senza limiti. Lanciò uno sguardo a sua madre, i suoi occhi erano carichi di lacrime represse. Anche lei non riconosceva in suo marito, il dolce compagno di sempre. Entrambi avevano insegnato al proprio figlio l’importanza di un sentimento forte e profondo nella sua vita. Sapevano per esperienza quanto potesse essere felice la vita se vissuta con la persona giusta, quella che ti faceva battere forte il cuore, proprio come era successo a loro. Mai avrebbe pensato che suo marito avrebbe costretto il loro unico figlio ad unirsi in matrimonio ad una donna che non amava, ma tutti i suoi sforzi per farlo ragionare, si erano perduti nelle urla di suo marito. Nessuno di loro poteva immaginare che, il capofamiglia, fosse vittima dell’ennesimo incantesimo lanciato dalla strega per raggiungere i suoi scopi di conquista.  Il ragazzo si avvicinò a sua madre, la strinse in un abbraccio pieno d’amore e le confidò che si sarebbe assentato per un po’. Sarebbe andato nel loro appartamento in centro, aveva bisogno di allontanarsi da tutta quella tensione.
Per ironia della sorte o forse solo per la troppa baldanza della strega, la famiglia di Edward possedeva l’intero piano appena sotto quello di Bella e la sua madrina. Naturalmente, come tutti gli altri, la famiglia Cullen, pensava che il loro appartamento fosse situato all’ultimo piano. Come sappiamo, la strega aveva celato la loro abitazione con un abile arte magica.
Il ragazzo, in sella alla sua moto, arrivò all’appartamento, fornito di tutti i confort che il loro status potesse garantire, vale a dire, praticamente tutto. Lasciò la sua Ducati Monster nel garage sotterraneo e, entrato nell’ascensore, premette il pulsante per arrivare al piano attico. Rimase nell’appartamento per diversi giorni, senza mai uscire. Aveva tutto ciò che poteva occorrergli, e lo sfruttò per riflettere sull’inaspettata piega che aveva presto la sua vita. Il comportamento di suo padre continuava a lasciarlo perplesso. Come era possibile che fosse cambiato tanto da imporgli la donna che avrebbe dovuto sposare? Che fine aveva fatto il suo adorato padre? Il motivo che lo teneva nell’appartamento, però, non era solo la voglia di stare lontano dal dispotico genitore, ma anche, e soprattutto, la scoperta che tutte le sere, da qualche parte nel palazzo, arrivava una melodia dolcissima. Edward era rimasto affascinato dalla meravigliosa voce che produceva quel dolce suono. Diverse volte aveva provato ad intercettarne la provenienza, ma tutti i suoi sforzi non trovarono mai soddisfazione. Una sera, passando vicino alla porta d’ingresso, sentì una voce, non esattamente aggraziata, imprecare contro qualcuno. “Quel dannato ragazzino! Dove diavolo si è nascosto? Comunque, non potrà sfuggirmi per sempre, prima o poi dovrà tornare a casa”.
Stranamente, Edward trovò quella voce vagamente familiare, ma accantonò quel pensiero quando sentì la stessa donna invocare una specie di litania e come risposta ricevette la soave melodia che aveva popolato i suoi sogni nell’ultimo periodo. Udì un leggero scricchiolare e poi tutto cessò.
Il giorno dopo, la stessa cosa. Gli insulti della donna, la strana richiesta, la risposta angelica e poi più niente. Il terzo giorno, Edward decise di posizionarsi in modo da vedere all’esterno e scoprire cosa succedesse. Fu così che scopri la stranezza più grande che avesse mai visto. Vide una donna bionda, all’apparenza giovane, ma non avrebbe potuto dirlo con sicurezza considerando che poteva vederla solo di spalle. Ciò che lo colpì però, fu ciò che successe all’avviarsi del canto, quando per magia, apparve una scala dalla quale si accedeva ad un piano che in realtà non doveva esistere. Il giorno dopo, assistette alla stessa cosa e decise che doveva assolutamente sapere a chi appartenesse quella voce meravigliosa. La mattina seguente, udita la donna scendere la scala incantata, attese poco tempo prima di ripetere i suoi gesti. Si mise dove si posizionava la donna bionda e pronunciò le stesse parole che sentiva tutte le sere.
«Oh, Bella, canta per me e fammi salire.»
La canzone cominciò e la scala apparve. Preso da un’insolita smania, il ragazzo salì le scale di corsa e rimase incantato davanti ad una ragazza, anzi, la più bella ragazza che avesse mai visto. Il suo viso, era di una bellezza eterea, quasi irreale. I suoi lunghi capelli castani, le accarezzavano i fianchi. I suoi occhi scrutavano il giovane con fare sorpreso ma felice. Edward dal canto suo, non riusciva a pronunciare la più piccola parola, troppo affascinato dalla giovane donna.
Fu lei a rompere l’incanto quando pronunciò le sue prime parole ad un essere che non fosse la sua madrina. «Sei il mio angelo?» chiese. Edward continuava a guardarla, adesso anche confuso dalla sua domanda.
Isabella si girò verso il mobile che ospitava la sua statuina che rappresentava l’angelo, lo prese e glielo fece vedere. «Vedi? Sei tu.» Inspiegabilmente, la somiglianza tra il ragazzo e la statua era incredibilmente forte.
Edward affondò ancora il suo sguardo in quegli occhi così profondi e rispose.
«Io non sono un angelo. Tu lo sei.»      
Cominciarono a parlare, di loro, delle loro vite, di tutto quello che li riguardava. In poco tempo, vennero a sapere tutto l’uno dell’altra. Ad un certo punto, Edward guardò il suo orologio e si alzò per andare via.
«Tra poco, la tua madrina sarà di ritorno e dubito che sarebbe felice di trovarmi qui.»
Bella, pur essendo del tutto priva di quella naturale malizia che hanno tutti i giovani, concordò con lui, cantò e gli permise di tornare nel suo appartamento, non prima però di avere avuto la promessa che si sarebbero rivisti il giorno dopo, non appena la madrina fosse uscita.
Ogni giorno, Edward andava a trovare Isabella. Ogni giorno che passava, i due ragazzi si innamoravano più profondamente e ogni giorno facevano passi avanti nella scoperta  reciproca. Una mattina, mentre si scambiavano delle tenere effusioni, i due decisero di oltrepassare la barriera che li separava dalla loro completa conoscenza. Si amarono con dolcezza, amore, passione. Mai avevano conosciuto una felicità simile. Quando Edward arrivava da Bella, la piccola statuina angelica, sorrideva felice; quando andava via, il suo viso tornava cupo e triste. Bella era sempre più convinta che rappresentasse i loro stati d’animo anche se non riusciva a darsene spiegazione. Nel frattempo, l’aspetto della strega cominciava a cambiare. La magia sprigionata dalla voce di Bella infatti, non esercitava più lo stesso effetto sulla strega. Il suo amore, concentrato su Edward, non era più in grado di tenere giovane il corpo della madrina. Nonostante se ne rendesse conto, la strega non era in grado di capire da cosa fosse causato questo cambiamento. Una sera, quando la strega tornò a casa, Bella, con tutta l’ingenuità che la contraddistingueva, le fece notare che quando era Edward a salire le scale, queste scricchiolavano molto meno. La madrina, capito cosa era accaduto, andò su tutte le furie, la accusò di averla tradita, di essere una piccola ingrata e che l’avrebbe fatta pentire di essersi messa contro di lei. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, pronunciò il più potente incantesimo che avesse mai lanciato scaraventando Bella ed i suoi genitori, nel punto esatto in cui li aveva trovati tanti anni prima, lasciandoli nella miseria da cui li aveva salvati. Quando la mattina dopo, Edward pronunciò la frase incantata, la strega finse di essere lei e lo fece salire. Il ragazzo, trovandosela di fronte, non poté trattenere la sorpresa «Lauren? Che cosa fai tu qui?»
«Potrei farti la stessa domanda, mio giovane promesso.»
«Io non sarò mai tuo marito, amo Isabella e quando mio padre vedrà quanto siamo felici insieme, non mi costringerà mai a sposarti.»
«Davvero, mio caro? Sarà difficile per te trovarla, temo. L’ho mandata in un posto da cui non riuscirai mai a riprenderla. Non riuscirai mai a trovarla. Se non posso sposarti io, allora non sposerai nessuna.»
Il ragazzo si infuriò, la minacciò persino, ottenendo in cambio solo una sguaiata risata di scherno, cerco in tutti i modi di farsi dire dove avesse mandato la sua Bella, ma non ottenne niente. In preda alla rabbia, afferrò la statuina che tanto era amata dalla sua giovane fidanzata e scappò via da quella casa. Solo più tardi, si rese conto che il volto dell’angelo che aveva visto sempre sorridente, aveva lo sguardo triste. In quel momento, non riuscì a darsene spiegazione, ma non diede troppo peso alla cosa. In sella alla sua moto, vagò in lungo e in largo alla ricerca della sua amata senza  mai trovarla. La statuina aveva sempre la stessa espressione triste.
I coniugi Swan, trovandosi nuovamente senza più sostentamento, capirono che la loro bambina dovesse essere stata liberata dalla strega e cominciarono a cercarla in tutti i volti che incontravano. Una sera, incontrarono gli occhi tristi di una giovane donna in avanzato stato di gravidanza. In quegli occhi, ritrovarono la felicità che avevano perduto tanto tempo prima. Renèe pianse tutte le sue lacrime, Charlie la abbracciava senza riuscire a staccare lo sguardo da quella dolce fanciulla. Quando riuscirono a calmarsi, raccontarono tutta la storia alla loro unica figlia che, dopo un momento di smarrimento, perdonò loro il gesto compiuto. Subito chiesero notizie della sua vita, di come era stata con la maga e di come si era trovata in cinta e in mezzo alla strada. La ragazza raccontò del suo grande amore e di come la strega, saputo della cosa, l’avesse fatta sparire da casa per trovarsi, senza sapere come, in quel posto tetro. I suoi genitori, la rassicurarono dicendole che tutto si sarebbe sistemato, che mai più avrebbero permesso a chiunque di separarli. Provarono a farsi dire dove avesse vissuto sino a quel momento, per cercare di ritrovare Edward, ma la giovane non aveva idea di come si chiamasse la città dove aveva passato tanto tempo. La ragazza pianse, pianse per tanto tempo pensando al suo grande amore perduto finché non arrivarono due bellissimi bambini, frutto del suo amore incondizionato, che le diedero la forza di rimboccarsi le maniche. Charlie trovò un lavoro che gli permise di togliere dalla strada le donne della sua vita e lo stesso fece Renèe non appena si fu sistemata, mentre Isabella cominciò a conoscere il mondo per quello che era. Conobbe la fame e la miseria, imparò presto cosa significasse vivere senza sostentamento, ma soprattutto, si rese conto che al mondo c’erano tante persone che stavano peggio di lei. Aveva i suoi genitori accanto e aveva i suoi piccoli che ogni minuto le ricordavano quanto era stata felice e le davano la forza di sperare che, un giorno, avrebbe potuto ritrovare ciò che aveva perso. Edward da parte sua, non si dava pace. In sella alla sua moto, continuò a vagare per tutti gli Stati Uniti con la sola speranza di ritrovare la sua Bella. Chiese aiuto ai suoi genitori che, vista la sofferenza del loro figlio, gli concessero tutto l’aiuto possibile, ricorrendo a tutte le conoscenze che avevano. Suo padre, lontano dall’influsso malefico della strega, si rese conto del suo comportamento inqualificabile, chiedendo perdono al ragazzo che non ebbe il minimo tentennamento nel concederglielo. Tutti i loro sforzi però, vennero vanificati dalla mancanza di informazioni. L’angelo aveva sempre lo sguardo triste e questo significava che la sua amata, era ancora molto lontana da lui. Col passare del tempo, aveva cominciato a capire che la piccola statuina, rappresentava il loro legame. Più erano vicini, più il suo viso era sorridente. Un giorno, mentre passava vicino ai sobborghi di Seattle, si fermò per ristorarsi in un piccolo locale dall’insegna rovinata dal tempo e dall’incuria. Decisamente, non era il tipico posto che frequentava Edward, abituato a posti esclusivi e  raffinati. L’interno era ancora più deprimente dell’esterno. Il ragazzo si avvicinò al banco dove a servirlo si avvicinò una donna dai capelli color del miele. Nonostante fosse molto trasandato, Edward si rese conto che il banco dove si era posato era pulito e curato e immaginò che fosse merito della donna. Quando lei gli chiese cosa desiderasse, dalle sue labbra uscì una voce dolce e pacata che gli ricordò la sua dolce mamma. Alzò gli occhi e si perse in un mare calmo e scuro che per un attimo, lo riportò indietro di mesi, a quando passava il tempo a guardare gli occhi della sua Isabella. La donna gli sorrise e i suoi occhi si illuminarono, Edward rimase incantato a guardarla. Nonostante fosse orami avanti con l’età e lavorasse in una bettola, la donna portava dentro di se una serenità difficile da trovare, era… felice. Come spinto da un istinto primordiale, il ragazzo estrasse dal suo zaino la statuina e la prima cosa che notò, furono le sue labbra tirate in un tenue sorriso. Non poteva crederci, Isabella, il suo amore perduto, era vicina e anche se non sapeva ancora come, la donna che gli stava di fronte, poteva aiutarlo a ritrovarla. Cominciò a parlarle di lei, della sua amata, le raccontò del tempo passato a cercarla, le descrisse la disperazione della sua vita senza di lei. Renèe, capì senza dubbi, quanto amore provasse il giovane per sua figlia e, senza indugiare oltre, lo accompagnò da lei. Quando i ragazzi si rividero, passarono minuti interminabili a guardarsi, a piangere e sfiorare l’uno il viso dell’altra come per accertarsi che fosse tutto vero e non uno dei loro sogni ricorrenti. Quando Edward venne a sapere dei piccoli, non stette più nella pelle. Fece volteggiare Isabella in cerchio prima di stamparle un dolcissimo bacio e chiederle di poter vedere i bambini. A quel punto, tutti erano felici e niente avrebbe impedito a Edward di sposare la sua Bella nel più breve tempo possibile. Tutti però si preoccuparono di ciò che avrebbe architettato la strega, una volta conosciuta la svolta che avevano preso gli eventi. Isabella decise che niente e nessuno, tanto meno la strega cattiva, avrebbe impedito alla sua famiglia di vivere serena. Chiamarono i genitori di Edward e seppero che Lauren non si era più fatta vedere in giro, ne da loro, né in tutti i posti che era solita frequentare, ma raccontarono loro un fatto particolare; dissero che, vicino al loro appartamento in centro, era stato ritrovato il corpo di una vecchia; raccontarono anche che, non appena venne fatto l’atto di sollevarla per caricarla in una barella, il corpo della vecchia, si sbriciolò diventando polvere in pochi secondi. Nessuno riuscì a dare una spiegazione a questi fatti, nessuno tranne le uniche quattro persone che conoscevano molto bene a chi appartenesse quel corpo, un tempo tanto giovane e bello. Tornarono tutti a New York, i genitori di Bella, anche grazie alle conoscenze dei Cullen, trovarono un lavoro dignitoso che gli permise di prendere una casetta e vivere in modo decoroso e restare sempre accanto alla loro figlia e ai loro nipotini. Edward e Isabella si sposarono e si trasferirono in una grande casa con un bellissimo giardino dove i bambini giocavano felici sempre sotto stretta sorveglianza, soprattutto da parte dei loro felicissimi nonni. Sparita Lauren dalle loro vite, non dovettero mai più preoccuparsi che qualcuno minasse la felicità della loro famiglia.
Nella loro camera da letto, i ragazzi sistemarono il loro angelo sempre sorridente.
E vissero per sempre, felici e contenti…

*****
E questo è tutto. Spero non vi siate annoiati troppo.
Patrizia


       
  
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