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Autore: Minina    16/08/2012    1 recensioni
Questa è una specie di biografia della vita di un gatto particolare, che a sua volta guarda la vita attorno a se in modo cinico, comico, ma con quel sentimento che tanta, troppa gente crede che gli animali non posseggono.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:

Nuova storia originale sfornata, alè :D dato che, come sanno le persone che mi stanno vicino, io adoro i gatti (gli animali in generale, ma i gatti hanno un posticino privilegiato) mi sono detta: perché non scrivere una storia su di loro??.

ed eccola qua! Una specie di biografia della vita di un gatto particolare, che a sua volta guarda la vita attorno a se in modo cinico, comico, ma con quel sentimento che tanta, troppa gente crede che gli animali non posseggono.

Ah, questa non è una storia originale come tutte le altre, ci sarà un finale con una grossa sorpresa.

Spero vi piaccia, buona lettura!

 

PRIMO CPITOLO DELLA MIA VITA.

MIRA.

 

Mi trovavo ad oziare beatamente sul davanzale di quel posto che ormai da tempo chiamavo casa, tranquillo, con gli occhi socchiusi, in uno stato di beatitudine che solo noi gatti possiamo provare.

Nell'oscurità che circondava il mondo esterno svolazzavano dei pipistrelli: erano veloci; ma per quanto lo fossero mai stati, in ogni modo io sarei stato in grado di acchiapparne uno con una sola zampata; tuttavia la mia beatitudine in quel momento non me lo permise.

Chiusi definitivamente gli occhi assaporando completamente quel momento in cui sai che stai per addormentarti, quando arrivarono.

Erano dei completi sconosciuti di cui mai avevo sentito la presenza ne una minima di traccia di odore; i miei padroni non li avevano mai accolti in casa, ne ero sicuro.

Si sedettero sul divano e iniziarono a confabulare con i miei padroni che, a dirla tutta, si comportavano in maniera davvero strana: non avevano mai accolto dei perfetti sconosciuti in quella maniera così allegra.

Dopo un iniziale stato di allerta, non diedi poi molto conto di quel gruppetto di semplici umani radunati accanto al divano, finché non iniziarono a lanciare occhiate e a scrutare confabulando con il loro strano mezzo di comunicazione, che chiamavano “lingua” , me e il mio compagno di territorio dal pelo nero e bianco.

Iniziai a non sentirmi per niente tranquillo.

I miei padroni e quegli altri tre sempliciotti umani si avvicinarono al mio amico dal pelo nero e bianco, confabulando qualcosa; io mi rifugiai nel terrazzo, sperando di non essere oggetto di qualche loro strana attenzione.

Mi scovarono subito.

Mentre parlavano, i miei padroni e il più alto di quei tre sempliciotti si strinsero la mano, dopodiché i primi mi vennero vicino, mi fecero qualche coccola sul collo e in testa e si misero in disparte.

Cosa stava succedendo?? Non capivo niente.

Poi comparve quel...coso! Quel coso di quel materiale assurdo con le sbarre che mi fa sempre mancare l'aria e mi fa sentire sempre tremendamente vulnerabile ed impaurito.

Capii che mi sarei dovuto mettere in viaggio.

Capii che non avrei rivisto più i miei padroni e nemmeno il mio amico dal pelo nero e bianco, capii che non avrei più rivisto quel divano, ne più quella casa.

I tre sempliciotti mi misero dentro quello scafandro con, lo devo dire, un'inaspettata gentilezza per poi posizionarmi in quell'altro aggeggio che si muove per le strade.

Iniziai a miagolare per la disperazione.

Non ricordo quanto tempo ci mettemmo prima che quel “coso” si fermasse e prima che le mani della sempliciotta più alta presero la mia prigione ambulante iniziando a salire quell'interminabile rampa di scale.

Mi ritrovai tutt'un tratto in un luogo completamente diverso da quello che era il mio territorio.

La sempliciotta, quella che sembrava avesse la mano più gentile, aprì le sbarre del mio scafandro e lasciò che uscissi con tutta la calma e la tranquillità che mi servivano.

I tre umani, mentre mi guardavo quatto quatto intorno, emettevano degli strani pigolii ammirandomi.

Quasi subito mi portarono davanti a quello che assomigliava tanto al mio vecchio bagno...il mio era giallo, quello era rosso; dal bagno rosso mi portarono al cibo...finalmente! Non capisco ancora il perché, ma gli umani sono convinti che quella roba che ci rifilano come “pasto” a noi gatti piaccia molto. È buona si, non la disdegniamo, ma preferiremmo di gran lunga altro cibo!

Ero tutto contento, finalmente potevo mangiare qualcosa, io, che adoro mangiare; ma la mia felicità si spense quando mi resi conto che il cibo che mi stavano rifilando non era quello un po' viscido ma molto saporito con cui pasteggiavo molto volentieri; no, sulla ciotola di fronte a me c'erano croccantini...stupidi odiosi croccantini! Chi mai poteva preferire della roba del genere??.

Lo capii subito.

In quel nuovo territorio in cui ero stato portato, non ero affatto solo.

   
 
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