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Autore: whitevelyn    16/08/2012    1 recensioni
Perchè la vita, quando stai per morire, non è vero che ti lascia tutta d'un colpo.
La vita, quando stai per morire, si spegne un ricordo per volta.
E hai tutto il tempo di capire quel che stai lasciando.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Twilight. Haruka Nakamura.



Si nasce sempre sotto il segno sbagliato.
Umberto Eco



E' come il crepitio di una polaroid che brucia in un falò d'estate.
Qualcosa in te si sgretola, finchè non ne resta che la cenere. Anche se sei solo all'inizio, anche se stai venendo alla luce.
Ti trovi lì, tra quelle braccia candide, e non sarai mai più così perfetta, eppure c'è già qualcosa in te che è stato ridotto in briciole, travolto dall'incendio della vita.
Ma tu questo non lo sai. Non lo sai già più, mentre c'è lei, lei, solo lei, che ti guarda con quegli occhi azzurro eterno, in quell'immobile veglia che sarà per sempre posata con grazia e dolcezza infinita sui tuoi gesti, sulle tue scelte, sui tuoi passi.
Mentre c'è lei, che è tua madre. C'è lei che è tua madre.
Lei che riesce a sembrarti bellissima aldilà di ogni umana possibilità, nonostante il volto sia ancora stravolto dal dolore del parto.
Lei che ha solo ventitrè anni e i capelli blu come la marmellata di more che ti spalmerà sul pane tostato ogni domenica mattina, prima della messa.
Lei che ha già addosso l'odore che ti farà venire voglia di piangere quando sarai già stesa ed incosciente sull'asfalto di un'autostrada di cui non sapresti dire il nome, ed il tuo tempo sarà già scaduto, e le tue lacrime, perciò, no, non potranno più scendere.
Lei che è lì, che sarà sempre lì. Bianca come i confetti del matrimonio che hai visto sempre solo attraverso le diapositive.
Bianca mentre indossa quella sottoveste che normalmente le sarebbe di due taglie più grande e che le ha regalato tua nonna apposta per questo giorno speciale, questo giorno di giugno che tutti hanno atteso per nove mesi.
Bianca mentre sorride al culmine della gioia, felice come non lo era mai stata, nemmeno quel 27 marzo 1977 in cui Franklin Williams, tuo padre, le aveva procurato i biglietti per il concerto di David Bowie al Riviera Theatre e allora per la prima volta dopo trentadue giorni esatti di corteggiamento, si era decisa a baciarlo sulla bocca.
Lei che è lì, lei che adesso ti sta cullando assorta nello studiare ogni più piccolo microscopico insignificante, per lei importantissimo, dettaglio del tuo viso paffuto, incurante delle voci dei parenti che vi circondano, gli stessi che si stringeranno attorno allo stesso tavolo ogni Natale, le facce che riconoscerai quando li vedrai solcare l'ingresso di casa con pacchi regali, panettoni e bottiglie di zibibbo per ricambiare la cortesia degli inviti a cena, le facce, quelle facce che non potrai vedere sfigurate nella smorfia della più nera disperazione, quando s'affacceranno sulla gelida cassa bianca in cui riposerai in pace assieme ai fiori che ti porgeranno in dono.
Ma intanto dovranno passare ancora ventuno anni, e tu non lo sai, ignori innocente la tua prematura dipartita, e ti perdi in quell'azzurro rifugio sublime, che sono i suoi occhi, gli occhi di tua madre.
Intravedi nel colore delle sue iridi le lenzuola fresche di bucato appese in cortile, il tuo triciclo giallo e rosa abbandonato sul prato, la buchetta della posta a forma di anatra, la piastra per il barbecue in un angolo, il gazebo del vicino oltre l'estremità della siepe ed il ragazzo che consegna i giornali sfrecciare sulla sua bicicletta nuova lungo Saint Pulaski Road. Intravedi la quiete di una quotidianità che ti conforta, l'armonia di un quadro che ti sembra di aver già visto.
C'è già immerso dentro quell'azzurro paradiso lo scandire dei secondi, il fluire dei tuoi giorni, il ritmo sornione delle abitudini della vostra famiglia che si snoda un po' tragico nelle melodie del Tristano e Isotta di Wagner che ascolta tuo padre mentre si dedica al giardinaggio, e l'odore dei tigli che quando ricominci la scuola in ottobre hanno già ricoperto di foglie tutto il viale.
Ci sono già tutte le promesse che manterrà.
Ed è nel silenzio dell'amore incondizionato che prova per te che accetti di essere venuta al mondo.
E' in quel primissimo istante di comunione tra i vostri sguardi che sprofondano uno dentro l'altro fin quasi a scambiarsi, che capisci che non la dovrai ferire.
Quello che invece non capisci, che non puoi in alcun modo prevedere, è che non lo potrai evitare.
E che tutto ciò che adesso è così bianco e splendido, verrà verniciato di un unico atroce colore.
Nero come niente in questo momento è dentro questa stanza dalle pareti indaco, i camici turchesi e la carta color pesca del cabaret di pasticcini.



ANGOLINO DELL'AUTRICE
Ciao, sono l'autrice di questa storia, ahah. Pensavate che non aggiornassi più eh? Eh. E come darvi torto, daltronde quello di abbandonare le storie anche da poco iniziate sembra esser diventato uno dei miei vizi peggiori.. Vorrei essere migliore di così, più costante di così, invece mi ritrovo puntualmente vittima dei miei stati d'animo volubili peggio delle maree. Vabè ma infondo non so neanche se siete in molti (o mi accontenterei anche di pochi T_T) a seguirmi ancora, dopo tutte le mie numerose assenze. Hem. A volte la vita è troppo impegnativa per scrivere, a volte l'ispirazione resta bloccata, serrata a chiave dietro una porta che si confonde un po' in mezzo a tutte le scartoffie dei miei pensieri e come vedete non ho perso neanche il vizio di blaterare a caso. Quindi.. prendere o lasciare, sono un caso perso che volete farci? Venendo al capitolo spero che sia uscito qualcosa di sensato e che io sia riuscita nell'intento di darvi un'immagine del momento della nascita non proprio convenzionale. Cioè mi spiego meglio: sono consapevole di alcuni dettagli fuori posto, come la presenza dei familiari nella stanza e quindi anche dei pasticcini che nomino proprio in chiusura, visto che di norma sono ammessi soltanto qualche ora dopo e forse nemmeno in presenza del neonato, per il quale ci sarebbe da aspettare credo qualche giorno, e dico credo poichè io ancora madre non sono e certe dinamiche mi sfuggono. Li ho volutamente inseriti perchè questo sarebbe appunto un flusso di coscienza, una specie di sogno, in punto di morte, in cui Stellah rivive un po' tutta la sua vita, ma in modo confuso, inverosimile, in cui tempi e luoghi appaiono alterati. E insomma, così. Fatemi sapere cosa ve ne è sembrato, ci tengo soprattutto perchè è qualcosa di vagamente più complicato del solito da scrivere per me.
Saluti.
  
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