Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: rabbyra    16/08/2012    2 recensioni
Prima di tutto grazie a "ChiaraLuna21" per aver accettato questa collaborazione! Parliamo di un Cross-Over: Gerkhan e Kranich, inviati a New York da un Generale dell'Interpool, hanno il compito di arrestare il vigilante Frank Castle noto come "The Punisher". La storia è stata scritta a quattro mani da me, che sono un fanboy del Punitore (che è un personaggio dei fumetti Marvel), e da "ChiaraLuna21", fangirl di "Squadra Speciale Cobra 11". Il prologo è in realtà solo una "descrizione" dei personaggi principali, naturalmente ognuno ha raccontato i suoi (xD)!!
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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N.B. by RabbyRa: Ricordo che sono due gli autori di questo crossover: RabbyRa e ChiaraLuna21! :)  Quando ci sono i nostri nomi tra parentesi in rosso significa che la parte che leggerete è stata scritta esclusivamente da me o da Chiara. Tutto il resto l'ho scritto io, con la consulenza, supervisione e l'aiuto di Chiara! ^^


CAPITOLO III
INFILTRAZIONE

 
«Questo è l'ultimo avvertimento... voglio il Punitore incatenato ad una sedia entro quarantotto ore o le prometto che i giudici non saranno così clementi» una voce tuonò e fece eco all'interno di un poligono di tiro deserto. Sembrava nervosa, e allo stesso tempo ricolma d'ira. Dopo una breve attesa ricominciò.
 
«Esatto, è quello l'edificio! Tenete fuori il Dipartimento da questa faccenda alla sua cattura, nessuno deve saperlo tranne la sua Task-Force!» un'altra breve pausa «dopodomani sarò a New York, preghi che la situazione sia quella che abbiamo pattuito... o sarà peggio per lei» La pausa, stavolta, durò decine di secondi.
 
«Non è per questo che li abbiamo assunti e i rami secchi vanno tagliati prima o poi. Se provano ad ostacolare i nostri piani... uccidili. Non farai altro che aggiornare i capi di imputazione di Castle...»
 
«Sissignore, signore» Budiansky riagganciò e mise via il telefono cellulare.
Si concesse un minuto di raccoglimento, cercò di restare calmo, poi rientrò nella vecchia Cadillac Escalade parcheggiata al lato della strada, nel quartiere più lontano di Hell's Kitchen. Attraverso i finestrini, in parte oscurati, si poteva notare la fonte luminosa di un monitor. Il Capitano batteva sulla tastiera di continuo, cercando di tenere aggiornata la mappa che indicava la posizione della cimice che Tom era riuscito ad attaccare al Punitore. Salvò in memoria più volte varie coordinate GPS ogni volta che la Castle si fermava in un punto per più di cinque minuti, ma si muoveva di continuo. Staccò per un attimo gli occhi dal computer quando vide, in lontananza, avvicinarsi Tom e Semir a passo svelto.
Poggiò il piccolo laptop sul cruscotto, scese dall'auto e andò verso i due per accoglierli con un sorriso. Gli porse la mano, i due ricambiarono scetticamente.
 
«Lo abbiamo in pugno! E' nel nostro mirino, non dobbiamo far altro...»
 
«Forse l'ha già trovata» Tom bloccò l' entusiasmo di Budiansky parlando chiaro.
Il Capitano sollevò le sopracciglia e cambiò in un attimo espressione, come si fa con lo scambio di una maschera di carnevale.
 
«Non è un criminale qualsiasi, è riuscito a scrollarci di dosso entrambi nonostante sia più vecchio di noi, ha una temibile esperienza nel campo militare... e non credo sia così stupido da non notare una cimice» disse Semir, con profonda serietà.
 
«Allora non è servito a niente...» disse Budiansky abbassando il capo, amareggiato.
 
«In realtà è proprio quello che lui vuole. Sono sicuro che non gli va di essere braccato in eterno e non ha altro obiettivo che chiudere questa storia il più presto possibile. Presto si farà raggiungere da noi, cercherà di metterci fuori gioco, in modo che non possiamo più dargli fastidio» aggiunse ancora Semir. Budiansky scosse la testa e allargò le braccia. Il suo sguardo domandava già di per se quale sarebbe stata la prossima mossa.
 
«Seguiamolo... e quando si sarà fermato per almeno un quarto d'ora vorrà dire che resterà lì. O forse che desidera che lo attacchiamo in quel punto preciso... » disse Tom, che si avvicinò al retro dell'imponente SUV dove li aveva attesi Budiansky. Semir lo seguì.
«E stavolta, capitano...» aprì il portabagagli dell'auto «... ci faremo trovare pronti» sorrise e indicò col palmo aperto l'interno dell'auto, come un presentatore sul palco di un teatro. Budiansky ricambiò con un sorriso compiaciuto e si avvicinò alla macchina: aveva già capito.
 
All'interno del portabagagli, oltre ad un set di maschere antigas, lacrimogeni, e due taser-gun, vi era una custodia aperta di vetroresina che ospitava due pistole mitragliatrici lucidate a specchio. Avevano entrambe un silenziatore avvitato alla volata della canna e il caricatore montato.
 
«Heckler e Koch... sono due MP5 queste, non le usiamo da quando eravamo di leva, prima di passare sulle strade... spero di non dover mai premere il grilletto, il taser basterà» disse Tom, rivolgendosi prima a Budiansky, poi a Semir che annuì confermando la volontà del compagno.
 
«MP5? Come si fa a non conoscerle...» disse Budiansky, affascinato.
 
«Roba tedesca, Capitano. Ecco... non lo dica con accento americano perchè non le valorizza. Maschinepistole Model Fünf... ripeta...?»
 
Budiansky sorrise, sapeva di non riuscirci. Non parlava mezza parola di tedesco.
 
«Tom, possiamo rimandare la lezione di tedesco e metterci in cammino?»
 
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La finestrella, che dava sulla strada, di un seminterrato venne raggiunta da una luce fioca. Castle aveva disposto piccolo deposito logistico nel Bronx. Si avvicinò ad una delle numerose casse d'armi che aveva posizionato in un angolo e ne trasse delle clip già cariche di proiettili per le sue calibro 50. Ricaricò le pistole e le rinfoderò ai lati, prima di riabbottonare il cappotto. Si avvicinò poi alla scrivania dove c'era un piccolo monitor che mostrava le immagini dall'esterno grazie ad una telecamera. Guardò attentamente: la strada adiacente era deserta. Il segnale andò disturbandosi, fino a far scomparire del tutto l'immagine a schermo.
 
«RR-124, granate chaff. Contromisure radar ad alto potenziale... Solo chi so io ha accesso a simili armamenti... oltre al sottoscritto» pensò, poi spense le luci e scomparve nell'oscurità.
 
Tom e Semir, entrambi protetti da maschere antigas, si avvicinarono a passo svelto alle tre finestre lungo il marciapiede che davano al seminterrato. Tom fece segno a Semir di appiattirsi al muro e così fecero. Diedero entrambi un'ultima occhiata alla mitraglietta che avevano tra le mani, si assicurarono che il colpo fosse pronto in canna e il selettore su "Auto".
 
Semir avvicinò l'indice all'orecchio spingendo il tasto sull'auricolare.
«Budiansky, credo sappia che siamo qui. Assicurati che non esca dal retro, poi dacci tu il via. Chiudo»
 
«E' fermo... Ore tre dalla tua posizione di ingresso, Tom. Se non ci sta ingannando con la cimice, dovremmo riuscire a prendere un piccolo vantaggio... non abbiamo scelta, dobbiamo entrare. Attendete il mio via... Chiudo»
 
Semir guardò Tom attraverso gli occhiali scuri che componevano la maschera antigas. I due si guardarono, quasi leggendosi nel pensiero.
 
«Tom, non lo dire... sarebbe scontato!» disse Semir, con una certa insofferenza.
 
«Siamo vecchi per questo genere di cose...» replicò Tom.
 
«Non sprecarti in vecchie frasi da clichè hollywoodiani, siamo solo negli Stati Uniti...» aggiunse Semir. Tom, nonostante l'ansia e un po' di paura, riuscì a sorridere anche non potendo mostrarlo. Annuì con il capo, poi rivide la sua posizione e si adagiò meglio contro la parete.
 
«Semir, se ti salvo per la seconda volta le chiappe mi concederò un'ora in più di sonno al giorno quando torniamo a casa, per non svalutare la mia utilità sul lavoro...» disse ancora Tom.
 
Semir lo guardò e scosse la testa.
«Non so dove vuoi arrivare, ma se ti concedi anche un' ulteriore ora di ritardo, a questo punto vado a lavorare da solo...» disse, cercando di trattenere il riso. Non era la situazione più adatta per mettersi a scherzare, forse.
 
«Attenti alla mira, aiutatevi coi laser... Tenetevi pronti! Dieci secondi... nove...»
Budiansky iniziò il conto alla rovescia, Semir e Tom si guardarono di nuovo.
 
«Giuro Semir, che se corri in mio aiuto persino nella grande "Terra delle Opportunità" non farò mai più tardi al lavoro!» Tom estrasse una bomboletta bianca dalla cintura, poi spinse il bottone sul corpo della mitraglietta per accendere il laser a punto rosso.
 
Intanto, il conteggio del Capitano continuava.
«Otto, sette, sei, cinque...»
 
«Stai tranquillo... non ho intenzione di cambiare collega!» Semir rispose e fece lo stesso.
 
«Quattro, tre, due, uno...»
 
«Questa era buona, lo ammetto!» replicò Tom.
 
Appena ebbe finito di parlare, Budiansky diede il via.
Come quando si assiste ad immagini speculari, i due compagni mollarono un calcio ben calibrato alla vetrata, tolsero la spoletta alle granate lacrimogene e le lanciarono dentro. Saltarono all'interno tenendo ben salda la presa sugli MP5.
 
L'esplosione di fumo invase in un attimo tutta la stanza. Castle era dove Budiansky aveva predetto. Dava le spalle ad una colonna portante, aveva un visore termico sugli occhi, una maschera antigas e una superba mazza da baseball tra le mani.
Appena Tom svoltò l'angolo verso destra, il Punitore uscì allo scoperto ruotando la mazza e colpendolo al torace. Il giubbotto di kevlar attutì l'impatto, ma il mitra gli cadde dalle mani. Estrasse subito il taser che teneva agganciato alla manica della giacca, era pronto e prevenuto.
Lo puntò contro Castle. Resistette al dolore, mirò ed esplose il primo colpo. Riuscì a beccarlo al collo. Castle rotolò nel fumo, il taser gli rimase quasi attaccato sfiorandogli la pelle, cercò di resistere alla scossa elettrostatica, per quanto possibile.
 
«Semir! Ha un visore termico!» urlò Tom, Semir corse ai ripari e spense subito il mirino laser. Poi puntò nella direzione delle lieve scariche elettriche emesse dalla pistola taser.
Il Punitore uscì dal fumo, anticipandolo, e lo colpì con la mazza lanciandolo a tappeto. Tom gli andò contro, il fumo sarebbe dovuto rarefarsi in pochi secondi dando una visuale libera, ma a Castle bastavano e questo non era stato, purtroppo, messo in conto.
 
«Mira basso!» urlò Tom, poi balzò indietro di qualche passo. Semir, che era disteso a terra, sparò una raffica al suo livello per beccare il Punitore alle gambe. La raffica silenziata fece eco nella stanza ad ogni singolo colpo, per venti volte circa.
Il fumo scomparve del tutto. Castle era salito sul tavolo d'acciaio che ospitava i monitor delle telecamere. Saltò all'indietro, scendendo dalla posizione rialzata che lo aveva difeso dalla pioggia di piombo. Diede una spinta al tavolo mandandolo a terra per ripararsi, sacrificando le attrezzature multimediali. Subito estrasse una granata e la lanciò oltre il riparo!
 
«Granata!» Semir rotolò contro le casse di legno all'angolo urtandole, con la mano destra afferrò l'ultima in cima e ci si catapultò dietro per ripararsi dall'esplosione... che non avvenne!
 
«Semir! Non ha tolto la spoletta!» urlò Tom, che aveva lanciato uno sguardo veloce dal pilastro che aveva scelto per riparo. Semir spalancò gli occhi e  fu allora che vide davanti a se un contenitore cubico di polistirolo con dentro decine di granate stordenti e un timer a cui mancavano solo due secondi...
 
«Ma Porrrca!! A terra! Copriti gli occhi!» urlò, nello stesso momento in cui si lanciava a terra, stringendo i palmi aperti sulle orecchie. Tom accolse l'ordine e fece lo stesso.
 
Budiansky, dall'altro lato della ricetrasmittente, spalancò gli occhi incredulo.
Un'esplosione luminosa tanto accecante quanto guardare il sole ad occhio nudo. La strada dirimpetto al palazzo divenne cianotica e pallida per pochi secondi. Un'esplosione folgorante, accompagnata da un suono acuto e assordante, proveniente dal seminterrato sembrò far sorgere il sole nel cuore della notte. L'interno del seminterrato divenne presto afoso e umido.
Semir rimase a terra, finché quel fragoroso sibilo non cessò. Nonostante si fosse coperto gli occhi, aveva la vista sfocata e sentiva un forte capogiro. Provò ad alzarsi, barcollò, come se il baricentro del suo corpo si fosse spostato in un'altra posizione. Perse l'equilibrio e si appoggiò alla parete.
Tom, anche lui confuso, ma in grado di muoversi, andò verso il compagno e lo sostenne per non farlo ricadere sulle ginocchia.
 
«Semir! Semir, stai bene!?» urlò preoccupato.
 
«Si... si... sto bene... le flashbang non sono letali, ma ti inabilitano e ti rendono vulnerabile, lo sai bene... come diavolo fa Castle ad avere questa roba!?» Semir tentò di rialzarsi appoggiandosi al muro, sbarrò gli occhi. Il capogiro era quasi svanito del tutto, sentì l'aria tornare in circolo nei polmoni e il fischio nelle orecchie cessare gradualmente.
 
«Budiansky... mi senti?» Tom pigiò con l'indice sull'auricolare.
 
«Sembrava "mezzogiorno di fuoco" qui fuori, voi state bene?» rispose Budiansky dall'altra parte.
 
«Si, Semir è un po' acciaccato, ma siamo tutti interi... Castle?»
 
«E' uscito dall'ingresso principale, poi ha spento la cimice. Sapeva di tenerla addosso, la vostra previsione era giusta, ragazzi... abbiamo falli...»
 
Semir riuscì finalmente a stare in piedi da solo, gli occhi gli bruciavano ancora, ma riuscì a resistere. Parlò all'auricolare, negando quello che stava per dire il Capitano.
 
«Budiansky... Capitano! Non spegnere il laptop... tieni aggiornato lo stato della cimice, è molto probabile che la riaccenda...» boccheggiò per un po', Tom gli pose una mano sulla spalla, ancora impensierito per l'amico «la riaccenderà! E' il primo a volere che questa storia finisca!»
 
----------
 
Budiansky era nervoso, accolse freddamente i due ispettori capo in auto. Aveva ancora davanti il laptop, gli sembrava star perdendo tempo. Castle non dava più segni di vita da un'ora.
 
«Non riusciremo mai a prenderlo...» disse scoraggiato, mentre batteva sulla tastiera.
 
«Ci ha colti di sorpresa, non credevamo avesse tutto quell'armamentario lì dentro» disse Semir, ma non in tono di giustificazione.
 
«Non vi ho avvertito, è stato un mio errore... ma ormai è fatta...»
 
«E pensare che gli americani erano per me i "combattivi" per eccellenza» Tom tirò un'occhiata di sdegno verso Budiansky, che non rievocò la natura del il suo grado superiore per rispondere a tono. Tom lo aveva provocato volutamente, e questa era la reazione che si aspettava.
Guardò Semir, girato di spalle sul sediolino di fronte, e aggiunse.
 
«Cosa nasconde... Capitano? Perchè non è così determinato e così poco impulsivo?»
 
«Lascia perdere quel "poco impulsivo", Tom... tu lo sei troppo, e non è certo un pregio»
 
«Per te?» domandò secco Tom.
 
«Beh, io c' ho fatto un callo, ormai! Sarebbe dura trovare un mio sostituto...» i due compagni risero, Budiansky rimase paralizzato, inespressivo per un po'. Poi si rivolse a Semir.
 
«Niente... solo... » dopo una pausa, nascosta in una falsa riflessione continuò «mi hanno affidato un compito che nessuno al distretto ha voglia di portare a termine quindi...»
 
«Dunque è per questo?» domandò Tom per conferma.
 
«Si, per questo» rispose Budiansky. I due compagni non riuscirono a convincersi... Budiansky abbassò lo sguardo e riscaldò il tono della voce.
 
«Spero voi possiate comprendermi! Sono anni che Castle è in li... »
 
Venne interrotto da un doppio bip. Il laptop lampeggiò per alcuni istanti.
La cimice era di nuovo in funzione.


FINE TERZO CAPITOLO. To be continued...
  
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